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25 Nov 2020

NBA 2K21 – Recensione

NBA 2K21 in salsa next-gen è simile e al tempo stesso completamente diverso dal gioco che abbiamo analizzato e provato affondo solo un paio di mesi fa, versione originariamente pubblicata sulle ormai superate PlayStation 4 e Xbox One. Pur cambiando pochissimo sulla carta, pur mancando il taglio netto con il passato, basta una partita per rendersi conto di come il feeling trasmesso dalla produzione 2K Sports sia ovviamente familiare, ma ugualmente sorprendente, più briosa, inaspettatamente dinamica.

Quando Visual Concepts prometteva un cambio di direzione, reali novità e upgrade possibili solo grazie alla potenza extra offerta dai nuovi hardware, insomma, non stava affatto bluffando.

Graficamente, e non ci si poteva esimere dall’iniziare la disamina proprio da questo aspetto, il passo avanti è evidentissimo. Al di là dei tempi di caricamento ridotti all’osso, sebbene qualche giocatore di seconda fascia sia stato momentaneamente lasciato indietro, in attesa di ulteriori aggiornamenti che ne migliorino soprattutto le animazioni, i quintetti di ogni squadra NBA palesano una cura realizzativa davvero straordinaria.

Le riprese durante i time-out mettono in risalto la somiglianza dei volti con le controparti reali, oltre a permettere di ammirare con quanta attenzione al dettaglio siano state riprodotte arene e pubblico festante. Il ray tracing, dal canto suo, regala profondità ai corpi degli atleti bagnati di sudore e impreziosisce il terreno di gioco di splendidi riflessi garantiti dal parquet tirato a lucido. In campo si ammirano le movenze sinuose durante un dribbling dei giocatori, la fisicità dei corpi a contatto in post-basso, l’eleganza di un fade-away preceduto da uno stepback utile a tentare il gioco da tre punti.

Non si tratta di uno sfoggio di poligoni ed effetti fine a sé stesso. NBA 2K21 sorprende soprattutto pad in mano, con tante piccole modifiche al gameplay che, paradossalmente, rendono questa versione molto più digeribile da un pubblico più ampio che mai.

Risolti i problemi relativi al tiro già da qualche tempo, grazie ad una patch che ha reso la meccanica padroneggiabile senza eccessivi e inutili grattacapi, complice una maggior fluidità possibile grazie ai 60fps, fissi anche con la risoluzione 4K, i movimenti vagamente sincopati che da sempre contraddistinguono la serie sono fondamentalmente scomparsi, rendendo più facile e godibile esibirsi in azioni individuali che possono portare a qualche risultato positivo.

Ciò non vuol dire che la produzione abbia cambiato DNA, cedendo alla tentazione di farsi più arcade. Semplicemente, grafica più fluida e animazioni meglio concatenate tra loro rendono più semplice il controllo dei giocatori, grazie soprattutto all’eliminazione di quell’istante di stallo, marchio di fabbrica delle iterazioni pubblicate anche su PlayStation 4 e Xbox One, che poteva mandare fuori ritmo l’utente neofita o abituato a ben altre simulazioni.

Purtroppo, neanche questo restyling ha eliminato i problemi di compenetrazione tra poligoni che in qualche occasione si palesano durante i contatti, ma si tratta di una sbavatura che non influenza in alcun modo il gameplay.

Anche la sezione relativa alla WNBA è stata potenziata, con una nuova modalità dedicata

Naturalmente, le novità di questa edizione non si esauriscono qui.

MyCareer si espande con l’introduzione della G-League, lega che il buon Junior può scegliere come tappa intermedia subito dopo l’high school, preferendola al passaggio al college. Si tratta di una breve deviazione sul percorso gradevolissima, per quanto opzionale ovviamente, che dona un minimo di brio in più ad un arco narrativo che, lo affermiamo nuovamente anche in questa sede, svolge il suo compito senza infamia, né lode.

Il rinnovato editor, altra novità, riesce invece nel compito preposto di garantire maggior libertà all’utente, finalmente in grado di dare forma ad atleti con caratteristiche davvero uniche o quasi, peculiarità che andranno ovviamente affinati spendendo i soliti Punti VC, croce e delizia di ogni iterazione della saga. Sotto questo punto di vista, nulla è cambiato rispetto all’edizione già recensita, con la solita tendenza a spingere verso le microtransazioni tanto odiate dal pubblico (già) pagante.

Sempre per quanto riguarda la modalità MyCareer, il Quartiere è stato soppiantato dalla Città che oltre a vantare dimensioni maggiori, reintroduce le affiliazioni e affida a tutta una serie di NPC il compito di elargire missioni specifiche che garantiscono VC Points extra.

MyGM e MyLeague, sono state riunite sotto la voce MyNBA, modalità che potrà essere personalizzata in ogni suo aspetto, così da consentire a chiunque di impacchettare l’esperienza che più preferisce, scegliendo di volta in volta quali competenze gestire in prima persona e quali delegare alla CPU o escludere a priori.

Anche la sezione relativa alla WNBA è stata potenziata, con una nuova modalità dedicata, The W che si configura come una MyCareer votata al femminile, per quanto dal respiro enormemente più corto.

Conclusioni

L’edizione next-gen di NBA 2K21, pur non distaccandosi enormemente da quella per PlayStation 4 e Xbox One, mostra evidenti upgrade in quasi ogni ambito.

Graficamente il salto generazionale si vede e anche il gameplay ha beneficiato dei molteplici potenziamenti, con un ritmo di gioco più brioso ed una minor macchinosità nelle movenze degli atleti, caratteristica che rende l’azione più fluida e godibile.

Chi è già in possesso di una copia del gioco può comunque fare a meno dell’upgrade, vista la sostanziale similarità tra le due proposte. Chi, invece, ha pazientato fino a ora ed è un fiero possessore di PlayStation 5 o Xbox Series X, potrà godersi la versione migliore di NBA 2K21 nello splendore del 4K, a 60fps fissi con tempi di caricamento quasi inesistenti.

 

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