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Bravo Team – Recensione PlayStation VR

Bravo Team è il nuovo titolo di Supermassive Games, meglio conosciuto per Until Dawn. Lo studio di sviluppo ha però accumulato un po’ di esperienza in ambito VR creando The Inpatient, prequel di Until Dawn disponibile unicamente per PlayStation VR. Se dunque può esistere un background per la tecnologia sfruttata, non si può dire lo stesso del genere: Bravo Team è infatti uno sparatutto tattico che si ispira ai vecchi shooter da sala giochi, caratterizzato più dall’azione potenzialmente frenetica e continua che non dalla profondità del gameplay.

I problemi che emergono già qui sono due. In una sala giochi bastano pochi spiccioli (o almeno bastavano negli anni 90) per fare qualche partita, mentre ora si tratta di possedere console e visore, i cui prezzi non sono poi così contenuti, per avere un’esperienza vagamente simile. Inoltre, nonostante Bravo Team sia uno sparatutto dal sapore strategico, è impossibile non accostarlo a Farpoint. Entrambi sfruttano Aim Controller, ma in modo differente, e Farpoint ha praticamente scritto le regole del suo utilizzo, aprendo PlayStation VR allo spostamento libero nel mondo di gioco.

Partiamo però dall’inizio. Bravo Team permette di imparare a giocare in un breve tutorial prima di buttarsi nell’azione. Questa guida è praticamente necessaria per non finire subito preda dei nemici: permette infatti di comprendere tutti i meccanismi strategici del gioco, ben circoscritti ai tasti presenti su Aim Controller. Di base è possibile mirare a postazioni in giro per la mappa, casse per munizioni e quant’altro per poi premere il tasto dedicato allo spostamento o all’azione. L’analogico serve così non per muoversi, bensì per impartire ordini al proprio partner e avere la gestione completa della missione. Effettivamente la predisposizione dei bottoni scelta dagli sviluppatori funziona e permette addirittura di giocare seduti, sempre che si stia a una certa distanza dalla telecamera per non causare problemi al tracciamento di Aim Controller.

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Non a caso il gioco comincia proprio con il protagonista seduto in un mezzo militare. Bravo Team porta il giocatore in un luogo non ben definito dell’Europa Orientale, durante quella che può sembrare una tranquilla operazione di scorta a casa della Presidentessa. Ovviamente tutto è troppo sereno per non essere scosso poi da un attacco terroristico: la squadra Bravo è così costretta a farsi strada tra rottami di auto in fiamme e ripari per fronteggiare orde di nemici, avanzando lentamente verso la meta.

Questo succede nelle tre diverse varianti di gioco disponibili: si può infatti completare il tutto con un partner governato dalla IA, una persona trovata casualmente su internet o un amico dotato dello stesso gioco. Sembra superfluo dire che l’ultima opzione dovrebbe essere quella più gratificante, mentre quella di mezzo è il giusto compromesso per avere un po’ di sano divertimento. Il limite di PlayStation VR e della realtà virtuale è però quello di non avere un gruppo di giocatori immenso e soprattutto dotato di tutti i titoli in circolazione. Per questo non ci è stato possibile provare Bravo Team con un giocatore in carne ed ossa. La via della co-op con IA è l’unica da seguire in questi casi e purtroppo non è delle migliori: l’esperienza di gioco è infatti ripetitiva e costellata di problemi tecnici, con il partner ovviamente poco propenso a iniziative personali e soprattutto dotato, apparentemente, di proiettili di gommapiuma.

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Senza una persona in carne ed ossa, Bravo Team diventa una routine tra sparatoria e cambio di posizione. Il che è un peccato, perché il concetto dietro il gameplay ha un buon potenziale, soprattutto se unito a Aim Controller. Il giocatore può infatti proteggersi dietro a barricate, portiere e oggetti, per poi uscire allo scoperto premendo un tasto. Avendo però Aim Controller è possibile spostarsi letteralmente nello spazio di gioco, inclinandosi a destra e sinistra per fare capolino e sorprendere i nemici, oppure alzando il fucile sopra la testa per sperare di abbattere qualcuno. Curioso il fatto che nello spostamento la visuale venga portata in terza persona e ci si possa così guardare in giro: tuttavia, questo espediente crea mini scene di transizione da un riparo all’altro che rompono la continuità del gameplay e rendono il tutto molto meno fluido.

Bravo Team è una routine tra sparatoria e cambio di posizione

La monotonia del gameplay è però aggravata dalla poca ispirazione a livello grafico e stilistico. I panorami sono quasi sempre gli stessi, i nemici non si differenziano così tanto tra di loro e il gioco sembra così un tunnel che porta dall’inizio alla fine senza interessarsi troppo di ciò che sta attorno. Come se non fosse abbastanza, le armi a disposizione sono poche e basilari, utilizzabili nelle 3 o 4 ore di campagna: ovviamente la lunghezza dipende dalla difficoltà scelta e anche dalla predisposizione del giocatore a digerire la realtà virtuale, ma più o meno i tempi sono quelli. E a poco serve proporre una modalità a punti se la modalità principale non è memorabile. Nonostante la rigiocabilità tragga giovamento da questa scelta, l’invito non è poi così allettante.

Bravo Team è infine piagato da problemi tecnici che non dovrebbero esistere in giochi provenienti da sviluppatori di questo calibro. Riflessi inesistenti nei mirini, personaggi che attraversano muri, nemici che compaiono dal nulla e una piattezza grafica sulle medio/lunghe distanze che lascia piuttosto perplessi.

Conclusioni

Bravo Team appartiene a quella categoria di giochi in VR che “sarebbero potuti essere, ma non sono”. Una campagna decisamente corta e poco ispirata, oltre che monotona nei panorami e nei nemici da sconfiggere, fa solo da contorno a un progetto che doveva essere molto più articolato.

Il secondo progetto VR di Supermassive Games pecca di superficialità e profondità, offrendo una modalità a base di sparatorie che riporta alla mente i giochi arcade del passato, senza offrire però quel plus capace di modernizzare e aprire a una tecnologia già a volte barcollante come la realtà virtuale.

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