Colonia – Open world e narrazione sono due degli aspetti che più hanno messo alla prova i team di sviluppatori e creativi durante questa generazione di console, un preciso momento storico per il mercato dei videogiochi. E mentre c’è chi si allontana dal classico concetto di open world, c’è chi prova a raccontare storie complesse in ambienti cittadini connessi e complessi, per creare narrative che si evolvono e trasformano e abbracciano vari aspetti del gameplay.
Esplorazione e investigazione sembrano due punti cardine di The Sinking City, titolo in sviluppo presso Frogwares e Big Ben Interactive e in arrivo su PC, Playstation 4 e Xbox One. Durante la gamescom ho avuto modo di assistere ad una presentazione che svelava alcune idee di fondo dietro The Sinking City e il modo in cui gameplay e open world mirano a costruire una narrativa complessa, basata su alcune scelte che possono influenzare il mondo di gioco o semplicemente permetterci di fare “roleplay” dando al nostro protagonista un determinato tipo di ruolo e personalità.
Ambientato nella città immaginaria di Oakmont, pervasa da strane presenze e da un’inondazione che ne ha sommerso alcune parti, rendendola difatto la città sommersa che dà il nome al gioco. Un’acqua misteriosa e folle che ne avvolge strade e quartieri e che non sembra volersi ritirare, tanto da portare in città degli strani eventi che il nostro protagonista e investigatore dovrà, si spera, risolvere.
Un protagonista che non se la passa benissimo a giudicare dalla premessa: a seguito di un evento traumatico nel suo passato infatti, ha iniziato a vedere, sentire e sperimentare sulla sua pelle strane cose; qualunque cosa lo abbia portato a tanto, la sua sanità mentale ne è uscita inevitabilmente compromessa. Questo aspetto si tramuta saggiamente nel gameplay, con una barra dedicata alla sanità (proprio come fu per Eternal Darkness su Gamecube) che trasformerà ciò che vediamo e percepiamo nel mondo di gioco, o semplicemente farà apparire strane e bizzarre creature a darci filo da torcere durante le nostre investigazioni.
Durante la gamescom ci è stata mostrata una particolare quest chiamata “Il Silenzio è d’oro”, che vedeva come protagonista una folle bibliotecaria con la bocca cucita, letteralmente. Biascichi e strane descrizioni ci hanno portato nella sua casa, dove apparentemente si aggirava una strana presenza a metterne in subbuglio oggetti e ambienti. Da qui gli sviluppatori ci hanno fatto notare una delle filosofie dietro il gameplay di The Sinking City: nessun indicatore a tenerci per mano durante l’avventura, ma descrizioni e informazioni che dovranno essere utilizzate dal giocatore attraverso il menù dedicato agli oggetti raccolti o ai dialoghi ascoltati durante l’investigazione. Ecco quindi che per scoprire l’indirizzo dovremmo affidarci alle lettere e a ciò che la simpatica bibliotecaria ci ha appena detto.
Un approccio interessante che pone enfasi sull’idea di investigare in un open world complesso e piuttosto vasto, con alcuni assi nella manica legati al nostro personaggio che renderanno l’esplorazione degli ambienti più agevole e entusiasmante. La possibilità ad esempio di ascoltare alcuni eventi passati legati al luogo di investigazione con un misterioso potere del nostro protagonista, oppure una sorta di “visione investigativa” che ci permette di seguire particolari indizi percependoli visivamente.
Sono tutte idee in parte mutuate da altri titoli che nel tempo si sono affacciati al genere open world, ma visti in quest’ottica investigativa sembrano comunque piuttosto riusciti e interessanti. Abbiamo visto anche uno sprazzo di gameplay con le armi da fuoco, per eliminare alcune creature apparse nello sgabuzzino, un misto tra visioni e realtà che si confondono nella mente del protagonista. The Sinking City non reinventa la ruota insomma, ed è chiaro come il titolo di BigBen Interactive abbia un budget limitato e si giochi in maniera un po’ macchinosa, lasciando spazio anche a qualche critica sul fronte della scrittura, che non mi è sembrata sufficientemente inserita nei canoni o nelle atmosfere che dovrebbero in qualche modo ispirarsi o ricordare Lovecraft.
The Sinking City è un titolo interessante con una premessa narrativa un po’ folle ma ricca di potenziale. Ma è anche un gioco macchinoso e un po’ vecchio stilisticamente che ha tanto da dimostrare, sia nell’utilizzo delle meccaniche investigative mostrate che nell’uso dell’open world, che ora come ora potrebbe semplicemente essere una mappa grande e vuota dove far spostare il nostro protagonista più che una città con storie da raccontare e segreti da scoprire. Bisognerà vedere insomma, quanto ci porterà alla follia giocare la versione finale.