Qualche mese fa Dark Souls Remastered è arrivato su console e PC. Nintendo Switch ha dovuto attendere un po’ di più, ma per vedere il capolavoro di From Software affacciarsi su una console Nintendo, avremmo probabilmente aspettato ancora di più.
Dopotutto Dark Souls è un cult, un titolo capace di segnare un prima e un dopo nel mondo dei videogiochi. Così, dopo averlo scaricato sulla mia console, mi sono chiesto: cosa avrò mai da dire ancora su questo gioco? Bella domanda, me del passato; Dark Souls Remastered arriva su Switch e non lo fa in modo troppo differente rispetto a PS4 e Xbox One.
La recensione di quella versione la trovate seguendo questo link, ed è sicuramente più adatta a capire in toto il senso di questa versione “Remastered”. Però qualcosa da dire ce l’ho, ed è giusto lasciar la parola a lei, il mio personaggio.
Avviato il gioco, Dark Souls Remastered ci getta nel classico editor: si può scegliere il sesso e regolare i parametri fisici e d’aspetto, ma anche scegliere il tipo di classe e in un certo senso il modo in cui decideremo di approcciare la partita. Il mio personaggio si chiama Dua Lipa, come la cantante, perché quando non è impegnata a cantare in giro per il mondo è un Non morto prescelto a tenere viva la fiamma (se vi state chiedendo perché l’ho chiamato così, IDGAF ndr). Così il viaggio per Lordran ha inizio, tra gigantesche creature e temibili avversari, per ambientazioni inospitali e visivamente deprimenti.
Dark Souls Remastered non perde un briciolo della cifra stilistica dell’originale, con quel fantasy medievale che sembra uscito da un dipinto incredibilmente realistico. Così, ho esplorato di nuovo questo malato viaggio nella caduta degli uomini, che diventano esseri vuoti e impazziscono seminando caos in un mondo già perduto. Mistero e scoperta, due paradigmi della serie From Software.
Se anni fa mi avreste detto che avrei giocato Dark Souls su una console portatile, vi avrei riso in faccia tirandovi un prepotente schiaffone sulla spalla.
E se nel mistero dei non morti e dei falò che vanno accesi per preservare la fiamma mi ero già immerso a fondo, la scoperta c’è stata quando ho realizzato di star davvero giocando Dark Souls Remastered su Nintendo Switch, in modalità portatile. Mentre ascolto New Rules attraversando la Città Infame con Dua Lipa, penso a come Nintendo le regole le abbia riscritte a modo suo.
Laddove prima sognavamo di giocare Doom o Wolfenstein su una console portatile, ora quella fantasia è diventata realtà e normalità. Se anni fa mi avreste detto che avrei giocato Dark Souls su una console portatile, vi avrei riso in faccia tirandovi un prepotente schiaffone sulla spalla.
Dark Souls Remastered si comporta bene su Switch, lo fa rinunciando a parte delle migliorie introdotte nelle versioni maggiori, su Playstation 4 e Xbox One. Naturale, vista la minore potenza della console. Ma allo stesso tempo quasi impercettibile, visto che le fondamenta dell’esperienza restano le stesse. La risoluzione alterna 720p a 1080p a seconda che lo giochiate in portatile o sulla tv, mentre il frame rate resta (per buonissima parte del tempo) ben fisso a 30 frame per secondo.
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Il lavoro grafico, a occhio, mi è sembrato più vicino alle versioni della scorsa generazione più che alla versione Remastered, la qualità delle texture e degli effetti è inferiore, così come dell’illuminazione (probabilmente non volumetrica, come le altre versioni). Il colpo d’occhio è meno definito quindi, ma assolutamente godibile considerando che si tratta comunque di un restauro estremamente limitato che ha come base un gioco di 7 anni fa.
Da un punto di vista prettamente di “feeling”, la sensazione è che Nintendo Switch non sia propriamente adatta a un titolo come Dark Souls Remastered: i controlli sono precisi, ma gli analogici non hanno la stessa resistenza di un normale pad e a volte si “scivola” e ci si muove con meno precisione. Sicuramente non comodissima la modalità portatile, che per quanto utile e affascinante (la vibrazione dei joycon col Rumble HD legata ai danni ricevuti è divertentissima), sente il peso dello schermo su cui gira.
Al netto di qualche compromesso tecnologico su Switch il capolavoro From Software si gioca che è un piacere
Con le sue ambientazioni scure e la quantità di dettagli in lontananza, in determinati ambienti si fa fatica ad avere pieno controllo della situazione, dove sarebbe meglio prediligere uno schermo ampio e limpido. Non mancano invece le migliorie introdotte in questa versione: l’opzione di utilizzare oggetti in più quantità contemporaneamente, risoluzione di alcuni bug e glitch (ma non tutti) e in generale un’esperienza di gioco più stabile in tutti i sensi.
Perché Dark Souls Remastered punta ad essere esattamente quel cocciuto e difficile gioco che conoscevamo, o di cui avete sempre sentito parlare ma con reverenziale timore non avete mai osato affrontare. Ci si fa strada tra nemici di ogni genere per ambientazioni dal design complesso, incredibilmente stratificato e interconnesso. Si sviluppa il personaggio secondo alcune delle regole più note dei giochi di ruolo, tra livelli e punti da assegnare. Ma ciò che conta è spesso la propria abilità nell’affrontare i tranelli e le difficoltà che il gioco vi pone, senza mai tenervi per mano, durante tutto il viaggio per la terra di Lordran.
A tenervi per mano potrebbero essere i vostri amici, o degli sconosciuti incontrati per caso. Con il sistema di password e i server dedicati, evocare ed essere evocati per giocare in coop e superare alcune delle sfide più ardue in compagnia è ancora più facile. E con l’introduzione della modalità arena 3 contro 3, le sfide tra giocatori possono rivelarsi entusiasmanti e piuttosto epiche, a patto di non incontrare personaggi potentissimi che vi randellano al primo passo.
Dark Souls Remastered arriva per la prima volta su una console Nintendo, e il fatto che sia Switch non può che essere un matrimonio felice. Al netto di qualche compromesso tecnologico, con 30fps e una definizione grafica inferiore; ma anche di praticità, con una modalità portatile non sempre comodissima, su Switch il capolavoro From Software si gioca che è un piacere. Le migliorie introdotte nella versione remastered si sentono anche qui, e rendono la versione “Nintendosa” probabilmente una delle più interessanti per approcciarsi al titolo. Potete giocarlo dove volete, prestando sempre attenzione a morire nel gioco e non nella vita reale: troppo presi dallo scontro contro un boss per concentrarvi su chi avete di fronte sul treno. La possibilità di utilizzare l’amiibo del noto Solaire è poi una gradevole chicca. Confermando la versione Switch di Dark Souls Remastered abbastanza peculiare per essere presa in considerazione, anche dopo svariati mesi dalla release originale. |