08 Mag 2018

Pillars of Eternity II: Deadfire – Recensione

Replicare il successo del primo Pillars of Eternity era un’impresa ardua, dato che il primo capitolo del CRPG (Computer Role Playing Game, è un termine solitamente indicato per indicare i giochi di ruolo classici per PC a visuale isometrica, ndr) più giocato degli ultimi anni ha segnato una vetta qualitativa davvero impressionante. Ma nella bottega di Obsidian Entertainment non si scherza, e questo lo si è capito già nel febbraio dello scorso anno, quando Pillars of Eternity II: Deadfire ha raccolto più di quattro milioni di dollari sulla piattaforma di crowdfunding Fig, superando il suo budget richiesto del 400%. Un risultato incredibile che però non stupisce affatto, perché il primo Pillars of Eternity aveva fatto innamorare migliaia di giocatori in tutto il mondo, immersi nell’immenso lore che Obsidian aveva creato per il suo gioco di ruolo di punta.

Che la nostalgia giochi un fattore importante nel successo di questa serie lo si era capito da tempo. Non è un caso che Pillars of Eternity sia considerato il figlio illegittimo di illustri predecessori come Baldur’s Gate e Icewind Dale, ma questa volta Obsidian Entertainment è riuscita a spingersi oltre e in un certo senso a creare qualcosa che possa affiancarsi senza vergogna a quei nomi iconici. La nostra è una dichiarazione forte ma possiamo dire di non aver alcun timore di smentita: la nuova avventura dell’Osservatore di Caed Nua è davvero una pietra miliare del genere, un’esperienza che tutti gli amanti dei CRPG dovrebbero assolutamente provare. L’avventura nell’arcipelago di Mortafiamma è un racconto avvincente che sa di epico, un incredibile passaggio di testimone in un secondo capitolo che brilla ancor di più del suo precedessore. Esplorazione, avventura e azione si fondono e si amalgamano alla perfezione in questa storia fantastica dove, per la prima volta nella serie, c’è persino spazio per l’amore.

Pillars of Eternity II: Deadfire Recensione

Deadfire riprende esattamente dove il primo Pillars of Eternity ci aveva lasciato: il dio del rinnovo e della rinascita Eothas è tornato nel mondo di Eora, e questa volta ha deciso di incarnarsi in un colosso di adra, un materiale che ricorda una sorta di cristallo organico. Dopo essere diventato un titano, Eothas ha distrutto la nostra splendida roccaforte di Caed Nua, lasciando solo macerie dietro di sé, per poi dedicarsi alla raccolta delle anime di tutta la gente che ha avuto la sfortuna di trovarsi in mezzo al suo cammino. Con la piccola imbarcazione dell’osservatore dovremo solcare il mare e inseguire Eothas nell’arcipelago di Mortafiamma, un vasto e semisconosciuto territorio composto da decine e decine di isole ricche di mistero e nemici micidiali, senza contare le immense città dai pittoreschi colori o i templi abbandonati carichi di esoterici segreti. Il primo approccio con Deadfire ci mette di fronte ad un vasto editor per il nostro personaggio, ma non prima di averci fatto scegliere se importare un salvataggio dal primo capitolo o gestire l’esito degli avvenimenti con una serie di domande sul nostro passato. Dovremo poi iniziare la storia con una fra le cinque difficoltà disponibili (Story, Relaxed, Classic, Veteran e Path of the Damned) e altre due non disponibili da subito, intese per i giocatori più esperti e dedicate a chi vuole una vera sfida: parliamo di Trial of Iron, una versione del gioco più difficile con permadeath e della Expert Mode, che adatterà la forza e le caratteristiche dei nemici dinamicamente a quella del nostro party ovunque andremo.

Finalmente l’editor del personaggio è stato rivisto, diventando la naturale evoluzione di quanto visto nel primo Pillars of Eternity. L’approccio è più semplificato ma anche più ricco di particolarità e peculiarità con le quali arricchire l’aspetto ed il background del nostro osservatore. Questa volta le razze giocabili sono sei: gli esotici Aumaua, i divini Godlike, i silvani Elfi, i classici Umani e gli elusivi Orlan. Esattamente come in una sessione di Dungeons & Dragons, ad ogni razza corrisponderanno bonus specifici alle caratteristiche base, mentre successivamente avremo subito la la possibilità di scegliere se cominciare con una singola classe o come personaggio multiclasse, ovvero dotato dei bonus di due “mestieri” fantasy. Deadfire vi farà scegliere fra undici classi che spaziano fra le più comuni del genere (come il ladro o il chierico) fino ad arrivare a qualcosa di più tipico della serie (come il cypher). Ogni classe può essere ulteriormente personalizzata in una sottoclasse più specifica che darà accesso a bonus e malus particolari e più adatti al nostro stile di gioco. Pillars of Eternity II eccelle nei dettagli, facendovi vivere il processo creativo come farebbe un gioco di ruolo cartaceo con uno degli editor più completi e interessanti mai visti nel genere. Anche l’aspetto fisico ha una sua importanza, ma non aspettatevi grandi possibilità di personalizzazione da quel punto di vista. Siamo quindi pronti per solcare i mari, perché l’avventura che Deadfire porta sui nostri schermi è più grande, più articolata e più vasta che mai: non esiste nessun posto nell’arcipelago di Mortafiamma che non sia esplorabile e che non contenga qualcosa di interessante che valga il nostro tempo. Tutti i personaggi, dai comprimari alle comparse, sono ottimamente caratterizzati grazie anche al doppiaggio completo che copre tutti i dialoghi del gioco: avete capito bene, tutti i dialoghi di Pillars of Eternity II sono doppiati, e stiamo parlando di centinaia di migliaia di linee scritte, una sceneggiatura immensa che viene interpretata magistralmente con prestazioni ispirate e credibili.

L’avventura nell’arcipelago di Mortafiamma è un racconto avvincente che sa di epico

Ma il vero protagonista a sorpresa di questa avventura è la nostra nave: in Pillars of Eternity II diventeremo i capitani di un veliero pronto a salpare i mari sconosciuti, un’imbarcazione che fungerà da base operativa essendo tuttavia estremamente diversa dalla fortezza di Caed Nua del primo capitolo. Oltre a poter dare un nome alla nostra nave (la mia l’ho chiamata Sirona, come la dea celtica delle guarigioni, ndr), il nostro veliero dovrà essere gestito ed amministrato con cura: avremo bisogno di una ciurma variegata alla quale assegnare diversi compiti (cuoco, nostromo, mozzo, ecc.) e inoltre dovremo tener conto delle provviste come cibo, acqua (e anche rum). Un buon capitano inoltre è tenuto a considerare anche la qualità delle provviste: le insipide gallette riempiranno anche la pancia ma non aiuteranno il morale della ciurma, mentre carne cotta, leccornie esotiche e alcol renderanno a tutti il viaggio più piacevole. La nave è totalmente personalizzabile, dai colori delle vele alla polena, per non dimenticare gli equipaggiamenti: se abbiamo abbastanza denaro potremo acquistare cannoni più potenti, vele più pregiate, ancore più resistenti o cambiare tutto e passare ad una nave più grande e spaziosa. L’equipaggio è dotato di statistiche e capacità proprie che influiscono sulle varie prove alle quali la nave sarà sottoposta; nonostante i mozzi siano un po’ come le guardie del primo capitolo, le capacità del nostromo e del navigatore avranno un impatto diretto sulla nostra avventura. Persino il cuoco sarà in grado di influenzare il morale della ciurma con le sue capacità culinarie; ovviamente tutti si aspettano di essere ben retribuiti, perciò ogni buon comandante dovrà tener conto dei pezzi d’oro da dare al proprio equipaggio come pagamento per i suoi servigi.

La nave è il vero cuore dell’esperienza ludica offerta da Pillars of Eternity IInonché il vero plus che fa salire di un gradino questa seconda iterazione del franchise rispetto al suo precedessore; grazie a lei potremo scoprire l’inesplorato e andare ben oltre le indicazioni tracciate dalla quest principale. Deadfire è un gioco superbo quando si parla di quest secondarie e attività accessorie: praticamente ogni lega che attraverseremo in mare nasconderà attività da fare, pirati da affrontare, tesori da scovare e mostri da abbattere. Navigare per la mappa dell’arcipelago di Mortafiamma vi darà un po’ quella sensazione d’avventura che si prova guardando uno dei film di Indiana Jones: l’icona della barchetta si muoverà rapida sul mare di una cartina navale interattiva che ricorda un po’ una mappa del tesoro pirata, mentre spunteranno qua e là punti di interesse con i quali potremo interagire. Si passa da veri e propri punti di ancoraggio dove poter calare l’ancora per scendere a terra a specifici  eventi con i quali interagire per ottenere risorse o equipaggio. Insomma, la gran parte dell’esplorazione di questa parte di Eora avviene attraverso la nostra nave, vero fulcro e motore di tutto Deadfire; il nostro galeone è stato il teatro di alcuni dei momenti più spettacolari ed intensi di tutto il gioco, da iconici abbordaggi a missioni sotto copertura per infiltrarsi in un forte in mano a biechi pirati. 

Pillars of Eternity II: Deadfire

Dove l’ambientazione originale di Pillars of Eternity metteva in evidenza un più classico approccio al fantasy classico, Deadfire trova la sua collocazione rompendo gli standard canonici e riversando le sue avventure in una massiccia catena di isole vagamente ispirate alla cultura polinesiana dell’oceano Pacifico meridionale; il mondo è vivo e vivido, e continuerà a muoversi e a reagire a tutte le azioni che lo influenzano, le nostre comprese. Nonostante si abbia la sensazione che il fantasy, nel senso più stretto del termine, sia messo un po’ da parte, non vi dovete preoccupare: l’ambientazione è così ricca e varia da soddisfare tutti i palati. Inoltre, la storia ci metterà di fronte a diverse relazioni fra le potenze “coloniali” come la compagnia commerciale Valiana e la compagnia reale di Mortafiamma rispetto alle tribù autoctone Huana. Queste vicende fungeranno da forza trainante per moltissime missioni secondarie e incarichi collaterali grazie ai quali potremo avere un impatto diretto sul mondo di gioco. Schierarsi con le frammentate tribù locali o con la potenza commerciale delle compagnie avrà una ripercussione quasi immediata sull’arcipelago di Mortafiamma e sul suo equilibrio sociopolitico. Durante l’esplorazione dell’arcipelago avremo anche a che fare con alcune brevi sessioni in stile “librogame”, con bellissime illustrazioni animate e risposte multiple per proseguire verso il fine da noi desiderato, esattamente come se stessimo leggendo un libro d’avventura.

Ancora una volta l’interazione con i nostri compagni tornerà a svolgere un ruolo fondamentale per la riuscita della nostra avventura. Alcuni di loro sono vecchie conoscenze che arrivano dalla prima iterazione del franchise, altri invece hanno una caratterizzazione forse troppo simile agli archetipi del genere ma possiamo assicurarvi che è un piacere interagire ed evolvere il nostro party. Infatti le nostre scelte di dialogo potranno causare reazioni da parte dei nostri compagni di ventura: azioni malvagie vedranno lo sguardo riprovevole dei compagni più buoni, e così via. Inoltre per la prima volta nella serie è possibile intraprendere una relazione con un altro personaggio, anche se il lato romance non è propriamente il punto forte della produzione Obsidian. Dal punto di vista strettamente legato al gameplay ci troviamo invece di fronte ad un glorioso CRPG vecchia scuola, con immensi alberi delle abilità, decine di possibilità di personalizzazione e un intricato sistema di evoluzione della classe. Il sistema di combattimento è quasi invariato rispetto a Pillars of Eternity: trattasi infatti del classico sistema da fight in tempo reale con la possibilità di mettere in “pausa” il combattimento premendo la barra spaziatrice per pianificare strategia e attacchi successivi; tuttavia Deadfire introduce la possibilità di “programmare” l’intelligenza artificiale dei compagni in modo da ottenere diverse reazioni alle nostre azioni. Ad esempio potremo chiedere al guaritore del gruppo di lanciare un incantesimo di cura quando la salute dei compagni scende sotto una certa percentuale, oppure al mago di preparare un determinato attacco a gittata quando un nemico si trova in un certo range di attacco.

Deadfire è un gioco superbo

Ai normali combattimenti Deadfire aggiunge le tanto richieste battaglie navali, scontri fra velieri in mezzo al mare per ottenere la supremazia o semplicemente sopravvivere. Per iniziare uno scontro non dovremo fare altro che muovere la nostra piccola imbarcazione sulla mappa verso l’icona di un’altra nave; quest’azione può essere fatta anche dagli avversari, che con imbarcazioni particolarmente veloci possono sorprenderci e attaccarci all’improvviso. Il conflitto navale è gestito diversamente rispetto a quello più standard a terra; non è infatti in tempo reale, ma prevede una sorta di combattimento a turni nel quale i capitani assegnano determinate mosse che la nave, e conseguentemente la ciurma, devono seguire. Le strategie per trionfare in un conflitto navale sono varie e non è mai scontato l’esito di uno scontro: tenere la vostra ammiraglia in ottime condizioni, rinforzando lo scafo e tenendo una buona scorta di palle di cannone, può servire a migliorare le vostre chance di sopravvivenza ad uno scontro diretto in mezzo al mare. Abbordare la nave nemica significa invece buttarsi direttamente nel più classico dei combattimenti con il proprio party: le due navi vicine faranno da sfondo a un semplice scontro fra il vostro party e la ciurma avversaria, determinando chi è il vero lupo di mare fra i due gruppi. Se saremo vincitori potremo anche mettere le mani sui possedimenti avversari e rifornire così le provviste del nostro veliero. Probabilmente il sistema è un po’ semplificato ma decisamente efficace, e permette al gruppo di sopperire all’approvvigionamento delle risorse per la nave andando a saccheggiare i mari di Mortafiamma come i peggiori pirati della storia.

Tecnicamente, Deadfire ha fatto un passo in avanti rispetto al suo predecessore: il motore di gioco è finalmente completamente in tre dimensioni, e rispetto all’Unity in 2.5D del suo predecessore il riscontro visivo è migliore e più preciso, anche nell’esplorazione. Nuovi effetti di luce dinamici arricchiscono il mondo di gioco, rendendo le animazioni più vivide e realistiche, anche se non dovete certo aspettarvi miracoli grafici da un titolo isometrico che fa dello stile retro il suo cavallo di battaglia. Anche il sonoro è memorabile, anche se forse non ai livelli del primo capitolo. I difetti di Pillars of Eternity II vanno a trovarsi in tutto quello che c’è fra l’inizio del gioco e la sua fine: dove una trama spettacolare conduce il giocatore attraverso 30 gloriose ore fatte di colpi di scena e avventure mozzafiato, il resto delle attività collaterali, legate perlopiù all’esplorazione di zone sconosciute o alla scoperta di luoghi non legati al percorso principale, può risultare a volte esaltante e a volte ripetitivo, andando ad annacquare il brodo e conseguentemente ad annoiare il giocatore. Ho speso quasi una decina di ore nell’immensa città di Neketaka, cercando di esplorare ogni vicolo e ogni casa, dimenticandomi quasi della quest principale, incantato dalla bellezza del panorama che Obsidian era riuscita a creare: una volta uscito da lì però non ho più trovato quella cura e quella dedizione alla scrittura nelle altre isole, il che mi ha lasciato parecchio perplesso. Certo, di cose da fare nell’arcipelago di Mortafiamma ce ne sono eccome; ma non sono molte quelle che riescono veramente a coinvolgere il giocatore, ed è un peccato perché l’ambientazione più in generale è un punto di forza di questa seconda iterazione del franchise. Insomma, anche volendo fare i completisti sarà dura riuscire ad esplorare tutto e a completare tutte le quest senza essere braccati brutalmente dalla noia.

Conclusioni

Pillars of Eternity II è sicuramente un passo in avanti rispetto al suo predecessore, e un giusto erede alla sua pesante fama. Obsidian ha creato un mondo vasto, immenso, che forse è addirittura troppo grande e troppo ambizioso persino per il suo creatore; nonostante l’avventura principale sia carica di azione ed emozione, molte delle quest secondarie sembrano “fuori sincrono”, forse troppo blande rispetto allo splendore della campagna principale. A parte questa piccola macchia, è indubbio che Deadfire sia un’altra perla del genere CRPG, proprio come il primo capitolo. Probabilmente ci troviamo di fronte a uno dei migliori esponenti del genere, che è riuscito nuovamente a stupire proponendo un’ambientazione fresca ed un gameplay interessante. La storia che vi porterà a inseguire il dio Eothas per l’intero arcipelago di Mortafiamma è epica, avvincente come poche altre prima. La gestione della nave e dell’equipaggio vi farà sentire un vero signore dei sette mari, pronto ad affrontare pirati e mostri esplorando una delle mappe di gioco più variegate e interessanti del genere.

Obsidian Entertainment ha dimostrato ancora una volta di essere capace di creare un titolo incredibilmente profondo, un gioco di ruolo isometrico carico di dialoghi importanti e ben interpretati; insomma è impossibile non consigliare Deadfire agli amanti del genere, ma non solo. Qualunque neofita del GDR può trovarsi a suo agio a solcare le pericolose acque dell’arcipelago di Mortafiamma, in un gioco che saprà regalare ai suoi estimatori anche settanta ore di esplorazione, azione ed epicità.


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