Gli Avengers hanno avuto un incremento di popolarità davvero incredibile dal 2012 a oggi. Precedentemente relegati esclusivamente all’universo dei fumetti, i supereroi più potenti della Terra (secondo Marvel) hanno goduto di una vera e propria rinascita grazie ai film del Marvel Cinematic Universe che tutti conosciamo. La popolarità degli Avengers è andata crescendo di anno in anno, fino a che non si è solidificata come pietra miliare della cultura popolare moderna. Ovviamente era solo questione di tempo prima che anche il mondo videoludico decidesse di fare un tie-in basato proprio sui Vendicatori. Dopotutto Insomniac Games aveva resuscitato così bene l’IP di Spider-Man nel 2018, quindi la formula poteva (e doveva) funzionare anche con Avengers, no?
Beh, la risposta è ben più complicate di quanto si creda. Ma partiamo dall’inizio.
Precedentemente noto come The Avengers Project, Marvel’s Avengers è un nato come nuovo lavoro di Crystal Dynamics, la quale finalmente riesce a esprimere la sua creatività lontano da Lara Croft e dal marchio di Tomb Raider. A coadiuvare lo studio ci pensa Eidos Montreal, anche loro reduci dall’ultimo Deus Ex: Mankind Divided non proprio memorabile. Insomma, due studi di sviluppo dal curriculum di tutto rispetto pronti a creare l’avventura definitiva sui Vendicatori. Il compito comunque è arduo e pieno di insidie: gli Avengers sono oramai radicati nella mente dei giocatori, e anche solo proporre una versione differente da quella vista al cinema dei Vendicatori genera un bel po’ di polemiche. Il publisher Square Enix ha gestito la situazione al meglio e, nonostante qualche rinvio, Marvel’s Avengers ha visto finalmente la luce e il gioco sui Vendicatori che in tanti aspettavano è arrivato su tutti i nostri sistemi.
La storia è probabilmente il più grande punto di forza di Marvel’s Avengers, e vede come (principale) protagonista Kamala Khan, una giovanissima fan degli Avengers che fa di tutto per riuscire a incontrare i suoi beniamini durante un giorno molto particolare. Sto parlando dell’Avengers Day (già visto in moltissimi trailer), una festa dedicata agli eroi più potenti della Terra, i quali sono questa volta intenti a mostrare una nuova fonte di energia basata sul Terrigen, un minerale alieno trovato nella baia di San Francisco. Come potrete facilmente immaginare però le cose non vanno come previsto e, a causa di un misterioso attacco terroristico, l’helicarrier degli Avengers, la Chimera, si schianta al suolo con Captain America dentro.
Il disastro fa migliaia di morti e la scomparsa di Cap devasta anima e cuore dei Vendicatori. Inoltre, il Terrigen scatena il fenomeno degli inumani, ovvero persone mutate dal contatto con il minerale in forma gassosa e trasformate in una sorta di mutanti dotati di superpoteri (anche se sono ben diversi dagli X-Men). San Francisco diventa velocemente il ground zero di una Chernobyl moderna, mentre la gente, spaventata, si rifugia nella sicurezza promessa dalle Advanced Idea Mechanics. Quest’organizzazione è guidata dal dottor George Tartleton, ex collega di Bruce Banner, e da Monica Rappaccini, una brillante ma sinistra scienziata. In questo idilliaco quadretto la AIM assorbe Stark Industries e inizia una militarizzazione della giustizia, dando la caccia agli inumani con il beneplacito del governo Americano. Gli Avengers, “traditi” da una dichiarazione di Bruce Banner che li definiva pericolosi per l’umanità, si sciolgono e scompaiono. Lo S.H.I.E.L.D. viene smantellato e Nick Fury è sparito.
La storia è il più grande punto di forza di Marvel’s Avengers
Passano quattro anni, Kamala è cresciuta ed è un’inumana anche lei: gli arti si allungano come quelli di Mr. Fantastic e la sua abilità polimorfa le consente persino di ingigantirsi. Nel suo cuore, gli Avengers sono ancora un mito: li vuole cercare, li vuole trovare, li vuole aiutare. Ed è qui che il gioco vero e proprio comincia.
La trama di Marvel’s Avengers è interessante e coinvolgente: i personaggi sono molto ben caratterizzati (ma hanno anche un grosso debito con il MCU) e le loro relazioni conflittuali riescono a avvicinare e convincere il giocatore a immergersi ancora di più nel titolo di Crystal Dynamics. Un po’ sottotono i cattivi, che forse potevano ottenere un po’ più di luce. Tuttavia, i Vendicatori danno il meglio di loro quando sono in difficoltà, e questo gli sceneggiatori lo sanno benissimo: gli amanti dei comics americani non potranno non essere divertiti e stuzzicati da Marvel’s Avengers, che dal punto di vista narrativo mantiene tutte le promesse fatte nei trailer, regalando una sceneggiatura ben realizzata e accattivante (ovviamente premesso che vi piaccia il mondo “caciarone” dei supers americani) che ci terrà compagnia per poco meno di una ventina di ore. Ed è per questo che mi fa quasi male dover andare ad analizzare l’altra parte del gioco, ovvero il gameplay.
Sì, perché purtroppo il gioco soffre di svariati problemi. Ma partiamo dall’inizio: l’interfaccia utente è davvero un casino, e quando intendo un casino intendo proprio attingere dall’etimologia della parola, che rimanda al rumore e al caos: decine di menù e sottomenù fanno sì che il giocatore rimanga disorientato dagli eccessivi e anacronistici pulsantini che aprono una o più tendine, rivelando comparti diversi per skin, skill tree confusionari ed equipaggiamento in stile Game as Service (che sfora quasi nel free to play). Esatto, dico in stile “Game as Service” perché la progressione del personaggio è legata non solo al classico “livellare”, ma anche (e sopratutto) alla crescita dell’equipaggiamento. Ognuno dei nostri Avengers avrà infatti diversi slot da equipaggiare con “item” personalizzati (pezzi di armatura per Iron Man e… beh, ossa nuove per Hulk?) che si distinguono per il loro numero di stelline (che va da uno a cinque, proprio come nei free to play) e il modificatore che potenzierà il nostro personaggio.
Voglio essere chiaro: per terminare la campagna non vi servirà badare troppo a questi equipaggiamenti, specie a difficoltà più basse. Per completare il gioco vi basterà andare avanti a suon di button mashing per sbaragliare le difese dell’AIM e abbattere i (pochissimi) boss iconici del gioco. E inoltre,purtroppo, i nostri “item” non cambiano l’aspetto del nostro personaggio in game: per quello ci sono le skin, le quali non hanno alcun effetto se non quello di dare un look diverso ai nostri Avengers. Quindi gli equipaggiamenti non cambiano nulla a livello estetico, ma influiscono sulle statistiche del gioco (potenziamento di caratteristiche, resistenza a elementi come il freddo, ecc), esattamente come accade in moltissimi titoli free-to-play che trovate sul mercato mobile: spesso dovremo infatti potenziare gli item smontandone altri per recuperare parti necessarie all’upgrade di altri pezzi ancora. Grazie al cielo però non dovremo preoccuparci troppo di questi elementi, non agli inizi almeno.
Tuttavia il grinding diventa necessario quando deciderete di passare al multigiocatore, ovvero l’Iniziativa Avengers, o quando vorrete cimentarvi nelle difficoltà più alte che il titolo di Crystal Dynamics offre. E questo ci porta a un altro problema: la ripetitività. Le missioni in Marvel’s Avengers seguono molto spesso un unico canovaccio: arrivare in una zona, raggiungere un punto che va da A a B e sconfiggere tutte le orde di nemici (spesso fin troppo simili) che la AIM vi scaglierà contro e tornare vincitori al Quinjet. Ogni tanto capiterà di dover trovare qualche NPC (dall’aspetto dozzinale e mai ben caratterizzato), di fare microsessioni stealth, di girare qualche leva o di completare dei (molto semplici) puzzle ambientali per accedere a una nuova area, ma è tutto qui. Scarsa varietà di nemici, un’IA degli stessi non troppo brillante e ambientazioni a volte ripetitive rendono gli scontri nelle missioni quasi un compito obbligato per far avanzare la storia piuttosto che una parte divertente del gioco. Ditemi voi se questa non è una delusione.
Le missioni in Marvel’s Avengers seguono molto spesso un unico canovaccio
Il multigiocatore è legato profondamente alla campagna principale sotto diversi fattori, oltre al fatto che quasi tutte le missioni single player possono essere svolte in cooperativa con altri amici. Tuttavia è solo quando si entra nella sezione “Iniziativa Avengers” che ci si può addentrare davvero nella parte multiplayer del gioco. Anche qui, le cose potevano essere gestite in maniera diversa: come ho detto prima, la campagna è legata al comparto multiplayer, il che significa che la progressione dei nostri personaggi nella storia è la stessa di quella presente nel multigiocatore, quindi, ad esempio, il livello del buon Hulk e il suo equipaggiamento saranno gli stessi sia in una modalità che nell’altra. Inoltre, il gioco stesso consiglia di provare il multi solamente dopo aver terminato la campagna principale. Perché? Beh, perché il multiplayer si svolge dopo la fine della campagna, e iniziarlo significa spoilerarsi immediatamente (davvero, immediatamente) la trama di Marvel’s Avengers. Una volta superato lo scoglio della campagna, possiamo divertirci a menare le mani con gli amici, riuscendo inoltre a potenziare i nostri Avengers livellandoli e spendendo punti abilità nell’albero delle abilità, differente per ognuno dei eroi a nostra disposizione.
Agire insieme a uno o due buddies online aumenta sensibilmente il divertimento, ma alla lunga ci si scontrerà sempre con la ripetitività citata poco sopra: ritrovarsi a fare sempre lo stesso tipo di missioni andrà a incidere inevitabilmente sulla voglia di giocare ancora. Dolori anche per il comparto tecnico, il quale mostra più e più volte il fianco a molti, moltissimi bug e glitch, praticamente di ogni sorta. Non ho mai visto apparire e scomparire più gente a schermo dallo schiocco delle dita di Thanos, mentre altre cose che dovrebbero non esserci permangono (i raggi di Iron Man che diventano pali fatti di luce in mezzo alla nostra zona di guerra). Anche le animazioni delle finisher a volte sono scoordinate, le linee di dialogo ogni tanto sono mute e i sottotitoli fuori sincrono. Buona invece la distruttibilità, che (perlomeno su PC) aggiunge quel tocco di finto realismo ignorante che tanto ci piace quando facciamo saltare in aria cose o sfondiamo pareti di cemento e strade con Hulk (che è ovviamente il miglior Avenger). Bellissimi anche i modelli dei nostri supereroi e la coreografia di alcune scene, le quali non sfigurerebbero in uno dei film del Marvel Cinematic Universe. Buono il comparto audio, con musiche evocative (anche se il tema degli Avengers di Alan Silvestri è inarrivabile) e il doppiaggio italiano, che cerca di ricavare una sua identità nonostante il “peso” delle grandi voci udite nel Marvel Cinematic Universe.
Lo ammetto: avrei voluto amare Marvel’s Avengers. Lo avrei voluto adorare alla follia, avrei voluto innamorarmi del gioco e passarci decine e decine di ore. Tuttavia questo non è successo, probabilmente a causa della ripetitività degli scontro e delle decine di bug che ho incontrato durante la mia recensione. Ma voglio essere diretto, Marvel’s Avengers non è un brutto gioco: ha solo bisogno di tempo. Tempo per sistemare i problemi, dare un miglioramento al menù di gioco e rendere meno invasive le questioni legate all’equipaggiamento dei personaggi. Inserire l’elemento “GDR/free-to-play” nel gioco non è stata una mossa vincente, non allo stato delle cose almeno. Ma si può migliorare e Square Enix ha già dichiarato che il supporto al gioco durerà per molto tempo, introducendo in futuro nuovi Avengers e altri miglioramenti. Se Spider-Man di Insomniac ci ha mostrato come è fatto un bel un gioco sui supereroi Marvel, il titolo di Crystal Dynamics ci mostra invece le potenzialità delle scene corali, senza però arrivare agli altissimi livelli raggiunti dall’esclusiva Sony. Probabilmente il titolo è uscito prematuramente e avrebbe avuto bisogno di ancora un po’ di lavoro per mostrare tutte le sue potenzialità, ma sono sicuro che Crystal Dynamics riuscirà a sconfiggere i bug e i problemi del gioco, esattamente come fanno gli Avengers con i loro Villains. |