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Kingdoms of Amalur Re-Reckoning – Recensione

Non ci vuole chissà quale giro di parole per inquadrare, definire ed analizzare Kingdoms of Amalur Re-Reckoning, produzione che già nel titolo, con un simpatico gioco di parole, mette in chiaro la sua natura di remastered, schietta riproposizione di un action-RPG pubblicato originariamente ben otto anni fa su PC, PlayStation 3 e Xbox 360.

A differenza di molti altri progetti simili, la proposta ha la sua piena validità visto lo scarso successo di pubblico riscontrato dall’originale, pur premiato dalla critica che ne seppe carpire le molteplici qualità oggettive, un triste destino che ha finito per compromettere l’originale visione dei creatori, intenzionati ad espandere il brand con altri videogiochi che scavassero ancora più a fondo nel vivido lore che accoglie e caratterizza l’avventura.

Una seconda possibilità, insomma, era più che auspicabile se non proprio dovuta, tanto più che il gioco, all’epoca, coinvolse nomi del calibro di R. A. Salvatore, scrittore di fantasy piuttosto rinomato nell’ambiente; Todd Mcfarlane disegnatore di Spawn; Ken Rolston sviluppatore che ha prestato il suo estro creativo alla saga di The Elder Scrolls.

Questa (ri)chiamata alle armi, purtroppo, non rende onore al materiale d’origine, configurandosi come il più classico dei porting svogliati, imperfetti, controversi. Ciò che c’è di buono è dovuto al gioco in sé e per sé, non certo all’impegno profuso da KAIKO, team responsabile di un adattamento abbondantemente sotto il par.

Menù e HUD, tanto per cominciare, sono rimasti invariati e al di là dell’inevitabile invecchiamento concettuale, mal si sposano con gli schermi in full HD dei giorni nostri. La grafica non mostra particolari miglioramenti. L’incremento della definizione è evidente, certo, i 60fps sono granitici, ma texture, modelli poligonali ed effettistica non sono stati potenziati in alcun modo. Come se non bastasse, tra una zona e l’altra verrete accolti da schermate di caricamento che si prolungheranno per interminabili secondi.

Ovviamente, nemmeno il gameplay è andato incontro a modifiche, nonostante in questo versante il discorso inizi a prendere una piega ben migliore.

Infastidisce sempre non imbattersi in nuovi contenuti, ma trattandosi di un porting sarebbe stato ingiustificato aspettarseli. Diverso il discorso per una certa legnosità dei comandi, che si ripresenta puntuale anche in questa nuova veste, piccola sbavatura che avremmo dimenticato volentieri, che fortunatamente non intacca più del dovuto la godibilità dell’esperienza.

A ben vedere, del resto, Kingdoms of Amalur Re-Reckoning è un action-RPG di per sé piuttosto canonico. La bontà del suo gameplay non si palesa tanto nelle singole feature che lo caratterizzano, poco originali a dirla tutta, quanto nella globalità delle meccaniche ludiche che si sviluppano in un contesto narrativo e artistico piacevole, vivido, carico di suggestioni.

Senza dimenticare parate e schivate, tecniche imprescindibili praticamente in qualsiasi scontro, ne vengono fuori battaglie ben ritmate

I colori accesi, la regia virtuale relativamente accattivante, una direzione artistica convincente, la produzione THQ Nordic inizialmente si fa amare per gli scorci che offre e per l’espediente narrativo stuzzicante che innesca l’avventura. Pur priva di chissà quali plot twist, la trama procede spedita verso il suo epilogo stuzzicando di continuo l’utente, disseminando persino le sub-quest più ripetitive di un’intrigante spolverata di lore.

Il gameplay non è da meno per quanto riguarda le soddisfazioni elargite all’utente. Senza entrare eccessivamente nel dettaglio, parliamo pur sempre di un gioco di otto anni fa, oltre ad una sovrastruttura ruolistica, che si palesa in diversi menù con cui gestire statistiche, equipaggiamento, talenti e bonus dell’avatar, a caratterizzare più di ogni altra cosa Kingdoms of Amalur Re-Reckoning ci pensa il combat system, insospettabilmente malleabile.

Oltre a poter attaccare a testa bassa utilizzando decine e decine di armi diverse per il corpo a corpo, all’occorrenza potrete dedicarvi a silenziosi assassini sgattaiolando alle spalle degli ignari nemici, colpirli dalla distanza con l’arco, assestargli un duro colpo attivando istantaneamente un incantesimo magico dallo specifico allineamento elementale.

Senza dimenticare parate e schivate, tecniche imprescindibili praticamente in qualsiasi scontro, ne vengono fuori battaglie ben ritmate, quando non operazioni furtive estremamente soddisfacenti quando completate senza allertare nessuna guardia.

Conclusioni

Kingdoms of Amalur Re-Reckoning rende ancora più evidente l’inevitabile invecchiamento subito dal gioco originariamente sviluppato da 38 Studios. Il mancato upgrade grafico palesa quanta acqua sia passata sotto ai ponti, così come il gameplay, già tutt’altro che rivoluzionario all’epoca, sembra oggi quanto di più derivativo e riciclato ci si possa immaginare.

Eppure, quasi inspiegabilmente, si fatica comunque a lasciare il pad, anche dopo diverse ore di avventura. Artisticamente il gioco riesce ancora a stupire, mentre il buon ritmo imposto dal gameplay rende questo action-RPG commestibile anche da chi solitamente si tiene alla larga dal genere.

Come porting siamo assolutamente sotto la sufficienza. Eppure anche a distanza di otto anni non si può che restare affascinati da un prodotto sviluppato con una visione d’insieme ben chiara e coerente.

Dovrete chiudere un occhio sulla grafica, ma resterete piacevolmente sorpresi dall’esperienza che vivrete.

Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è disponibile da GameStop Zing Italia nelle versioni PS4 e Xbox One.

 

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