07 Feb 2018

Dragon Quest Builders (Switch) – Recensione

Dragon Quest è una serie decennale, proprio come Final Fantasy. Eppure, a differenza dell’adorata serie Square Enix, non è mai stata molto propensa a spin off e a progetti collaterali fino a qualche anno fa. Vuoi per esigenze di mercato o meno, la compagnia giapponese si è risvegliata dal suo sonno per tirar fuori qualsiasi cosa fosse possibile dall’amato mondo fantasy di Dragon Quest.

Negli scorsi anni abbiamo vissuto la nascita e l’esplosione del fenomeno Minecraft, che non poteva lasciare indifferente gli sviluppatori di tutto il mondo.

Mai avremmo pensato però che l’idea dietro il gioco di Mojang potesse finire dritta nel mondo disegnato da Akira Toriyama. Dragon Quest Builders è proprio questo, un sandbox a base di mattoncini che incontra un action-rpg. Una strana fusione, non trovate?

Eppure, se il nome Minecraft vi ha fatto raggelare il sangue, vi suggeriamo di proseguire la lettura perché siamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso. Ma partiamo dai fondamentali:  Uscito su Playstation 4 e Vita nel 2016, Dragon Quest Builders arriva ora su Nintendo Switch, lo fa portando con sé la stessa esperienza delle precedenti console, praticamente unendo le due versioni in un unico pacchetto, pur con qualche compromesso tecnico. Andiamo con ordine: Dragon Quest Builders ci vede nei panni di un buffo e simpatico individuo, il “Costruttore”, l’unico che custodisce con sé i segreti e la capacità di costruire cose. Il cattivone di turno, Dragonlord, ha fatto piazza pulita del mondo, distruggendo città e villaggi e gettando gli ultimi abitanti rimasti in una realtà di puro sconforto.

Una premessa piuttosto deprimente ma, come ogni Dragon Quest che si rispetti, accanto al racconto epico dell’eroe (o dell’eroina) con un mondo da salvare, c’è tanto umorismo e un sapore fantasy più unico che raro. Insomma, il nostro personaggio è l’unico che può ricostruire i regni perduti e distrutti dal male, ma per farlo avrà bisogno di un aiutino, e non sarà di certo la dea a sporcarsi le mani a colpi di crafting e blocchi, no?

La risposta è decisamente no: nell’arco dei quattro capitoli che compongono l’avventura principale (ognuno con decine di ore di gioco), avremo a che fare con la ricostruzione di villaggi molto diversi da loro. Nel primo, che funge anche da gigantesco tutorial, avremo una situazione più controllata per fare i primi passi nel mondo di Dragon Quest Builders. Già dal secondo le cose si complicano, per esempio con l’introduzione di particolari malus (la popolazione malata, che andrà curata) che ci remeranno contro, rendendo ognuno dei capitoli unico nel suo genere.

Dragon Quest Builders non è Minecraft

La ricostruzione dei villaggi passa per una storyline piuttosto specifica: c’è un motivo per fare quello che facciamo, e i personaggi che si aggregheranno a noi ci daranno manforte, ma avranno anche richieste, obiettivi e simpatici siparietti che andranno soddisfatti affinché tutto prosperi come un tempo. Dragon Quest Builders non è Minecraft: è qualcosa di fortissimamente differente nell’approccio al genere. È un sandbox che ci permette di costruire, esplorare e dare sfogo alla nostra fantasia ma contestualizzandolo al ruolo che abbiamo nel mondo di gioco. Abbiamo quindi missioni secondarie da portare a termine, stanze specifiche o arnesi difensivi da costruire raccogliendo determinati materiali, e così via. Certo, la differenza da Minecraft è palpabile negli evidenti limiti del sistema di crafting e della profondità spaziale del mondo di gioco, ma sono limiti perfettamente in linea con l’esperienza che Square Enix ha voluto creare.

Dragon Quest Builders in questo senso è molto divertente: raccogliere materiali è semplice e la visuale in terza persona (pur regolabile nella sua distanza) si sposa benissimo con il gameplay costruito dagli sviluppatori. Seguire le vicende degli abitanti, costruire e dare sfogo alle nostre crescenti abilità costruttive si rivela (soprattutto nei capitoli avanzati) assolutamente entusiasmante. Certo è che, se il suo lato da “mattoncino simulator” si rivela appagante e riuscito, lo stesso non lo si può dire per quella componente action-rpg più vicina ai titoli classici della serie.

Proprio come il suo cugino occidentale famoso e alla lontana Minecraft, Dragon Quest Builders è un vero e proprio survival: bisogna raccogliere cibo e tenere d’occhio la barra fame del personaggio, stare attenti durante la notte agli attacchi dei mostri e alla scarsa visibilità (davvero scarsa, qui non si scherza mica, ndr) e al difendere il villaggio dagli attacchi dei mostri, alcuni dei quali scriptati e parte integrante della trama. Niente male, peccato che l’approccio al gameplay è sì accessibile e adatto a tutti, ma è fin troppo semplicistico e approssimativo a tratti.

Seguire le vicende degli abitanti, creare e dare sfogo alle nostre crescenti abilità costruttive si rivela assolutamente entusiasmante

Gli scontri non sono altro che un colpire i nemici con un singolo tasto e farsi colpire: non c’è varietà, né un vero e proprio sistema di combattimento. È un po’ come colpire una piñata che cerca di colpirvi a sua volta, un’immagine tanto esilarante quanto perfetta per descriverlo. Eppure non ce la sentiamo proprio di affossare Dragon Quest Builders per questo suo approccio un po’ leggero a certi aspetti, perché se da un lato lo rendono limitato e a tratti ripetitivo, dall’altro offrono un’esperienza mordi e fuggi appagante e non troppo frustrante come altri esponenti del genere.

Costruire è divertente (soprattutto far salire di livello il nostro villaggio, magari aggiungendo decorazioni o gingilli inutili, pacchiani ma fighi): che siano armature, spade, martelli o chissà cos’altro; ma lo è anche gestire e veder crescere il piccolo microcosmo cittadino da noi creato, costruendo stanze, cucine, cabine armadio, torrioni di guardia o gigantesche trappole risalenti ad antichi e perduti regni. Lo è più che mai in questa occasione, su Nintendo Switch, dove si presenta in forma smagliante e con meno compromessi grafici rispetto a ciò che ci aspettavamo. Il gioco gira infatti a 720p nativi, sia quando inserito nella dock che in modalità portatile, dove entrambe però girano a 60 fotogrammi al secondo (e si vede). Certo, staccata dalla dock la resa grafica perde in qualità delle ombre e nella distanza a cui vengono renderizzati gli elementi a schermo, ma l’esperienza di gioco resta praticamente intatta.

Conclusioni

Nonostante i due anni che separano questa versione da quella originale, Dragon Quest Builders si rivela un ottimo prodotto che si sposa perfettamente con la console Nintendo. Switch è una console funzionale, e con un buono impianto tecnologico a supporto della console è un piacere poter giocare senza tanti compromessi in modalità portatile.

Perfetta esperienza mordi e fuggi, prevede una progressione del giocatore quasi lineare, ma le molteplici possibilità offerte in termini di crafting, costruzione e gestione del proprio villaggio nell’arco dei diversi capitoli lo rendono un vero e proprio gioiellino, appassionante e divertente. Peccato per il sistema di combattimento un po’ all’acqua di rose, ma per vedere passi in avanti in quel senso bisognerà aspettare il suo seguito.

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