Colonia – Ci sono progetti indipendenti che spesso risuonano al pari se non di più di tanti titoli blasonati, supportati da investimenti con più zeri. Questi ultimi sono grandi, sono belli e riempiono le nostre giornate videoludiche. Ma quei titoli piccoli e sviluppati a volte da un manipolo di persone, hanno spesso molto da dire e lo fanno con umiltà e passione. Decay of Logos è sviluppato da quattro persone, il team di Amplify Creations viene supportato da Rising Star Games e Deep Silver per dare alla luce questo piccolo e curioso gioco ispirato al folklore europeo e al fantasy di Tolkien.
Così durante la gamescom ho avuto modo di vederlo in azione mentre gli sviluppatori mi parlavano delle loro idee e delle ambizioni di Decay of Logos. La protagonista è una ragazza il cui villaggio viene distrutto da uno dei figli del Re. La sua quest è tutta incentrata sulla vendetta, pur tenendo a mente che Decay of Logos vuole porsi come un titolo di esplorazione e avventura, più che porre enfasi sulla narrazione: quest’ultima si dipanerà davanti al giocatore in più modi, da “audio log” sparsi in giro per il mondo a cutscenes coi boss o prima di determinate aree, dando al giocatore la libertà di immergersi nelle pianure e nelle paludi che l’ambientazione gli riserverà secondo i propri tempi e gusti.
L’idea di approcciare il mondo di gioco come nei titoli più esplorativi di The Legend of Zelda è un modo molto caro agli sviluppatori, che si dicono piuttosto intenzionati a non prendere per mani il giocatore, ma a lasciargli semplici indizi visivi sullo stato del mondo di gioco e sul suo percorso. Il mondo di Decay of Logos ha qualche influenza steampunk, come le strutture che sputano vapore e che andranno sbloccate nel corso dell’avventura. Secondo il team sono stimate circa 10 ore per vivere la storia di questa ragazza dall’aspetto un po’ elfico, ma il mondo di gioco ha tanto da raccontare: segreti, enigmi e backtracking verso passaggi precedentemente bloccati. Decay of Logos ha le idee di un The Legend of Zelda, col suo worldbuilding profondo e le strade appena accennate.
Ma il gioco di Amplify Creations si gioca un po’ come Dark Souls, con un’occhio alle statistiche, che scendono con un malus dopo ogni morte, e i combattimenti all’arma bianca, il modo principale con cui ci faremo strada tra i tanti nemici. Interessante è la presenza di un compagno animale, che ci segue ovunque ed è possibile cavalcare fin dall’inizio. Elk è una sorta di cervo fantastico e piuttosto bello che sarà possibile usare per spostarsi nella mappa di gioco, prestando ovviamente attenzione a non lanciarvi tra i nemici perché altrimenti si spaventa e vi disarcionerà fuggendo via. Ma Elk è anche parte integrante del gameplay, ed oltre a coccolarlo per calmarlo attraverso degli oggetti speciali, potremo utilizzarlo per gestire il nostro equipaggiamento. Conservare armi o armature e alleggerire il peso della nostra borsa, che è limitata e richiede una certa cura per essere gestita a dovere.
Equipaggiamento e oggetti sono importanti per avere la meglio sulle insidie che ci aspettano: siamo infatti stati gettati in un dungeon che richiedeva di trovare uno dei figli del Re che ha messo a ferro e fuoco le nostre terre. Il level design mi è sembrato in parte semplicistico, con ampie sale e piccoli corridoi ed elevatori da attivare per raggiungere le profondità del livello. Eppure Decay of Logos sembra divertente e anche appagante: le armi da utilizzare sono tante, e sebbene il sistema di combattimento a base di parate, schivate e fendenti abbia bisogno di un lavoro di ottimizzazione (nelle collisioni e nell’intelligenza artificiale dei nemici) le prospettive per qualcosa di buono ci sono tutte.
Siamo poi giunti al boss dell’area, una strega che controllava il nostro obiettivo originale come una marionetta, imprevedibile e veloce sferrava i suoi fendenti a destra e manca rendendoci la vita un po’ difficile. Decay of Logos ha ancora bisogno di tanto lavoro di rifinitura, le collisioni erano imprecise e spesso l’intelligenza artificiale si bloccava nella mappa lasciando il fianco ad attacchi ben poco corretti.
La seconda fase dello scontro si comportava decisamente meglio, con la Strega che sferrava attacchi imprevedibili e sempre diversi, mettendo in seria difficoltà i movimenti della nostra protagonista. Tanto lavoro da fare insomma, ma anche tanto potenziale per questo piccolo grande titolo.
Decay of Logos è sicuramente una sorpresa: sviluppato da appena quattro persone, con un mondo di gioco piuttosto vasto e senza una mappa ad aiutare i nostri spostamenti, sembra avere tutto il necessario per offrire un’avventura impegnativa e appagante in un mondo fantasy misterioso e visivamente bellissimo.
Elk è un compagno fidato e un’idea di gameplay efficace, con il micromanaging dell’equipaggiamento che si pone come cruciale per un’esplorazione di successo. Peccato per l’intelligenza artificiale altalenante e il lavoro di ritocco richiesto nei prossimi mesi: ma se il team riuscirà a rifinire il tutto, Decay of Logos potrebbe rivelarsi uno dei prossimi piccoli grandi indie.