Colonia – Biomutant è quel gioco che quando lo prendi in mano capisci ti trascinerà fino alla fine della sua avventura: ha fascino, cuore, è una fiamma viva che si spegnerà solo quando sarete poi ad appoggiare il controller e prendervi una pausa. Prima di gettarci a capofitto a spiegare perché questo gioco sia un progetto tanto ambizioso e atipico, facciamo un po’ di chiarezza per chi non lo conoscesse. Biomutant è un action RPG open-world ambientato in uno scenario post apocalittico e dai colori sgargianti, dove gli animali sono mutati in creature parlanti e dalle incredibili abilità di combattimento. Il nostro eroe è un procione ninja dotato di armi da fuoco e ottime abilità nella lotta corpo a corpo. Gli scontri sono basati su quel sistema molto rapido ma comunque efficace che ha già caratterizzato titoli quali la serie Batman Arkham e Devil May Cry – ai quali il director Stefan Ljungqvist ha ammesso essersi ispirato, assieme ad altri titoli quali Monster Hunter, Ratchet & Clank e The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Il design del mondo è strutturato secondo un classico sistema alla Metroidvania: grande, ramificato al punto da portarci spesso a fare del buon sano backtracking per risolvere enigmi che prima non potevamo superare, ad esempio aprire certe porte con la forza bruta quando il nostro pugno sarà stato sufficientemente potenziato da poterla fare a pezzi.
Se questa nuova IP riuscirà ad essere, in termini di cose da fare, così grande e coinvolgente da competere con giochi quali l’imminente Darksiders o Tomb Raider, è ancora tutto da scoprire. Allo stato attuale il maggior punto di forza di Biomutant è il suo sistema di combattimento fluido e veloce, del quale possiamo ritenerci soddisfatti. Il gioco è stato rimandato al 2019 per evitare, hanno detto gli sviluppatori durante la presentazione, quel periodo carico di blockbuster, titoli AAA e altri molto attesi che caratterizzerà i prossimi mesi.
L’obiettivo principale in Biomutant è risollevare il mondo dall’apocalisse che l’ha devastato, risanando il gigantesco albero della vita che si trova esattamente al centro e dal quale si diramano cinque radici in altrettante, vaste aree. Ciascuna di queste è abitata da nemici differenti e particolari, segnati dalle mutazioni, facenti tutti capo a un boss che si diverte a erodere le succitate radici. Eliminata la minaccia si sarà fatto un passo in più verso la salvezza di tutti, ma non siamo davvero obbligati a seguire questo pattern: come in molti giochi di ruolo, e in particolare The Legend of Zelda, siamo liberi di decidere come e quando esplorare il vasto mondo che ci circonda, soprattutto affidandoci alle missioni secondarie che ci porteranno fin negli angoli più remoti. Anche per questo motivo, hanno aggiunto gli sviluppatori, la storia principale non sarà mai preponderante e anzi, tenderà a essere sfumata per lasciare il giocatore libero di agire come crede.
A proposito di eroe, un altro aspetto molto interessante di Biomutant è proprio la creazione del personaggio: a seconda di come distribuirete i vostri punti, ne altererete l’aspetto. Ad esempio, volete un personaggio che sia particolarmente intelligente, ma non troppo forte? Il risultato sarà un procione dalla testa grossa (a indicare un ottimo uso del cervello) e il corpo esile di chi non fa palestra da molto tempo. Se poi voleste puntare sulla simpatia, potreste anche investire su una bassa vitalità e una conseguente pancia da birra. È tutto nelle vostre mani e vi assicuriamo che ancor prima di iniziare davvero starete già ridendo, divertiti dalla follia di un gioco che non a caso vede al lavoro alcuni sviluppatori di Just Cause. Se Rico, un “semplice” umano, poteva fare cose folli, cosa dire di un procione ninja?
Il vero cuore del gioco, ve l’abbiamo già fatto capire, è però il sistema di combattimento: veloce, reattivo, acrobatico, mescola il corpo a corpo con le armi da fuoco per mettere a segno dei colpi ad altissimo tasso coreografico. Non c’è limite a quello che il nostro istinto ci suggerisce di fare, dunque se a un certo punto decidessimo di interrompere un’azione per schivare, o anche solo cambiare attacco, non saremo limitati da alcuno script: il nostro eroe farà esattamente quello che gli diremo, quando glielo diremo. Inoltre, un indicatore delle combo si riempirà a mano a mano che distribuiremo sonore legnate ai nemici finché, una volta riempito, saremo in grado di scatenare un devastante attacco Super Wushu – diverso a seconda dell’arma che si sta impugnando in quel momento. Il tempo potrebbe rallentare, dandoci la possibilità di prendere meglio la mira e mettere a segno dei micidiali colpi alla testa che si risolvono in danni critici (una sorta di Dead Eye versione fantasy), oppure il nostro procione potrebbe teletrasportarsi di nemico in nemico in un battito di ciglia facendoli a fette con la sua lama. O ancora, sfruttando il nostro guantone di metallo saremo addirittura in grado di abbattere un miniboss in tre colpi, schiacciandolo nel terreno nemmeno fosse un chiodo.
Le possibilità sono numerose, tanto quanto differenti sono i boss e i loro pattern: generalmente di grosse dimensioni e imprevedibili, richiederanno una certa strategia per arrecare loro più danni nel minor tempo possibile, arrivando addirittura a cavalcare quelli più grossi per far capire loro chi è che comanda davvero. La dolcissima (si fa per dire) talpa che quando ha aperto la bocca ha mostrato una rostra di denti da far invidia al peggior predatore, per citare il boss che abbiamo visto nel corso della presentazione, richiedeva che trovassimo il tempismo per agganciarci alla sua lingua, farci inghiottire e dallo stomaco salire ad attaccare il suo cuore.
Anche le mutazioni giocano un ruolo fondamentale. Quest’anno abbiamo potuto vederne una nuova, sebbene discutibile nella forma, chiamata all’incirca bolla di muco: l’eroe si avvolge in questa sfera e comincia a rotolare in giro, rimbalzando per superare aree altrimenti inaccessibili oppure travolgendo i nemici al suo passaggio. Essendo fatta di moccio, questa bolla è appiccicosa e come tale incollerà a sé chiunque trovi sul suo percorso: in un curioso effetto Katamari, dunque, rotoleremo ovunque finché ci sentiremo soddisfatti e nel momento in cui avremo raccolto abbastanza nemici, potremo lanciarci fuori dalla bolla e farla scoppiare.
Non è finita qui, perché Biomutant include anche l’uso dei mecha, che si sono rivelati uno degli aspetti più interessanti del gioco: seguendo le istruzioni di un certo Greasemonkey, saremo mandati in giro per il mondo a raccogliere scarti. Se riusciremo a sopravvivere alla spedizione, la cui difficoltà è sempre diversa a seconda dell’ambiente in cui ci troveremo, lui in cambio ci costruirà uno di questi bei robottoni. Possono essere personalizzati scegliendo fra diversi tipi di arti, teste e armi, senza contare uno speciale dispositivo a pompa – utile per assorbire le tossine nocive e aprirci uno spazio quando ci muoveremo a piedi, oppure per lanciare piccole creature chiamate Sqvips. Hanno più o meno l’aspetto di uno scoiattolo e si presentano in diversi colori: quello arancione visto nella demo, ad esempio, è un ottimo elemento di distrazione. Una volta scagliato comincia a correre in giro attirando l’attenzione del nemico, permettendoci così di sopraffarlo con facilità. Come potete immaginare, a ogni colore corrisponde una caratteristica differente, ma i ragazzi di Experiment 101 hanno avuto la bocca ermeticamente cucita su questo aspetto.
La struttura ludica di Biomutant è così profonda e varia da rendere difficile al momento qualunque dubbio in merito. Non c’è nulla che sia precluso al nostro procione ninja, che si avvale di un sistema di combattimento molto ispirato e acrobatico, ma non manca di divertire con abilità bizzarre e una personalizzazione ancora più ridicola. La totale libertà offerta al giocatore in termini di esplorazione, unita a una trama che non si mette mai in mezzo alle nostre scelte, è ottima, ma bisogna vedere se la vastità del mondo e delle side quest riusciranno a tenere viva l’attenzione, perché al momento gli ambienti ci sono apparsi spogli sia di dettagli sia di personaggi. Gli sviluppatori però ci hanno assicurato che stanno lavorando senza sosta per implementare tutto quello che manca, dunque non ci resta che attendere una nuova presentazione per fugare definitivamente ogni dubbio. Queste necessità rendono anche comprensibile il rinvio del gioco al 2019.
Biomutant è un calderone che ribolle di idee stravaganti ma ben congegnate, atte a offrire situazioni divertenti ma anche impegnative, come ci si aspetta da un action RPG tanto ispirato come questo. Il sistema di combattimento è stimolante e le missioni puntano a motivare il giocatore verso l’esplorazione di un mondo che promette di essere ricco non soltanto di biomi ma anche di sorprese. Confidiamo che il tempo in più per svilupparlo possa portare a un risultato ancora superiore, arricchendo un mondo per il momento abbastanza spoglio di dettagli e personaggi, ma già queste premesse rendono Biomutant un gioco da tenere d’occhio.