Il ruolo del recensore videoludico non è fatto di sole soddisfazioni: è sempre motivo d’orgoglio mettere la propria firma su titoli di prim’ordine quali Death Stranding, Resident Evil 2 Remake, Sekiro: Shadows Die Twice e chi più ne ha ne metta, tuttavia ci sono casi in cui bisogna prendere un lungo respiro e arrivare alla fine di esperienze che ben poco hanno da offrire. Le motivazioni dietro un cosiddetto flop possono essere diversi, da un budget basso a una certa incuria degli sviluppatori, quando non una combinazione di entrambi i fattori, o altro ancora: non cambia però il risultato, cioè l‘insufficienza del lavoro che purtroppo bisogna giudicare.
Dunque, come recentemente ci sono stati i The Game Awards, entriamo nel vivo di quelli che potremmo definirei i Razzie Awards videoludici facendoci aiutare da Metacritic: il portale ha stilato un elenco dei dieci peggiori giochi del 2019, escludendo titoli che avessero ricevuto meno di sette recensioni da siti professionali e, nel caso di multipiattaforma con più punteggi bassi, includendo il peggiore. Siete pronti ad affrontare la discesa?
#10 Narcos: Rise of the Cartels (PC)
Brutale gioco d’azione a turni ispirato alla serie televisiva Narcos, sviluppato da Kuju e pubblicato da Curve Digital, il gioco permette di scegliere da quale parte stare: se dei buoni, dunque la DEA, oppure dei criminali narcotrafficanti. La critica tuttavia suggerisce che arriverete ad annoiarvi ben prima di una seconda partita, forse anche prima di completare la prima. The Indie Game Website scrive: “Narcos: Rise of the Cartels non è un gioco rotto, brutto od offensivo. Semplicemente non trasmette nulla, è freddo e soffre di un fondamentale fraintendimento su quale sia il proprio target. Ci sono elementi interessanti e non manca di alcune qualità ma nel complesso il gioco risulta anonimo, incapace di offrire qualcosa a qualcuno, chiunque esso possa essere”.
VOTO METACRITIC: 46/100
#9 Generation Zero (PS4)
Sviluppato e pubblicato da Avalanche Publishing, il team dietro la più nota (e migliore) serie Just Cause, Generation Zero è uno sparatutto in prima persona che ci catapulta nella Svezia degli anni ’80 invasa da robot ostili e dove la popolazione sembra scomparsa nel nulla. L’esperienza può essere vissuta in solitario o assieme ad altri tre amici, ciononostante il gioco ha due problemi: attinge a mani fin troppo piene (e senza permesso) dall’artista Simon Stålenhag, le cui opere hanno lo stesso connubio Svezia-robot assassini; inoltre, il mondo si presenta spoglio e i pochi elementi presenti sono malfunzionanti.
La rivista Edge scrive: “L’esperienza è così povera da richiedere quattro o cinque incredule ore prima di capire che sì, è davvero tutto qua e nient’altro”.
VOTO METACRITIC: 45/100
#8 Submersed (PS4)
Sviluppato da Main Loop Videogames, il gioco ci mette nei panni del paramedico del servizio di soccorso, Jack Ballard, da poco tornato al lavoro dopo la morte della moglie, che risponde a un avviso di emergenza in una struttura in alto mare. Essendo un survival horror, la premessa che all’interno di questa piattaforma non sia presente nessuno può far ben sperare in un’esperienza che faccia rizzare i peli sulla nuca, ma al contempo non è un buon segno sapere che Submersed ci porterà a risolvere enigmi e rompicapi mentre proviamo a sopravvivere. Il vero enigma, nel caso specifico, è come sia stato pubblicato con un gameplay mal concepito.
PlayStation Country scrive: “Submersed prende alcune decisioni chiave frustranti. I nemici sono inarrestabili e la gestione dell’inventario sbagliata, costringendo il giocatore ad avere una conoscenza pregressa per proseguire. Lo stealth non è male ma cade il suo scopo nel momento in cui ci troviamo più volte a scappare dai nemici che, molto semplicemente, sono più veloci e letali di noi. La pena non è commisurata al crimine e, sebbene il gioco si sforzi di fare del suo meglio a fronte del basso budget, non funziona per la maggior parte”.
VOTO METACRITIC: 44/100
#7 FIFA 20: Legacy Edition (Nintendo Switch)
Non fraintendeteci: l’annuale rivale calcistico di PES è stato senza dubbio più che decente nelle altre sue versioni (PlayStation 4, Xbox One, PC), mentre è chiarissimo come l’edizione per Nintendo Switch non sia stata presa subito in considerazione e pensata in rincorsa in un secondo momento. Il primo segnale d’allarme lo si aveva già dal titolo, da quel “Legacy Edition”: il gioco approdato sulla console Nintendo non aveva niente a che vedere con le altre versioni, anzi, possiamo definirlo senza remore una versione aggiornata di FIFA 19 – un capitolo che giusto per cominciare, sempre su Nintendo Switch, era molto lontano dall’essere eccezionale.
IGN scrive: “La mediocre versione di FIFA per Nintendo Switch, quest’anno, è pressoché indistinguibile dalla mediocre, passata versione di FIFA per Nintendo Switch, e incarna qualunque aspetto negativo abbiate sentito sui giochi sportivi che riciclano il loro contenuto anno dopo anno a livello quasi parodistico. La mancanza di aggiunte a FIFA 20: Legacy Edition al di là del nuovo e più onesto nome e il rifiuto all’innovazione fuori e dentro il campo sono deludenti, persino al limite dell’offensivo. Questa non è certo l’eredità che EA aveva in mente”.
VOTO METACRITIC: 43/100
#6 WWE 2K20 (PS4)
Difficilmente gli annuali giochi sul wrestling sviluppati da Visual Concept e pubblicati da 2K ottengono pareri positivi ma l’edizione 2019 sembra aver fatto del suo meglio per fare del suo peggio: senza spendere troppe parole, la versione lanciata sul mercato a ottobre era piaga da numerosi glitch e un discreto livello di inutilità generale.
Push Square scrive: “La ragione per cui forse siamo più arrabbiati con WWE 2K20 è l’averci fatto perdere tempo prezioso. È assolutamente sconcertante che un gioco di questa caratura sia stato pubblicato in tali condizioni e a prescindere che vogliate incolpare gli sviluppatori, la pessime gestione o uno sviluppo affrettato, non si può in alcun modo negare che questo titolo avesse bisogno di cuocere per più tempo. All’inizio ci siamo domandati perché 2K non fosse poi tanto entusiasta di mandarci una copia del suo ultimo capitolo WWE ma dopo aver giocato uno dei maggiori flop del 2019 stiamo cominciando a capire il motivo”.
VOTO METACRITIC: 43/100
#5 Dollhouse (PS4)
Sviluppato da Creazn Studio e pubblicato da SODESCO Publishing, Dollhouse veicola subito l’impressione di trovarsi in un film noir: nei panni della detective Marie, vittima di amnesia, dobbiamo ripercorrere il suo passato per rimetterne insieme i pezzi viaggiando all’interno di una mappa generata proceduralmente dove qualcosa si nasconde nel buio pronto a darci la caccia. Un concept di per sé molto intrigante, che tuttavia viene svalorizzato da una grafica scadente e un gameplay noioso. La classica occasione sprecata.
The Digital Fix scrive: “Un disastro progettato in modo incongruente che dovrebbe essere evitato a tutti i costi. Frame rate terribile, narrazione carente e labirinti monotoni rendono Dollhouse uno dei peggiori giochi del decennio”.
VOTO METACRITIC: 41/100
#4 Contra: Rogue Corps (Nintendo Switch)
Questo nuovo capitolo della serie Contra è un gioco d’azione in terza persona ispirato alle proprie origini, caratterizzato da un sistema di combattimento frenetico che tuttavia non ha avuto l’impatto sperato sulla critica: il tentativo, da parte di Konami, di rivitalizzare una serie a otto anni dal precedente titolo è stato un discreto flop, ritenuto troppo lontano dalla formula della saga e dall’esecuzione fallimentare. Le recensioni su altre piattaforme sono state un filo meno terribile rispetto alla versione Nintendo Switch.
Metro GameCentral scrive: “”Il peggior gioco di Contra mai realizzato e una lezione oggettiva su come non far rivivere un franchise classico, soprattutto perché ci sono moltissimi omaggi non ufficiali che si dimostrano di gran lunga superiori”.
VOTO METACRITIC: 40/100
#3 Blades of Time (Nintendo Switch)
Pubblicato per la prima volta nel 2012 sulla precedente generazione di console, l’action-adventure hack ‘n’ slash sviluppato da Gajin Entertainment e pubblicato da Konami assieme ad Iceberg Interactive non ha mai vantato recensioni particolarmente entusiaste. Come potete immaginare, la versione Nintendo Switch abbassa ancora di più lo standard, risultando la peggiore mai pubblicata e lasciando i critici a domandarsi perché darsi pena di riesumare un titolo simile.
Cubed3 scrive: “Il livello di ingiocabilità varia a seconda della tolleranza del giocatore per un gameplay trash e pieno di glitch. Ci sono così tanti elementi rotti che nessuno dovrebbe mai giocare a Blades of Time ed è davvero un peccato, perché ci sono non pochi aspetti validi tanto da renderlo potenzialmente interessante. Tirando le somme, ci troviamo davanti ai bassifondi dei giochi 3D”.
VOTO METACRITIC: 38/100
#2 Left Alive (PS4)
Con un certo rammarico dobbiamo dire che molto in alto nella classifica troviamo un videogioco tripla A figlio di Front Mission, una serie basata sui mecha. Sviluppato e pubblicato da Square Enix, Left Alive è uno sparatutto in terza persona che vanta concept a cura di Yoji Shinkawa (e se avete familiarità con Metal Gear Solid non servono ulteriori spiegazioni) ma nemmeno il talento di un simile artista può salvarlo da evidenti difetti che secondo la critica lo rendono un emule goffo di MGS. Il problema non è l’arte, bensì tutto il resto.
Destructoid scrive: ““Left Alive inciampa e cade qualsiasi cosa tenti di fare. La storia e i personaggi non sono avvincenti, la pessima furtività viene scaraventata fuori dalla finestra a causa del combattimento forzato, quest’ultimo talmente orribile da farmi scoppiare a ridere. Se non altro, possiamo dire che un pregio ce l’ha”.
VOTO METACRITIC: 37/100
#1 Eternity: The Last Unicorn (PS4)
Un elfo parte per una missione con l’obiettivo di salvare l’ultimo unicorno della sua specie da un gruppo di malvagie streghe, in questo action GdR ispirato alla mitologia norrena. Eternity: The Last Unicorn è in realtà sviluppato da un neonato studio brasiliano, Void Studios, e sebbene sia stato detto che il gioco presenta “meccaniche classiche capaci di trasmettere nostalgia ai giocatori”. Nostalgia non è esattamente il termine che i recensori hanno vissuto nel giocarlo. Quasi tutta la critica ha mosso la stessa lamentela: Eternity è obsoleto, dalle meccaniche al concept, lasciando l’idea che dovesse essere pubblicato eoni fa.
TheSixthAxis scrive: “Se salvare gli unicorni significa giocare a Eternity, allora è molto meglio lasciare che l’ultimo di loro si estingua”.
VOTO METACRITIC: 36/100
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