Della qualità stellare di Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta ve ne avevamo già parlato in occasione dell’uscita della versione PS4, risalente allo scorso settembre (qui http://www.gamesoul.it/dragon-quest-xi/dragon-quest-xi-echi-di-unera-perduta-recensione/ trovate la nostra recensione originale). E se vi dicessimo che il prossimo settembre (il 27, per essere più precisi) avrete modo di giocare la sua monumentale mole di ore anche in completa mobilità?
Sta infatti per arrivare in versione Switch in Europa, in una edizione “Definitiva” che, tra feature esclusive della versione 3DS uscita in Giappone e tutta una serie di nuovi contenuti e accorgimenti che migliorano l’esperienza generale, offre ben più di una scusa all’acquisto (o al riacquisto) sia a chi la attendeva per poter finalmente approcciare questo pantagruelico (e splendido) JRPG con maggiore libertà, sia ai fan sfegatati che hanno già macinato decine di ore in occasione dell’uscita originale, ma non riescono ancora a farne a meno.
Quella più palese, oltre a quella più scontata garantita dalla console stessa (ovvero il poterci giocare letteralmente ovunque, che non è comunque un fattore da sottovalutare, visto che stiamo parlando di un titolo che richiede minimo 50-60 ore per poter essere completato), è la possibilità di vivere l’intero gioco in modalità 2D: un completo restyle grafico che pesca a piene mani dal passato 16 bit della saga, con party, mondo di gioco e schermate di combattimento dall’irresistibile sapore vintage.
Il team ha di fatto ricostruito pixel per pixel l’intera avventura, un’extra un po’ assurdo (vista la mole di lavoro che avrà richiesto), ma che paradossalmente rappresenta uno dei motivi principali per giustificare l’acquisto, almeno per coloro che lo hanno già giocato in 3D su PS4. Le vicende restano quelle, ma visivamente cambia molto, e sembra quasi un nuovo gioco (complice anche, ad esempio, il ritorno della casualità dei combattimenti nella parte open-world). L’unico, lieve inghippo, comprensibile vista la mole del gioco, è l’impossibilità di cambiare lo stile in qualsiasi momento (come nei recenti Wonder Boy, ad esempio), ma va fatto presso appositi checkpoint. Nulla di drastico, comunque.
Ci sono poi tante piccole ma ingegnose trovate che semplificano e non poco la vita, totalmente opzionali, così da lasciare agli hardcore gamer la possibilità di goderselo in ogni sua sfumatura, rendendo le cose più facili per chi invece ha meno tempo da dedicargli: si possono velocizzare i combattimenti (“Fast” e “Ultra-Fast”), una soluzione utile per sessioni di grinding mordi e fuggi anche quando si hanno solo 10 minuti a disposizione (e la portabilità di Switch aiuta in tal senso), ma anche per rendere meno tediosa l’avventura per chi ci ha già giocato, ad esempio, e c’è inoltre un comodo menù, creato ad hoc per questa versione, che permette di utilizzare la Forgia per il crafting in qualsiasi momento (non serve quindi tornare ogni volta in una città per usufruirne), di evocare il cavallo (o la creatura da cavalcare), di attivare la Photo Mode e di controllare se/quanti tesori ci sono ancora in giro.
Questa versione definitiva include tante piccole ma ingegnose trovate che semplificano e non poco la vita
Per chi crede che anche l’orecchio, oltre all’orecchio, debba avere la sua parte, c’è il dual audio per poter selezionare il doppiaggio tra inglese e giapponese, ma soprattutto una nuova versione della colonna sonora, completamente orchestrata, altra esclusiva di questa edizione definitiva. Se preferite delle fredde tastiere potete sempre cambiare, ma la vera orchestra si sente eccome, donando ancor più profondità ed epicità all’accompagnamento sonoro.
Ci è stato confermato che verranno inclusi anche nuovi contenuti narrativi, legati perlopiù al protagonista, ma non abbiamo avuto modo di provarli nel nostro breve tempo passato con il gioco.
Con giochi così vasti e impegnativi (dal punto di vista del tempo), il semplice fatto di poterli giocare in modalità portatile vale spesso, da solo, l’acquisto, anche quando si deve scendere a qualche compromesso tecnico (nella modalità docked – l’unica provata – la grafica non era certo il punto forte del gioco). In questo caso però Square-Enix ha reso il pacchetto ancora più ghiotto, con novità forse non così eclatanti (tolta la modalità 2D, che però è puramente estetica e riservata ai nostalgici), ma che semplificano e migliorano l’esperienza, almeno a quei giocatori che sceglieranno di usufruirne (è tutto assolutamente facoltativo, con somma pace degli utenti più hardcore), andando incontro alle esigenze di chi non può permettersi di spendere 50-60 ore su un singolo JRPG. E quando il gioco in questione è così bello, è un vero piacere poter essere messi in condizione di approcciarlo senza troppe preoccupazioni o rinunce.