A sei anni dal terzo capitolo, Omega Force ci riporta nel suo “Dynasty Warriors fantasy”, quel Warriors Orochi che prende la formula tipica della serie e del genere coniato dallo studio giapponese anni or sono e perpetrato a suon di decine e decine di capitoli, spin-off e contaminazioni con celebri serie (The Legend of Zelda e Fire Emblem, per citarne alcune).
“Fantasy” perché se sia Dynasty che Samurai si prefiggono di raccontare con rigore la storia dei Tre Regni (romanzando al massimo la tracotanza dei condottieri-eroi che la interpretano), in Warriors Orochi il team si è sempre potuto sbizzarrire, tanto in termini narrativi quanto, soprattutto, in termini ludici.
Basti pensare che con questo nuovo episodio ha persino infranto un record, merito dei 170 (!) personaggi giocabili, una cosa mai vista in un action (e nello specifico in un hack’n’slash), il che la dice lunga sull’approccio “senza freni”. Ma basteranno ad alleviare i soliti problemi che affliggono la serie, e in generale il genere?
Per giustificare questo “pentolone” di condottieri, Omega Force ha ben pensato di buttare in mezzo anche un pizzico di mitologia greca: dalla cima dell’Olimpo, Zeus decide di scombussolare il tessuto spazio-temporale (come già accaduto in passato nella serie) per creare un nuovo mondo, un “reset” che crea una realtà parallela in cui si ritrovano, loro malgrado, guerrieri di diverse epoche, regioni, dinastie e fazioni differenti, anche avverse (tratti da tutte e tre le serie “Warriors”).
Il fato, e la necessità di recuperare dei potenti braccialetti utilizzati nel rituale, troppo potenti e pericolosi per finire nella mani sbagliate, li costringe a sfidarsi, ma anche a far fronte comune contro minacce ed eserciti sovrannaturali, guidati da volti noti ai fan di vecchia data (evitiamo di entrare nei dettagli per non spoilerarvi elementi della narrazione).
Si nota da subito una maggiore impronta di personalizzazione, quasi da GDR
Avanzeremo di area in area combattendo contro nuovi nemici che, una volta calmati i toni, diventeranno amici, ognuno dei quali da arruolare, potenziare e controllare, in un’infinità di party combinati, composti da tre elementi portanti (intercambiabili in partita) e da quattro di supporto (tranquilli, potrete testare le varie combinazioni in apposite battaglie di allenamento, piccole arene con spawn infinito di nemici).
Si nota da subito una maggiore impronta di personalizzazione, quasi da GDR, che per quanto limitata e poco profonda, offre comunque qualche stimolo in più per sperimentare: dal menu principale dello Story Mode si possono infatti cambiare costumi, potenziare il “campo base” e donare bonus al party (investendo gemme e cristalli ottenuti in battaglia), far livellare i generali (con i punti “Crescita” accumulati) e sbloccare abilità e miglioramenti, ed equipaggiare nuove armi via via più potenti, nelle quali è anche possibile infondere elementi e buff permanenti, grazie ad un crafting system (che prevede anche la possibilità di smantellamento e distruzione) vero e proprio. Si tratta però di interventi minimi, in particolare lato skill, come, perlopiù, semplici bonus ad attacco e difesa, che pur offrendo qualche stimolo più, lasciano un po’ di amaro in bocca per la loro superficialità.
È in battaglia che invece le cose sono cambiate e in meglio: oltre ai canonici attacchi (normale, potenziato, e la speciale mossa musou), si possono infatti sprigionare potenti magie associate ai “Tesori Sacri” posseduti da ognuno dei condottieri, che gli permettono di realizzare attacchi imponenti e scenografici (incluso uno “collettivo” che devasterà chiunque si trovi nei paraggi), peraltro concatenabili (grazie alle Switch Combo), cambiando nel bel mezzo di una combo il personaggio (tra i 3 del party), facendo così salire l’hit counter alle stelle.
In Warriors Orochi 4 non si limita ad essere un semplice numeretto: superando infatti la soglia dei 300 e dei 1000 colpi consecutivi, gli attacchi magici diventeranno via via più potenti, e sarà quindi importante mantenere il ritmo (per raggiungere più velocemente un nuovo gruppo di nemici c’è sempre il nostro fido cavallo, tranquilli). Come se non bastasse, bisogna trovarsi proprio in quel range di colpi per potersi assicurare le “Lacrime degli dei”, uno speciale oggetto lasciato da degli speciali spiriti (Chaos Origins, indicati nella mini-mappa) che permette di attivare la classica Rage e infliggere ancora più danni. Ciliegina sulla torta è indubbiamente la possibilità far scendere in battaglia veri e propri eroi e divinità di molteplici pantheon, da Atena ad Odino, passando per Ares e Perseo, i cui attacchi devastanti faranno la differenza.
Warriors Orochi 4 è un buon punto di partenza per avvicinarsi alla serie, ma resta ancora difficile consigliarlo a tutti
Non che serva così tanto, in realtà, visto che al livello normale, l’IA resterà quella di sempre: vuota e spenta carne da macello. Salvo qualche generale, tra parate e combo insidiose, il livello di sfida di orde ed orde di soldati, sia umani che “extraterreni”, è davvero ridotto al minimo, e per quanto le novità in termini di gameplay offrano dei combattimenti sempre più tattici, ma anche fluidi e scenografici (complice anche un comparto grafico finalmente al passo coi tempi), si ha costantemente la sensazione di poter comunque trionfare semplicemente premendo Quadrato all’infinito.
Una sensazione di stantio che non viene stemperata dall’altra, unica modalità extra disponibile, ovvero Battle Arena, una sorta di capture the flag, Omega Force style, che lascia però il tempo che trova, tanto offline quanto online. E a proposito di brutte notizie, per quanto il motore di gioco offra un colpo d’occhio indubbiamente più piacevole rispetto al passato, permangono sporadici pop-up di gruppi di nemici, compenetrazioni, e cali di frame-rate nel vivo delle battaglie più affollate.
Per i fan sfegatati, Warriors Orochi 4 è manna dal cielo, ma resta ancora difficile consigliare a tutti un simile tipo di esperienza (soprattutto ai non anglofoni: non è localizzato in italiano), così ripetitiva, ma dal fascino tutto suo. La trama è interessante, così come le novità apportate e le mille opzioni offerte da una mole così vasta di personaggi giocabili, ognuno con armi, attacchi e feeling propri, che lasciano spazio anche a stimolanti sperimentazioni, ma il button mashing furioso e a tratti fine a se stesso può non risultare così appetibile a lungo andare, una volta esaurita l’esaltazione dovuta all’aver appena massacrato un migliaio di soldati nemici. Warriors Orochi 4 però è sicuramente un buon punto di partenza per avvicinarsi alla serie e ai suoi tanti spin-off, molto più del parzialmente deludente Dynasty Warriors 9, oltre che un passo nella direzione giusta verso l’ammodernamento della saga, i cui anni sul groppone si iniziano a far sentire. |
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