Il primo impatto che si ha quando si avvia Lost Ember, è quello di trovarsi davanti un Journey con protagonista un lupo: il titolo di Mooneye Studios non avrà la stessa raffinatezza e quel senso di magica meraviglia dell’opera di Thatgamecompany ma il senso di scoperta è lì, a portata delle nostre zampe e del nostro fiuto… nonché della capacità di possedere altri animali affinché si possa proseguire nell’avventura. Sì, perché quello che controlleremo non è un lupo qualsiasi e questa, come avrete capito, non è un’avventura qualsiasi.
Il genere dei walking simulator ha saputo regalarci piccole, indimenticabili perle: dallo spettrale Oxenfree all’angosciante What Remains of Edith Finch e alla strana storia d’amore di Gone Home, ognuna di queste storie ha avuto una ragione per farsi raccontare, guidandoci per mano fino alla sua conclusione.
Lost Ember non raggiunge lo stesso livello di profonda empatia che questi, ma anche altri, giochi hanno trasmesso eppure rimane un viaggio affascinante: un cammino all’insegna della scoperta, non quella del semplice vagare e scoprire (sebbene ci siano elementi da individuare per meglio contestualizzare il mondo di gioco) bensì intesa nel senso di esplorare il passato, i suoi insegnamenti, le motivazioni del singolo individuo.
Lost Ember è un’esperienza alla ricerca di se stessi da una prospettiva diversa, una di quelle dalle quali non si può tornare indietro perché chi eravamo l’abbiamo lasciato alle spalle, nel mondo terreno dove per noi non c’è più spazio. Come avrete ormai capito, il gioco di Mooneye Studios è un viaggio verso l’aldilà e un modo per rivedersi con altri occhi, giudicare la nostra vita per come l’abbiamo vissuta, cosa ci ha spinto a compiere determinate scelte nel bene o nel male, per poi arrivare alla fine e trovarsi davanti alla fatidica domanda: avremo davvero fatto la cosa giusta?
Esploriamo dunque questi temi nei panni di un lupo e del nostro spirito guida, rimasto in cerca di aiuto finché non ha trovato noi. Il motivo per cui spiriti e animali si legano l’un l’altro dipende dalle credenze Yanren, la civiltà che fa da sfondo al gioco e secondo cui gli animali incarnano gli spiriti dei loro defunti che non hanno avuto accesso alla Città della Luce – una sorta di Eden. Lo spirito al nostro fianco non ha memoria di chi sia e questo è soltanto uno dei misteri che saremo chiamati a risolvere assieme al nostro stesso passato.
Il profondo amore e il rispetto che Mooneye Studios porta nei confronti della natura è evidente fin da primi secondi in cui ci viene dato il controllo: nel muovere i nostri primi passi come lupo siamo rimasti piacevolmente sorpresi di vedere quanto realistica fosse la sua realizzazione. Gli ambienti, dall’inizio alla fine, sono sconfinati e affascinanti da esplorare attraverso più punti di vista e la telecamera è stata aggiustata in modo che la prospettiva sia affine all’animale che stiamo controllando – sia esso nel cielo, in acqua o a livello del terreno.
Lost Ember è un’esperienza alla ricerca di se stessi da una prospettiva diversa
Non sono molti quelli di cui possiamo prendere il controllo e una volta assunte le sue sembianze, nulla vieta di proseguire stoicamente verso la meta finale ma ci riesce difficile pensare che qualcuno sia in grado di farlo senza lasciarsi tentare almeno una volta dall’esplorazione: quando ad esempio ci libriamo nel cielo e scopriamo un percorso che prima ci era precluso e nel quale possiamo persino scorgere il luccichio di un collezionabile, è difficile restare indifferenti.
In particolare perché il nucleo dei walking simulator è proprio questo: lasciarsi andare alla curiosità, a volte persino vagare senza meta facendosi guidare dall’istinto e dall’ambiente circostante. Lost Ember, inoltre, trova sempre il modo di premiare la nostra curiosità grazie a oggetti da collezione che aiutano a saperne di più degli Yanren e della loro cultura.
Non ci sono nemici, nessuna vera minaccia, nessun puzzle ambientale: la storia si sviluppa in maniera molto lineare attraverso la ricostruzione del passato – il nostro, come avrete sicuramente intuito. Non aggiungeremo altro a riguardo, perché nella sua semplicità è profonda e merita di essere scoperta pezzo dopo pezzo, ricordo dopo ricordo, dipingendo su una tela invisibile chi siamo stati e perché ci è stato negato l’Eden.
Affronta delle verità fondamentali, sebbene i colpi di scena siano a volte telefonati: la violenza genera altra violenza e la rabbia cieca non può che condurre alla tragedia. Quella di Lost Ember è una storia dolceamara, un insegnamento che non è certo il primo a raccontare e che comunque, nella curata bellezza, riesce a rimanere impresso. Non ha la stessa potenza narrativa dei giochi menzionati ma nel complesso è un buon lavoro, che avrebbe potuto aspirare a essere qualcosa di più non fosse per i bug e glitch.
Lost Ember presenta qualche intoppo tecnico che spezza il viaggio, tra freeze occasionali e un leggero stutter durante alcune fasi di transizioni nel mondo di gioco. Similmente, soprattutto nelle fase finale, un animale in particolare lascia qualche perplessità su come è stato gestito, in termini di movimento e angolazione della camera. Nel complesso non sono problematiche che rovinano il gioco in modo definitivo ma sicuramente rappresentano qualche lieve inciampo.
Lost Ember è un’esperienza affascinante che, dalla morte, ci invita a guardare la nostra vita passata per comprendere le motivazioni e le scelte che ci hanno fino a lì. Una prospettiva interessante, resa meno cupa da un mondo colorato e a nostra piena disposizione grazie alla possibilità di possedere altri animali con cui esplorarlo in ogni angolo, assieme a una colonna sonora rilassante. La resa tecnica non è perfetta e soffre di qualche difficoltà ma nel complesso il lavoro svolto da Mooneye Studios è piacevole e pur non arrivando al livello di altre produzioni riesce a farsi ricordare. |
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