No Straight Roads – Recensione

No Straight Roads è un videogioco indie sviluppato da Metronomik, lo studio fondato dall’ex lead designer di Final Fantasy XV, che ruota attorno al mondo della musica: ne abbiamo già parlato nella nostra anteprima, lasciandoci con delle ottime premesse artistiche ma una certa mancanza di mordente sul piano del gameplay – tra impossibilità di gestire la telecamera e una natura piuttosto ripetitiva della componente puramente ludica.

Questi difetti li abbiamo riscontrati anche nella versione finale, ma arrivati ai titoli di coda ci siamo trovati con una soddisfazione che pochi titoli, di spessore o meno, sono riusciti a trasmetterci. Non cancellano le mancanze del gioco ma concorrono a mitigarle perché il messaggio che intende passare arriva forte e chiaro, aiutato da una scrittura brillante e tempi comici perfettamente gestiti che rendono le avventure dei due rockettari May e Zuke piacevoli nonostante tutto.

Di cosa parla, dunque, No Straight Roads? Evitando di farvi troppi spoiler, l’opera prima di Metronomik è una critica sociale all’attuale panorama musicale, fatto di talent show e mode del momento che affossano la qualità musicale in favore di prodotti commerciali e in generale della EDM (Electronic Dance Music). Tra bambini prodigio posti su un piedistallo troppo alti, idol virtuali, boy band che sono tanto stile ma poca sostanza e molto altro, un genere come il rock non trova posto: non la pensano allo stesso modo i nostri due protagonisti, che intendono partecipare a un talent affinché la loro bravura – e di conseguenza il genere che amano – venga riconosciuto.

Vinyl City, una metropoli alimentata proprio grazie alla musica, è infatti governata dalla titolare No Straight Roads, l’azienda che detiene il monopolio dell’energia, e sono i suoi rappresentanti a decidere chi merita un posto nelle classifiche: per impressionarli, occorre partecipare alle Lights Up Auditions che si tengono ogni anno. May e Zuke si mettono in gioco anima e corpo tuttavia, a dispetto del favore del pubblico, vengono brutalmente respinti dai giudici e in particolare da Tatiana, la donna a capo della NSR che dichiara il rock un genere appartenente al passato per il quale nessuno ha più interesse.

Feriti e delusi, i due non hanno nemmeno il tempo di leccarsi le ferite perché un improvviso blackout (evento a quanto pare comune) lascia al buio la città. In quel momento, con loro profondo sgomento, l’energia ausiliaria viene dirottata tutto verso la torre della NSR. Un vero e proprio sopruso verso i cittadini che May, in particolare, non tollera: animata dal desiderio di rivalsa verso l’azienda mista al senso di giustizia, assieme a Zuke entrerà in guerra aperta con la NSR e i suoi esponenti per contrapporre il caos allo strettissimo ordine con il quale Tatiana controlla la città.

No Straight Roads è un gioco semplice, non privo di difetti ma affascinante

È a questo punto che entriamo in scena noi giocatori, controllando May e Zuke a piacimento. I due infatti viaggeranno sempre assieme e sarà possibile passare da uno all’altro in qualunque momento, scambi che diventano molto utili soprattutto in combattimento: il gioco infatti si propone sì come un action-adventure ma la componente musicale rappresenta un elemento chiave dell’intera struttura, sia narrativa sia ludica. Tutti i nemici che incontreremo, dai più comuni ai boss, rispondono a un senso del ritmo che ci tornerà molto utile per prevenire i loro attacchi; prestare orecchio, non solo occhio, è il modo migliore per uscirne vincitori.

A colpi di chitarra o bacchette da batteria, letteralmente, dovremo farci strada attraverso i quartieri di Vinyl City detronizzando i giudici che li governano, dettando legge sul genere musicale ascoltato. I nemici non sono impegnativi né variegati in termini di design, servono più che altro per scaldare i muscoli in attesa dello scontro vero e proprio con il boss; questo porta a una certa ripetitività nella struttura ludica che, per fortuna, viene bilanciata da un comparto artistico d’eccezione – vivido, brillante ma soprattutto diverso in ogni occasione. Muoversi per Vinyl City, a dispetto delle sue aree molto contenute, è un piacere per gli occhi.

Sia May sia Zuke possono essere potenziati all’interno del loro “covo”, dove a mano a mano verranno sbloccate diverse sezioni. La più utile è senza dubbio quella dei Concerti Underground, dove insegnare ai nostri eroi abilità singole che potranno tornare utili nei combattimenti oppure di gruppo che portano vantaggi anche durante l’esplorazione. Come fare? Nell’unico modo che ha qualunque aspirante musicista: raccogliendo il maggior numero di fan possibili. Saranno loro, infatti, a darci modo di sviluppare le nostre qualità e possono essere ottenuti in svariati modi: sconfiggendo i boss nelle diverse modalità a disposizione, ripristinando l’energia in vari punti della città (dopo averne raccolta abbastanza esplorando) oppure, occasionalmente, sfruttando una particolare sezione del covo.

La gestione della storia e dei suoi ritmi sono tra gli aspetti migliori del gioco

Non sarà un’impresa facile raggruppare il numero necessario a sbloccare tutti gli alberi delle abilità ma il fattore rigiocabilità per quanto riguarda le boss fight gioca un ruolo chiave: concettualmente rimangono le stesse ma a seconda dell’impostazione che darete loro (dopo averli affrontati canonicamente una volta) le cose si faranno più impegnative. Combattere vi permetterà anche di ottenere mod per le vostre armi, nella forma di abilità offensive o difensive che, pur non facendo davvero sentire la loro necessità nel corso del gioco, possono tornare utili per uscire più in fretta da alcune situazioni.

Sia il combattimento sia le fasi platform soffrono un po’ della mancata gestione della telecamera e di comandi che definiremmo “saponosi”, a causa dei quali è difficile calibrare bene in particolare i salti ma anche capire se un colpo sia davvero andato a segno o meno. Spesso le inquadrature obbligate non aiutano con la percezione della distanza ma non stiamo parlando di un soulslike o in generale di un’esperienza così profonda da risultare proibitiva: No Straight Roads richiede sicuramente impegno, tuttavia è sviluppato in maniera semplice e accessibile perché al di là di esplorazione e combattimento, la storia è il suo vero nucleo – assieme a una colonna sonora memorabile, com’è logico aspettarsi da un titolo che fa della musica il proprio cavallo di battaglia.

Conclusioni

No Straight Roads è un gioco semplice, che non manca di difetti e ne siamo consapevoli. Ciononostante è impossibile restare indifferenti al suo estro artistico, a quei colori vividi e brillanti di cui si tinge Vinyl City ma soprattutto a una storia perfettamente gestita nei tempi, nei ritmi e nella sceneggiatura: è divertente, leggera e al contempo agrodolce, capace di portare con sé una morale forse non originale ma senza dubbio sentita e centrata nel migliore dei modi. La musica è il veicolo di May e Zuke, dentro e fuori dal conflitto con la NSR.

Certo si sarebbero potute gestire meglio le fasi di transizione da una boss fight all’altra, così come i comandi un po’ troppo scivolosi, ma quando si arriva alla resa dei conti si realizza una volta di più la passione infusa dagli sviluppatori per il loro progetto: nella sua semplicità, No Straight Roads riesce a portare con sé una freschezza di cui si sentiva la mancanza, coinvolgente nonostante i suoi difetti. Per questo vi invitiamo a buttare il cuore oltre l’ostacolo e lasciarvi trascinare dal fuoco di May, mediato dalla pacatezza di Zuke, per inseguire insieme a loro un sogno e scoprire cosa si nasconde al di là dei nostri ideali.

No Straight Roads è disponibile da GameStop Zing Italia.

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