28 Ott 2020

Watch Dogs: Legion – Recensione

L’unione fa la forza”: più che un motto, per collettivi sotterranei come il DedSec è una ragione di vita. Un gruppo di entità che ragiona come una cosa sola, per uno scopo comune. E se quell’unità si sfaldasse, tutt’a un tratto? È da questa premessa che ha inizio Watch Dogs: Legion, il terzo capitolo della saga creata da Ubisoft Montreal e ora ereditata dai connazionali di Toronto, che, ci teniamo a dirlo sin da subito, è finalmente giunta alla maturazione, dopo un primo capitolo deludente e un secondo episodio che, pur rivelandosi piacevole nel complesso, non è riuscito pienamente nell’intento di restituirci la sensazione di far parte di un gruppo di hacker, né tanto meno di essere hacker vero e proprio.

I quattro anni di silenzio, oltre a un ultimo, cospicuo rinvio (da marzo 2020 agli sgoccioli della generazione di console ormai al capolinea), sembrano proprio aver giovato alla serie: scoprite insieme a noi perché.

La premessa l’abbiamo anticipata, e anche il nome lascia intendere qualcosa, ma se non avete proprio seguito lo sviluppo o gli annunci pubblicati dal team, vi spieghiamo in soldoni cosa significa avere in pugno una vera e propria “Legione”: non c’è più un singolo protagonista. Un cambio di paradigma, questo, indubbiamente originale, in una industry che punta o su personaggi carismatici ben definiti, o sulla completa personalizzazione affidata al giocatore, che può così plasmare il suo avatar a suo piacimento. Watch Dogs: Legion prova invece una strada tutta sua, comunque coerente con le sue atmosfere: chiunque, con la giusta motivazione, o con un tocco di buone (o cattive) maniere, può unirsi a un’altrettanto giusta causa.

In questo caso stiamo parlando della liberazione della Londra di un futuro non troppo prossimo (o improbabile, vien da dire), finita in un baratro fatto di crimine, odio, classismo, e disordini placati con il piombo e lavati nel sangue a causa di un feroce attentato terroristico. L’autore o gli autori? Zero-Day, un individuo, o forse un collettivo, pesantemente armato e organizzato, che architetta il tutto con uno scopo ben preciso: scaricare la colpa sul DedSec e togliere dai piedi uno scomodo avversario. Il risultato è un completo annientamento dei nostri eroi, tra arresti e morti, ma anche della democrazia stessa, con la salita al potere di Albion, potente organizzazione militare privata, e altri attori pronti a spartirsi la scena sul teatro della capitale britannica, come il Clan Kelley, potenza criminale al comando della Londra sotterranea, e Skye Larsen, guru tecnologica sulla cresta dell’onda, ma dagli obiettivi poco limpidi.

Con Watch Dogs: Legion, la saga è finalmente giunta alla maturazione

Sono loro le figure attorno le quali si sviluppano varie linee narrative, suddivise in maniera quanto più didascalica e ordinata possibile (in una gestione delle quest simile a quanto visto e apprezzato in Days Gone, per citarne uno), una soluzione che aiuta a tenere un po’ più comodamente il filo del discorso e ad annacquare il meno possibile una storia indubbiamente piacevole e ben narrata, nonostante la struttura open-world renda sempre complesso mantenere il focus sugli eventi. A dare il loro contributo nell’impresa, nonostante dialoghi non sempre riuscitissimi, sono certamente i tanti elementi ambientali, come note, registrazioni, persino podcast o ricostruzioni in realtà aumentata, à la The Division, che ci offrono tasselli e microstorie utili a unire i pezzi del puzzle, ma soprattutto una struttura generale molto più compatta, a partire da una Londra più raccolta (8 quartieri centrali, ma chiaramente i più iconici: Camden, Westminister, ) e decisamente meno dispersiva rispetto agli standard degli open-world targati Ubisoft, con conseguenze positive sul risultato finale.

E poi ci sono loro, gli NPC, letteralmente i protagonisti di Watch Dogs: Legion. In che senso, vi starete chiedendo? Beh, con il DedSec a un passo dall’estinzione, l’unica arma a nostra disposizione è accendere la scintilla della ribellione e spingere comuni cittadini (ma non solo) a far parte del nostro gruppo, combattendo un sopruso alla volta per restituire la libertà a Londra, e ripristinare la reputazione del DedSec. Se nei precedenti la profilazione degli NPC era un mero orpello, utile più a ricordarci quanto fosse in pericolo la nostra privacy (anche nella realtà) che altro, in Legion diventa vera e propria parte integrante del gameplay: ogni personaggio incrociato tra le strade di Londra, generato in maniera totalmente randomica al momento, gode di una storia, una personalità e delle skill proprie, oltre che di routine e vera e propria “memoria” (per tenere conto di eventuali soprusi subiti da noi).

Con un semplice tasto è possibile “salvarlo” e, appena si avrà un momento libero, lo si può rintracciare, parlargli, e provare a convincerlo a unirsi al DedSec, così da offrire i suoi servigi al collettivo. Personaggi “neutri” avranno richieste perlopiù semplici, dall’aiutarli con qualche grana personale, al dare una mano ad amici o parenti, mentre quelli ostili, magari perché appartenenti ad Albion, ai Kelley, o alle forze governative, richiedono maggiori attenzioni: un soldato nemico affrontato durante una missione e mandato all’ospedale ma dotato di un buon set di skill e di armi in dotazione (tolte quelle non letali del DedSec che potrete sbloccare ed equipaggiare, potrete solo usare quelle di default, e non, ad esempio, raccogliere quelle nemiche), si è convinto a cambiare fazione solo nel momento in cui ci siamo recati nell’ospedale in cui era ricoverato e lo abbiamo aiutato a velocizzare la sua pratica, mentre in altri casi dovremo indagare in maniera più approfondita (sbloccando un’abilità apposita tramite i preziosi Punti Tecnologia), studiandone trascorsi e passioni e intercettarli in maniere più subdole (sì, ci è capitato anche di dover vincere una sfida a freccette).

E lo ribadiamo, potete arruolare letteralmente chiunque incrocerete, potendo anche personalizzare lo stile acquistando abiti e accessori nei tantissimi negozi di Londra: esperti di crittografia che velocizzeranno i download di chiavi e dati, pugili utili a incassare colpi più della media, soldati portentosi con le armi da fuoco sempre in pugno, ma anche artisti di strada con cui mimetizzavi conciandovi come una statua, oppure operai che potranno entrare e agire pressoché indisturbati in aree di missioni pullulanti di nemici, nel caso in cui dovessero essere nei pressi di un cantiere. La varietà è elevata, e tra la generazione illimitata di NPC e di missioni necessarie a farveli amici, così come delle mille possibili combinazioni, potreste passare un numero allucinante di ore ad assemblare la vostra squadra dei sogni (ma purtroppo il team di nonnine killer non siamo riusciti a metterlo in piedi, è giusto precisarlo).

Potrete arruolare letteralmente chiunque incontrerete sul vostro cammino

Molteplici opzioni che si traducono anche in molteplici approcci, merito di un level design delle singole aree in cui vengono collocate le missioni (quelle principali e le varie tipologie di secondarie) che si presta e non poco ai possibili playstyle adottabili, così come gunplay rinvigorito e un vero e combat system all’arma bianca e a suon di pugni finalmente degno di tale nome: l’hacking a cui ci hanno abituato i precedenti Watch Dogs resta la soluzione più divertente e stimolante, con il prode Optik, il dispositivo con cui interagiamo con il mondo circostante, che ci permette, a patto di sbloccare le relative abilità, di aprire porte (non prima di aver individuato il terminale che le sblocca, o di aver risolto gli immancabili puzzle ambientali a suon di snodi e flussi di energia, ancora più godibili rispetto al passato), di distrarre o sabotare le guardie (così da sgattaiolargli alle spalle, o da eliminarli silenziosamente, occultandone il cadavere con un velo AR), di attirarle verso trappole o telecamere (fondamentali per studiare la situazione prima di entrare in azione).

Nulla però vi vieterà di adottare un approccio più diretto a base di mazze e pugni, o, nel momento in cui le sfodererete, armi da fuoco (i nemici non lo faranno fino a che, di fatto, non li costringerete), o di sfruttare un utile spiderbot, un ragnetto meccanico con cui entrare nei condotti e sfruttarlo come i vostri occhi e mani per attivare interruttori o esplorare i livelli (fondamentale per raccattare i Punti Tecnologia necessari a sbloccare nuove abilità), o ancora, semplicemente, di prendere un drone da carico, salirci su, raggiungere il tetto e tentare un approccio completamente differente (o bypassare la salita, dovesse trovarsi in cima il nostro obiettivo). Come detto, insomma, molto più di prima, si ha la sensazione di poter finalmente agire in totale libertà, complice anche la forma “liquida” del (non-)protagonista, e la presenza di tante piccole novità nell’arsenale a disposizione del DedSec (come varie tipologie di droni o di utili skill), e di essere sostanzialmente in un vero e proprio parco giochi per hacker a cielo aperto.

Sensazione ancor più palese svolazzando a bordo (o nei panni) di un drone, o guidando un bolide tra le affollate strade della città, dirottando i veicoli nelle direzioni più disparate, attivando all’improvviso barriere, distraendo e disturbando ignari cittadini anche per puro e semplice trolling. Il tutto impreziosito da un eccellente reparto audio, con un doppiaggio originale ben studiato e rispettoso dei molteplici accenti e influenze della popolazione londinese (con influssi giamaicani, indiani, e chi più ne ha, più ne metta – ma per i non anglofoni, sappiate che è previsto anche il doppiaggio in italiano) e una colonna sonora composta da brani davvero ricercati (soprattutto se, come chi vi scrive, siete amanti del metal estremo, e non potrà non scendervi una lacrimuccia a far casino con i Bolt Thrower in sottofondo), ma anche da un modello di guida anch’esso migliorato e più realistico (ma non perfetto), e in generale da una ricostruzione di Londra davvero clamorosa, merito anche di un comparto grafico che, su PS4 Pro, ci ha regalato scorci davvero incredibili. I landmark della capitale sono tutti ben presenti e fedelmente ricostruiti e posizionati, dal Big Ben a Tower Bridge, passando per Westminster e Trafalgar Square, e se siete stati in questa splendida città almeno una volta, preparatevi a travolgenti déjà-vu (chi vi scrive è riuscito a individuare un paio di Starbucks – ma con insegna differente – e di hotel in cui è stato in passato senza troppa fatica). Insomma, non fossero sufficienti le missioni e le vicende del DedSec a tenervi impegnati, sappiate che tra sightseeing (con tanto di guida automatica, nel caso vogliate solamente pensare a ruotare la telecamera e a scattare foto) e la caccia a folli personaggi da aggiungere alla vostra squadra, di tempo con Watch Dogs: Legion ne passerete un bel po’, nonostante, come detto, la struttura e le dimensioni più compatte rispetto agli standard Ubisoft (soluzione che ha comunque giovato al prodotto, e non poco).

La ricostruzione di Londra, seppur più piccola e raccolta, è davvero clamorosa

Tolti alcuni freeze, il codice ci è parso in generale stabile; i problemi però non mancano, e sono più radicati, a partire da una fisica e gestione delle collisioni e degli impatti, complici animazioni vecchie e spesso legnose, che rende i combattimenti a mani nude o anche i tamponamenti tra auto molto goffi. Alcune scelte di design, inoltre, ci appaiono francamente discutibili, come la scarsità di opzioni per nascondersi al sicuro durante le fasi stealth, limitate al solo accovacciarsi dietro muri e casse e nulla più (alcuni personaggi, stranamente, nemmeno quello), o l’impossibilità di raccogliere armi nemiche, o ancora, la gestione dei checkpoint, frutto della peculiare natura dei protagonisti: salvo qualche raro caso in cui sarebbe diventato particolarmente frustrante, non esiste, di fatto, la possibilità di riprendere una missione da un punto precedente, in quanto ridurre a zero la barra della salute o farsi arrestare si traduce in un temporaneo divieto di utilizzo dell’attivista (fino anche a 40 minuti di attesa – reale -, riducibili comunque grazie alle abilità di alcuni personaggi), e nella necessità di ripartire dall’esterno del luogo della missione con un personaggio completamente differente, costringendo così ad un approccio tutto nuovo (soprattutto se l’attivista precedente era l’unico del team in possesso dell’uniforme adatta a infiltrarsi in una determinata area).

La frustrazione, inevitabilmente, fa capolino quando è una delle succitate scelte di design a causarla, o forse il problema principale di Watch Dogs: Legion, ovvero l’IA nemica, molto altalenante, che in più di un’occasione ci ha spezzato l’incantesimo messo in piedi tramite gli NPC arruolabili e dotati di vita propria: a volte cieca, a volte inarrestabile, altre ancora pigra e prontissima a chiudere un occhio dopo qualche secondo di ricerca non troppo convincente, al punto, in qualche caso, da spronare il giocatore ad aggirarla e far scattare decine di allarmi per andare dritto all’obiettivo e concludere la missione senza particolari ripercussioni. Tante piccole situazioni che non possono non lasciare l’amaro in bocca, e scalfire un titolo che però, nonostante tutto, resta davvero di alto livello, e che tra un ricchissimo single player, e un comparto multiplayer (che arriverà il 3 dicembre) che permette di giocare in coop in missioni ad hoc, ha davvero tanto da offrire.

Conclusioni

Un’IA tutto fuorché perfetta, qualche dubbiosa scelta di design e problemi di varia natura non riescono comunque a toglierci dalla testa l’idea che Watch Dogs: Legion sia, oltre ad un gran bel gioco, anche il Watch Dogs che ci era stato promesso nel lontano 2014, restituendoci finalmente la sensazione di essere un vero hacker con in mano un’intera città, oltre che parte integrante di un collettivo. Ubisoft ci è riuscita grazie a piccole ma significative migliorie e aggiunte a un gameplay già rodato, e a una grande intuizione/rivoluzione che scardina il cliché del protagonista singolo e intoccabile, e rende di fatto qualsiasi NPC su schermo dotato di una sua personalità, oltre che giocabile, ma il merito va anche alla scelta di accantonare le ambiziose dimensione di certi open-world visti in passato nella sua scuderia, optando per una Londra ricostruita divinamente ma più piccola e compatta, che offre un’esperienza più incisiva e meno diluita, un piccolo successo nel successo, insomma.

E indipendentemente dal vostro amore per la saga a base di hacker firmata dal publisher d’Oltralpe, dovreste dargli una chance anche solo per fare uno splendido giro virtuale tra le strade della capitale inglese, che in questi tempi di viaggi e quarantene aiutano e non poco a tenere a bada la nostalgia canaglia.

Watch Dogs: Legion è disponibile da GameStopZing Italia dal 29 ottobre.