Judgment – Recensione

Su PlayStation 4 la serie Yakuza ha guadagnato una seconda giovinezza, una florida rinascita che ha portato le avventure criminali di SEGA verso i nostri lidi. In Europa ormai è possibile giocare (quasi) tutti i titoli del leggendario Yakuza Kazuma Kiryu, ma il successo di critica e pubblico della serie ha fatto arrivare fino a qui un altro titolo piuttosto interessante.

Sviluppato dallo stesso team e ideato dallo stesso creatore di Yakuza, Judgment arriva in Europa in formissima. Lo spin-off giunge infatti qui dopo appena un anno dalla release originale, con il doppio audio (inglese e giapponese) e con addirittura una traduzione italiana dei testi. Ma Judgment a modo suo è molto diverso da quell’avventura criminale: è un thriller investigativo dove impersoneremo un avvocato. O meglio, un ex avvocato.

Takayuki Yagami era uno dei migliori nello studio legale dove lavorava, ricercatissimo da tutti e apprezzato dai colleghi. Il suo caso più recente lo porta a scagionare un uomo accusato di omicidio: un caso impossibile che nessuno avrebbe mai preso in considerazione. Peccato che dopo essere stato scagionato, l’uomo ha compiuto un gesto efferato nei confronti della sua fidanzata.

Con una carriera distrutta e i sensi di colpa per quella donna innocente, il nostro Yagami lascia l’avvocatura per gettarsi nel campo delle investigazioni private. Così hanno inizio le avventure per le strade di Kamurocho del nostro detective Yagami. Nonostante si sviluppi in capitoli e abbia una durata complessiva piuttosto generosa (12 capitoli, parliamo di decine e decine di ore a seconda del vostro investimento nelle attività secondarie), Judgment ha un tono un po’ diverso dal nostro amato Yakuza.

Il tribunale è un microcosmo a sè fatto da violenze verbali e da una sottile partita a scacchi giocata con astuzia e subdoli intenti

Non c’è nessun Kazuma Kiryu, eroe e antieroe dedito alla causa e all’onore, ma soprattutto alla famiglia. Per quanto determinato e testardo, Yagami è un personaggio riflessivo e a suo modo pacato, che viaggia tra i sensi di colpa e la voglia di una possibile redenzione. Dialoghi e scambi di battute tra i personaggi in puro stile Yakuza raggiungono livelli qualitativi elevati, sono spesso intensi e mostrano tutta la complessità dei personaggi messi in scena.

Del resto, pur senza armi o pugni, il tribunale è un microcosmo a sè, fatto da violenze verbali e da una sottile partita a scacchi giocata con astuzia e subdoli intenti. Quella di Judgment è una storia inusuale e assolutamente affascinante per il genere, un thriller che mescola azione e investigazione in modo magistrale, pur essendo inserito in meccaniche e idee già viste e perfezionate nella serie Yakuza.

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Il combattimento in Judgment si adatta esattamente a quello visto nella serie sopracitata, soprattutto Yakuza 0, con cui condivide la meccanica dei due stili di combattimento: uno adatto a prendere a pugni e calci un vasto numero di nemici, mentre l’altro (cosiddetto della Tigre) è più adatto per affrontare un singolo nemico nel modo più efficace possibile. Parliamo di stili di combattimento piuttosto basilari, con combo da collegare tra attacchi leggeri e pesanti e tutta una serie di combo speciali e interazioni ambientali (con oggetti o con lo scenario circostante) che aggiungono pepe e possibilità ad ogni scontro.

Torna la possibilità di acquisire abilità spendendo i PT ottenuti combattento per strada o completando diverse attività secondarie. Acquistarle significa ampliare il proprio repertorio di colpi disponibili, aumentare le statistiche o più semplicemente sbloccare attacchi contestuali speciali per ogni evenienza, che sia malmenare un paio di nemici contemporaneamente roteando su sè stessi con un calcio rotante o prende a biciclettate un povero malcapitato.

Sotto la scorza da free roaming e action c’è tutta una polpa fatta di investigazione, interazioni e dialoghi con scelte che lo discostano da quel già visto.

Per quanto lontano dalla profondità del citato Yakuza 0, Judgment diverte e fa il suo dovere di action in terza persona, nonostante la fluidità dei movimenti non sempre all’altezza e precisa limiti a volte il piacere di questi scontri. Un problema già riscontrato in Yakuza 6, insieme ad una ripetitività di fondo notevole ma anche insita nel genere di appartenenza.

Fortunatamente, Judgment non è Yakuza e quindi ha dalla sua una serie di elementi collaterali che gli permettono di distinguersi e di avere una voce e uno stile proprio. Kamurocho è un quartiere fittizio di Tokyo, vivo e fatto di luci e ombre, ricco di tantissimi negozi e attività secondarie, di sale giochi e di donzelle seminude da conquistare. Ma sotto la scorza da free roaming e action c’è tutta una polpa fatta di investigazione, interazioni e dialoghi con scelte che lo discostano da quel già visto.

Kamurocho è esattamente lo stesso a livello visivo e artistico: affacciarsi a Judgment avendo già giocato i più recenti Yakuza significa scontrarsi inevitabilmente con la sensazione di familiarità o di opprimente già visto. Quando vi ritroverete in un inseguimento per le sue strade però, a colpi di quick time event, quella sensazione farà spazio ad un generale sgomento per un titolo così inusuale e così spiccatamente ed esageratamente giapponese.

Judgment è un grande gioco!

Sezioni di inseguimento faranno spazio a pedinamenti dove l’essere discreti sarà fondamentale, piuttosto che a scassinare porte per accedere ad aree chiuse o utilizzare (letteralmente) il drone per esplorare un’ambientazione e raccogliere indizi. Il tutto con soluzioni estetiche accattivanti, con una prima persona che vi permetterà di osservare le scene del crimine o di interesse per cogliere dettagli più specifici. Judgment sembra davvero un thriller investigativo: una strana sensazione che non è stata spesso esplorata nei videogiochi, almeno non in questa forma.

Spesso dovremo interrogare dei sospettati o semplicemente dei personaggi di interesse: porre le domande giuste vi farà guadagnare più punti o cogliere dettagli utili; Judgment è un titolo dalla narrazione piuttosto lineare, nonostante alcune di queste scelte possano essere fini a se stesse. A guadagnarne è l’immedesimazione e la profondità della psicologia del nostro protagonista Yagami.

Conclusioni

Judgment è un grande gioco, intrattiene e appassiona per tutta la sua durata ed ha dalla sua una serie di caratteristiche che lo rendono unico nel panorama odierno. Nonostante sia estremamente derivativo (ed è uno dei suoi difetti più grandi) dell’eredità lasciata da Yakuza, riesce a trovare una sua idendità ben precisa con qualche accorgimento sul gameplay e sulle interazioni con il mondo di gioco.

Kamurocho è sempre bello e affascinante e il Dragon Engine è bellissimo da vedere e stabile da giocare. Inseguimenti, pedinamenti, dialoghi e scelte intense rendono Judgment un titolo da acquistare assolutamente, anche alla luce di una narrazione thriller che tiene sulle spine come un’ottima serie tv. La differenza è che qui si gioca, e anche parecchio.

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