Cyberpunk 2077
22 Ago 2018

Cyberpunk 2077 – Anteprima gamescom 2018

Colonia – Il mondo decadente e affascinante di CD Projekt RED è nuovamente arrivato a portata di mano, come un miraggio difficile da toccare, un gioco all’apparenza superbo al quale è ancora difficile dare concretezza. Insomma, molti di voi saranno sicuramente frustrati dalla carenza di nuovo materiale riguardo questo enigmatico gioco: nessun nuovo trailer, pochi screenshot e la famigerata ora di gameplay ancora non si vede. Pare che CD Projekt proprio non voglia fare contenti i suoi fan. Sarà davvero così?

Ovviamente no. C’è un motivo ben preciso per questo tipo di comportamento: i ragazzi polacchi sono ben consci del loro peso nell’industry, ora. Dopo The Witcher 3 la loro fama è schizzata alle stelle; sono considerati dalla stragrande maggioranza dei giocatori uno degli studi migliori, ma sono reputati sopratutto primi in fatto di onestà e trasparenza. La loro immagine impeccabile è diventata quasi un oggetto di culto nelle comunità videoludiche internazionali. Per loro Cyberpunk 2077 rappresenta l’esame definitivo, la prova concreta che The Witcher 2 prima e The Witcher 3 dopo non sono stati solamente una one time wonder, come le hit di quei cantanti che sentivi un’estate e poi mai più. Per questo, e solo per questo, che CD Projekt RED vuole fare le cose per bene, mostrando il gioco al pubblico solamente quando questo sarà pronto per essere apprezzato dalle masse. Perché non prima?

Mostrare un gioco troppo presto può rivelarsi una pessima mossa, come hanno capito a loro spese i ragazzi di DICE con il reveal di Battlefield V e tutta la tossicità che ne è seguita. Probabilmente è per questo che lo studio polacco ha deciso di mostrare un’ora di gameplay esclusivamente alla stampa specializzata, che ha gli strumenti necessari per valutare più attentamente un prodotto di intrattenimento dall’alto potenziale come Cyberpunk 2077 anche in questo stato, ancora ben lontano da una versione alpha. Vogliamo dirvelo subito: se pensate che il nuovo lavoro di CD Projekt RED arriverà a breve, vi sbagliate di grosso. Le nostre previsioni più rosee lo danno in uscita a fine 2019, mentre le più realistiche (e probabili) lo proiettano addirittura nel prim o trimestre del 2020. Cyberpunk 2077 potrebbe essere uno dei primi titoli cross-gen per la prossima incarnazione delle console casalinghe. Insomma, l’attesa è ancora lunga. 

Cyberpunk 2077

Questa introduzione parecchio deprimente è servita a spiegarvi lo stato delle cose, ma adesso arriva la parte divertente: la nuova demo mostrata alla Gamescom di quest’anno. La versione 2.0 del gameplay che CD Projekt RED ci ha portato non è altro che una build “remastered” rivista e leggermente diversa rispetto a quanto proiettato nelle sale losangeline. Anche questa volta a giocare era un membro del team seduto accanto a me, per un’intera ora di brividi, azione e decadenza cibernetica. La prima differenza è la scelta del protagonista: a Los Angeles abbiamo avuto modo di conoscere una V donna, mentre questa volta l’eroe della storia è un uomo. Lo studio ha sottolineato nuovamente l’enorme quantità di personalizzazioni che sarà possibile applicare a V sin dalle primissime battute del gioco, potendo decidere fra centinaia di modi per rendere unico il nostro personaggio. Il suo passato avrà un impatto diretto sulla narrazione, e il suo aspetto sarà modificabile a seconda dei nostri gusti e del nostro stile di gioco aggiungendo potenziamenti cibernetici, tinte ai capelli, tatuaggi multiformi o scarnificazioni e così via.

V parte esattamente dalla stessa missione vista a Los Angeles, ovvero il recupero di una ragazza dalle mani di una gang di cyber tossici. Non ci sono sostanziali differenze da quanto visto all’E3, a parte qualche linea di dialogo non troppo ispirata. A proposito di quest’ultimo argomento, il doppiatore maschile di V non mi è sembrato particolarmente convincente, sarà che sono abituato allo splendido lavoro fatto da Doug Cockle per la voce unica di Geralt di Rivia, diventata praticamente iconica. Ad ogni modo, abbiamo nuovamente salvato la donzella a suon di fucilate, e il nostro V decide di festeggiare bevendo così tanti alcolici da svegliarsi stordito e quasi senza memoria.

Un secondo, più attento sguardo a Night City mi ha mostrato non solo la quantità di NPC a schermo e la loro seguente routine quotidiana, ma anche diversi piacevoli easter egg per i giocatori di vecchia data dello storico GDR cartaceo Cyberpunk 2020. Come le canzoni di Johnny Silverhand, un rocker famosissimo (che suona nella band “Samurai”, la stessa che appare sulla giacca di V) che ho avuto il piacere di ascoltare veramente e per la prima volta come parte della colonna sonora del gioco. Successivamente V ha incontrato Dexter DeShawn, uno degli underground boss degli sprawl, che fa partire la seguente la missione di recupero del drone quadrupede rubato alla Militech, una megacorporazione di proporzioni titaniche in grado di influenzare addirittura i governi mondiali. E qui iniziano a vedersi le differenze con la build losangelina, che diverge in quanto a scelte effettuate da V e anche nel polish della strada e della città più in generale, ora più definita e d’impatto visivo ancora maggiore.

Ho avuto modo di vedere nuovamente le abilità di hacking di V, in grado di connettersi attraverso un cavo piazzato all’interno del suo polso sinistro direttamente al cervello dei nemici o in qualunque terminale. Penetrando nel loro sistema neurale è possibile rendere innocue le loro armi, inibire le comunicazioni e, più avanti, anche uccidere. Durante la corsa per il recupero del drone Militech, V si è imbattuto nella cybergang truce e spietata che ben conosciamo, ma questa volta ha deciso di uscirne fuori a parole e non a pallottole.

O almeno era quello che pensavo, almeno inizialmente: dopo aver avvisato i disumani figuri del pericolo contenuto in un chip di credito corrotto da un malware (contenente però ben 50000 eurodollari), V ha aspettato che i netrunner della gang eliminassero il virus per poi farli letteralmente a fette con una fichissima Katana in grado di generare campi magnetici per respingere i proiettili. Una volta sgominata la gang a suon di fucilate e falciate, fra imprecazioni, mutilazioni (alquanto spettacolari!) e rumore di ossa rotte, V esce dal loro fetido rifugio come un eroe d’azione anni ’80 e consegna la gang in mano a un rappresentante della Militech stessa, ben contento di poter mettere le mani sui tumefatti resti di coloro che hanno rapinato la sua corporazione. E signori, la demo si conclude qui.

Sono uscito dal booth di CD Projekt RED ancora una volta stordito e con tanta, ma tanta musica retrowave in testa. È davvero così che Cyberpunk 2077 sarà? Questo immenso conglomerato di cemento e metallo possiede un fascino incredibile, ed è un vero e proprio sogno a occhi aperti. Esattamente come i pellegrini che correvano dietro ai miraggi nel deserto, mi sembra di inseguire un’idea che non riesco a raggiungere, ma sopratutto a realizzare mentalmente come qualcosa di concreto e tangibile. Quello che ho visto rimane una delle demo più stupefacenti, affascinanti e convincenti che abbia mai avuto occasione di ammirare nella mia carriera da reporter videoludico, tuttavia devo riconoscere che è ancora troppo presto per farsi rapire completamente da questo miracolo apparente. Razionalmente dovrei dirvi di trattenere l’hype e attendere pazienti ulteriori sviluppi, ma la verità è che in questo sogno digitale fatto di luci al neon e musica synthwave ci voglio credere. Avanti tutta, chombattas. 


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