Ammettetelo, almeno una volta in vita vostra avrete pensato che “i platform sono per quelli che non sanno giocare ai videogiochi“. Basta saltare al momento esatto, tanto mica le piattaforme spariscono sotto i tuoi piedi, o alle brutte imparare i pattern dei nemici per venire rapidamente a capo dello scenario corrente. E anche del successivo, per una marcia trionfale sino ai credits. Ebbene, esistono solo due giustificazioni a questa affermazione: o siete degli autentici ragazzi prodigio una volta stretto il pad tra le mani, oppure voi il caro Donkey Kong non l’avete manco mai visto di striscio. Perché, giusto per sfatare ulteriori luoghi comuni, non solo Nintendo non è specializzata esclusivamente in “giochini” che pure vostra nonna potrebbe finire nelle pause tra le varie sessioni di uncinetto, ma quella del gorillone più simpatico e famoso del nostro medium rappresenta probabilmente la vetta più hardcore dell’enorme iceberg del genere platform. Un genere che si è evoluto pesantemente nel corso degli anni, ma che nel caso di Donkey Kong ha mantenuto inalterata una dote che difficilmente i giocatori più affezionati riusciranno a dimenticare: la capacità di farvi incazzare, gridare ed inveire contro le divinità più disparate. Che potrebbero sembrarvi tante ma credeteci, vi basteranno a malapena per sfiorare la metà del gioco…
Altro luogo abbastanza comune che stavolta ci sentiamo di avvalorare in pieno è quello che, per quanto disastrosa sia stata la sua storia, Wii U aveva delle esclusive da far girare la testa. Che Nintendo i propri first party li sappia fare bene è cosa nota almeno dai tempi del NES, per carità, ma chiunque abbia stretto il padellone Nintendo della passata generazione tra le mani e abbia incrociato l’operato 2014 dei Retro Studios, potrà tranquillamente gridare a gran voce quanto quel Donkey Kong fosse una bomba. Una bomba incapace di portare a casa il successo che effettivamente meritava, conti alla mano: motivo per cui, a distanza di quattro anni, ci ritroviamo ad indossare i panni di “gorilla e famigliari” in una delle esclusive più interessanti e chiacchierate dell’apparentemente imbattibile Nintendo Switch. Donkey Kong Country: Tropical Freeze, disponibile a partire dal prossimo 4 maggio in esclusiva per l’ibrida Nintendo, sigla l’esordio in grandissimo stile dell’icona di Mamma N in questo fortunatissimo ciclo di console: un esordio nel solco della continuità, come del resto prevedibile, ma con un paio di introduzioni interessanti che, ancora una volta, sfruttano alla meraviglia le feature dell’ammiraglia Nintendo. Che, inutile dirlo, aggiunge un nuovo tassello imperdibile alla propria lista di successi.
Tagliamo subito la testa al toro: chiunque si senta abbastanza ganzo da affrontare in solitaria gli oltre 60 abominevoli livelli di questo Donkey Kong Country: Tropical Freeze senza ricorrere ai servigi del già citato Funky Kong si ritroverà di fronte ad un porting, ottimo sotto tutti i punti di vista, della gloriosa versione per Wii U. Niente di più, niente di meno: gameplay frenetico e punitivo, musichette spassosissime, nemici ovunque e due miseri cuori a disposizione di Donkey per sopravvivere indenni all’attacco dei Nevichinghi. Che saranno anche dei gran simpaticoni, ma da qui ad odiarli come il cimurro il passo è breve. Battute a parte, il gameplay in solitaria della modalità Originale offre le ottime e robuste meccaniche della versione originale del titolo, immediate ed accessibili a chiunque sulla carta ma, scenario dopo scenario, abili nell’incastrarsi una nell’altra sino a richiedere un quantitativo ragguardevole di riflessi, intuito e tempismo. Ciascuno scenario offre come sempre una quantità industriale di trappole e pericoli, ma anche di aree segrete e collezionabili: a tal proposito, tornano al proprio posto le quattro lettere che formano la parola KONG, utili a chiunque sia desideroso di accedere al livello segreto di ciascun mondo – per ogni mondo sarà infatti disponibile un livello di difficoltà inaudita, identificato dalla lettera K, che verterà su specifiche abilità legate all’avventura di Donkey Kong. Completateli tutti e, come per magia, si sbloccherà un ulteriore livello segreto che, come ci è stato confessato, si configura come qualcosa del tipo “Cuphead levate!“. Immancabili anche i pezzi del Puzzle, la cui raccolta verrà premiata con bozzetti, artwork e altre amenità artistiche piazzate in una apposita galleria, e i due livelli Speciali identificati dalle lettere A e B, anch’essi più complicati dello standard – che, ribadiamo, è già abbastanza complicato di suo – e accessibili (un po’ come visto in Super Mario 3D World) stanando alcune uscite “segrete” dai livelli regolari.
Sempre restando in tema single player, rimangono al proprio posto i restanti membri del team scimmiottesco: Diddy Kong, la piccola ed inseparabile spalla del nostro divoratore di banane preferito, che grazie al jetpack in proprio possesso potrà planare leggermente estendendo la gittata del salto del compagno di avventure; Dixie Kong, la bella del gruppo nonché storica fidanzatina di Diddy, dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda che si trasforma in elica – che permette di raggiungere altezze maggiori dei restanti personaggi; Cranky Kong, il fighissimo nonno di Donkey Kong dotato di bastone salterino a mo’ di Zio Paperone in Duck Tales, che potrà essere utilizzato sia per saltare in testa ad eventuali nemici, sia per saltellare su rovi o altre superfici dolorose senza subire l’ombra di un danno. La varietà di personaggi, l’avrete capito da soli anche fosse questa la vostra prima volta con Donkey Kong, si lega inesorabilmente a doppia mandata all’esplorazione e alla raccolta di collezionabili: utilizzare le skill del primate più indicato sarà infatti la procedura standard per mettere mano ai bonus elencati sopra, costringendo a ripetere più di qualche scenario qualora, anche voi, foste vittime della ricerca della perfezione assoluta. Una strada lunga, tortuosa e faticosa come l’inferno, che potrete provare ad alleviare facendo di tanto in tanto capolino al negozio di Funky Kong (che, per ora, non abbiamo ancora chiamato in partita) e comprando oggettini utili da equipaggiare nell’inventario investendo le numerose banane raccolte in giro: c’è posto per un massimo di tre oggetti, quindi scegliete con attenzione.
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Ma ora è tempo di novità. La prima, come oramai tutti saprete, è rappresentata dall’introduzione di Funky Kong come personaggio giocabile, una scelta – per certi versi pure un po’ rischiosa – volta a rendere quanto più universale ed accessibile possibile l’esperienza di Donkey Kong Country: Tropical Freeze. Questo perché, a ben vedere, la Funky Mode (che si affianca all’Original Mode di cui sopra) rappresenta un’apertura decisamente generosa ai neofiti dello scimmione di Nintendo, che potranno combattere i Nevichingi in questa memorabile avventura godendo di qualche “aiutino” in più. Funky Kong, tanto per iniziare, ha a disposizione qualcosa come cinque cuori fiammanti (contro i miserevoli due del cugino Donkey) – e fidatevi, solo questa cosa vi farà vivere l’intero playthrough con uno spirito del tutto differente; sarà inoltre in grado, sfruttando la sua inseparabile tavola da surf, di planare per brevi periodi, effettuare doppi salti, saltare persino sopra spuntoni o altre superfici spinose senza subire alcun danno. In altre parole, Funky Kong è la fusione di tutti e tre i personaggi “secondari” di Donkey Kong, con un paio di occhiali da sole tamarrissimi incastrati sul cranio. Ah, già, può pure respirare tranquillamente sott’acqua, il che lo rende ulteriormente più figo di Donkey – che, come tutti i miserevoli mammiferi normali, avrà invece una riserva limitata di ossigeno da gestire. Non bastasse, in Funky Mode anche i nostri “aiutanti pelosi” avranno a disposizione un cuoricino in più – il che, ancora una volta, sancirà la differenza tra la nostra condanna eterna all’inferno e un “beh, sto livello lo pensavo più difficile..“. E se l’inventario di Funky, che verrà generosamente esteso permettendoci di affrontare ciascuno scenario equipaggiando cinque oggetti anziché tre, non dovesse sembrarvi eccessivamente generoso, ricordatevi che in questa modalità le lettere della parola KONG recuperate in ciascun livello verranno mantenute, anche quando non saranno recuperate tutte in una sola run.
Tutto troppo facile? Beh, ad essere davvero oggettivi la risposta a questa domanda è strettamente correlata alla vostra esperienza con i platform “impegnativi” e alla vostra tenacia. Donkey Kong Country: Tropical Freeze, come anticipato in apertura, è un titolo particolarmente ostico, che già nelle battute intermedie non tira indietro la gamba e, anzi, farà di tutto per far emergere il lato peggiore del giocatore. Personalmente, chi vi scrive ha trovato la Funky Mode un po’ troppo permissiva, annullando gran parte delle difficoltà degli scenari – che, comunque, spunti di potenziale trapasso ne continuano ad offrire parecchi – e rendendo di fatto troppo facile eliminare ostacoli e nemici: la possibilità di muoversi “a capriola costante”, tutto sommato, è forse una semplificazione eccessiva. Diciamo che sì, chiunque cerchi una sfida appagante non avrà alternative se non intraprendere l’avventura dell’Original Mode. Che, se portata a termine, sbloccherà una Hard Mode dove Donkey avrà un solo maledettissimo cuore a propria disposizione: e no, non ne troverà altri sino alla fine dei credits.
Un nuovo tassello imperdibile nella lista di successi di Switch
La seconda novità di questo Donkey Kong Country: Tropical Freeze – Switch Edition è la presenza di una componente multigiocatore coop offline, rigorosamente drop-in/drop-out, in cui il secondo giocatore potrà indossare i panni di una delle tre spalle di Donkey (la scelta è libera, ma non servirà ricordarvi come essa potrà influire sul quantitativo di collezionabili raccolti) e dare man forte all’instancabile scimmione. Due i cuori a disposizione del secondo giocatore, nell’Original Mode, dove sarà possibile giocare ulteriormente di squadra quest’ultimo che sale sulle spalle di Donkey aiutandolo nello scenario corrente – replicando, in sostanza, quanto accade normalmente nella Single Player. Discorso differente nella Funky Mode, dove il protagonista non necessita di particolari aiuti esterni e, proprio per questo, non potrà portare sulle spalle nessun assistente – che, nota a margine, avrà pure un numero di cuori maggiori. Giocato in cooperativa, inutile dirlo, Donkey Kong Country: Tropical Freeze mostra un’anima frenetica ed irriverente, mantenendo sempre altissimo il coefficiente di difficoltà e richiedendo un surplus di riflessi e coordinazione tutto tranne che trascurabile. Se nel vostro salotto ci sarà qualcuno di così folle da accettare il vostro Joycon, il nostro consiglio è quello di addentrarsi in questa avvincente cooperativa – fermo restante che, in qualsiasi momento, basterà ricollocare il Joycon al proprio posto e tornare all’avventura solitaria.
Sul versante tecnologico, infine, non c’è molto da dire se non che, ancora una volta, in casa Nintendo sanno davvero come rendere felice il proprio pubblico. Donkey Kong Country: Tropical Freeze è un tripudio di stile, colori e intuizioni geniali, mosso da una direzione artistica convincente oggi come quattro anni fa e da un carisma che, a prescindere dai vostri gusti, denota assoluta unicità. Gli ottimi 1080p della modalità docked – che, fidatevi, sono una gioia per gli occhi che sfreccia a 60 frame al secondo – vengono corroborati dagli eccellenti 720p della modalità portatile, che ancora una volta, nonostante tutto, si dimostra la nostra scelta primaria almeno per quanto concerne il single player. Negli oltre 60 livelli proposti non abbiamo visto incertezze o cali di frame rate: anzi, impossibile non notare la netta riduzione dei tempi di caricamento tra un livello e l’altro, famigerato tallone d’Achille della versione Wii U del titolo. Encomiabile anche la colonna sonora, ancora una volta affidata alle sapienti mani dello storico compositore David Wise: lo stesso David Wise che, dai tempi in cui si contavano i bit delle console, ha seguito da vicino il sound trascinante di Donkey e soci. Quindi sì, se anche voi amate Donkey Kong da tempo immemore, dovrebbero bastarvi una manciata di note per sentirvi di nuovo a casa.
Donkey Kong Country: Tropical Freeze, un po’ come prevedevamo, è esattamente la stessa esperienza prodigiosa e divertente che in pochissimi, la passata generazione, hanno sperimentato su Wii U. L’esordio neo-generazionale su Nintendo Switch di Donkey e famiglia rappresenta un passaggio obbligatorio per il celebre franchise del colosso di Kyoto, che in attesa di un capitolo davvero nuovo si rifà il trucco delle grande occasioni celebrando l’ibrida Nintendo con un prodotto convincente sotto moltissimi punti di vista. Nell’opera di Retro Studios, del resto, c’è tutto quello di cui gli amanti del platform “cattivo” hanno bisogno: sfide spesso snervanti, direzione artistica ispirata, segreti a non finire e livelli speciali difficili come la morte ma, al contempo, capaci di ripagare – in termini di preziosa soddisfazione – la fatica e il tempo investiti nella caccia spregiudicata dei collezionabili. Il tutto filtrato sotto la lente del franchise Donkey Kong, esilarante come da tradizione e, cosa da non sottovalutare, abile nel nascondere sotto un mood scanzonato delle meccaniche di gioco tanto rodate quanto punitive. Donkey Kong Country: Tropical Freeze celebre dunque al meglio questo atteso esordio presso i rosei lidi di Switch. Peccato che le introduzioni di questa release, riassumibili con il non sempre così convincente Funky Kong e l’acclamatissima e fantastica cooperativa offline, avrebbero potuto essere accompagnate da qualche livello aggiuntivo o, chissà, qualche altra chicca appannaggio di chiunque abbia già terminato la lotta contro i Nevichingi quattro anni or sono: nulla che vada a limare il valore assoluto dell’opera dei Retro Studios, questo è chiaro. Un’opera che, nonostante il peso degli anni e della propria invidiabile nomea, rimarrà comunque abile nel farvi salire la proverbiale “scimmia”. |
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