Fin dal suo annuncio, arrivato durante l’E3 2016, Marvel’s Spider-Man ha attirato l’attenzione di chiunque. Non erano solo i fan accaniti a essere entusiasti, bensì anche quelli che vedevano in un simile progetto qualcosa di memorabile.
A più di due anni dalla presentazione, Marvel’s Spider-Man è ormai pronto per uscire, essendo entrato nella sua fase gold. Ho potuto provarlo per circa due ore, giocandolo dall’inizio, per avere un assaggio delle sue meccaniche di gioco.
Marvel’s Spider-Man parte subito con l’acceleratore a tavoletta, con una sequenza introduttiva pulitissima graficamente. Un po’ come a voler dire “il buongiorno lo stai vedendo dal mattino, e sarà sempre meglio”. In pochissimi secondi, Peter Parker ha già una faccia, una maschera e un ruolo nella città di New York: un ragazzo del college, che studia per diventare scienziato, fa fatica a pagare l’oneroso affitto e occupa la sua giornata combattendo il crimine.
Ero a Los Angeles l’anno scorso quando gli sviluppatori me lo hanno giocato davanti agli occhi illustrandomi i primi dettagli. Per questo non vedevo l’ora di metterci mano personalmente e di fare poi qualche domanda a Bryan Intihar, Creative Director di Insomniac Games.
Un Peter Parker poliedrico
Tutto parte ovviamente da Peter Parker. Lo Spider-Man immaginato da Insomniac Games si discosta dalla sua formula originale, soprattutto per il ruolo da cittadino. Peter non è infatti il solito giornalista/fotografo del Daily Bugle. La sua intelligenza, sagacia e giovane età sono un perfetto terreno di crescita per un potenziale scienziato, amante della tecnologia futuristica e della scoperta.
Devo dirlo, Peter in veste di scienziato funziona piuttosto bene. Il suo carattere è abbastanza spigliato per un simile ruolo nella società classica. Oltretutto, le sue conoscenze nell’ambito sono già rodate: i gadget utilizzati nel gioco sono creati da lui stesso.
Lo Spider-Man di Insomniac Games sarà infatti un supereroe, ma di sicuro non un superumano. Non c’è alcun morso di ragno atto a modificare il DNA di Peter. La sua forza maggiore del normale sembra dunque dovuta a marchingegni tecnologici creati dalle sue stesse mani e utilizzati poi per dare vita a Spider-Man.
La vita di Peter è dunque divisa tra il lavoro classico da apprendista scienziato e quello sopra le righe di paladino della giustizia. In una New York del genere, dove i crimini sembrano essere il male assoluto, una figura del genere è essenziale.
In entrambi i casi, è facile notare come Peter sia ancora un ragazzo. Il suo senso dell’umorismo è sempre in grado di strappare un sorrisetto, in qualsiasi situazioni si trovi. Il modo in cui si pone nei confronti del suo capo, dell’affittuario, della polizia e anche dei malintenzionati è sempre condito da una pungente vena ironica.
In compagnia è più bello
Spider-Man non sarebbe lui senza altri personaggi attorno. Quello più interessante è probabilmente Mary Jane, in passato compagna di Peter e ora in un limbo tra amicizia e nuovo interesse. Curiosamente, è una Mary Jane più simile al Peter Parker originale che non alla sua vera figura. È lei infatti la reporter/fotografa del Daily Bugle.
La sua figura è però essenziale per un altro motivo. Nonostante Marvel’s Spider-Man sia ovviamente incentrato sul personaggio principale, Mary Jane è giocabile e ha un ruolo fondamentale nella narrazione, con meccaniche di gioco tutte sue. Nelle due ore di gioco iniziali è stato possibile testare Mary Jane in una sequenza flashback dai toni stealth, ma Bryan mi ha svelato successivamente maggiori dettagli sulla sua figura.
Il personaggio con cui Peter ha maggiori contatti inizialmente è però Yuri Watanabe, capo della polizia di New York. Ritratta come una apparentemente semplice donna in carriera, Yuri è ben felice di avere Spider-Man al suo fianco nella lotta contro il crimine, anche se poco tollera le battutine infantili di Peter. A dire il vero, proprio non sopporta il nomignolo Spider-Cop, che io invece adoro.
Gli altri personaggi incontrati nelle prime due ore di gioco sono invece al momento poco approfonditi. Si tratta di Zia May, che torna ad essere una donna di una certa età contrariamente a quanto visto negli ultimi film, ma anche di Martin Li, Wilson Fisk e altri da scoprire in prima persona.
Le relazioni che Peter ha con questi personaggi, infatti, è meglio lasciarle alla vostra prova diretta, giusto per non perdere alcun elemento di sorpresa al lancio del gioco.
La Grande Mela è ancora più grande
Quando si parla di Spider-Man, viene per forza in mente la città iconica in cui si diverte a sparare ragnatele. New York risplende in Marvel’s Spider-Man e la sua ricreazione è stata uno dei punti focali per Insomniac Games, come mi ha raccontato poi Bryan.
È una città enorme, fatto che potrebbe quasi intimidire. Al contrario, la velocità di spostamento grazie alle ragnatele sopperisce perfettamente all’assenza di veicoli. Spider-Man è fatto per questo e si muove con una fluidità eccezionale tra i palazzi della città.
Oscillare tra i palazzi di New York è facile e divertente, con un apprendimento quasi istantaneo nei primi minuti di gioco. Sbagliare non è un problema, perché gli elementi di parkour sono stati introdotti proprio per questo. Nonostante le ragnatele siano il mezzo principale, correre sulle facciate degli edifici si rivela ugualmente efficace per riprendere velocità o dare un tocco di spettacolarità in più.
New York è così grande che per tenere controllate tutte le attività servono punti di controllo. Un po’ come per le torri di avvistamento di Assassin’s Creed, in Marvel’s Spider-Man è possibile attivare antenne paraboliche e sfruttarle per individuare tutte le attività secondarie. Sono parecchie e il loro uso è essenziale anche per i collezionabili, come gli zaini di Peter lasciati in giro per la città e pieni di strumenti utili.
Per come Insomniac Games ha realizzato gli spostamenti tramite ragnatela, ottenere tutti i collezionabili diventa una ricerca più che piacevole. Sparare ragnatele a destra e a manca per spostarsi in New York non perde mai smalto e vi potresti ritrovare a fare giri più lunghi del normale, pur di fare qualche evoluzione in più in aria.
Scattante e letale come un ragno
Uno degli aspetti più chiacchierati delle ultime settimane è sicuramente il modello di combattimento scelto per Marvel’s Spider-Man. Molti lo paragonano a quello della serie Batman Arkham, e in effetti le somiglianze ci sono. Spider-Man però è più elastico nelle sue movenze da ragno, tanto da fare in modo che la schivata sia uno dei tasti più utilizzati.
Se da una parte ci sono infatti combo più o meno articolate in base alla progressione nel gioco, dall’altra ci sono i famosissimi sensi di ragno di Spider-Man. Rappresentati da un’aura bianca attorno alla sua testa, permettono di sapere se ci sono attacchi imminenti in arrivo e dunque di schivarli premendo un solo tasto.
Aumentando le doti difensive, come nel mio caso, l’aura può diventare anche blu per determinare una schivata non solo difensiva, ma anche offensiva. In questo caso, ad esempio, azzeccando il tempismo esatto si può lanciare negli occhi del nemico una ragnatela per stordirlo.
Se non si riesce a capire come reagire, i combattimenti sono parecchio sbilanciati in favore dei nemici. Spider-Man può infatti attaccare solamente una persona alla volta, ma questo non conta per gli avversari. Essere circondati diventa letale se non si hanno i riflessi pronti per schivare. Oltretutto, se più persone attaccano contemporaneamente, il danno registrato è la somma di tutti gli attacchi. Morire in una sola volta, dunque, è possibile.
La barra vitale è del resto parecchio corta all’inizio e i colpi nemici non sono per nulla gentili anche a difficoltà intermedia. Schivare è quindi importantissimo in qualsiasi caso, anche nei momenti in cui la strategia è puramente offensiva.
Spider-Man ha inoltre un contatore combo in grado di riempirsi coi colpi ai nemici, fino a portare ad abilità speciali. Una volta ottenuta abbastanza concentrazione, si può bersagliare un avversario singolo con un attacco letale, oppure scegliere un approccio difensivo e curarsi.
Tutto dipende dalle abilità scelte tra i tre alberi di skill. Spider-Man cresce grazie all’esperienza e ai gettoni: si può essere Innovatori, Difensori o Lancia-tele. L’importante è mantenere un certo bilanciamento, distribuendo l’attenzione su tutti i campi di miglioramento. I giocatori più abili potrebbero invece spostarsi su aree singole e sperimentare un solo tipo di combattimento.
È importante anche controllare l’ambiente circostante. Spider-Man può prendere oggetti e lanciarli contro i nemici per inebetirli o arrecare gravi danni. Ovviamente, anche i nemici possono farlo se sono abbastanza forti. Non mancano inoltre gli avversari dotati di scudi e armi bianche più stordenti che letali: come detto prima, però, non riuscire a schivare un paio di colpi ben assestati condanna al game over.
Tenendo conto di tutto questo, il combattimento in Marvel’s Spider-Man sembra quasi una danza della morte a corto/medio raggio. Spider-Man può saltare da un avversario all’altro in frazioni di secondo, sempre e comunque con una fluidità incredibile e con movenze già viste nei film dedicati al supereroe.
Se dunque è così interessante far combattere Spider-Man nelle battute iniziali del gioco, sbloccando skill secondarie non può che diventare ancora più entusiasmante.
Oltre la storia c’è di più?
Come già detto, prendere il controllo delle antenne disseminate per la mappa permette di individuare determinate attività secondarie. Esse consistono in crimini “minori” rispetto a quelli delle missioni principali, come tentativi di rapine in negozi, scippi ai passanti e salvataggi di persone prese in ostaggio.
Il loro principale problema è la ripetitività, già notata nelle prime ore di gioco. Può darsi che la situazione migliori con la progressione della storia, ma di fatto si è trattato ogni volta di un semplice combattimento contro 4 o 5 sgherri per salvare la situazione.
Tuttavia, completarle è utile per accumulare esperienza con cui sbloccare nuove abilità. Per gli smanettoni del collezionismo, inoltre, le missioni secondarie entrano nella lista di quelle attività da terminare assolutamente.
Spesso più interessanti sono i minigiochi, presenti sia durante le missioni che nell’esplorazione libera. L’essere scienziato di Peter porta a piccole sfide di natura sperimentale, legate ad esempio a puzzle con spettrofotometria, riparazione di circuiti elettrici e flussi di carica, individuazione di determinate frequenze radio. Tutte attività interessanti che la progressione del gioco potrebbe rendere sempre più ardue ed articolate.
Pixel sulla ventiquattresima strada
Si era già visto dai trailer e dai video di questi anni: Marvel’s Spider-Man è una gioia per gli occhi. Giocato in 4K su PS4 Pro, i panorami di New York risplendono di luce propria. Convincono anche (e soprattutto) i volti dei personaggi, le cui espressioni facciali sono ben ricreate e verosimili in ogni momento.
Ogni dettaglio è levigato con cura già adesso, a più di un mese dal lancio del gioco. Non a caso, Marvel’s Spider-Man è entrato in fase gold proprio qualche giorno fa.
Il look cinematografico non abbandona mai il gameplay grazie alla transizione assolutamente impercettibile tra giocato e cutscene. Tutto è fluido, con un frame-rate che non perde mai colpi. L’unico momento di loading è dovuto ai cambi di missione e di linea temporale, oppure all’entrata/uscita dagli edifici.
Marvel’s Spider-Man è una gioia per gli occhi
Che Marvel’s Spider-Man fosse già pronto per il suo lancio, lo era chiaro fin dai primi minuti di gioco. Tutto risplende dal punto di vista grafico, con una New York vivente, aperta a Spider-Man e con una storia da scoprire.
Se restano alcuni dubbi legati alle attività secondarie e ad alcuni sbilanciamenti nel sistema di combattimento, il resto è già ben solido. Dopo più di due anni è ormai giunta l’ora di prendere in mano il lavoro finito e portarlo verso il lancio del prossimo 7 settembre, solo su PS4.
Insomniac Games è decisamente pronta per questo traguardo.