Cloudpunk

Cloudpunk – Recensione

Il genere cyberpunk sta facendo un prepotente ritorno negli ultimi anni, in special modo nel panorama indie internazionale. Non solo Cyberpunk 2077 quindi, ma anche The Red Strings Club e Ruiner, solo per citarne alcuni. Il ritorno del cyberpunk non è certo un caso: l’affascinante e oppressivo futuro immaginato dai primissimi libri di William Gibson inizia lentamente a essere percepito come più reale e possibile, una distopia forse più vicina di quanto si possa immaginare. Proprio per questo l’interesse per simili ambientazioni diventa sempre più grande, complici anche le film e le serie TV uscite negli ultimi tempi (oltre al titolo di CD Projekt RED).

Lo sa bene lo sviluppatore tedesco ION LANDS, uno studio relativamente “giovane” e di organico ridotto, che ha lavorato per anni a Cloudpunk, una sorta di titolo d’avventura dove ai giocatori viene richiesto di calarsi nei panni di un fattorino in una città futuristica e decadente. No, non è Death Stranding in salsa cyberpunk, bensì un gioco di esplorazione in una città viva e stratificata, dove guideremo un veicolo chiamato HOVA (una sorta di auto volante) per una azienda di consegne che ha ben poco di legale. Cloudpunk sulla carta ha tutti i requisiti per essere un gioco interessante e divertente, ma alla prova dei fatti lo è? Per rispondere a questa domanda vi invitiamo a proseguire nella lettura della recensione.

Cloudpunk
Nivalis è davvero splendida da guardare.

La nostra protagonista si chiama Rania ed è una ragazza appena arrivata nella città di Nivalis dalla costa orientale. Per riuscire a vivere nella oppressiva quanto suggestiva metropoli, la ragazza si affida a Cloudpunk, un’azienda di trasporti e consegne che opera ai margini della legalità, nella zona grigia che sta fra le corporazioni e i sindacati criminali. Rania ha molta nostalgia di casa: nella mente della ragazza sono ancora vividi i ricordi del suo luogo di nascita, delle piante, degli animali e in generale di un mondo più vivo e meno dipendente dalla tecnologia. La prima notte di lavoro arriva in fretta per Rania, che si trova a fare pratica con il suo HOVA per le aero-strade di Nivalis guidata da un old man che si fa conoscere col solo nome di “controllo“. Il nostro veicolo è il principale mezzo di locomozione di tutta l’avventura: all’inizio sarà poco di più di una vecchia carcassa, ma col proseguire della trama potremo cambiarla e comprare alcuni potenziamenti per rendere la nostra guida più fluida ed efficace.

Un gioco di esplorazione in una città viva e stratificata

Rania consegnerà quanto richiesto (pacchi, cose specifiche e a volte anche persone) senza farsi troppe domande, almeno all’inizio. Le cose iniziano però a prendere una strana piega molto presto, con consegne sempre più inquietanti che costringeranno la nostra protagonista a fare delle scelte. Sì, perché in Cloudpunk avremo più volte la possibilità di scegliere cosa fare con la merce più sospetta (e non solo), prendendo decisioni che influenzeranno non solo la carriera di Rania (e della sua IA compagna, un ex cane sintetico di nome Camus) ma anche il corso degli eventi nella città di Nivalis. Esplorando la città Rania guadagnerà del denaro (una valuta chiamata Lim) con il quale potrà acquistare cibo da strada (ci sono i ramen shop), potenziamenti per l’HOVA e persino decorazioni per l’appartamento. Quest’ultimo è però un elemento abbastanza marginale, tant’è che durante l’intera avventura, chi vi scrive l’avrà visitato meno di dieci volte.

Cloudpunk
Le sezioni a piedi spezzano il ritmo ma offrono panorami fantastici.

Il grosso del gameplay di Cloudpunk si divide in due grossi tronconi: la guida e l’esplorazione a piedi. La prima è in grado di regalare scorci davvero suggestivi in una città che non vede mai la luce del sole, proprio come nei film come Blade Runner o Johnny Mnemonic. Tuttavia ci sono alcuni punti che proprio non mi sono andati giù. Innanzitutto, l’HOVA ha bisogno di carburante per volare. Fin qui tutto bene, giusto? Peccato che al livello di gameplay “fare benzina” non serva a nulla se non farci perdere qualche secondo (e qualche soldo) fra una missione e l’altra. Insomma, non c’è nessuna meccanica legata al carburante e, onestamente, sembra più un riempitivo fine a sé stesso che non una vera e propria caratteristica di gioco. Lo stesso discorso vale per i danni che il nostro mezzo subirà inevitabilmente (ad ogni contatto contro altri HOVA, muri, pali, edifici e così via) che non hanno nessuna conseguenza se non quella di farci spendere qualche soldo in più dal meccanico per sistemare l’aspetto del nostro mezzo di trasporto.

Prenderemo decisioni che influenzeranno non solo la carriera di Rania, ma anche il corso degli eventi nella città di Nivalis

A piedi la storia cambia completamente. A livello del “suolo” Rania potrà parlare con vari NPC, non solo per le missioni secondarie ma anche per ascoltare le loro storie e ampliare così la lore di Cloudpunk. Girare fra vicoli fumosi a cercare un chiosco per il ramen, parlare con qualche disperato ai margini della società, visitare un night club pieno di ologrammi sensuali fa sicuramente effetto e, non lo nascondo, dà un certo piacere agli amanti del genere. Questo perché Cloudpunk è sostanzialmente pieno di cliché tratti dai più influenti film e media del genere, e sa riproporli abbastanza bene da strappare un sorriso agli appassionati. Tornando al gameplay, la verticalità di Nivalis è sentita anche in questo ambiente, dato che spesso dovremo prendere ascensori vari per spostarci fra i vari livelli della città. Purtroppo tutto i gameplay si riduce proprio a questo: andare dal punto A al punto B, un po’ a piedi e un po’ a bordo dell’HOVA, prendendo qua e là qualche decisione importante.

Cloudpunk
Modificare l’HOVA è uno dei primi traguardi in Cloudpunk.

Peccato per la telecamera bloccata, che ci dà spesso l’idea di una forzatura più che di una consapevole scelta cinematografica. C’è da dire che comunque Nivalis è splendida, e offre quell’iconica sovrabbondanza di neon che ci si aspetta da una metropoli che sembra uscita da uno dei libri di Gibson. Anche il comparto audio è ottimo, con musiche synthwave che fanno rizzare i peli agli amanti del genere. Lo stile grafico, decisamente retrò, riesce a non sfigurare mai. Anzi, in qualche modo rende la città ancora più viva e interessante, a dimostrazione che non serve sempre il graficone per aumentare la credibilità di un’ambientazione. Il gioco è localizzato in italiano via sottotitoli, mentre l’audio è presente in lingua inglese.

Conclusioni

Cloudpunk è un indie che non vuole farvi tirare fuori le armi in un’ambientazione cyberpunk, bensì farvi riflettere, pensare e soprattutto farvi capire come si vive davvero in una distopia del genere. Ci riesce? Ogni tanto sì, ogni tanto no, ma volare nei cieli di Nivalis è davvero un’esperienza che consiglio vivamente a tutti gli amanti del genere.

L’avventura di Rania non spiccherà certo per originalità (il gioco è molto derivativo), ma riuscirà a farvi passare qualche ora in una città tentacolare ed elusiva, un mondo oscuro ma familiare in cui tutti gli amanti del cyberpunk si troveranno immediatamente a loro agio.


 

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