02 Lug 2018

The Crew 2 – Recensione

Il predecessore di The Crew 2, uscito nel dicembre 2014 come uno dei primi titoli cross-gen, fu accolto da critica e videogiocatori in modo molto tiepido per via di un livello realizzativo tutt’altro che perfetto e, soprattutto, per una offerta di modalità di gioco che, almeno al dayone e nel periodo iniziale fu tutt’altro che soddisfacente. Ivory Tower, tenendo però fede alla natura itinerante e progressiva del gioco, corse lentamente ai ripari dando esempio di quello che oggi può essere considerato tra i migliori supporti post-lancio di sempre.

Ad una graduale aggiunta di modalità seguì un progressivo lavoro di ottimizzazione, realizzato mediante il rilascio sistematico e continuo di patch, che portarono The Crew molto vicino all’idea originaria di Ivory Tower, donando infine, con il rilascio, a novembre 2015, della modalità “Wild Run” (e la contestuale aggiunta delle moto all’offerta originaria) la sua forma definitiva al capostipite di questa serie.

Da allora, The Crew è storia moderna, con una community attivissima che ha seguito le molteplici iterazioni del titolo, mai abbandonandolo ma, anzi, aumentando mese dopo mese creando una fanbase che ha permesso alla software house di pensare alla realizzazione di un seguito, di questo The Crew 2 che oggi ci troviamo a recensire. Ci troviamo dunque di fronte all’ennesimo prodotto Work in progress o, finalmente, ad un gioco completo in ogni sua forma? Scopriamolo insieme.

Ragione prima dell’interesse (e del contestuale successo) di The Crew fu l’immissione di dinamiche tipiche degli RPG in un gioco di corse arcade, caratteristica che ritroviamo, debitamente potenziata ed espansa in The Crew 2, oltre alla possibilità di percorrere da parte a parte gli Stati Uniti d’America avendo a disposizione una mappa unica, accessibile senza alcun caricamento di sorta. Che The Crew 2 rappresenti l’apice di un processo di affinamento (apparentemente) terminato con The Crew: Wild Run è più che palese, come evidente è la voglia di Ivory Tower di proporre un prodotto finalmente completo e con una offerta globale dannatamente accattivante e riassumibile con “The bigger, the better”. Non è un caso, infatti, che il modello di guida sia palesemente invariato rispetto a quello oramai sedimentato ed appreso con le ultime iterazioni del diretto predecessore, nemmeno lo è che, nonostante la progressione numerica del franchise, la mappa di riferimento sia sempre la medesima: potremo dunque sfrecciare (nuovamente) da parte a parte degli States potendo però contare, questa volta, su un roster veicoli ben maggiore del già ampio parco macchine della prima incarnazione di The Crew. Ad un comparto automobilistico di tutto rispetto, contornato ed arricchito dalla presenza di svariati tipi di motociclette, si aggiunge la presenza di motoscafi ed aeroplani, che permetteranno di percorrere in ogni angolo il continente americano a nostra disposizione eliminando dunque, almeno virtualmente, ogni limite alle nostre scorribande digitali. Oltre duecento mezzi ed un intero continente a disposizione: questa la mastodontica offerta di gioco di The Crew 2.

Ulteriore step evolutivo, rispetto al primo capitolo, è il totale abbandono della trama, vero punto debole della precedente iterazione e messa li solo alla stregua di un inutile riempitivo, in favore di un approccio votato all’inserimento diretto nel mondo delle corse e dei social network: correre e, ovviamente, vincere gara su gara farà aumentare popolarità e, contestualmente il numero dei nostri follower, utilizzati come perk ruolistici utili al superamento dei livelli di esperienza e al contestuale accesso a vetture o potenziamenti di maggiore qualità o costo. Con la graduale scalata dei livelli di popolarità/esperienza, avremo dunque accesso ad un più peculiare ed accurato livello di ottimizzazione dei nostri bolidi, sbloccando features avanzate, quali campanatura ruote o tipologia/durezza delle sospensioni, inizialmente non disponibili. Il piazzamento negli eventi in cui andremo a concorrere ci fornirà fondi per acquistare i ricambi e i potenziamenti o, nel caso di vittoria, come già succedeva nel primo capitolo della serie, potenziamenti fuoriserie (altrimenti non disponibili nello shop di gioco) con cui evolvere ed adattare la nostra weapon of choice automobilistica.

Graficamente il lavoro svolto da Ivory Tower è encomiabile

Il modello di guida, per quanto leggermente migliorato e reso più immediato e responsivo, rimane sostalzialmente invariato, sulla falsa riga degli aggiornamenti definitivi visti in The Crew: Wild Run. Immediatezza e semplicità, a volte troppa, sono le parole d’ordine di The Crew 2, il cui intento è di enfatizzare la sensazione di familiarità con il passato, innovando senza però rivoluzionare, nonostante la possibilità di cambiare in corsa, grazie alla pressione dell’analogico destro, tipologia di veicolo, trasformando, alla bisogna, il nostro bolide a quattro ruote in un motoscafo o un aeroplano. Trattandosi di un Arcade Racing Game sarebbe inedito attendersi un modello di guida specifico per ogni vettura ma in The Crew 2 si tocca l’estremo opposto: che si sia al volante di una auto a trazione integrale, posteriore o anteriore, il modello di guida rimarrà sostanzialmente lo stesso e sarà possibile controllare senza difficoltà alcuna ogni singolo veicolo a nostra disposizione, con buona pace della superiorità di, tanto per dire, Forza Horizon, che di sicuro simulativo non è. Ulteriore problema riguarda la mancata ottimizzazione del motore fisico nell’ambito delle collisioni: tralasciando (ma nemmeno tanto) il passo indietro, rispetto al primo capitolo, inerente la resa grafica degli urti, qui molto minore e a dir poco approssimativa, ciò che desta molte perplessità è l’effetto degli urti. Il mondo open world ideato dai ragazzi di Ivory Tower si apre a molte soluzioni, soluzioni che ci porteranno però, giocoforza, ad impattare con elementi dello scenario circostante: mentre sarà possibile distruggere cabine telefoniche, edicole ed ombrelloni presenti sul tracciato, senza subire rallentamenti di sorta, ci troveremo ad impattare pali, staccionate o recinzioni a 200Km/h rimanendo bloccati dalle stesse, come se avessimo impattato un muro di cemento armato.

A ciò bisogna aggiungere una apparente inutilità del sistema “turbo”: attivare il protossido raramente sortirà gli effetti voluti, anzi, spesso e volentieri non si avranno evoluzioni di velocità nemmeno nei confronti di auto affiancate che non lo stanno usando. Permane inoltre, fenomeno già visto nel primo episodio della serie, l’effetto elastico che ci permetterà tanto di recuperare ingenti svantaggi nei confronti dei nostri avversari, quanto di non mettere distanza tra noi e gli opponenti nemmeno nel caso di gare perfette, generando frustrazione e noia, alla lunga. È evidente, da ciò, la natura di “provvisorietà” anche del codice di The Crew 2, rilasciato meno buggato rispetto al diretto predecessore ma, sicuramente, tutt’altro che ottimizzato al top. Occorrerà dunque attendere, in piena tradizione Ivory Tower, le implementazioni e patch che verranno rilasciate nei mesi a venire, sia per avere una idea concreta della percentuale di miglioramento del gioco che, in previsione del rilascio, fissato per dicembre, della modalità PvP, per poter giudicare appieno l’operato della software house francese. A fare però da contraltare a questa approssimazione realizzativa, marchio di fabbrica Ivory Tower, è l’immensa quantità di modalità di gioco presenti che riusciranno nell’intento, nonostante i sopraccitati difetti, di rapirci e di incatenarci nell’open world di The Crew 2, in costante corsa contro il tempo o alle prese con le sfide più disparate a nostra disposizione. Pur avendo a disposizione il teletrasporto rapido da una località all’altra del continente americano, nulla ci vieta di prendere il nostro bolide e di percorrere, Coast to Coast le lande statunitensi, permettendoci così di scovare sfide nascoste e di avere accesso a competizioni specifiche altrimenti non accessibili avvalendosi, nell’immediato, del solo spostamento rapido. Deludenti, almeno per il momento, le sessioni aeree o navali, mai all’altezza di quelle terrestri e, purtroppo, frustranti per una imprecisione nella risposta dei comandi: anche in questo caso sarà d’obbligo prendere nuovamente in esame il titolo Ivory Tower dopo il rilascio di patch dedicate che, siamo sicuri, non tarderanno ad arrivare.

Graficamente il lavoro svolto da Ivory Tower è encomiabile e rappresenta un netto passo avanti rispetto al diretto predecessore, smentendo i dubbi sorti dopo la diffusione della beta, basata su una build non così recente, riguardo l’accuratezza nella riproduzione tanto di scenari quanto dei mezzi di locomozione che andremo, volta dopo volta, a condurre. Le ambizioni grafiche del primo The Crew furono infatti tarpate dalla natura cross-gen del titolo Ivory Tower e anche li, solo dopo oltre un anno di aggiornamenti, lo studio francese riuscì a conferire un’anima graficamente appagante all’enorme open world settato nel continente nordamericano. The Crew 2, invece, fa sfoggio di bruta potenza grafica trovando nell’ottimizzazione nativa per Xbox One X (e ovviamente per PC) il suo terreno di combattimento ideale: la console di casa Microsoft, su cui il titolo in questione è stato testato, riesce a riprodurre senza indugio alcuno The Crew 2 alla risoluzione di 3200×1800 scorrendo quasi sempre, eccezion fatta per sporadici casi e, saltuariamente, nel cambio di mezzo “on the run”, a 60 fps.

Non solo potenza grafica ma anche accuratezza e delicatezza nella riproduzione tanto di ambienti urbani, che pullulano di luci al neon, insegne e palazzi ricostruiti fedelmente, quanto, soprattutto, nella riproposizione in chiave digitale delle sconfinate lande americane: è a dir poco preferibile evitare lo spostamento veloce anche solo per poter apprezzare appieno il ciclo giorno/notte implementato in modo certosino e gli effetti di luce e rifrazione visionabili tra skyline e panorami campestri, che già di loro, valgono il prezzo del biglietto. Stride invece, inspiegabilmente, la cura riservata ai modelli dei nostri alter-ego digitali, due o tre spanne sotto l’accuratezza realizzativa di mondo di gioco e veicoli. Chiude l’offerta, in modo perfetto, un editor di veicoli che permetterà agli utenti di cimentarsi finanche nella più profonda personalizzazione estetica dei bolidi, caratteristica che fa storcere ancor più il naso riguardo la mancata possibilità di editare e creare, da zero, il nostro alter-ego digitale. Il comparto sonoro si attesta, parallelamente a quello grafico, su livelli molto alti: in presenza di corse cittadine ci troveremo ad essere accompagnati da tracce rock o elettroniche mentre l’approdo in territori non metropolitani o non coperti da asfalto ci porteranno in contatto con tracce country-bluegrass di tutto rispetto. La riproduzione dei rombi dei motori, pur non raggiungendo il livello realizzativo di masterpiece come Forza MotorSport o Forza Horizon, ancora leader indiscussi nell’ambito dei racing game arcade (e non), si attesta su livelli di sufficienza, non sfigurando ma nemmeno facendo gridare, di sicuro, al miracolo.

Oltre duecento mezzi e un intero continente a disposizione

La componente online, parte fondamentale dell’esperienza di The Crew 2, è al momento scarsamente giudicabile, tanto per una esigua presenza di giocatori nei server di gioco quanto, soprattutto, per la mancanza quasi totale di modalità specifiche che permettano di testare a dovere netcode e giocabilità del titolo Ivory Tower. Lo sviluppatore francese ha infatti promesso, per la fine dell’anno, il rilascio della modalità PvP, vero nodo evolutivo dell’esperienza online e, comunque, sistematiche aggiunte che ci porteranno nei mesi a venire, in contatto con l’offerta definitiva del loro ultimo titolo, che si parli di modalità offline o, per l’appunto di implementazioni online. La presenza, come nel precedente capitolo, delle crew online non permette infatti, al momento, grande libertà di movimento: potremo sì sfidarci cercando di realizzare il miglior tempo sulla singola gara, battendo record di velocità, sfidando i componenti della crew o superando traguardi specifici nelle più disparate gare ma, almeno per ora, manca quasi completamente una infrastruttura che permetta di valutare debitamente questo comparto. Rimandiamo dunque il giudizio a tempi più maturi non potendo fare a meno, però, di evidenziare la scarsezza di opzioni online al lancio in un gioco palesemente MMO.

Conclusioni

On the Road again, cantavano, nel lontano 1970 i Canned Heat.

Ed è appunto di questo ennesimo ritorno sulla strada che Ivory Tower, con il suo The Crew 2, ha provato a cantare le storie. Un continente esplorabile da parte a parte, sia per vie di terra che di aria e mare con oltre duecento mezzi. Un intero continente riprodotto graficamente in modo spettacolare che non manca di sorprenderci, scorcio dopo scorcio, in ognuna delle centinaia di specialità a nostra disposizione. The Crew 2 pecca però della stessa immaturità, pur moderata dall’esperienza dello studio, del suo diretto predecessore: un titolo bello ma incompleto e viziato da bug fastidiosi e da una intelligenza artificiale a volte non impeccabile e da un livello di competitività altamente sotto la media, sacrificato in favore dell’accessibilità.

Il comparto online, che sarebbe dovuto essere il vero cuore pulsante di questo MMO Arcade Racing Game, è il grande assente del dayone: server semivuoti e modalità distribuite con il contagocce, in attesa dell’update invernale, lasciano l’amaro in bocca, anche pensando a ciò che il capostipite del franchise ha rappresentato, pur dopo svariati update nel corso degli anni, in questo settore. The Crew 2 è un titolo che si lascia giocare sia da appassionati che da meri curiosi, donando un livello di sfida basso, compensato però da una grande duttilità di uso, potendo infatti plasmare l’esperienza di gioco a seconda delle proprie preferenze. La valutazione definitiva di The Crew 2 andrà, però, fatta a patch rilasciate, considerando tanto le aggiunte, che non tarderanno ad arrivare, quanto i bugfix che potranno (dovranno) correggere anche problemi di discreta rilevanza come la fisica degli impatti con gli elementi del mondo di gioco. The Crew 2 passa l’esame con una sufficienza più che abbondante, lasciando però interdetti per le tante potenzialità, almeno al momento, inespresse.

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