Ready Player One
News 21 Mar 2018

Ready Player One – Recensione

Ready Player One
La locandina del film.

Steven Spielberg è un regista leggendario come pochi altri, una persona che è stata in grado di dipingere nelle menti della gente immagini indelebili, contenuti indimenticabili che hanno avuto una forte influenza nella vita di almeno due generazioni. Era quindi impensabile affidare un libro della caratura di Ready Player One a qualcun altro che non fosse lui, l’imperatore del cinema anni ’70, ’80 e ’90. Ernest Cline stesso, autore del manoscritto, ha dichiarato nel suo libro che Spielberg è il vero re del cinema moderno. Inutile dire che gli appassionati del romanzo Ready Player One hanno accolto con entusiasmo la notizia che fosse proprio lui ad occuparsi della trasposizione cinematografica.

Spielberg si è quindi appoggiato a Cline stesso per la sceneggiatura, che insieme a un veterano dell’industry come Zak Penn ha rivisitato l’originale manoscritto per creare qualcosa che fosse facilmente fruibile sul grande schermo. Sì perché il più grosso dei problemi di Ready Player One è anche uno dei suoi più grandi pregi, ovvero il citazionismo sfrenato e praticamente fine a sé stesso. Dove nel libro tutto appare così semplice ed immediatamente riconoscibile, nel mondo del cinema la situazione è decisamente diversa: ci sono diritti da pagare e licenze da acquisire, e nel mondo dipinto da Ernest Cline è facile trovare gli universi di Star Trek e quelli di Star Wars andare a braccetto, o vedere maghi provenire dagli universi di Dungeons & Dragons e del Signore degli Anelli discutere nella sala comune della scuola di Hogwarts. Era quindi inevitabile scendere a qualche compromesso, cambiando la storia originale di Ready Player One, lunga e articolata e forse fin troppo piena di riferimenti, per semplificarla a favore di una spettacolarità visiva quasi senza precedenti.

Ready Player One
Wade Watts nel suo van sembra uscito dalle pagine del libro di Cline.

Siamo nel 2045, ed il mondo non è più il posto florido che conosciamo: le risorse, una volta abbondanti e illimitate, sono ora carenti. La ricchezza è per pochi eletti, che siedono sugli scranni delle multinazionali. Le persone vivono in megalopoli sovraffollate, e l’America non è più la grande nazione che abbiamo tutti in mente. La gente ha un gran bisogno di evadere, di fuggire da una realtà che non percepisce più come sua. E qua entra in gioco OASIS, il multiverso virtuale creato da James Halliday che ha soppiantato l’internet diventando esso stesso il nuovo internet: un posto dove si può essere chi si vuole e diventare qualunque cosa si desideri diventare. Volete essere un alieno? Un elfo? Su OASIS si può tutto, anche guidare un caccia Ala-X nei cieli della Terra di Mezzo. L’incredibile creatore di questa realtà alternativa è però recentemente deceduto, lasciando la sua enorme eredità (stimata in 500 miliardi di dollari) ed il controllo di OASIS stesso a chiunque riesca a superare le sue tre prove e a trovare l’easter egg nascosto nel gioco.

Le similitudini con il libro sono molto limitate, ma non prendete le deviazioni che Spielberg ha dovuto fare dal manoscritto di Cline come una cosa negativa, perché non lo sono. Cambia il mezzo, probabilmente, ma non la destinazione: Ready Player One perde forse gran parte della struttura descrittiva ed un po’ di sacralità, ma questo non intacca minimamente l’esperienza carica di adrenalina che i lettori del libro conoscono bene. Non si sa perché l’avatar di Wade, Parzival, guidi una DeLorean, ma la macchina di Ritorno al Futuro è lì, pronta a colpirvi al cuore con i suoi pneumatici che rientrano e le sue porte ad apertura verticale. Per non parlare di una delle ricostruzioni più certosine di un famoso film di Hitchcock che strapperà più un sorriso agli appassionati. Ready Player One è probabilmente il film più spettacolare che Spielberg abbia mai realizzato, una pura celebrazione di tutto quello che ha reso grande uno dei periodi creativamente più floridi della cultura popolare moderna.

Probabilmente il film più spettacolare che Spielberg abbia mai realizzato

Se il protagonista, Parzival, è forse il personaggio più fedele alla sua controparte cartacea, lo stesso non si può dire per Aech e Art3mis, due parti riscritte appositamente per il film che condividono poco con i loro alter ego tratti dal romanzo originale. Su Sho e Daito non c’è molto da dire, se non che condividono ben poco con i personaggi originali. Interessante la performance di Ben Mendelsohn, eterno cattivo, che passa dal cinico direttore Krennic di Rogue One al cinico direttore Nolan Sorrento della Innovative Online Industries, la classica multinazionale che possiede praticamente tutto e che arriva a fare qualunque cosa per mettere le mani sul controllo totale di OASIS. Il Ready Player One di Spielberg è un prodotto ibrido, che non offre solamente un giro su una giostra audiovisiva ad alto potenziale ma si connette con il suo pubblico, specie se  quest’ultimo gli anni ’80 li ha vissuti. Il film vuole mettere inoltre farci riflettere sui rapporti umani, sul contatto col mondo reale che è sempre più flebile, anche nel nostro mondo.

Il finale frena un po’ l’alto ritmo mantenuto durante tutto il film, dando forzatamente priorità alla cruda realtà sulla fantasia sfrenata e gli incredibili mondi visti su OASIS. I toni si smorzano ed il cerchio si chiude in una battaglia campale che sa di crossover, destinata sicuramente a rimanervi in testa anche fuori dal cinema. Certo, forse l’ultimo quarto del film è fin troppo “buono” con la storia originale di Ready Player One, ma è una svista che si perdona facilmente per cotanta bontà visiva. Il film vi lascerà storditi e ubriachi di colori e d’azione, sacrificando un po’ del suo contenuto originale per una trasposizione diversa che però sa convincere. L’ultimo lavoro di Steven Spielberg, oramai settantunenne, rapisce e affascina regalandoci uno sguardo ad un futuro che non sembra più così tanto remoto. 


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