16 Ott 2017

South Park Scontri Di-Retti – Recensione

Ormai possiamo dirlo: la maledizione dei “tie-in brutti”, ovvero di quelle trasposizioni in chiave videoludica di opere provenienti da altri media (cinema in primis) che fino a qualche anno fa erano molto spesso sinonimo di qualità prossima allo zero, pare essersi dissolta (quasi) nel nulla. Ce lo disse con prepotenza South Park: Il Bastone della Verità e ce lo ha ribadito South Park: Scontri Di-retti: GDR semplici, per certi versi all’acqua di rose rispetto ai ben più celebri rappresentanti del genere, eppure godibili e coinvolgenti.

Nel seguito, disponibile su PS4, Xbox One e PC, non c’è più Obsidian Entertainment in cabina di regia, vero e proprio nume tutelare in ambito ruolistico, ma Ubisoft San Francisco è riuscito a raccogliere alla grande l’eredità e gli insegnamenti della software house di Avellone e soci, sfornando un nuovo episodio che, pur non discostandosi troppo dal predecessore, riesce ad integrare qualche significativa e interessante novità, soprattutto lato combat system.

A non essere cambiato è lo stile dissacrante del materiale da cui attinge il gioco, quel South Park targato Trey Parker e Matt Stone, coinvolti più che attivamente nello sviluppo: con loro niente è sacro, e diciamocelo, se dopo 21 stagioni riescono ancora a strapparci una risata dopo l’altra, forse il bello è proprio quello. Ma bando alle ciance: tra qualche riga ne saprete di più su South Park: Scontri Di-retti, ma vi suggeriamo di tenere qualche molletta per il naso a portata di mano… a breve capirete perché.

South Park: Scontri Di-retti

South Park: Scontri Di-retti riparte dove si era fermato il prequel, con Cartman, Stan, Kyle e soci, ormai stufi di indossare i panni di maghi e cavalieri ancestrali, che decidono di aggiornarsi e passare i propri pomeriggi giocando con la moda del momento, impersonando gli amati supereroi di fumetti e film. Ma che South Park sarebbe senza una qualche stranezza di fondo? Il gruppetto di sboccacciati ragazzini si è infatti messo in testa di creare un vero e proprio impero, al pari di quello Marvel, con tanto di pianificazione dei vari media da invadere, tra serie su Netlifx e spin-off dedicati ai singoli personaggi.

Le divergenze creative portano però alla formazione di due gruppi, “Procione e Amici”, nei quali entrerà l’anonimo (e muto) protagonista da noi controllato, e gli “Amici della Libertà”, capeggiati da Timmy/Professor X, divergenze accentuate dalla corsa ai fondi necessari per mettere in piedi il succitato impero: le due gang sono infatti alla costante ricerca di lavoretti di ogni genere con cui fare un po’ di soldi, e i 100 $ di ricompensa che andranno a chi troverà uno dei tanti gatti misteriosamente scomparsi nelle ultime settimane a South Park sono troppo ghiotti per entrambe. Ma qualcosa va storto, e i nostri si infileranno, come da manuale, in una serie di casini e complotti ben più grandi di quelli con i quali deve solitamente scontrarsi degli studenti delle elementari.

Con Parker e Stone nulla è sacro

A rendere più intrigante la narrazione, che impiega forse un po’ troppo ad ingranare (ma le risate sono assicurate anche nei momenti meno brillanti, poco ma sicuro), ci pensa la struttura da origin story attraverso la quale ci ritroveremo a plasmare il nostro eroe, ribattezzato Novellino: è il nuovo arrivato nel quartiere, ha una famiglia problematica che sembra voler nascondere qualcosa sia a lui che alla collettività, e saranno le nostre scelte, una missione dopo l’altra, a dettare i molteplici aspetti della sua personalità, dall’etnia all’orientamento sessuale, con il solito gusto dissacrante con cui Parker e Stone non si fanno alcun problema a trattare certe tematiche delicate. Come detto, con loro nulla è sacro, men che meno in questa storia scritta appositamente per il videogioco (e accompagnata da un episodio preparatorio trasmesso la scorsa settimana, il quarto della Stagione 21): giustizia sociale, omosessualità, razzismo (Cartman ci avviserà che un supereroe di colore avrà vita più difficile, ndr), religione, con loro nessun argomento è tabù. Che è un modo gentile per dire che a perbenisti e moralisti, soprattutto quelli attenti e poco inclini a leggere tra le righe e a cogliere la sferzante critica alla società che i due sono soliti portare avanti con ogni mezzo, la vena sulla fronte si gonfierà a dismisura lungo tutta l’avventura: anche perché quelle decisioni avranno un impatto, seppur leggero, su alcuni dialoghi, reazioni e anche combattimenti (la cui difficoltà potrà essere impostata a piacimento).

Protagonisti saranno anche i social network, come nel primo: se ne Il Bastone della Verità dovevamo accumulare amici su Facebook, in South Park: Scontri Di-retti l’obiettivo è (anche) quello di convincere la stragrande maggioranza dei cittadini di South Park (inclusi volti ormai noti agli amanti del cartone), a farsi un selfie con noi e a seguirci su Procinstagram contribuendo alla visibilità e alla crescita del franchise. E andrà fatto svolgendo per loro i compiti più disparati, recuperando gattini dispersi, ritrovando un portafoglio dimenticato chissà dove, e tante altre questioni scabrose, che forse è meglio non citare (per non rovinarvi la sorpresa, che avete capito? ndr). Salvo qualche momento di incertezza iniziale, la storia si rivela più interessante e strutturata del previsto, carica di massicce dosi di ironia nera e irriverente, le immancabili citazioni alla pop-culture (oltre che al lore di South Park), e tanta volgarità, gratuita e fine a se stessa. Basti pensare che a rivestire un ruolo fondamentale nell’economia della narrazione, ma anche nell’anima prettamente ludica di South Park: Scontri Di-retti, sono i… peti.

South Park: Scontri Di-retti

Il nostro eroe, o Petoman, come verrà simpaticamente ribattezzato da Cartman e soci, si farà strada nel franchise del Procione a suon di flatulenze: è il suo superpotere e ha persino un tasto dedicato per farlo deflagrare quando preferisce, anche al di fuori dei combattimenti (occhio alle reazioni esilaranti degli NPC!), sempre che non sia troppo impegnato in qualche mini-rhythm-game sulla tazza del water più vicina. Ma il suo magico sfintere si rivelerà fondamentale anche in fase di esplorazione: la South Park in cui è ambientato Scontri Di-retti, una versione lievemente ingrandita e con più strutture esplorabili rispetto a quella del predecessore, è infatti piena di garage ed edifici bloccati nelle prime fasi del gioco, ai quali sarà possibile ottenere l’accesso grazie ai superpoteri di coppia sbloccati progredendo nell’avventura, tutti legati da un fil rouge, anzi, brun, “fagioloso”, ma che preferiamo non svelarvi, sempre per la questione del non rovinarvi la sorpresa.

Esplorazione alleggerita dai punti di viaggio rapido e da scorciatoie, e resa interessante dai tanti elementi con cui è possibile interagire, svuotando cassetti, pacchetti, bagagliai, alla ricerca di oggetti curativi o scartoffie varie (DVD con titoli folli, schifezze di ogni genere, cibo ammuffito, scarti biologici e altri ancora) grazie alle quali sfruttare il nuovissimo sistema di crafting: non troppo profondo o complesso, permette di produrre decine e decine di costumi con cui personalizzare il proprio eroe, ma anche oggetti con cui ripristinare la salute e manufatti, grazi ai quali potenziare i valori della propria squadra (forza, energia e bonus riservati alla battaglia).

Il nostro eroe, Petoman, si farà strada nel franchise del Procione a suon di flatulenze

Diventa quindi fondamentale scrutare attentamente i livelli (grazie anche all’ormai immancabile modalità “Detective”), e ragionare, in certi momenti, come se fosse una cara vecchia avventura punta e clicca, complice la visuale in 2D e la staticità di alcuni “quadri”, in cui un luccichio ci indicherà che è possibile afferrare un certo oggetto o interagire con lo stesso in vari modi (ad esempio lanciando un petardo), aprendo crepe piazzandogli davanti bombole a gas, o in alcuni casi, sfruttare i peti speciali in nostro possesso: potremo infatti fermare il tempo per qualche secondo e riportare allo stato originale un elemento dell’ambientazione, per risolvere enigmi, per riparare ad un errore commesso o semplicemente per trovare un modo per avanzare nella missione. Peti spazio-temporali cruciali anche in battaglia, altro aspetto rivisto e rinvigorito: ora i membri del party e i nemici, durante il proprio turno, possono muoversi lungo una griglia e sferrare tre diversi attacchi più uno speciale (associato ad una barra da riempire con attacchi – subiti e non), sfruttando la propria posizione e il range degli stessi per renderli quanto più efficaci e letali, e lo stesso vale per le alterazioni di status, dal sanguinamento al congelamento, passando per lo “Schifo” (che ad ogni turno porta al vomito e alla perdita di punti vita), che potrà essere strategicamente inflitto lanciando un peto con precisione chirurgica dritto in volto ai nemici casuali che incontreremo in città. Ma non solo: sarà infatti possibile interrompere il turno avversario ed impedirgli di attaccare, oppure fermare il tempo e attaccare indisturbati per una manciata di secondi uno o più nemici. Queste flatulenze, insomma, vi salveranno la pellaccia in più occasioni.

South Park: Scontri Di-retti

Ci pensano poi fattori esterni, come mobili che intralciano gli attacchi, lava (fatta di LEGO rigorosamente rossi) ed evocazioni (sia a favore che a sfavore) a complicare le cose, e a richiedere agli scontri maggior attenzione e uso di materia grigia rispetto al predecessore. È inoltre possibile assemblare il proprio loadout con cura, selezionando singoli attacchi dalle 10 classi presenti (sarà possibile appartenere a più di una) in base al proprio gusto e al proprio stile di gioco, così da personalizzare al massimo il protagonista, ma con leggerezza, senza limitazioni assurde che in un titolo del genere stonerebbero. A difficoltà normale non abbiamo mai sentito la necessità di riprovare uno scontro e sperimentare con i vari attacchi, variando, semmai, solo per assistere alle deliranti (e a volte disgustose) animazioni, segno che il tasso di sfida non è paragonabile a quello dei GDR standard, ma bastano alcuni minuti di gioco per comprendere che South Park: Scontri Di-retti, di canonico, ha davvero ben poco. E del resto, è fondamentalmente un episodio della serie, ma più lungo e molto interattivo: l’eclettico motore Snowdrop ci dà ancor di più l’impressione rispetto al passato di avere davanti un cartone animato, con i movimenti rigidi e goffi dei personaggi, una visione artistica dalla precisa identità e che ben si sposa, negli elementi nuovi di zecca, con il materiale originale, e una cura dei dettagli che i fan non potranno che adorare.

South Park: Scontri Di-retti, di canonico, ha davvero ben poco

C’è poi il doppiaggio in italiano, vera mosca bianca in un mercato che tiene sempre meno in considerazione l’adattamento completo nella lingua del Bel Paese, con tanto di partecipazione del cast ufficiale della serie. Peccato però che il lavoro di localizzazione non sia impeccabile, tra elementi audio mozzati, typo nei sottotitoli (che spesso contengono frasi ben diverse da quelle proferite dai personaggi) e ingenuità traduttive ben al di sotto degli standard Ubisoft. Altra nota stonata, relativa al comparto tecnica, è lo sgradevole (ma per fortuna sporadico) pop-up dei personaggi in alcune occasioni, in particolare al termine delle cutscene.

Conclusioni

Per certi versi South Park: Scontri Di-retti può essere considerato una sorta di South Park: Il Bastone della Verità 1.5 (tant’è che le edizioni disponibili al lancio del sequel lo conteranno in versione rimasterizzata, ndr): la città è sostanzialmente la stessa, e lo stesso vale per il cast, per la feroce ironia, per il materiale d’origine, e per l’interazione “rigida” ai limiti dell’avventura punta e clicca. Ma del resto, cosa sarebbe un videogioco tratto dalla serie South Park senza la sua iconica cittadina, i suoi strambi personaggi, il suo essere così dissacrante e, nonostante gli anni, ancora fresca e perfettamente in grado di restare al passo coi tempi?

Le novità ci sono, comunque: il semplicistico sistema di crafting, il combat system rimpolpato e più profondo, la maggior personalizzazione del protagonista ( non solo in termini estetici), e la nuova narrazione, più ricca e coinvolgente, non farà che espandere il già ricco lore della serie. E il monte ore necessario a completarlo (che supera le 20, molte più del primo capitolo), non fa altro che donare valore aggiunto ad un GDR familiare e leggero in termini di meccaniche, ma al contempo divertente e assolutamente imperdibile per i fan.

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