Onimusha: Warlords – Recensione

Non tutte le serie videoludiche vivono per stare al passo con le generazioni di console, limitandosi a fare il loro tempo per poi precipitare nel dimenticatoio. Per ciascun Super Mario o The Legend of Zelda, sempre in rilievo e sprizzanti vitalità, abbiamo esempi come Onimusha: opere che hanno saputo distinguersi su una o due console, salvo poi scomparire nel nulla… almeno fino a oggi. L’annuncio nell’agosto dello scorso anno da parte di Capcom di Onimusha: Warlords rimasterizzato per PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch ha seguito di qualche mese il deposito da parte dell’azienda di marchi Onimusha in varie regioni, con riferimento a servizi di videogiochi online. Una mossa che lascia aperta anche la possibilità di titoli per cellulare, come è successo con la scottante delusione dovuta ad Alien: Blackout, ma non si può certo negare che la decisione di riproporre proprio il primo capitolo della serie sia casuale.

Attualmente alle prese con l’imminente Resident Evil 2 e a seguire nel mese di marzo Devil May Cry 5, è improbabile che Capcom possa o voglia concentrarsi in tempi brevi su un eventuale rilancio di Onimusha con un titolo nuovo di zecca, tuttavia per alleviare un’attesa si spera fruttuosa permette ai fan di vecchia data di fare un tuffo nella nostalgia e ai giocatori odierni di conoscere un progetto che, guarda caso, sarebbe dovuto essere uno spin-off proprio di Resident Evil prima di prendere una strada propria. Combattimento all’arma bianca in terza persona con un pizzico di risoluzione enigmi, il tutto coronato da una storia che affonda le radici nel mito giapponese, Onimusha è una serie ricordata per il suo senso dello stile, un gameplay vecchia scuola e una narrazione piuttosto evocativa che fa da contraltare a una accuratezza storica abbastanza limitata. Senza la pretesa di essere un gioco perfetto, Onimusha: Warlords è una remaster ben realizzata, al netto di alcuni difetti tollerabili.

L’era PlayStation 2 è stata teatro di sperimentazioni. Più o meno qualsiasi studio di sviluppo era in fermento per l’avvento di una nuova tecnologia che avrebbe permesso loro la creazione di titoli più estesi e, ammettiamolo, in virtù di queste numerose possibilità anche più divertenti. Capcom in quel periodo è stata fra i più brillanti grazie a progetti davvero di pregio e fra questi l’unicità di Onimusha spiccava più di altri, perché stava cercando di realizzare cose in cui nessun altro si era cimentato prima. Rivederlo adesso, con una grafica rifinita e più luminosa, ci permette di apprezzare fino in fondo le particolarità di un gioco già fantastico all’epoca.

Come dicevamo, non si può parlare di un titolo perfetto (nessuno lo è mai veramente), tuttavia riesce a essere incredibilmente valido a distanza di diciassette anni dimostrandosi forse un po’ datato nella semplicità del suo gameplay generale, ma comunque meritevole di essere rigiocato. Non è raro, nel recuperare a distanza di ben due generazioni di console un gioco che ci ha fatto impazzire, notare difetti di cui non siamo stati consapevoli all’epoca. Per Onimusha: Warlords non è così, è lo stesso bellissimo hack ‘n’ slash del 2001 aggiornato con alcune graditissime migliorie come la risoluzione 1080p e il supporto al widescreen per citarne un paio – i nostalgici potranno comunque impostare il formato originale del gioco in 4:3. Forse hanno lavorato leggermente sui comandi per renderli appena più responsivi, il che non guasta affatto, ma al di là di questo siamo di fronte a quel piccolo vecchio miracolo che Keiji Inafune e Jun Takeuchi portarono alla vita assieme al loro team.

Onimusha: Warlords è un classico del suo tempo, oggetto probabilmente della migliore rimasterizzazione possibile.

Perché, nel caso non ricordaste, la struttura à la Resident Evil mantenuta anche in Onimusha: Warlords era sicuramente più adatta a un survival horror che non a uno di stampo più action: la staticità degli sfondi bidimensionali e prerenderizzati obbligava all’uso della telecamera fissa, che al di là di qualche inquadratura affascinante avrebbe pesato troppo su un sistema di combattimento dal ritmo così sostenuto come quello in gioco. Invece il risultato finale sorprese tutti, dando vita a un titolo in qualche modo rivoluzionario per l’epoca – o forse sarebbe più corretto definirlo intraprendente, perché ci volle davvero un bel coraggio a osare e credere in qualcosa che le premesse non vedevano troppo bene. Ebbe dunque origine la storia di Samanosuke Akechi, che a seguito dell’uccisione in battaglia del crudele signore feudale Oda Nobunaga, intraprese assieme alla kunoichi Kaede una missione per salvare la principessa Yuki: eventi misteriosi avevano colpito il castello di Inabayama e si scoprirà essere opera di demoni assetati di sangue, fautori di un complotto al quale solamente Samanosuke e Kaede possono porre fine.

Per invogliare anche i meno esperti a immergersi in questo racconto dal sapore di una leggenda, il “nuovo” Onimusha: Warlords ha messo a disposizione la modalità Facile fin dal principio, quando invece nell’originale si sbloccava solo dopo un cospicuo numero di game over in qualunque punto del gioco. Inoltre, per equilibrare il look&feel affinché si sentisse quanto più moderno questa rimasterizzazione consenta, è stato aggiunto il supporto allo stick analogico per un movimento istintivamente più semplice e veloce secondo un sistema di controllo screen relative; anche qui, se voleste giocare l’avventura il più fedelmente possibile all’originale seguendo il modello character relative vi basterà utilizzare la croce direzionale. Nulla di più facile. Questi accorgimenti non svecchieranno certo un gameplay che non può nulla contro il peso degli anni, ma Onimusha: Warlords è un gioco ancora in grado di divertire nella sua evidente brevità ed è questa la cosa più importante. Consideriamolo come un piccolo antipasto in attesa, con un pizzico di speranza, in un futuro rilancio del brand da parte di Capcom una volta pubblicati RE2 e DMC5.

Conclusioni

Onimusha: Warlords è un classico del suo tempo, oggetto probabilmente della migliore rimasterizzazione possibile. Dal punto di vista estetico niente da eccepire, tutto è più nitido e gode di una maggiore illuminazione rispetto all’originale, mentre lato gameplay permane una zoppia imputabile ovviamente allo scorrere del tempo. Diciotto anni sono tanti e Onimusha: Warlords fa del suo meglio per presentarsi a testa alta ed essere ancora rigiocabile; e lo è senza dubbio in termini di combattimento, che fa pensare all’incredibile lavoro svolto nel 2001 in un contesto che non avrebbe permesso tutta la fluidità invece dimostrata. A carattere generale invece bisogna ammettere che la vecchiaia si fa sentire, tuttavia ciò non impedisce al gioco di essere un recupero consigliato per chi l’ha apprezzato all’epoca – grazie anche al prezzo consono di 19,99 euro. I nuovi giocatori potrebbero invece considerarlo se vogliono riscoprire una perla del passato.

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