Se c’è una saga videoludica che non ha bisogno di presentazioni, quella è di certo Call Of Duty. Il titolo targato Activision non è solo uno dei più longevi attualmente in circolazione, ma grazie all’alternanza dei tre team di sviluppo che operano dietro le quinte, riesce a reinventarsi ogni singolo anno (con più o meno successo), cercando di intuire le preferenze dell’utenza e andarci incontro nei limiti del possibile.
L’anno scorso è toccata a Sledgehammer Games, che con l’uscita dell’ottimo WWII ha posto un momentaneo freno all’ambientazione futuristica degli ultimi 4 anni, tornando in piena Seconda Guerra Mondiale. Conferendogli un’ottima compagna single-player e tante modalità online in continuo aggiornamento, la software house statunitense ha dimostrato ai tanti detrattori che la serie Call Of Duty è ancora capace di polarizzare l’attenzione dell’industria, come poi dimostrano i numeri riguardo le vendite e i giocatori connessi giornalmente.
Quest’anno la palla passa nelle sapienti mani dei ragazzi di Treyarch, che ancora una volta decidono di stravolgere tutto, consegnando nelle mani dell’utenza il primo capitolo della serie totalmente privo di una campagna offline. Proprio i creatori di Black Ops, una delle saghe più appassionanti del franchise, decidono che il single-player ha perso mordente, che gran parte degli appassionati ignora la campagna a favore della competizione PVP e che non ha pertanto senso insistere. Scelta coraggiosa, supportata però da un comparto multigiocatore completamente rivisitato ed arricchito quest’anno da Blackout, la personale versione Battle Royale di Call Of Duty, in cui molti intravedono l’unico vero avversario capace di tenere testa ai popolarissimi Fortnite e PUBG.
Ma Treyarch ha fatto davvero la scelta giusta, decidendo di cancellare la campagna in singolo? O alla lunga diventerà un pericoloso boomerang, che favorirà produzioni concorrenti?
Partiamo subito con l’ovvio: abbiamo detto che in questo Black Ops 4 manca del tutto la campagna single player. O meglio, sono presenti alcune celeri missioni introduttive, che hanno lo scopo di spiegarvi le singole abilità degli eroi selezionabili, attraverso scontri ravvicinati con soldati nemici. Nulla di trascendentale s’intende, ma alla fine di ogni missione sbloccherete un altro piccolo tassello della trama complessiva, che si andrà poi ad incastrare con i precedenti avvenimenti della saga.
Una manovra intelligente, già vista in altri FPS dallo stampo squisitamente multiplayer (come Unreal Tournament o Quake Arena), che non vuole essere un surrogato della compagine offline, quanto piuttosto un modo per prendere confidenza con il sistema di gioco, le specializzazioni ed un gameplay sicuramente più frenetico rispetto a WWII, uscito lo scorso autunno.
Purtroppo però, i più nostalgici non potranno che sentire la mancanza della campagna offline, in quanto gli sviluppatori di Treyarch hanno sempre svolto un ottimo lavoro da quel punto di vista, riuscendo a tessere una trama complessa e ben distribuita sulla prima trilogia.
Le statistiche parlano chiaro: ormai solo un minima parte dei giocatori di Call Of Duty completa effettivamente la modalità in singolo, ma resta comunque una sensazione ancora nuova, per certi versi straniante. Era comunque lecito aspettarsi una decisione del genere da Activision prima o poi; la vera domanda è se questo sarà un cambiamento definitivo o parte esclusiva dello sviluppo di Black Ops.
I più nostalgici sentiranno la mancanza del single player
Per la prima volta combatteremo solo nella gigantesca arena del multiplayer competitivo, arricchito da nuove modalità, oltre le classiche che conosciamo fin troppo bene. Da evidenziare anche alcuni importanti cambiamenti nella gestione delle classi e nel gameplay generale, che fortunatamente ben si amalgamano con l’anima del gioco.
Tornano gli Specialisti (10 in tutto), ognuno dei quali dotato di un’abilità unica che si ricarica col tempo, un equipaggiamento medico (poiché in Black Ops 4 la salute non si rigenera autonomamente) ed una seconda abilità che si attiva più o meno velocemente a seconda delle vostre prestazioni. Abbiamo notato subito un buon bilanciamento delle classi, così come delle abilità singole, prova che il team si è rigidamente imposto di evitare scompensi esagerati che potessero far gridare allo scandalo anzitempo.
Inutile dire che ce n’è per tutti i gusti: Ruin ad esempio è dotato di un rampino che gli consente movimenti fuori dal comune, capace di sfuggire a situazioni pericolose o sorprendere un nemico con inaudita rapidità, Battery ha dalla sua una pericolosissima granata a multi-frammentazione, Ajax può lanciare un ordigno stordente e Recon è in grado di sparare un rilevatore di movimento che consente di vedere gli avversari in uno spazio limitato. Oltre che dalle serie di punti, qui molto più distruttive del solito, i giocatori devono difendersi dalle seconde abilità degli Specialisti, che riescono quasi sempre ad alterare gli equilibri della partita, rendendo i match imprevedibili e tirati fino alla fine.
L’introduzione dei medikit poi, che di fatto ci obbliga a valutare attentamente lo scontro diretto, è secondo il nostro parere una scelta intrigante: basti pensare infatti che in Black Ops 4 anche il “time to kill” è molto più lungo rispetto a quello visto in precedenza, fattore che dilata gli scontri a fuoco in maniera percettibile dato che impiegherete molto più tempo e proiettili ad abbattere un nemico. Inoltre questi, se riesce a scampare alla morte, può facilmente ristabilirsi con la cura manuale e tornare a pieno regime come prima. Alcuni personaggi inoltre, possono fornire un significativo supporto tattico alla squadra ed adoperarsi per migliorare momentaneamente energia o equipaggiamento, mentre altri possono disporre trappole esplosive, filo spinato o barriere antiproiettile.
Se nel più classico dei deathmatch a squadre queste abilità strategiche non hanno chissà quale importanza, in Dominio, Controllo o Postazione giocano un ruolo fondamentale e spesso vanno scelte proprio per la sinergia che riescono a creare insieme sul campo di battaglia.
Tra le new entry nel calderone del multiplayer di Black Ops 4 è d’obbligo citare Controllo e Furto, due delle più riuscite modalità multigiocatore che Activision ci ha proposto negli ultimi anni.
La prima è decisamente allettante: le due squadre devono alternarsi tra conquistare e difendere due postazioni sulla mappa fino allo scadere del tempo e sfruttare il respawn limitato (per un massimo di 25 per squadra) per togliere di mezzo gli avversari. Si può quindi optare per due approcci diversi, ma è comunque consigliato avere una strategia definita e scegliere attentamente quale specialista dovrà far parte della squadra. Per la cattura non c’è nessuno più in gamba di Ajax, che con il suo scudo mobile può letteralmente scaraventare in aria chiunque si trovi sul suo cammino, mentre fa da copertura ai compagni; oppure la stessa Battery, grazie al suo devastante lanciagranate. In difesa Seraph è una scelta perfetta, dato che può collocare un punto di respawn aggiuntivo per il suo team, permettendogli di raggiungere velocemente le zone più “calde”.
Furto invece ricalca lo stile più canonico del deathmatch a squadre, ma con due sostanziali differenze, ossia nessun rientro entro la fine del round e la possibilità di derubare gli avversari per accumulare denaro ed acquistare nel corso del match nuovo e più potente equipaggiamento. All’inizio della partita infatti, tutti i giocatori partono con un’unica pistola ed una manciata di caricatori; una volta accumulato crediti a sufficienza, è possibile spenderli attraverso un pratico menù a comparsa, per comprare giubbotti antiproiettile, fucili d’assalto, perks aggiuntivi o accessori per l’arma. Ovviamente gli avversari faranno lo stesso e gli scontri si faranno via via più agguerriti. Potete ben immaginare che anche qui le abilità dei singoli giocano un ruolo marginale, in quanto il loro caricamento (dato l’esiguo numero di uccisioni e di punti) è molto più lento rispetto al normale.
Ciò nonostante, Furto è una delle novità che più abbiamo apprezzato in Black Ops 4 e siamo sicuri che sarà una modalità centrale per i prossimi capitoli della serie.
Controllo e Furto sono le new entry del multiplayer competitivo
Di fondo l’intera compagine multiplayer ci ha lasciato pienamente soddisfatti, con un pool di mappe generoso (14 in tutto, di cui 4 sono eccellenti rivisitazioni del passato, mentre la tanto attesa Nuketown verrà rilasciata a breve gratuitamente) e appositamente pensato per un tipo di scontro ravvicinato e brutale, con pochi spot per i cecchini e molteplici strettoie che sfociano in altrettanti punti nevralgici. Il bilanciamento delle armi e delle classi selezionabili è curato, così come il salire di livello che premia chi ovviamente ottiene buone prestazioni consecutive.
Ci sono poi alcune piccole variazioni nel gameplay generale: ad esempio non è più possibile utilizzare granate di alcun tipo, cosa che lascia spiazzati per i primi momenti di gioco, soprattutto per chi ha confidenza con il brand. In compenso gli sviluppatori hanno inserito la cosiddetta nebbia di guerra, permettendo ai giocatori di rilevare i nemici attivi solo in un limite spaziale ben definito. Tante piccole accortezze che stimolano anche i giocatori più navigati a reinventarsi ed adattarsi, per non soccombere tra le macerie del passato.
Ma l’annuncio che ha messo sull’attenti l’opinione pubblica nei confronti di Black Ops 4 è stato sicuramente Blackout, la modalità Battle Royale che per la prima volta entra di diritto in un brand tripla A come quello di Activision.
Se non conoscete le regole del genere videoludico più in voga del momento, ve lo spieghiamo in pochi parole: 100 giocatori (chi più, chi meno a seconda della produzione) si paracadutano in un’enorme area di guerra. Una volta a terra, dovranno rifornirsi di armi, medikit, corazze e kit di sopravvivenza per prepararsi ad uno scontro senza esclusione di colpi, cercando di rimanere vivi il più a lungo possibile. Giochi come PlayerUnknown’s Battlegrounds e Fortnite hanno costruito un’autentica fortuna su questa tipologia di multiplayer competitivo e Call Of Duty non poteva proprio esimersi dal presentare al pubblico la sua personalissima versione di battle royale.
E fortunatamente, tutto lo sforzo e l’impegno della software house ha portato un risultato incredibilmente soddisfacente. Blackout funziona e funziona bene, diventando quindi la chiusura perfetta per un’offerta multiplayer attualmente senza precedenti. L’area è incredibilmente vasta, caratterizzata da alcuni scorci ripresi dalle mappe online più famose della saga e gli equipaggiamenti son ben distribuiti ovunque, permettendo a tutti i giocatori (salvo sfortunate eccezioni) di poter competere da subito ovunque si atterri imbracciando un fucile, un paio di bende per il pronto soccorso ed un’armatura di base. Inevitabile è il paragone con i diretti concorrenti, soprattutto con PUBG con il quale Black Ops 4 condivide un’anima shooter molto più marcata e realistica rispetto a Fortnite.
Blackout è la battle royale che stavamo aspettando
Ebbene, il battle royale di Activision vince per una maggior immediatezza, un menù più intuitivo ed un’immedesimazione senza pari, grazie alla visuale in prima persona che di fatto rende impossibile ruotare le telecamera per un vantaggio personale. Anche in questo caso, giocata in gruppo di due o quattro persone, Blackout è ancora più galvanizzante, dimostrandosi non un maldestro tentativo di cavalcare il successo del momento, ma una modalità a tutto tondo, con tanto di eventi speciali ed aggiornamenti in dirittura d’arrivo.
Rimangono purtroppo alcuni problemi di stabilità (anche su macchine performanti come Xbox One X o PS4 Pro) che talvolta riducono le prestazioni globali e il dubbio sull’effettivo futuro di questa modalità nei prossimi capitoli della serie, che ricordiamo sono sviluppati da team differenti.
L’ultima e sostanziosa porzione della produzione Treyarch è ovviamente la campagna Zombi, che in questo quarto capitolo si sdoppia tra Etere e Caos, due sequenze narrative che offrono molteplici scenari da affrontare singolarmente.
Le basi sono le medesime rispetto ai precedenti episodi: 4 intrepidi avventurieri (Scarlett, Diego, Bruno e Shaw) si ritrovano loro malgrado coinvolti in sinistri rituali e oscuri incantesimi con lo scopo di riportare in vita i morti. Inizia quindi un’avventura ricca di scontri brutali, manufatti magici, elisir e innaturali nemici, che questa volta si arricchisce ulteriormente di nuove meccaniche tutte da scoprire.
Obbligatorio infatti è il tutorial, sia per apprendere tutte le novità, sia per dare un’occhiata alle suggestive ambientazioni proposte quest’anno. E lasciatevelo dire, quest’anno Treyarch ci ha sinceramente stupito, con una moltitudine di ambientazioni molto ispirate, da vascelli maledetti ad arene mitologiche, da prigioni infernali a cittadine disperse in mezzo al nulla. Tutto sembra essere uscito da un racconto dell’orrore e la cura con cui ogni dettaglio è stato appositamente creato è davvero stupefacente.
Non si tratta certo di una rivoluzione del genere, in quanto lo scopo ultimo del gioco è sempre quello di sopravvivere il più a lungo possibile ad una serie di ondate di zombi sempre più resistenti, grossi e affamati. Ma le novità introdotte ci permettono di gestire ogni partita in modo differente, soprattutto se si è in compagnia di un gruppo affiatato. La ripetitività di fondo c’è e per questa modalità ci sarà sempre, ma alternata al resto dell’offerta ludica può durare per parecchio tempo.
Dal punto di vista tecnico, Black Ops 4 non fa gridare al miracolo
Tecnicamente Black Ops 4 non fa certo gridare al miracolo, concentrandosi molto sulla sostanza e ben poco sulla forma, eccezion fatta per Zombi che visivamente è di sicuro la modalità più maestosa.
Le texture non sono quasi mai di alto livello, né quelle osservabili sui modelli poligonali principali, né quelle ambientali. Gli effetti di luce e particellari non sono eccezionali, ma fanno il loro, soprattutto nel multiplayer competitivo, un po’meno in Blackout che purtroppo è la sezione che maggiormente soffre dal punto di vista grafico.
Fortunatamente tutto nel gioco gira a 60 fps stabili, fattore che influisce positivamente sul ritmo e sulla qualità generale: d’altronde non potevamo aspettarci niente di meno da una saga che ha sempre puntato al massimo, almeno sotto questo punto di vista. Buono anche il doppiaggio italiano (iconiche le voci degli Specialisti che talvolta si scambiano battute in-game), mentre il sonoro è forse qualitativamente inferiore rispetto alla media per quanto riguarda il realismo delle armi e la colonna sonora rispecchia perfettamente lo stile del titolo.
Call of Duty Black Ops 4 dimostra a tutti che un buon videogioco può esser ricercato e trovato non solo nella campagna single player. L’eliminazione di quest’ultima in favore di una compagine multiplayer più completa che mai si dimostra una scelta ragionata e vincente, che premia sotto tutti i punti di vista lo sparatutto targato Activision. Il multigiocatore competitivo classico si arricchisce ulteriormente di interessanti modalità e nuovi spunti nel gameplay, la cui formula non viene stravolta, ma solo aggiornata. Blackout è esplosiva, genuinamente intuitiva ed assuefacente dopo poche ore di “rodaggio”: che siate da soli o in gruppo, la battle royale di Black Ops vi saprà conquistare e chissà che non inizi seriamente ad imporsi come nuovo baluardo del genere, scavalcando i due pesi massimi di sempre. Anche la modalità Zombi risulta ben tornita ed appagante, con tante possibilità ed una marea di nuovi contenuti che giovano ad una formula di gameplay che forse iniziava a stufare. Call Of Duty si dimostra ancora una volta uno dei migliori shooter online in circolazione, sinonimo di un’indubbia qualità che, nonostante l’uscita annuale, pare non arrestarsi tanto facilmente. |