01 Ott 2018

Assassin’s Creed: Odyssey – Recensione

So di non sapere. Questa affermazione, spesso sottaciuta, è stata alla base di tutte le nostre discussioni con Socrate, quando non eravamo impegnati a districarci nella politica di Pericle o ad aiutare Ippocrate a portare avanti le sue tesi mediche. Cosa dire poi delle misteriose profezie dell’Oracolo di Delfi o di tutti quei miti e quelle leggende che si intrecciano nell’ambientazione del nuovo Assassin’s Creed: Odyssey? La Grecia classica è forse uno dei periodi più belli che la storia ci regala: culla delle civiltà, della cultura, della democrazia, è teatro di personaggi ed eventi che tutti – fosse anche solo in minima parte – conosciamo. Ubisoft Quebec la elegge a palcoscenico di un gioco che, dopo la fase di transizione vissuta con Assassin’s Creed: Origins, compie il passo decisivo e diventa un totale action RPG: una decisione da cui sono prevedibilmente nate numerose critiche ma necessaria, la sola a poter svecchiare una serie che con ultimi due capitoli “classici”, Unity e Syndicate, ha vacillato sulle sue stesse fondamenta. È servito un viaggio nell’Antico Egitto per dare la prima scossa a un’opera che ha ormai superato il decennio di vita ma è grazie a quest’ultimo capitolo che si gettano le basi per una nuova, sicuramente profittevole, rinascita della saga.

Siamo nel pieno della Guerra del Peloponneso, giunta fino a noi grazie alle cronache dello storico e militare Tucidide – la cui opera di ricostruzione politica e storiografica si affianca alle opere di Erodoto in qualità di fonte principale dalla quale gli storici hanno attinto per riportarci ciò che sappiamo oggi. Sparta e Atene sono coinvolte in un conflitto che andrà dal 431 a.C. al 404 a.C., frammentando la Grecia in territori sotto il dominio ora di una, ora dell’altra fazione e rappresentando di fatto il termine del secolo d’oro della civiltà ellenica. In questo contesto è doveroso citare anche Senofonte, la cui testimonianza riprenderà da dove Tucidide si era interrotto. Distanti sono dunque i tempi dell’alleanza che aveva fatto retrocedere i persiani di Serse e spento il ruggito del leone di pietra che commemora il sacrificio del re Leonida e dei suoi trecento spartani alle Termopili, ma gli echi di quell’eroismo sono destinati a rinascere per mano di due giovani guerrieri: Alexios e Kassandra, protagonisti di Assassin’s Creed: Odyssey e il cui destino riposa nelle nostre mani ma soprattutto nelle nostre scelte. L’avventura può avere inizio. Chaire.

Scopriamo da subito le nostre carte. Assassin’s Creed: Odyssey è un gioco sconfinato, avvincente, longevo, meravigliosamente accurato e migliore del suo predecessore sotto diversi aspetti. Un progetto 2.0 volto a svecchiare la serie che per la prima volta spezzerà i vincoli autoimposti e non tratterà – almeno nel passato – l’eterna lotta tra Assassini e Templari: l’obiettivo degli sviluppatori questa volta è far sì che sia il giocatore a costruire la propria storia, lasciandolo libero nelle sue scelte senza che alcun Credo possa bloccare la sua ambizione eroica o criminale ma comunque mettendolo di fronte alle conseguenze delle proprie azioni.

Ironicamente, pur essendone del tutto slegato, è proprio questo gioco a rappresentare meglio quel concetto diventato il mantra della Confraternita: nulla è reale, tutto è lecito.Dire che nulla è reale significa comprendere che le fondamenta della società sono fragili, e che dobbiamo essere i pastori della nostra stessa civiltà. Dire che tutto è lecito, invece, significa capire che siamo noi gli architetti delle nostre azioni, e che dobbiamo convivere con le loro conseguenze, sia gloriose, sia tragiche.” Così Ezio Auditore commentava il Credo e con queste stesse parole noi oggi ci riferiamo ad Assassin’s Creed: Odyssey – il destino è qualcosa di cui siamo artefici in prima persona, senza che siano altri a dirci come viverlo. Per questo motivo Ubisoft ha introdotto l’inedita meccanica dei dialoghi a risposta multipla: non pensate né che siano pochi, né che operino in maniera banale quasi fossero una copia carbone dei titoli che l’hanno preceduto. Le vostre decisioni avranno davvero un peso nella narrazione, tale non solo da farvi intraprendere strade che non potreste percorrere scegliendo altrimenti ma portandovi anche verso uno dei finali multipli di cui si compone l’avventura. Già queste premesse suggeriscono come il respiro del gioco sia di tutt’altra portata rispetto anche solo ad Origins, che un po’ lasciava intravedere gli spiragli attraverso cui la serie si proponeva di rinascere. Per contro c’è anche chi ha sollevato la lamentela secondo cui la presenza di due tele bianche come Alexios e Kassandra snaturi un po’ l’essenza della serie, che vuole come perno della narrazione un personaggio ben definito e integrato nel contesto.

Assassin’s Creed: Odyssey è adesso un RPG a tutti gli effetti

Eppure i due protagonisti integrati lo sono eccome. La loro infanzia si lega con naturalezza agli eventi correnti e il loro presente in qualità di misthios (letteralmente, mercenari) non fa che consolidarne la caratterizzazione: il nostro compito è costruire loro un futuro, non inventare un passato che è già stato scritto. Risolto un dubbio se ne crea però un altro. Se è vero che la Confraternita, e di conseguenza la lotta fra le due fazioni, è nata con Bayek, come può Assassin’s Creed: Odyssey restare fedele alla lore della serie se viene a mancare il cuore della narrazione? La risposta non possiamo darvela senza farvi spoiler ma i fan più accaniti ricorderanno senza dubbio che molti aspetti sono rimasti in sospeso fin dai primissimi giochi: dimostrando una volta di più la volontà di rappresentare un nuovo inizio per la serie, questo capitolo va a riprendere alcuni dei misteri rimasti insoluti fino adesso e solleva il velo, dando un senso ad aspetti che ormai si erano dati per assodati ma in realtà non lo sono per nulla.

Come sono arrivati sulla Terra i Frutti dell’Eden? E cos’era veramente la Prima Civilizzazione? Tutte domande su cui il gioco si premurerà di fare chiarezza se sarete disposti a concedergli il vostro tempo – e non parliamo solo di quello dedicato alla storia principale, che in ogni caso richiederà almeno quaranta ore. Le risposte che cercate vi aspettano negli angoli più sperduti della Grecia, starà a voi scegliere se e come raggiungerli: da veri avventurieri selezionando la modalità esplorazione o in maniera più pigra lasciandovi guidare dagli indicatori del gioco? Quale che sia la vostra decisione, ne emerge un fatto inconfutabile. Assassin’s Creed: Odyssey è adesso un RPG a tutti gli effetti. L’esplorazione, coadiuvata da una perfetta ricostruzione storica, è solo una delle sue colonne portanti.

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Queste osservazioni di carattere generale scalfiscono appena la superficie del gioco e ammettiamo essere piuttosto difficile trovare il punto giusto da dove cominciare. Iniziamo dai primissimi passi, la scelta del personaggio: laddove Assassin’s Creed: Syndicate alternava l’uso dei gemelli Frye, questo nuovo capitolo ci permette di scegliere quale storia percorrere – se quella di Alexios oppure Kassandra. Possiamo inoltre impostare il livello di difficoltà e, come accennato sopra, il tipo di esplorazione. Una volta pronti eccoci entrare nel vivo dell’azione fin dai primi momenti, imparando non pochi aspetti del gameplay: primo fra tutti, il sistema di combattimento. Caratterizzato da quei rami abilità già introdotti nel precedente capitolo (qui divisi in Guerriero, Cacciatore e Assassino), la vera novità sta nel fatto che non si tratta di potenzialità esclusivamente passive ma anche attive da poter sfruttare durante gli scontri, e suddivise in due ruote assegnate ai tasti L1 ed L2: entrambe permettono l’uso di quattro abilità assegnate ai rispettivi triangolo, cerchio, croce e quadrato, ma la prima fa riferimento alla lotta corpo a corpo mentre la seconda all’uso dell’arco. Un’implementazione che va ad arricchire la base mostrata in Assassin’s Creed: Origins e rende il combattimento molto più personale e personalizzabile, alla quale si aggiungono anche le Incisioni. Si tratta di bonus aggiuntivi, espressi generalmente in percentuali, che vanno a migliorare alcuni aspetti tra cui il danno Cacciatore/Guerriero/Assassino, l’efficacia di certe armi, il danno elementale e via discorrendo. Ecco dunque che ci si presenta un combat system molto più di stampo RPG, che grazie a un vastissimo arsenale, un set di mosse variabile a seconda dell’arma impugnata e arricchito dalle abilità, e un utilizzo oculato dei potenziamenti da incidere sull’equipaggiamento porta lo scontro a essere affrontato in maniera ragionata soprattutto a difficoltà elevate – come nel nostro caso.

Non saremo forse ai livelli di realismo che titoli più consolidati hanno mostrato ma Assassin’s Creed: Odyssey è il primo totale passo in questo genere e Ubisoft si sta muovendo proprio come dovrebbe: con cautela. Questo non significa che non si stia dando da fare per dare quel tocco di unicità al suo gioco e soprattutto non stia imparando dagli errori passati, lo dimostrano due aspetti in particolare strettamente legati fra loro: le missioni secondarie e l’immensa mappa da esplorare. Se l’avventura di Bayek faceva storcere il naso per la presenza di quest fin troppo ripetitive e prive di anima, Assassin’s Creed: Odyssey prende la situazione molto sul serio e ci presenta una serie di incarichi molto più variegati, divertenti e spesso anche approfonditi sia in termini di longevità sia dei personaggi coinvolti. Certo non mancano le missioni più leggere volte semplicemente a ottenere esperienza senza un grosso impegno ma nonostante tutto ci è capitato una sola volta di trovarne una esattamente identica a un’altra: cosa significa questo? Che lo scopo potrà forse essere lo stesso, ad esempio eliminare una banda di criminali, ma le motivazioni che il committente fornisce cambiano di volta in volta. Può sembrare un dettaglio di poco conto eppure è proprio da questi particolari emerge la cura degli sviluppatori, che si sono impegnati a offrire uno scenario più vivo, pulsante e credibile in tal senso di quanto non sia stato creato con Assassin’s Creed: Origins.

Tutto distribuito lungo una mappa che definire sconfinata è un eufemismo. Se l’Antico Egitto vi sembrava esteso, aspettate di vedere la Grecia che, forte di una molteplicità di isole, sposta l’attenzione anche sulle traversate marittime – e cosa succede quando ci imbarchiamo, letteralmente, in un viaggio? Scopriamo rovine sommerse da esplorare? Sì, anche: dopotutto non c’è un angolo in Grecia dove girarsi senza trovare qualche reperto storico (in uso o in rovina) fedelmente riprodotto nei minimi dettagli, ma non è questo cui ci riferivamo. Si tratta di un aspetto introdotto in un unico capitolo della serie, quello considerato fra i più controversi: Assassin’s Creed: Black Flag. Se abbiamo risvegliato il vostro animo piratesco, le intenzioni erano proprio quelle: con la navigazione torna anche il suo inevitabile corollario, ovvero le battaglie navali che ci vedranno affrontare – nel caso volessimo mantenere un profilo legale – le imbarcazioni pirata che veleggeranno fra le onde in tempesta. Non accadrà sempre ma il tempo è mutevole in Assassin’s Creed: Odyssey e potrebbe capitare. Tornando alla questione principale, questi scontri marittimi ci vedranno schierare la nostra fidata Adrestia che può e deve essere potenziata a mano a mano nel corso del gioco dopo aver raccolto le risorse necessarie: si migliora lo scafo, il rostro, l’efficacia degli arcieri, dei giavellottieri o dei rematori e tutti quegli aspetti che ci impediranno di affondare al primo scontro. Vinta una battaglia, possiamo decidere se speronare e distruggere una nave nemica oppure darci a un più classico abbordaggio per sterminarne tutto l’equipaggio.

Le battaglie campali offrono una sfida intrigante e adrenalinica

Le battaglie navali sono un gradito ritorno ma si tratta pur sempre di qualcosa già visto. A essere completamente nuove sono invece le battaglie campali: si tratta di scontri su larga scala ai quali prenderemo parte o per la fazione ateniese o per quella spartana, indipendentemente da chi abbia il controllo sulla regione che stiamo esplorando perché possiamo schierarci sia dalla parte degli assediati che degli assedianti, soltanto una volta indebolita a sufficienza l’influenza della fazione in carica. Ogni nuovo confine infatti mostra un indicatore dell’influenza di una delle due potenze, che può essere abbassato in diversi modi – dall’uccidere soldati, al bruciare le scorte, al sottrarre la paga senza la quale nessuno è invogliato a combattere e via discorrendo. Una volta minata abbastanza la fazione si può prendere parte a una battaglia campale che determinerà il cedimento della stessa o al contrario – nel caso venissimo sconfitti, e può benissimo capitare – il suo rafforzamento.

L’obiettivo di questi scontri è ridurre a zero le forze nemiche uccidendo quante più truppe possibili nel mezzo di una carneficina che ci vedrà assaliti da ogni parte: a complicare le cose, siccome i misthios proliferavano durante le guerre, potremmo trovarci impegnati in uno scontro con un mercenario e perdere così tempo prezioso per cercare il comandante senza il quale la forza delle truppe calerebbe drasticamente. Non si tratta di scontri complessi ma non vanno comunque sottovalutati perché a essere sconfitti ci vuole veramente poco: la battaglia infuria attorno a noi, i soldati muoiono e l’indicatore cala in fretta. Nel complesso, insomma, una sfida intrigante e capace di trasmettere la giusta adrenalina. Senza dimenticare le preziose e uniche ricompense che ci aspettano in caso di vittoria.

Abbiamo citato la presenza di mercenari e questo porta a un altro aspetto interessante di Assassin’s Creed: Odyssey, uno di quelli che va ad aggiungere un ulteriore strato di difficoltà all’esperienza: le taglie. Ubisoft ci avrà anche liberato dai legacci del Credo ma non significa che, pur in una Grecia devastata dal conflitto, ci sia l’impunità per le nostre azioni: qualunque atto riprovevole condotto verso gli abitanti o i soldati della fazione in carica porterà a un inesorabile aumento dell’indicatore ricercato, scandito da elmi che indicano la quantità di mercenari sulle nostre tracce. Fidatevi che spesso uno è sufficiente a infastidirvi, immaginate quanto possa essere complicata la situazione nel doverne affrontare quattro o cinque assieme. La taglia sulla nostra testa non è tuttavia permanente, e abbiamo ben tre modi per liberarcene: mantenere un basso profilo, uccidere il mandante oppure pagare. Spesso però i nostri inseguitori sono sia fonte di equipaggiamenti interessanti sia bersagli di missioni, quindi purché controllata a volte, va bene lasciare che si mettano sulle nostre tracce. Ci risparmiano la fatica di andarli a cercare.

Nella sua semplicità, la meccanica della taglia arricchisce il gameplay perché potremmo ritrovarci un mercenario alle calcagna quando meno ce lo aspettiamo, di solito nel mezzo di uno scontro con altri nemici, e considerato che quando c’è da incassare denaro nessuno si risparmia, va da sé quanto possa complicarsi un combattimento se decidono di intromettersi. Questo ci porta verso la conclusione della nostra recensione a parlare di un altro importante aspetto: l’intelligenza artificiale. Gli sviluppatori hanno fatto dei passi da gigante nella sua gestione e pur non raggiungendo ancora l’eccellenza mette in gioco avversari insidiosi, capaci di adattarsi al nostro stile di combattimento e reagire di conseguenza, o fare di tutto per non lasciarci scappare: c’è ancora qualche dubbio sulla loro efficacia nell’individuarci, che passa dall’avere un occhio di falco al non darci peso quando siamo nel loro campo visivo, ma nel complesso siamo di fronte a una IA estremamente performante e soddisfacente. Soprattutto, ancora una volta, c’è la sensazione di essere in un mondo vivo: non sarà raro vedere soldati ateniesi o spartani intervenire in nostra difesa contro dei banditi, se si troveranno nei paraggi, o addirittura prendere d’assalto un accampamento prima che possiamo farlo noi. La storia non si ferma né ci aspetta e questa è senza ombra di dubbio una soddisfazione. Sono questi i segnali che indicano il forte cambiamento in corso nella saga.

Assassin’s Creed: Odyssey segna l’inizio di un nuovo, soddisfacente percorso per la saga

Dal punto di vista tecnico ci è capitato un paio di volte che il framerate precipitasse al punto da bloccare il gioco ma si è trattato di due momenti distanti fra loro su un arco di tempo di sessanta ore, nulla che la patch Day One non possa risolvere. Al di là di questo, non abbiamo niente da eccepire in termini di colonna sonora – molto piacevole -, doppiaggio italiano di alto livello e localizzazione che vi lasceremo il piacere di scoprire. Chiudiamo con una nota più romantica: gli intrecci amorosi, di natura etero e omosessuale, lungo tutto il gioco. Sono tanti, va ammesso, ma pochi quelli davvero d’impatto. Non è una vera e propria critica, perché i dialoghi che ne conseguono sono spesso esilaranti, ma abituati alle romance di BioWare (più articolate anche per la complessità stessa di alcuni comprimari) non possiamo che sperare in una continua crescita sotto questo aspetto – ma, di nuovo, va ricordato che la saga sta muovendo i primi passi come RPG. Intanto c’è molto di cui andare orgogliosi con Assassin’s Creed: Odyssey e Ubisoft merita il giusto riconoscimento per un’operazione coraggiosa e, per quanto visto finora, riuscita.

Conclusioni

Assassin’s Creed: Odyssey è il passo ultimo oltre i confini del genere RPG. Magnetico nella sua accuratissima riproposizione della Grecia Antica, fra bellezza classica e crudeltà della guerra, e intrigante nella varietà di missioni secondarie che intrecciano storia e mitologia. Ricco di elementi tipici del genere cui vuole puntare, tanto da aver fatto ammenda per alcuni errori passati ed essere un gioco molto più godibile rispetto al transitorio Assassin’s Creed: Origins.

Kassandra e Alexios segnano l’inizio di un nuovo, soddisfacente percorso per la saga che pare aver ancora molto da raccontare. Deve osare di più per quanto riguarda l’arco narrativo del presente, ancora troppo acerbo per star al passo con la sua controparte nel passato, e in alcuni casi si nota il riutilizzo di asset dal precedente capitolo, ma si tratta di difetti che nel complesso non vanno a intaccare un lavoro svolto con cura: ci sarà tempo per limare queste asperità, ciò che conta è aver saputo dare infine un respiro diverso alla saga rilanciando definitivamente un brand che stava diventando datato.

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