Ancestors: The Humankind Odyssey – Recensione

L’evoluzione è un concetto profondo e curioso, tanto più se si decide di applicarlo ai videogiochi. Molti infatti sono i titoli che sfruttano l’IA (chi meglio, chi peggio) in modo elastico, adattandola quindi alle più svariate situazioni e ottenendo come risposta una sorta di virtuale “evoluzione”.

Ma con Ancestors: The Humankind Odyssey, il team Panache Digital Games decide di fare dell’evoluzione il punto cardine della sua produzione.

I protagonisti del gioco sono i nostri più antichi antenati, le scimmie, che attraverso i millenni affinano le proprie capacità di sopravvivenza, passando da spaurite e indifese prede a letali cacciatori, dotati di capacità strategiche e organizzative uniche, che ancora oggi ci permettono di essere all’apice della catena evolutiva.

Ovviamente il passo necessario per intraprendere la strada del progresso è sopito, nascosto nei recessi più profondi della mente, in attesa di essere risvegliato dalla giusta scossa. Un incipit stuzzicante e senza dubbio unico nel suo genere che però viene offuscato da alcune caratteristiche così rigide da intaccare il gameplay generale.

Ancestors vi accoglie con alcuni avvertimenti interessanti: si parte con un’unica difficoltà (quella più bassa, principiante) e con la possibilità di selezionare l’invasività dell’HUB di gioco e dei messaggi tutorial. Attenzione però, perché almeno nella prima lunga fase di gioco il tutorial rappresenta uno strumento imprescindibile per la progressione e senza di esso, non avrete la benché minima idea di come proseguire. Prese tutte le decisioni, il gioco vi porta indietro nel tempo, precisamente a 10 milioni di anni fa, in un pianeta Terra ostile e popolato da creature pericolose, dove l’unica legge valida è quella del più forte. Qui, un piccolo gruppo di scimmie si è raggruppato per fondare uno dei primi clan della storia dell’umanità e vostro sarà il compito di guidarlo, espanderlo e naturalmente, farlo evolvere.

I primi obiettivi serviranno quasi esclusivamente per farvi prendere confidenza con i comandi e con il peculiare gameplay: il primate protagonista può infatti muoversi, saltare ed arrampicarsi in totale libertà e all’occorrenza può utilizzare la sua primitiva intelligenza e i suoi sensi per rapportarsi al mondo circostante. Ad esempio si possono analizzare gli odori, i suoni o gli oggetti e da queste informazioni ampliare la nostra conoscenza, mentre se ci troveremo in un’area sconosciuta, il senso dell’ignoto e la paura avranno la meglio, mandando in isteria il personaggio principale, a meno che non si riesca in tempo a familiarizzare con il luogo.

Il mondo esplorabile è ricco di insidie, ma anche di meraviglie celate in attesa di essere scoperte

Tutto ciò si scopre col tempo e non certo grazie agli approssimativi tutorial di gioco, così criptici da risultare quasi superflui. In Ancestors infatti è lo stesso gameplay che evolve assieme ai protagonisti: alcuni azioni sembrano fini a sé stesse, molti dei pulsanti del pad sono inutilizzati e spesso non si ha la più pallida idea di come proseguire. Solo la pazienza, l’astuzia e i (tanti) tentativi a vuoto ci permetteranno di proseguire la nostra missione.

Passate le prime ore la rete neurale della scimmia si accende, pronta ad espandersi e permettere l’apprendimento di nuove necessarie abilità, come la costruzione di oggetti complessi, l’analisi più rapida delle risorse o la capacità di comunicare col il proprio clan in modo più efficiente. Si diventa più curiosi e avventurosi, e si affrontano i pericoli esterni con maggiore sicurezza.

Ancestors

Tra questi figurano senza dubbio i predatori più letali che la natura abbia mai creato: felini dai denti a sciabola, giganteschi coccodrilli o rapidi cinghiali. Durante le prime generazioni, il nostro clan è purtroppo inadatto a difendersi e può solo evitare il pericolo salendo sugli alberi o muovendosi di soppiatto, evitando di allertare i nemici più vicini. Purtroppo questa tattica risulta spesso fallace e prima o poi ci si imbatte inevitabilmente in uno di loro, costringendo il giocatore ad evitare i numerosi attacchi premendo un singolo tasto per schivare in tempo… e basta.

Gli scontri, almeno nella prima parte del gioco, sono tediosi, brutti da guardare (in particolare le animazioni nemiche) e ripetitivi. L’unica arma di difesa in nostro possesso è quella di emettere una serie di suoni atti a spaventare però solo i serpenti di piccola taglia, rivelandosi del tutto inefficace contro i predatori più grandi.In più, non essendoci una mappa grazie alla quale orientarsi ed essendo l’ambientazione non così varia come sarebbe lecito immaginare, diventa difficile adattarsi.

Ma la progressione in Ancestors è tutta così, cerca di sfruttare l’astuzia di chi impugna il pad, lasciandogli pochissimi indizi su cui basarsi.

Gli scontri sono tediosi e per nulla spettacolari

Lo stesso sistema di salute e di vigore del personaggio ha un funzionamento torbido, che mai viene chiarito del tutto. Sappiamo che ci sono dei canonici bisogni primari (bere, mangiare e dormire) e che vengono tutti convogliati in questa sfera verde al centro dello schermo: a seconda del colore e della grandezza, dobbiamo accorgerci delle necessità più impellenti, ma non essendone mai certi, cercheremo sempre di mangiare appena troviamo qualcosa di commestibile, di dormire se siamo al sicuro e di bere vicino ai corsi d’acqua.

Alcune delle azioni vengono sbloccate indipendentemente dalla nostra progressione e spesso non rivelano la loro utilità finché l’avventura non ci presenta una specifica problematica. Nella mia partita ad esempio, ho appreso in modo del tutto casuale la capacità di macellare la carne, ma non l’ho mai davvero utilizzata se non parecchie generazioni dopo.

La mancanza di una linearità in questo caso diventa un punto a sfavore della produzione che esagera nella libertà offerta al giocatore, lasciato come un bambino in balia di un giocattolo complesso senza istruzioni.

Ancestors

In caso di fallimento e quindi di estinzione del nostro clan, il titolo ci permette di ricominciare, magari con un’altra specie simile alla precedente. Il vero problema è che dovremmo ripetere tutta una serie di azioni che alla lunga diventano quasi insopportabili, come l’individuazione manuale di tutte le risorse, l’apprendimento dei comandi più basilari e la prima parte di compiti da portare a termine tutt’altro che esaltante. Del resto, Ancestors segue un dettame ben preciso e si attiene in tutto e per tutto a quello, con buona pace dei giocatori più frettolosi o insofferenti.

Su Xbox One X il gioco mantiene una sua dignità tecnica, con modelli poligonali tutto sommato convincenti, un comparto sonoro immersivo e realistico (soprattutto con un paio di buone cuffie) ed una profonda cura nei particolari più rilevanti, come i movimenti e le azioni dei primati.

Lo stesso non si può dire per tutti gli altri animali, le cui animazioni sono legnose, falsate da una similitudine inspiegabile (coccodrilli e cinghiali che attaccano allo stesso modo?) durante gli scontri. Il colpo d’occhio è meno evidente della versione PC e in generale la qualità grafica rispecchia quella di una produzione con un piccolo studio alle spalle.

Conclusioni

Ancestors: The Humankind Odyssey è un esperimento molto coraggioso, che pone obiettivi unici, forse mai visti in un videogioco dell’attuale generazione. Ci sono delle idee visionarie, ma il team di sviluppo non è riuscito a concretizzarle quel tanto che basta a renderle funzionali dentro il videogioco.

Molti elementi sono ancora troppo acerbi e non si può pretendere di nascondere tutto dietro la giustificazione dell’atto evolutivo.

Chi acquista Ancestors dev’essere ben consapevole che si tratta di un’esperienza del tutto nuova da ciò su cui ha messo le mani finora: un’opera intrigante e ricca di guizzi ingegnosi. Sono proprio questi ultimi però a frenare il prodotto di Panache Digital Games, che con una maggior rifinitura e una semplificazione di certi aspetti, avrebbe avuto tutt’altro riconoscimento.

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