Moving Out Recensione

Moving Out – Recensione

Non è stato facile trovare un congiunto disponibile per provare Moving Out con me. Ho dovuto aspettare un po’ di tempo, utile per confermare che questo gioco, quando condiviso con un’altra persona seduta sullo stesso divano, è in grado di divertire alla pari di tutti gli altri titoli che Team17 ha sfornato in questi anni.

Ovviamente c’è qualcosa che manca e altro che non torna, ma Moving Out potrebbe facilmente entrare nelle prime posizioni della classifica legata ai party game. Si tratta infatti di un gioco che fa della cooperazione il suo forte, nonostante sia godibile anche da soli.

Chi avrebbe mai pensato che traslocare potesse essere così divertente? Probabilmente né i proprietari di una casa, né gli addetti ai lavori. In Moving Out sembra però che ci siano regole molto particolari sul come debba essere svolto questo lavoro.

Moving Out Recensione

È proprio il capo che dice continuamente di non badare troppo a rompere le cose in giro per la casa, tanto i clienti sono contenti lo stesso. Sdoganato questo fattore, mi sono dunque sentito libero di fare l’elefante in una gioielleria.

Dopo un breve ed esaustivo tutorial, in grado di insegnare come si gioca anche a chi non ha molta confidenza con un pad, Moving Out porta subito su una mappa di gioco chiaramente costruita sulla base di Overcooked. Scompare il furgoncino culinario per far posto al classico camion per traslochi.

In Moving Out bisogna dunque svuotare le case dei clienti, portando i loro oggetti preferiti sul camion per trasferirli a una nuova proprietà. Ciò che succede durante il lavoro è secondario, tanto ormai la casa non è più loro! Tra vetri sbriciolati, cavi strappati dal muro e tante altre cose irrimediabilmente rotte per strada, la difficoltà di un tale lavoro sta nel completare ogni livello entro un certo tempo limite.

Moving Out Recensione

Da solo devo dire che non è facilissimo arrivare subito alla perfezione, al contrario di Overcooked! 2 dove i primi livelli sono invece molto facili. Una volta terminata la missione si rivelano anche gli obiettivi secondari, solo a volte intuibili guardando cosa si nasconde in giro per la mappa. Forse sarebbe stato bello saperlo prima di iniziare, così da tararsi per completare la maggior parte degli obiettivi nel numero minore di run.

Dentro le case e i livelli in generale è tutta questione di prendere in mano qualcosa e trascinarla sul camion, a volte anche lanciandola bellamente. Gli oggetti più pesanti sono ostici quando si gioca da soli, poiché tendono a incastrarsi nelle porte (maledetti divani a L). Quelli più leggeri possono invece essere gettati via senza tante preoccupazioni, anche attraverso le finestre per risparmiare tempo.

Ogni altro oggetto funge da ostacolo per il timer che incombe sulla performance della squadra.

Moving Out Recensione

Livello dopo livello, le case diventano sempre più complesse e stravaganti, con una folle progressione che per certi versi mi ricorda il momento in cui ho avuto un alieno sotto i miei ferri in Surgeon Simulator.

La diversità tra tutti i livelli e le numerose missioni secondarie per ognuno sono l’elemento di rigiocabilità più importante, che ovviamente va a perdersi una volta finito veramente tutto. A quel punto solo la modalità coop può rendere eterno il gioco, un po’ come per i suoi fratelli Overcooked e Worms.

Moving Out ricorda Overcooked anche per lo stile grafico e per quanto sono buffi i suoi personaggi, dotati anche di una buona personalizzazione. Chi non vorrebbe un tostapane nel suo team per traslochi? Questo stile aiuta nel rendere il gioco senza alcuna età, perfetto dunque per i bambini e per le famiglie che vogliono divertirsi in modo spensierato davanti alla TV, e allo stesso modo per gli amici che vogliono prendersi in giro generando un po’ di caos nelle case altrui.

Moving Out Recensione

Del resto, per quanto sia divertente completare i livelli a disposizione, siamo tutti d’accordo che la cosa migliore sia spaccare tutto e fare casino come se non ci fosse un domani. Le conseguenze dei nostri gesti, infatti, non ci sono. A meno che un obiettivo secondario ci dica il contrario. Comunque sia, il capo sarà sempre contento, a prescindere che la casa sia intatta oppure ridotta a un cumulo di macerie.

Per quanto sia divertente completare i livelli di Moving Out a disposizione, l’assenza del multiplayer online sa di occasione sprecata

Insieme è anche più bello, ma la difficoltà di trovare qualcuno con cui provare Moving Out è dettata dalla completa mancanza di una modalità multiplayer online. Dopo il successo di Overcooked mi sono probabilmente illuso di poterla trovare anche qui. Non capisco sinceramente il motivo che giustifichi la sua assenza, nonostante la versione PC per Steam possa sfruttare una feature interna per giocare col proprio server.

In un periodo come questo sarebbe stato utile avere uno strumento in più per divertirsi in compagnia restando a debita distanza, dunque mi sa di occasione sprecata.

Conclusioni

Moving Out è un eccellente party game che rappresenta una bella sfida anche in solitaria. La sua forza è la modalità co-op, flagellata però dalla mancanza di una componente online. Al momento non è facile trovare persone fisiche con cui condividere l’esperienza, a meno che non si viva in famiglia o condividendo l’appartamento con qualcuno, quindi poter giocare via internet sarebbe stata la scelta migliore per gli sviluppatori.

Al momento può essere dunque un acquisto preventivato per chi vorrà in futuro invitare i propri amici a casa per un’ordinaria serata di follia. I livelli sono tanti, i personaggi si possono personalizzare in base ai propri gusti (con tanto di versione inclusiva per chi è purtroppo costretto su una sedia a rotelle) e la costruzione del suo gameplay rischia di far esplodere conflitti anche nelle squadre più affiatate.

Dannato multiplayer online, non riesco a togliermelo dalla testa. È troppo importante per giochi con Moving Out. Un peccato, visto che il gioco in sé è qualcosa da avere nella libreria dei party game.

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