Quanto ci era mancato Borderlands.
E quanto abbiamo dovuto aspettare (7 anni, per l’esattezza) per ritrovare finalmente quella comicità eccessiva e brutale, quello stile grafico abusato ma sempre iconico e quel gameplay fatto di esplosioni, armi improbabili e migliaia di proiettili!
Insomma, il re dei looter-shooter è tornato: Borderlands 3 arriva sugli scaffali dopo uno sviluppo lento e travagliato, durante il quale Gearbox ha cercato in tutti i modi di aggiornare gli standard della sua creatura e metterli al passo di una generazione videoludica ormai quasi al capolinea, ma non per questo incapace di sorprendere ancora.
Chi si aspetta incredibili novità e repentini cambi di passo, potrebbe però rimanere amaramente deluso. Borderlands 3 è ciò che i fan hanno sempre amato, ma elevato all’ennesima potenza. Più armi, più missioni, più abilità e più pianeti esplorabili: per la prima volta nella storia del brand infatti, avremo la possibilità di girovagare per lo spazio, cercando le cripte più sperdute della galassia e diventare i cacciatori più famigerati di tutti i tempi.
Ci aspettano decine di ore di gioco, una campagna interamente giocabile in cooperativa fino a 4 giocatori e tanti contenuti end-game che verranno costantemente migliorati e supportati da un pacchetto di DLC che sembra davvero ricco.
Siete pronti a seminare distruzione nello spazio?
Ciò che abbiamo capito giocando i precedenti capitoli della saga è che in Borderlands il carisma deve essere equamente distribuito tra protagonisti ed antagonisti. E se Jack il Bello è stato senza dubbio uno dei villain più apprezzati della scorsa generazione, in Borderlands 3 questo oneroso compito tocca ai fratelli Calypso, divinità autoproclamate e star assolute dei social network, oltre che psicopatici assassini ossessionati dalle Cripte.
Il nostro viaggio inizia proprio quando Lilith, ex-protagonista e Sirena del primo gioco, chiama a raccolta nuovi Cacciatori della Cripta nelle fila dei Crimson Raiders, per impedire ai gemelli Troy e Tyreen di raccogliere l’immenso potere generato da questi antichi manufatti. Non tutto va come previsto e Lilith, dopo aver perso i poteri, è costretta a delegare tutto il lavoro sporco ai 4 protagonisti nuovi di zecca.
Gearbox sulla varietà e le abilità dei personaggi si è davvero sbizzarrita: abbiamo Fl4k, accompagnato da varie “bestie” in grado di supportarne gli attacchi e fornire supporto extra, Zane che predilige gli scontri a fuoco nudi e crudi, con una vera passione per le armi e la tecnologia, Moze, in grado di potenziarsi con un articolato mech dotato di ogni abilità immaginabile e infine Amara, l’immancabile sirena, le cui capacità sono similari a quelle che hanno sempre accompagnato la sua classe nei titoli del passato.
Nel mondo di gioco troverete tonnellate e tonnellate di oggetti nascosti, ognuno con il proprio grado di rarità
La peculiarità (e allo stesso tempo una delle principali novità di Borderlands 3) è che nello specifico ognuno di questi personaggi ha tre rami abilità differenti, ognuno dei quali attiva un potenziamento che può essere utilizzato in battaglia. Quindi potremo alternare ben tre potenziamenti diversi e ottenendo man mano punti esperienza, avremo anche la possibilità di renderli più performanti. Potete ben immaginare quindi l’incredibile numero di combinazioni tra poteri, super mosse e abilità, ulteriormente amplificato se si gioca in coop!
Anche perché ogni possibile risoluzione dello scontro è diversa dalla precedente e le abilità dei singoli protagonisti non vanno mai a ripetersi o sovrapporsi con le altre. Strategicamente non c’è nulla di più appagante e vi assicuriamo che Gearbox da questo punto di vista ci ha messo davvero l’anima.
A rafforzare ancor di più quello che già si presenta come un gameplay solido e stratificato, ci sono le armi, da sempre piatto forte del gioco e il loot in generale (d’altronde se Borderlands viene chiamato “looter-shooter” ci sarà una ragione, no?), ricchissimo come non mai.
Nel mondo di gioco infatti troverete tonnellate e tonnellate di oggetti nascosti dentro bagni chimici, casseforti, bauli o nei cumuli di rifiuti sparsi qui e là. Dai kit medici alle granate, dai fucili a pompa alle mitragliatrici, dalle munizioni alle skin per il personaggio, ognuno con il proprio grado di rarità: c’è da perderci la testa e nelle tante ore necessarie al completamento della campagna non c’è un singolo momento in cui il meccanismo di loot e ricompense di Borderlands 3 vi darà noia; è tutto ben equilibrato e incastrato nelle meccaniche di gioco.
Ad esempio accade spesso di rimanere senza proiettili, soprattutto se ci affidiamo sempre allo stesso tipo di armi: i pratici distributori automatici quindi ci aiutano a spendere il nostro denaro in eccesso, rimpinguando le nostre scorte di munizioni per cifre abbordabili. Stessa cosa accade se volessimo ricorrere ad armi più performanti o a un equipaggiamento alla stregua del nostro livello.
Difficilmente si sprofonda in una situazione di stallo (missioni troppo difficili, scarsità di armi e/o oggetti) e comunque il gioco ci mette sempre a disposizione qualche escamotage per sbloccare la situazione.
Similmente ai precedenti capitoli, l’IA nemica non è del tutto convincente
Purtroppo i tanti miglioramenti di Borderlands 3 non toccano il sistema di guida dei veicoli, che seppur bellissimi dal punto di vista estetico, sono quasi sempre ostici da portare in giro a causa dell’infelice scelta del pattern di comandi.
Fortunatamente i combattimenti su ruote e gli inseguimenti sono rari e non rappresentano una parte fondamentale dell’avventura. Anche il sistema di organizzazione delle missioni e più in generale l’utilizzo della mappa di gioco risultano poco pratici e un tantino datati per gli standard odierni.
A volte si fa fatica a capire la strada giusta da percorrere per arrivare a un determinato obiettivo e quindi si può rimanere bloccati; inoltre si può tenere attiva solo una missione per volta (principale o secondaria, senza distinzione) con evidente perdita di praticità se si preferisce cambiare incarico al volo.
Anche l’IA nemica non è del tutto convincente: similmente ai precedenti capitoli, gli avversari non fanno altro che venire incontro al giocatore oppure rifugiarsi dietro qualche copertura improvvisata e sparare a ripetizione. Con la giusta pazienza e il giusto equipaggiamento, si riesce a proseguire nella campagna in maniera agile, senza correre il rischio di game over brutali (complice la nuova energia che si riceve quando si ammazza un nemico un attimo prima di morire).
Detto questo, è impossibile non applaudire ad una scrittura sorprendente, fatta di intrecci narrativi, black humor ed easter egg inaspettati. Merito del ritorno di tutta una serie di personaggi amatissimi dai fan, da Claptrap a Lilith, fino ad arrivare al ninja Zero, passando per alcuni dei protagonisti dello spin-off di Telltale Games (Tales From The Borderlands) che scopriremo essere perfettamente inseriti nel contesto di gioco.
Forse da questo immenso collage di “celebrità virtuali”, chi ne esce più indebolito è proprio il duo Calypso, ma solo perché la presenza dei comprimari è a dir poco straripante.
Borderlands 3 è il primo titolo della serie ad approdare nativamente su Xbox One e PS4 e la differenza tecnica si evince tutta. Abbiamo potuto provare il gioco su Xbox One X, dove attraverso il menù è possibile decidere se dare la precedenza alle prestazioni di gioco, mantenendo più stabile il frame-rate, oppure alla risoluzione, garantendoci quindi un colpo d’occhio notevole.
A onor del vero, non c’è tutta questa lampante differenza tra le due opzioni, ma in generale la produzione Gearbox è esteticamente molto positiva, quindi è sempre meglio optare per la stabilità della performance.
Impossibile non applaudire ad una scrittura sorprendente, fatta di intrecci narrativi, black humor ed easter egg inaspettati
Occasionalmente si può notare qualche calo, soprattutto nelle aree aperte o quando si è su un veicolo, ma (almeno su console mid-gen) nulla di troppo invasivo.
Ciò che inaspettatamente causa rallentamenti è l’apertura del menù di gioco: se nel bel mezzo di una partita decidiamo di dare un’occhiata alle statistiche o agli obiettivi di missione, il menù si apre a scatti e si carica molto lentamente, cosa che speriamo venga risolta al più presto.
Plauso alla grande varietà di ambientazioni, tutte curate nei minimi dettagli, grazie anche alla scelta stilistica del cel-shading, vero e proprio marchio di fabbrica della serie, che qui offre il suo meglio con un numero di poligoni moltiplicato rispetto al passato.
Passare da un pianeta all’altro sarà un godimento, sia perché, insomma, le lande desolate di Pandora avevano incominciato a stancare, sia per la morbosa e crescente curiosità che avrete nello scoprire lo stile e le caratteristiche visive di ogni nuovo pianeta. Perfetta ogni singola voce del doppiaggio italiano, ma su questo sinceramente c’erano ben pochi dubbi.
Borderlands 3 è esattamente quello che volevano i fan. È il gioco che aspettavamo, la chiusura di una splendida trilogia videoludica che vede in questo capitolo finale il massimo splendore possibile. Al di là di un comparto tecnico rinnovato e per molti versi stupefacente (al netto delle incertezze già esplicate nella recensione), con Borderlands 3, Gearbox ha pompato la propria personalissima visione del videogioco all’inverosimile, riuscendo ad ammaliare i giocatori nello stesso identico modo in cui li ha ammaliati la prima volta tanti anni fa. Il risultato è uno shooter sfaccettato, entusiasmante e longevo che talvolta mostra il fianco a debolezze non sospette, ma nel complesso non può essere che promosso. Adesso siamo curiosissimi di sapere cosa ci riservano gli sviluppatori: il prezzo del Season Pass è decisamente sopra la media e questo (si spera) può voler dire che ci attendono una serie di contenuti di alto livello, come storicamente lo sono sempre stati. Ma ci penseremo più in là: per ora immergetevi nell’affascinante avventura “spaziale” di Borderlands e godetevi il viaggio. Ne varrà la pena. |