Astro Bot: Rescue Mission – Recensione

Playroom prima, ma soprattutto Playroom VR ci avevano lasciato con l’amaro in bocca: non per la qualità in sé, bensì perché erano semplici assaggi delle grandi potenzialità del team ASOBI!, interno al Japan Studio di Sony, e delle mascotte di PS4, gli “Astro Bot”.

Motivo per cui quando Playroom VR si è trasformato in un gioco vero e proprio, Astro Bot: Rescue Mission, non abbiamo potuto che fare i salti di gioia: un platform 3D pensato appositamente per la realtà virtuale (e nello specifico PSVR) e sovvenzionato da Sony.

Non solo le grandi aspettative sono state confermate, ma persino superate: quello che abbiamo provato è senza ombra di dubbio tra i migliori giochi del parco titoli di PSVR (se non il migliore), un platform brillante, divertente, che dimostra come si può sfruttare intelligentemente la tecnologia per sfornare un prodotto eccelso, senza ricorrere a chissà quali compromessi.

L’Astro Ship viaggia silenziosa attraverso il buio dello spazio profondo, ma qualcosa va storto: un alieno la colpisce, distruggendola quasi del tutto e disperdendo alcune componenti principali e la quasi totalità dell’equipaggio, composto da oltre 200 piccoli robot, in 5 angoli della galassia (i 5 mondi in cui è suddiviso Astro Bot: Rescue Mission). Il solo Captain Astro riesce a restare agganciato a ciò che resta dell’astronave, e spetta a lui recuperare i suoi simili e ricostruire il veicolo. È così che ha inizio la nostra avventura nell’universo di ASOBI!, piccolo, completabile in 5-6 ore (sfide opzionali – “Camaleonte” – escluse), ma semplicemente delizioso, e tutto da vivere completamente immersi in esso.

Si tratta infatti di un’esclusiva PSVR, da giocare rigorosamente con il visore in testa, ma senza Move: nel profondo resta un platform 3D vecchia scuola, di quella Nintendo, citata con qualche strizzata d’occhiolino (più o meno palese), e come tale va giocato con un DualShock, calcolando per bene ogni salto, ogni movimento, e sopravvivendo ai nemici e alle mille trappole che incontrerete nei 25 livelli (ogni mondo ne ha 4 standard e uno riservato alla boss fight).

Senza ombra di dubbio tra i migliori giochi del parco titoli di PSVR (se non il migliore)

E anche prendendo in considerazione questi semplici elementi, accantonando temporaneamente la sua natura VR, Astro Bot: Rescue Mission è davvero piacevole, oltre che molto più difficile di quello che il suo aspetto lasci immaginare: ogni nemico ha pattern di attacco ben precisi, e non sempre sarà sufficiente colpirli con il pugno (caricato o meno) di Captain Astro o saltargli in testa. In qualche caso bisognerà prima schivare un loro colpo e sfruttare l’occasione per attaccarli, oppure eliminarli dalla distanza grazie a dei propulsori situati sotto i piedi del piccolo protagonista, utili anche per “planare” nei salti più lunghi (e prendere le misure quando si passa da una piattaforma all’altra, per non rischiare di cadere).

E anche il design dei livelli è ottimo, a partire dal tema di ognuno di loro (ne sono tantissimi, dal parco giochi futuristico alle caverne, dalle spiagge ai cantieri al di sopra delle nuvole), motivo per cui vi divertirete un sacco a capire come raggiungere i bot da recuperare (8 per livello) e le monete disseminate qua e là. Quest’ultime vi serviranno solo per partecipare ad una pesca (sì, quella col braccio meccanico) di collezionabili, modellini ed elementi dei vari “biomi” con cui personalizzare l’Astro Ship, ma i completisti saranno contenti.

Ci sono poi le boss fight, davvero toste, e dei poteri extra, associati al touchpad, che doneranno ancor più varietà al gioco: idranti con cui far crescere le piante, rampini con cui aprire portoni, colpire nemici speciali o da usare come fune per superare un baratro, il tutto in maniera molto intuitiva e divertente. Insomma, anche come semplice platform 3D, il gioco di ASOBI! sa regalare davvero bei momenti.

La marcia in più, ciò che lo rende davvero speciale, ma che porta con sé anche qualche lieve problema di fruizione, è l’integrazione della Realtà Virtuale, ma anche l’interazione col mondo di gioco: il giocatore impersona, di fatto, una sorta di robot di supporto che segue e controlla ogni movimento di Captain Astro, ma tolta la possibilità di muovere la visuale seguendo i movimenti della propria testa, la telecamera resta fissa.

Una soluzione che riduce drasticamente i problemi di motion sickness, ma che al contempo rende difficile in certi frangenti eseguire spostamenti e salti, soprattutto quando il livello si sviluppa verticalmente e ci si ritrova a dover seguire, dal basso, con un ostacolo davanti agli occhi, i movimenti del protagonista. Nulla di realmente grave o frustrante, ma che, complici dei checkpoint sin troppo severi per un gioco così “carino e coccoloso”, rovina in minima parte il divertimento.

La marcia in più, ciò che lo rende davvero speciale è l’integrazione della Realtà Virtuale

L’immersione completa, in compenso, c’è tutta, grazie alle tanti soluzioni ideate dal team per giocare con la mente del giocatore: piattaforme ad un palmo dal naso, con tanto di Astro che nota la nostra presenza e ci saluta, nemici che ci spruzzano poltiglie addosso, gocce d’acqua che ci coprono la vista quando usciamo da un’immersione (subacquea), creature immense che ci scrutano, e chi più ne ha più ne metta.

Il senso di meraviglia è continuo, ma non è meramente estetico: nicchie in cui sono nascosti gran parte dei bot da recuperare e aree segrete, in quantità industriale, andranno scovate studiando a dovere i livelli, sporgendosi fisicamente (non essendoci, come detto, controllo sulla telecamera), ruotando la testa e muovendosi con tutto il corpo, ove possibile. Una sensazione, inutile dirlo, davvero splendida, accompagnata com’è da ricompense varie, e accentuata dall’ottimo comparto grafico, che salvo del lieve aliasing, rende un brutto ricordo i poligoni a vista di tanti giochi PSVR.

Conclusioni

Astro Bot: Rescue Mission è già di per sé un ottimo platform 3D, dall’ottimo level design, dal tasso di sfida arduo il giusto (ma un po’ di frustrazione si percepisce in alcuni momenti), dalla grande varietà di situazioni e livelli proposti, ma è la Realtà Virtuale a renderlo speciale, con un’interazione con il mondo di gioco mai forzata ed esasperata, ma calibrata il giusto.

È una fonte continua di sorprese, grandi o piccole, siano esse particolari effetti visivi, o minuscole nicchie scoperte alzando o abbassando il collo un po’ più del normale, scovando una piccola rientranza nascosta invisibile a prima vista, se non dopo essersi sporti un po’, un perfetto incrocio tra esperienza classica e immersione pressoché completa in VR. Quello di ASOBI! è un gioco davvero riuscito, che fa bene non solo all’ecosistema PSVR, ma a quello della Realtà Virtuale tutta.

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