Semblance

Semblance – Recensione

Semblance, letteralmente “apparenza”, è il primo progetto dello studio indie Nyamakop, con sede a Braamfontein, in Sudafrica. Il tutto è nato nel 2015, come progetto finale di Ben e Cukia (i fondatori) per il loro Honors degree  in Game Design presso la Wits University.

Ai tempi il prototipo fu presentato ad un esaminatore esterno, tale Judd Simantov (avete presente Naughty Dog? Uncharted? The Last of Us?), che consigliò ai due di trasformarlo in un gioco vero e proprio. Così, tra impegni universitari e collaborazioni varie, Semblance ha cominciato a prendere forma: quella di un puzzle-game dalle meccaniche interessanti, ambientato in un minimalista mondo cartoonesco, con un protagonista decisamente particolare.

Alle mani dei giocatori viene infatti affidata una strana palletta composta di una sostanza malleabile, come se fosse pongo, che dà forma anche alla maggior parte degli ambienti. Il gioco verte proprio sulla capacità del protagonista di deformare a proprio piacimento gli oggetti che lo circondano e, più avanti, anche sé stesso, per superare gli ostacoli che gli vengono posti davanti. Avete presente quella sensazione quando in un platform ci si trova davanti ad un immenso precipizio e il primo pensiero è “non riuscirò mai ad arrivare dall’altra parte“? La soluzione è semplice, basta avvicinare i due estremi. Dopotutto, se Maometto non va alla montagna… noi spostiamo la montagna da Maometto. Una meccanica semplice che, supportata da un ambiente studiato ad hoc, crea un gioco divertente ed immediato, anche se non esente da qualche pecca.

La storia di Semblance è minimalista anche più della sua grafica. Una misteriosa palletta, fatta di cristallo dai vividi riflessi verdi, si insedia nel mondo del nostro protagonista, “contagiandolo”. Il contrasto di colori è davvero esemplificativo in questo caso: il duro e brillante cristallo comincia ad espandersi sul malleabile e opaco pongo, intrappolando dentro di sé alcune sfortunate creature. Starà quindi alla coraggiosa palletta viola salvare il mondo e i suoi abitanti.

Spesso i giochi indie ci insegnano che non sono necessarie 200 diverse mosse per rendere un gioco interessante: questo è uno di quei casi. In Semblance tutto ciò che è richiesto, oltre allo spostamento, è la pressione di due tasti: uno per lo scatto, che permette di schiantarsi contro le pareti e deformarle – o deformarsi, in casi particolari – e uno per farle ritornare alla loro forma originale. Con l’aiuto di queste sole capacità, il nostro piccolo eroe dovrà raccogliere delle sfere luminose sparse per i vari livelli, in grado di rompere il malefico cristallo una volta messe tutte insieme. 

Due tasti sono tutto ciò che serve per divertirsi se l’ambiente è costruito in modo sapiente, e questo è il caso di Semblance. Il gioco infatti si sviluppa in quattro regni, ognuno dei quali diviso in più livelli, che introducono di volta in volta elementi sempre nuovi: all’inizio potremo deformare il mondo a nostro piacimento prendendocela con tutta calma, poi piano piano cominceranno ad arrivare i problemi. Laser assassini, occasionalmente trasportati da fastidiosi insetti – anche a velocità inaudite – raggi di luce in grado di disfare tutto il nostro lavoro “deformante” e mura di cristallo grazie alle quali appiattire il nostro eroe.

Gli elementi non sono poi molti, ma combinandoli in modo sempre diverso Nyamakop dà vita a puzzle decisamente interessanti, alcuni dei quali in grado di mettere davvero alla prova i giocatori. Soprattutto trovare e raggiungere i totem nascosti nei vari livelli si rivela particolarmente complicato, ma bisogna dire che il team si è prodigato in modo esemplare a rimpiattarli in modo da aumentare il tempo di gioco (che a cose normali si assesta sulle 5 ore scarse), costringendo i giocatori ad esplorare i vari livelli in lungo e in largo per completare Semblance al 100%.

Due tasti sono tutto ciò che serve per divertirsi se l’ambiente è costruito in modo sapiente, e questo è il caso di Semblance

La cosa interessante del gioco è che la chiave per risolvere i problemi è manipolare l’ambiente a proprio vantaggio, facendo uso di tutti gli elementi a nostra disposizione. Così i raggi “disfanti” diventano in realtà una freccia al nostro arco: infatti trasformano per un momento il pongo in una sostanza elastica, piuttosto che plastica, perciò è possibile deformare una striscia di terreno “a cuneo” fino ad incontrare uno di questi raggi, per poi venire sparati nella direzione opposta come da una fionda. Uno dei tanti esempi di utilizzo intelligente della fisica nel gioco.

Semblance è un puzzle-game duro e puro per gran parte del tempo. Non sono richieste skill pazzesche, ma solo capacità di ragionamento e di saltare da un punto ad un altro. Nell’ultimo regno però, che è in realtà composto da un solo livello, si trasforma più in platform, con laser che ci inseguono, ostacoli da superare in corsa e anche puzzle più semplici che richiedono però una maggiore rapidità di dita. Il cambio repentino prende un po’ alla sprovvista, ma considerato che si tratta di un unico livello – e soprattutto di quello finale – non stona più di tanto. Anzi, il cambio di ritmo è una vera manna dopo 4 ore di dura pratica mentale.

Semblance è un puzzle-game duro e puro: non sono richieste skill pazzesche, ma solo capacità di ragionamento

Proprio perché il cuore del gioco non è il platforming, ma il ragionamento, la richiesta spesso di una precisione millimetrica nei salti o negli scatti per deformare il terreno risultano un po’ troppo punitivi, tanto che a volte si è portati a pensare di non aver trovato la soluzione giusta quando invece si è a un millimetro dal traguardo. Del resto non è che il protagonista sia provvisto di chissà quale agilità o precisione, dunque perché pretendere tanto? La cosa può generare una certa frustrazione, costringendo a fare e disfare il proprio lavoro numerose volte fino ad ottenere il risultato voluto… e poi magari morire schiantandosi in un cristallo appuntito perché non si è eseguito il salto alla perfezione.

Fortunatamente quando si muore il lavoro svolto fino a quel momento viene mantenuto e si riparte nel giro di un secondo dall’estremo sinistro o destro della schermata. Questo non vale però per le eventuali sfere raccolte: infatti è necessario uscire dalla schermata del puzzle in cui sono state ottenute perché restino con noi e la cosa si rivela a volte più facile a dirsi che a farsi, anche se non sempre in senso negativo (non è saggio infognarsi in situazioni scomode se non si sa come uscirne, dopotutto).

Graficamente, Semblance non mostra né glorie, né particolari infamie. Lo stile cartoonesco e minimalista non lascia spazio a grandi virtuosismi grafici, ma si sposa piuttosto bene con il tipo di gioco e, cosa non secondaria, lo rende adatto a praticamente qualsiasi PC. Gli ambienti sono semplici, ma ricchi: non si ha mai una sensazione di vuotezza, grazie agli sfondi pieni di piante stilizzate e altri dettagli, come le strambe creature che reagiscono al nostro passaggio con versi e movimenti vari. Anche la colonna sonora rispecchia pienamente l’atmosfera di gioco, lasciando spazio per la maggior parte ai rumori ambientali.

Dal lato puramente tecnico non abbiamo riscontrato alcun rallentamento né problema: le animazioni sono fluide e la fisica risponde alla perfezione. Solo in un particolare punto ci è capitato di “incastrare” il nostro eroe in una porzione di terreno, senza alcuna possibilità di tirarlo fuori. Per fortuna il gioco offre la possibilità di ripartire dalla stessa schermata salvando tutto il lavoro fatto in qualsiasi momento, perciò il disagio si è rivelato minimo.

Conclusioni

Semblance è un puzzle-game dalle meccaniche interessanti, che dona un grande senso di libertà. Modificare l’ambiente per adattarlo alle nostre esigenze è ciò che noi esseri umani facciamo ogni giorno, forse per questo l’idea di deformare il mondo di gioco ed evitare i pericoli per arrivare all’obiettivo, piuttosto che eseguire doppi salti in aria o spaccare ogni ostacolo che ci troviamo innanzi, ci sembra naturale.

Con l’aiuto di pochi elementi Nyamakop dà vita a puzzle divertenti e sempre diversi, che riescono a mettere alla prova i giocatori – soprattutto i completisti. Purtroppo l’asticella della difficoltà viene alle volte alzata più dalla precisione millimetrica richiesta nei movimenti che non dalla complessità del ragionamento per raggiungere la soluzione, portando a situazioni frustranti.

Nel complesso è un gioco che ci sentiamo di consigliare ai veri amanti dei puzzle-game: interessante, diverso, impegnativo ma non troppo. L’adorabile grafica cartoonesca non guasta e anzi, accompagna il minimalismo di storia e gameplay alla perfezione.

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