Il nostro bisogno di storie si rispecchia nella vita degli uomini da tempo immemore. Il racconto diventa mezzo per tramandare significati, ma anche per vivere e raccontarsi senza filtri, in un atto che unisce inspiegabilmente chi la storia l’ha scritta e chi invece la vive attraverso il proprio punto di vista.
Così è anche per i videogiochi, che raccontano storie oramai da decenni: in continua evoluzione come le tecnologie che danno vita a PC e console, anche le storie si evolvono verso terreni inesplorati, verso un realismo viscerale o un approccio meta-narrativo possibile solo tenendo un pad tra le mani (NieR Automata ne è un esempio lampante!, ndr).
Ma a volte fa bene anche guardarsi indietro, come hanno fatto gli sviluppatori di Octopath Traveler, una nuova esclusiva per Nintendo Switch ispirata ai grandi classici come Final Fantasy VI, di cui si sente “l’erede spirituale”.
Il titolo sviluppato da Square Enix e Acquire ci porta nelle terre di Orsterra in compagnia di ben otto personaggi: perché guardare al passato può essere utile per capire come si raccontavano un tempo delle storie in un gioco di ruolo alla giapponese, ma anche come fare per offrire qualcosa di nuovo e fresco in un genere tanto amato quanto “saturo” di proposte e idee.
Dal momento che l’ho avviato però, Octopath Traveler si è presentato ai miei occhi in modo unico e piuttosto inusuale: otto personaggi dal background differente tra cui scegliere, otto possibili inizi e altrettante storie che aspettavano solo di essere vissute. Ma in che modo? Questa è sicuramente un’ottima domanda per iniziare a parlare dell’approccio narrativo scelto da Square Enix: in qualsiasi modo il giocatore preferisca.
Viene infatti data la possibilità di scegliere chi tra gli otto personaggi sarà il vostro protagonista, ovvero colui con cui inizierete il viaggio e che non potrete togliere dal party. Io ho scelto di iniziare con Tressa, una giovane mercante che sogna di visitare il mondo e di diventare la commerciante più nota di tutta Orsterra.
Il suo viaggio inizia con la scoperta di un misterioso diario, una cronaca dei viaggi per il mondo del suo autore che, però, si ferma a metà: ed è così che Tressa inizia a scrivere la sua storia. Mosso un po’ dai sentimentalismi per le motivazioni della mercante, ma anche perché impersonarne una non è proprio lo standard nei giochi di ruolo, ho reso Tressa la mia protagonista.
Nell’unicità dei singoli personaggi Octopath Traveler mostra il suo più grande pregio
Da qui in poi ho deciso di esplorare Orsterra un po’ a caso, seguendo la mappa e reclutando gli altri personaggi che ne popolavano villaggi e città. La struttura di Octopath Traveler permette una progressione assolutamente non lineare, divisa in capitoli, ognuno dedicato ad un personaggio: si arriva nel suo villaggio, si ha la possibilità di ascoltare la sua “storia”, dandoci modo di giocarne il prologo, e si ha modo di reclutarlo nel nostro party (fino a un massimo di 4) affrontando le sfide che il loro cammino gli riserva.
Con Tressa a fare da guida, ho così deciso di reclutare mano a mano tutti gli altri personaggi: passando per ambientazioni desertiche a villaggi boschivi, incantato dalla delicatezza dei paesaggi in 2D di Orsterra, fino ad avere tra le mie fila Ophelia, Cyrus, Olberic, Primrose, Alfyn, Therion e H’aanit. Ognuno di loro aveva una storia diversa da raccontare, con registri differenti e un spirito unico, tanto che Octopath Traveler non è, almeno sul lato pratico, assolutamente definibile come un “seguito spirituale” di Final Fantasy VI. Perché dopo un certo numero di ore di gioco appare chiaro come la sceneggiatura non implichi un vero e proprio protagonista, né un tema centrale e portante che in qualche modo ne unisca le ambizioni e gli obiettivi.
Sono otto storie differenti, supportate il più delle volte da una scrittura deliziosa e ricca di personalità, spesso a denotare tratti distintivi di ognuno degli otto personaggi. La storia della mercante Tressa è infatti più avventurosa e fresca, mentre quella della danzatrice Primrose affonda le sue radici in un “classico” racconto di vendetta, ma non per questo meno soddisfacente. Nell’unicità dei singoli personaggi Octopath Traveler mostra il suo più grande pregio, che è quello di raccontare storie diverse tra loro e in modi diversi, ponendosi come un’avventura fresca e meno “stagnante” rispetto ai giochi di ruolo da centinaia di ore che si focalizzano su un solo specifico aspetto (nonostante anch’esso sia piuttosto longevo, ndr).
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Allo stesso tempo mostra il fianco ad uno degli aspetti che mi ha convinto meno, ovvero una totale (o quasi) assenza di coralità del suo cast, che nei capitoli in cui ognuna delle storie dei personaggi viene suddivisa, manca totalmente di interazione. Queste ultime sono infatti relegate a delle “scenette” che verranno sbloccate mano a mano che si prosegue nelle diverse storie ma che, a conti fatti, non tolgono la sensazione di avere un party freddo e asettico, dove ognuno percorre la propria personale strada facendosi accompagnare però da altri sette personaggi.
Non c’è un vero e proprio protagonista in sostanza, e la sceneggiatura fa di tutto per bilanciare le singole storie senza farne “spiccare” una in particolare: è anche vero che non tutte le ciambelle escono col buco, e alcuni personaggi tendono ad avere degli archi narrativi più riusciti e interessanti come Tressa, Primrose e Cyrus.
Un aspetto chiaramente dovuto alla struttura stessa del gioco, più che un difetto di design vero e proprio: una scelta condivisibile o meno che in qualche modo può minare quello che è uno degli aspetti più incisivi di un jrpg, ovvero il party e le sue interazioni. Octopath Traveler cerca spesso di ovviare a questa mancanza, soprattutto dal punto di vista del gameplay che, senza tanti indugi, si è rivelato fin da subito uno dei sistemi di combattimento a turni più appaganti e ben costruiti degli ultimi anni.
Octopath Traveler è senza indugi un entusiasmante gioco di ruolo con un combat system solidissimo e assuefacente
Ogni personaggio ha infatti un proprio stile di combattimento unico, con annesse abilità specifiche e la possibilità, solo in fasi avanzate, di avere una sorta di “specializzazione”. Tressa ad esempio, ha delle abilità di vento e la possibilità di rubare oggetti ai nemici, mentre H’aanit può catturare le creature che incontra e riutilizzarle in battaglia come attacchi speciali. Ognuno di essi non ha solo storie differenti quindi, ma anche l’approccio agli scontri con annesse strategie utilizzabili.
Creare il proprio party e capire come utilizzare al meglio ogni personaggio è una goduria vera e propria, complice anche un sistema di debolezze e difese che permette di mandare in “Dominio” un nemico se si sono abbattuti i suoi “scudi”. Mettiamo che un nemico sia debole alle lance, con Tressa posso sfruttare questa debolezza a mio favore mandando in Dominio un nemico, ma posso anche sfruttare la meccanica della “Potenza” per caricare più attacchi consecutivamente e sferrare un colpo micidiale.
Questo vale per tutti gli altri personaggi e nemici, Boss compresi: Octopath Traveler è senza indugi un entusiasmante gioco di ruolo con un combat system solidissimo e assuefacente, tanto da non farmi assolutamente pesare gli incontri casuali sulla mappa, proprio come la vecchia scuola ci aveva abituato anni e anni fa.
Ma tali peculiarità non si limitano solo al sistema di combattimento, piuttosto influenzano anche l’interazione con i personaggi non giocanti sparsi per il mondo di Orsterra. Octopath Traveler non sarà un gigantesco open world 3D, ma non per questo manca di NPC con cui interagire: ogni personaggio avrà infatti un’azione di viaggio, che permetterà loro di fare qualcosa di “speciale” parlando con determinati personaggi. Tressa potrà commerciare con chiunque, magari trovando prezzi più vantaggiosi rispetto al normale negozio, mentre Cyrus potrà indagare sulle storie delle persone, magari scoprendo informazioni utili a superare una quest o un raro oggetto nascosto in città.
Octopath Traveler è come un piccolo orologio a ingranaggi, che funziona in ogni sua piccola parte per muovere un bellissimo e affascinante meccanismo e che trova su Nintendo Switch la sua ragione d’essere. La console Nintendo è perfetta così com’è per ospitare un titolo 2D in pixel art, così vicino ai titoli del passato eppure così bello da vedere: con effetti di luce volumetrica o elementi 3D che si stagliano sullo sfondo, così come un HUD particolarmente fruibile sia su uno schermo grande che in modalità portatile. Questo HD-2D è semplicemente bellissimo da vedere, e vista la natura “16-bit” del titolo non c’è tanto da discutere su frame rate e risoluzione, nonostante quest’ultima sia 1080p sia in docked che portatile.
Avviato il gioco per la prima volta, travolto dai meravigliosi archi che compongono la melodia principale, ognuno contribuendo ad una meravigliosa ed elegante soundtrack, in un perfetto equilibrio dove nessun suono sovrasta l’altro. Octopath Traveler è, proprio come la sua musica, una deliziosa ed elegante melodia corale dove ognuno degli otto protagonisti ha la propria storia e il proprio spazio. Nessuno sovrasta l’altro, ma anzi insieme danno vita ad un titolo unico nel suo genere, nonostante i difetti (come la sopracitata mancanza di una vera interazione tra i personaggi ed una struttura piuttosto ripetitiva della progressione). Il tutto sorretto da un gameplay eccezionale, studiato in ogni dettaglio che rende ogni battaglia un piccolo puzzle, una sfida da superare in modi diversi ma sempre con una grande soddisfazione finale: segno che gli sviluppatori sono riusciti, come fu per Bravely Default, a dare al sistema di gioco a turni una nuova forma. Octopath Traveler è il titolo perfetto per l’estate di Nintendo Switch, e non solo. |