Colonia – Come ogni fiera che si rispetti, anche alla Gamescom non poteva mancare il consueto appuntamento con Call of Duty, un brand oramai ultradecennale che cerca di cambiare faccia ogni anno che passa, modificando ambientazioni, personaggi, modalità di gioco. Insomma, siamo abituati a vedere lo sparatutto di Activision, che è diventato oramai una consuetudine, un po’ come andare a trovare un vecchio amico che si è trasferito all’estero. Quest’anno è toccato a Call of Duty: Black Ops 4, il nuovo lavoro di Treyarch che abbandona le vecchie vestigia delle passate guerre mondiali per dedicarsi alla guerra moderna e avveniristica. Black Ops 4 perde anche un altro, grosso pezzo di ciò che in Call of Duty non è mai mancato: il single player.
Questa notizia ha spaccato un po’ la fanbase, che ha visto in questa “evoluzione” dello sparatutto Activision una sorta di passo indietro. Alcuni però hanno accolto positivamente il cambiamento, avvenuto praticamente assieme all’annuncio di una modalità Battle Royale. Le nuove generazioni di giocatori, più di tutti, hanno avallato la decisione di Activision di trasformare definitivamente Call of Duty in un prodotto interamente multigiocatore, che fa della competizione e del combattimento frenetico il suo punto di forza.
In occasione della Gamescom di Colonia, Treyarch ha deciso di portare una nuova mappa denominata “Arsenal”. Nulla di particolarmente innovativo, si tratta infatti di un complesso industriale di dimensioni medie, con qualche porta automatica e spot interessanti per creare agguati ai nostri avversari. Ci sono diversi spunti che possono essere utilizzate Simpatica la possibilità di entrare nei condotti di aerazione per sbucare all’improvviso alle spalle dei nemici e fare così qualche kill facile. Arsenal sembra ben realizzata, come del resto tutti i lavori di Treyarch. Ma basterà la solidità tecnica a reggere il nuovo Call of Duty Black Ops 4?
Abbiamo avuto modo di giocare una modalità di conquista a zone, che prevedeva uno scontro 5 vs 5 dove prendere possesso di determinati punti della mappa per un periodo di tempo definito contribuiva a portare la squadra alla vittoria. Abbandonati i doppi salti e le corse sui muri che fanno tanto Titanfall, Black Ops 4 ci riporta coi piedi per terra grazie a meccaniche più “classiche” ma non per questo meno frenetiche o divertenti. Per affrontare quest’ardua prova ho deciso di calarmi nei panni di Recon, un operatore (forse “omaggio” a Rainbow Six Siege?) specializzato in attacchi a distanza con fucile da cecchino e abile a piazzare sensori di movimento per determinare la posizione degli avversari.
Dopo aver passato i primi minuti a prendere confidenza con i movimenti, le scivolate e la cura manuale tramite medpack dalle ferite inflitte dai nemici, ho iniziato a fare pratica di tiro al bersaglio con le teste dei miei sfortunati avversari: il feeling delle armi è solido e convincente, e il gunplay sicuramente appare come uno dei fiori all’occhiello della produzione Treyarch. C’è poco da dire, tecnicamente questo Black Ops 4 appare splendidamente in forma, e riesce senza troppa difficoltà a convincere e divertire. Ma non ci saremo aspettati nulla di diverso dal nuovo erede del marchio Call of Duty.
Ancorare i giocatori al suolo e aumentare la possibilità di personalizzazione del nostro soldato ha la conseguenza di costringere il giocatore a pensare in maniera diversa, più tattica, più ragionata. L’ambiente ha finalmente un valore maggiore, ma sopratutto a tornare in prima linea è il gioco di squadra, un fattore che non va affatto sottovalutato e che rende questo Black Ops 4 uno sparatutto da tenere in considerazione per gli amanti del genere.
Questa svolta tattica va ad aggiungere un po’ di varietà e più ragionamento in un gioco solitamente dominato dal frag fest più totale. Non fraintendetemi, è bello massacrare la gente senza pietà in deathmatch frenetici e senza esclusione di colpi, tuttavia pare (e purtroppo è il caso di dirlo e ribadirlo) di giocare sempre lo stesso gioco da circa 10 anni.
Call of Duty ha bisogno di ringiovanire, di tornare sulla bocca dei giocatori per merito e non per difetto; se la scelta effettuata da Treyarch condurrà all’una o all’altra strada ancora non si può sapere. C’è da dire che almeno lo sforzo di cambiare rotta è stato fatto, e un cambiamento è sempre ben accetto dal mio punto di vista, anche se non produce una reazione positiva sul breve periodo.
Spaccare crani a suon di proiettiloni sparati da un caro e vecchio sniper rifle è sempre un piacere innegabile, uno di quei piccoli vizi che gratifica un giocatore di shooter di vecchia data come il sottoscritto. Call of Duty: Black Ops 4 è riuscito nell’intento di stuzzicare la mia voglia di frag, solleticando il palato di un mangiatore di shooter “old school”.
Questo passo in avanti effettuato da Treyarch potrebbe essere la scelta giusta: perché continuare a investire risorse in termini di personale e denaro in una parte del gioco che sostanzialmente va a morire? Non è forse meglio dare il 100% in quello che i giocatori di Call of Duty amano veramente, ovvero lo scontro competitivo? Ci tengo a sottolineare che chi vi scrive è un amante delle storie e del single player, ma devo ammettere che forse l’impegno profuso nelle campagne degli ultimi capitoli (rivelatesi spesso mediocri, nonostante gli attori ingaggiati) si è rivelato sprecato. La scommessa di Treyarch è un esperimento che potrebbe gettare le basi per una svolta della serie. E non vedo l’ora di sapere come andrà a finire.