Che momento incredibile per Ubisoft. Dopo essersi presa una (necessaria) pausa dalle uscite annuali dei suoi franchise principali, la software house francese ha ben pensato di attuare una piccola grande rivoluzione. Prima con il ritorno in grande stile di Assassin’s Creed Origins, capitolo che abbraccia quell’evoluzione tanto attesa dai fan ed elargisce nuova linfa vitale al brand, oggi più che mai tornato sulla cresta dell’onda. Successivamente “resuscitando” alcune produzioni quasi dimenticate, tra cui Rainbow Six Siege, che con l’introduzione di nuove meccaniche di gioco, aggiustamenti al gameplay e supporto costante, è diventato uno degli shooter multiplayer più giocati su console e Tom Clancy’s The Division, il quale a 2 anni di distanza dalla pubblicazione si arricchisce costantemente di eventi a tema, DLC gratuiti e aggiornamento al 4K per PS4 Pro e Xbox One X.
Alla luce di questo successo, è più che lecito aspettarsi scintille anche da Far Cry 5, sesto capitolo ufficiale della famosa saga e prima grande scommessa del 2018 per Ubisoft Montreal. I tre ingredienti principali non mancano: fanatismo, droga e sparatorie sono infatti all’ordine del giorno, ma questa volta l’intera avventura è ambientata negli Stati Uniti, dove le armi da fuoco, le sostanze stupefacenti e l’esaltazione religiosa sono tasselli fondamentali dell’ipocrisia a stelle e strisce. Nessun drastico cambiamento in questo caso, nessuna incredibile sorpresa o innovazione plateale: Far Cry 5 va molto vicino a ciò che ci aspettavamo, non allontanandosi troppo dalle rassicuranti rive di un gameplay ormai rodato, ma allo stesso tempo ci offre una solidità maggiore, traendo spunto proprio da alcuni giochi Ubisoft che più hanno riscosso successo in questi anni.
Ma come reagisce esattamente il prodotto a questo taglia e cuci? Ne favorisce la maturazione o rischia di cancellarne l’identità?
Come già anticipato (ed ampiamente pubblicizzato fin dal primissimo trailer), Far Cry 5 questa volta si ambienta in America, precisamente ad Hope County, comunità fittizia del Montana dove da qualche tempo l’estremismo religioso di un pericoloso fanatico chiamato Joseph Seed ha infettato gran parte della popolazione. Il “Padre”, cosi chiamato dai suoi seguaci, accusa se stesso e tutti gli altri esseri umani di essersi piegati al peccato, dimenticando i veri valori della vita e perdendo la fede. Ai peccatori lui offre salvezza, redenzione e purificazione, a patto ovviamente di entrare a far parte della sua setta malata (e molto molto armata). L’ispirazione per Hope County e i suoi numerosi abitanti proviene in realtà da un certo stereotipo di persone retrograde che vivono negli stati meridionali, i cosiddetti redneck, zoticoni ignoranti e conservatori fedeli esclusivamente alla bandiera e al loro fucile. Personalità insomma, dove la dottrina di Joseph Seed potrebbe paradossalmente attecchire in maniera rapida e indolore.
Nonostante alcune variazioni sul tema però, l’incipit di Far Cry 5 rimane fedele alle proprie origini: anche in questo caso il nostro protagonista diventerà un eroe per caso, dopo che l’arresto di Seed da parte del Marshall e della polizia di stato fallisce miseramente. La successiva cattura di alcuni importanti esponenti delle forze dell’ordine ci spinge a cercare una salda alleanza con alcuni pittoreschi membri della resistenza locale, cercando di sabotare le forze di Eden’s Gate e porre fine alla follia religiosa che attanaglia Hope County.
Benvenuti ad Hope County, terra di Dio e di Joseph Seed
Dopo un rocambolesco ma efficace prologo, l’avventura decolla e il mondo di Far Cry 5 sboccia davanti ai nostri occhi. La prima novità è la personalizzazione del protagonista, compresi tratti somatici e vestiario, introduzione dovuta più che voluta, a causa della modalità multiplayer cooperativa (grazie alla quale potrete giocare tutta la campagna principale assieme ad un amico): non parliamo di un sistema profondo e ricercato, quanto piuttosto di un modo rapido e un po’ superficiale per creare un’identità propria. Il sesso, il viso, le acconciature e il colore della pelle sono gli unici tratti modificabili e le differenze tra loro non sono poi così marcate. Stesso discorso per l’abbigliamento, di cui alcuni capi esclusivi possono essere sbloccati attraverso le missioni secondarie o acquistati nei vari negozi della contea. Anche l’esplorazione subisce qualche leggera variazione, dato che non è più necessario sbloccare il segnale radio delle famose antenne per visualizzare nuove zone della mappa, ma basterà andare in giro per annotare i luoghi principali, le attività accessibili e i punti di spostamento rapido. Un’alternativa che snellisce di molto l’infrastruttura del gioco, rendendo la progressione più naturale e meno viziata da obblighi senza senso.
Ma il cuore di Far Cry 5 non batte diversamente dai capitoli precedenti e per accorgersene serve solo passare qualche ora nello splendido Montana ricostruito virtualmente da Ubisoft. La mappa è divisa in tre enormi regioni, ognuna delle quali controllata da un parente del Padre (John, Faith e Jacob); le attività che abbiamo a disposizione servono per destabilizzare il potere della setta, liberare personalità del luogo e allo stesso tempo aumentare il valore della resistenza in quella specifica zona. Una volta raggiunto il picco, possiamo eliminare il boss della regione e le sue forze armate. Questa progressione si ispira moltissimo a quanto visto in Ghost Recon Wildlands, tanto che se non si fosse trattato di un titolo proveniente dalla medesima software house, a quest’ora parleremmo di vero e proprio plagio. Anche lì infatti avevamo una mappa più o meno grande, divisa in regioni, ognuna delle quali soggiogata da un potente signore della droga. E anche lì una volta diminuita la sua forza militare, era possibile catturarlo o ucciderlo. Con questo non vogliamo evidenziare un’ipotetica carenza di idee degli sviluppatori, ma al contrario lodare l’utilizzo di un sistema di progressione all’avanguardia e l’essere riusciti ad adattarlo ad un titolo molto diverso (e per certi versi opposto) da quello originale.
La mappa è divisa in tre enormi regioni liberamente esplorabili
L’esperienza del personaggio e il modo in cui è possibile guadagnare nuove abilità cambia totalmente rispetto al passato e si basa quasi esclusivamente sul completamento delle sfide e delle missioni. Oltre alle ricompense standard, il nostro Vice (così chiamato per via del suo ruolo nel tentato arresto di Joseph Seed) otterrà saltuariamente dei punti con cui è possibile acquistare i tratti abilità, che si dividono a seconda del loro utilizzo nel gioco. Non c’è esperienza ed il protagonista non sale di livello migliorando automaticamente le proprie statistiche: i punti possono essere spesi volta per volta o accumulati per essere poi investiti in abilità più importanti (come sbloccare uno slot extra per le armi, muoversi più silenziosamente o eliminare i danni da caduta). Al primo impatto questo stravolgimento sembra pesare sul giocatore, data la lentezza iniziale con cui si ottengono i primi punti, tuttavia vengono in aiuto le sfide, il cui compimento – in molti casi fin troppo facile – permette l’accumulo rapido di un buon numero di punti abilità, ragione per cui lo scambio con i tratti più ricercati ne richiede anche 8 o 9 alla volta. In questo modo però, attività secondarie come la caccia o la pesca perdono molto del proprio fascino, poiché i materiali ottenuti non hanno altro scopo se non quello di arricchire le vostre tasche con denaro che potete poi investire in una moltitudine di oggetti, tra cui nuove armi, vestiti, munizioni speciali o veicoli di ogni genere.
Altra importante novità è l’introduzione degli Specialisti (9 in tutto), compagni d’arme che vi sosterranno durante l’avventura. Ognuno di loro è dotato di caratteristiche uniche e compare nel vostro roster solo dopo essere stato liberato dalla setta o dopo aver compiuto una specifica missione. Boomer ad esempio, è un bastardino tutto pelo che riesce a marcare i nemici senza bisogno del binocolo, Jess Black è letale con il suo arco e quasi invisibile agli occhi nemici, mentre Nick Rye piove dal cielo con il suo aereo e sgancia una bomba devastante. Nel gioco è possibile sfruttarne anche due contemporaneamente (previo acquisto dell’apposito tratto), anche se la loro resistenza non è illimitata e nel caso di morte dovrete aspettare un bel po’ prima di poter nuovamente contare sul loro aiuto. Al contrario dell’intelligenza artificiale nemica, quasi sempre sottotono e mai da considerare un vero pericolo per la nostra sopravvivenza, gli specialisti che ci accompagnano hanno più volte dimostrato di riuscire ad interpretare in modo soddisfacente il territorio nemico, diventando un valido strumento tattico nelle occasioni più disparate. Anche perché, autonomia a parte, è possibile impartire dei comandi basilari ai propri compagni in modo tale da scegliere come e dove colpire a seconda della situazione.
L’IA nemica non da mai l’impressione di rappresentare un vero pericolo
C’è tanto da fare e da scoprire in Far Cry 5. Il mondo di gioco è gigantesco, pullulante di accampamenti da liberare, caccie al tesoro, silos da far saltare in aria, trofei ittici da conquistare (sul serio!) e chi più ne ha, più ne metta. Ma mai una volta c’è il rischio di mettere da parte la trama principale, che in qualche modo è correlata a qualsiasi attività decidiamo di intraprendere. Se liberiamo un avamposto, magari riceviamo minacce via radio da John Seed, se decidiamo di partecipare al Festicolo (una sagra a base di testicoli di toro cucinati nei modi più disparati), verremo presi in giro dal Padre in persona, se facciamo esplodere le scorte della setta, i miliziani ci cercheranno ovunque. Nonostante infatti il livello di difficoltà si mantenga sempre abbastanza basso, il senso di essere costantemente braccati e quasi palpabile, e in alcuni momenti dell’avventura verremo anche “marchiati”. Significa che da quel momento l’esercito di Seed ci colpirà con proiettili speciali per metterci fuori gioco e portarci direttamente dal boss della regione. Inizierà quindi una sorta di sottomissione che ci aiuterà a capire importanti retroscena della trama principale. Al di là di questi riusciti espedienti per aumentare la varietà di situazioni da affrontare, la longevità di Far Cry 5 è ben al di sopra della media degli sparatutto e questo va inevitabilmente a pesare sulla ripetitività degli obiettivi e delle missioni, compromettendo in parte l’entusiasmo iniziale. Se da un lato poi la trama risulta ispirata e il villain carismatico come se non più di quel Vaas di Far Cry 3, tutto quello che c’è in mezzo per arrivare a lui è fin troppo diluito, disperso chissà dove tra i suggestivi boschi e gli azzurri laghi del Montana. Un vero peccato perché Far Cry 5 poteva facilmente ambire ad essere il capitolo migliore della saga, e ci sarebbe anche riuscito, magari con qualche ora di gioco in meno e qualche colpo di scena in più.
Vi abbiamo accennato la presenza di un solido comparto multigiocatore in Far Cry 5 che vi offre la possibilità di giocare l’intera campagna in due. Ecco, questo punto non è assolutamente da sottovalutare, in quanto non solo le possibilità di approccio per ogni singola missione raddoppiano, ma raddoppia anche l’esaltazione degli scontri a fuoco e il divertimento che ne consegue. L’unico inspiegabile neo (che si spera venga risolto con una patch il più presto possibile) è che il giocatore ospitato non potrà salvare i progressi: vale a dire che tornato alla sua partita ripartirà dall’ultimo checkpoint offline.
La vera novità è però rappresentata da Far Cry Arcade, modalità e strumento di creazione ideato da Ubisoft appositamente per i fan della serie. Come già visto nella SnapMap di Doom, in Far Cry Arcade è possibile giocare online in modo competitivo o cooperativo su mappe create proprio dalla community, attraverso un editor snello e funzionale ricco di asset provenienti da tutti i giochi Ubisoft, che già in questi giorni che hanno anticipato l’uscita ufficiale, ci hanno dimostrazione di una discreta funzionalità. Ci sono svariate modalità (Viaggio, Avamposto, Taglia, Assalto) che è possibile affrontare da soli, e poi c’è il multiplayer competitivo con i classici deathmatch e deathmatch a squadre dove oltre a mappe sempre diverse e spesso folli, è possibile personalizzare anche indicatori specifici, come il tipo di arma da utilizzare. Il gameplay di Far Cry ben si adatta a questa inedita possibilità, anche se appare chiaro che il comparto online è più che altro una derivazione dell’imponente singleplayer, una scommessa che gli sviluppatori hanno voluto tentare. È sicuramente presto per parlare, ma come dichiarato dalla stessa Ubisoft, il supporto ad Arcade sarà massiccio e il resto lo faranno i fan. O almeno questa è la speranza.
Nota di merito al doppiaggio italiano e alla pazzesca colonna sonora
Tecnicamente il gioco eccelle sotto quasi tutti i punti di vista, soprattutto se giocato su Xbox One X o (come nel nostro caso, ndr) PlayStation 4 Pro. Il titolo si difende egregiamente sia all’aperto che al chiuso, sorprendo per la quantità e la qualità dei dettagli che si percepisce ovunque. Anche la fauna è molto più attiva e naturale rispetto al passato: vi capiterà spesso di assistere a scene che hanno dell’incredibile per il realismo visivo, come i salti dei pesci che sguazzano a pelo d’acqua, gli assalti degli orsi agli accampamenti o gli accoppiamenti (!) dei tori con le mucche all’interno dei pascoli recintati. Il Montana ricreato da Ubisoft è un prodigio visivo davvero maestoso, curato in ogni minima parte, che si arroga il merito di essere l’ambientazione più suggestiva dell’intera serie. Le animazioni facciali dei personaggi principali sono forse la cosa meno convincente dal punto di vista tecnico, evidenti soprattutto durante i dialoghi pre-missione in cui non riescono a manifestare la benché minima emozione, ma credeteci se vi diciamo che non sarà un cruccio che vi porterete nella tomba.
Nota di merito al doppiaggio italiano e alla pazzesca colonna sonora, sia quella di stampo rock che si avvale di nomi più che illustri dell’omonimo panorama musicale, sia la compilation “sacra” di Eden’s Gate che avrete modo di sentire all’interno degli accampamenti o in radio nei loro mezzi, ricca di brani religiosi a metà tra il fanatismo e lo scherno.
Far Cry 5 è un ottimo gioco che ci consente di guardare con fiducia al futuro della serie e al futuro della stessa Ubisoft. Non è però quel titolo innovatore che ci si aspettava e che forse si sperava. Le meccaniche di fondo son sempre le stesse, aggiornate qui e là con idee prese in prestito da altri franchise e la cosa per molti versi funziona anche bene. Cade laddove la longevità si tramuta in un problema anziché un pregio. La trama diventa frammentaria, i colpi di scena scarseggiano e Joseph Seed, dall’alto del suo “paradiso”, rischia di diventare quasi marginale a fronte della tangibile morsa sanguinaria operata dai suoi fratelli su tutta Hope County. Fortunatamente la carne messa sul fuoco è più che abbondante, garantendovi nel mentre una “scorpacciata” più che appagante. L’introduzione di Far Cry Arcade inoltre, offre una modalità multiplayer (oltre alla co-op) finora insondata che, con il giusto supporto da parte della software house e il costante apporto di contenuti da parte della community, potrebbe risultare la vera sorpresa. |