cyberpunk 2077
07 Dic 2020

Cyberpunk 2077 – Recensione PC

Premessa: quella che state leggendo è la recensione relativa alla sola versione PC di Cyberpunk 2077. Lo specifichiamo in quanto le versioni console non rispecchiano in alcun modo la qualità vista su PC di fascia alta. Di queste versioni ve ne parliamo meglio nello speciale dedicato che trovate a questo link. Buona lettura!

Finalmente ci siamo. Dopo tanti anni di attesa abbiamo finalmente l’opportunità di calcare i marciapiedi virtuali di Night City. Ci sarebbe tutto un bel discorso da fare sulla cultura dell’hype e di come questa, alla fine, va spesso a danneggiare il prodotto finito in un modo o nell’altro, ma per oggi è meglio concentrarsi su altro. Oggi parliamo dell’arrivo di un gioco sul quale abbiamo discusso, ipotizzato, sognato e speculato per oltre otto anni. Oggi arriva la recensione di Cyberpunk 2077.

Prima di iniziare però facciamo un piccolo balzo indietro nel tempo, per spiegarvi da dove arriva il nuovo titolo di CD PROJEKT RED. Cyberpunk 2077 fa parte di un universo più grande, uno che precede (e di gran lunga) il videoludo per come lo conosciamo oggi: il gioco di ruolo cartaceo. L’idea di trasformare il futuro distopico precedentemente immaginato da Gibson e Sterling in un gioco da tavolo venne a un uomo di nome Mike Pondsmith alla fine degli anni ’80. Pondsmith arriva da una carriera nel mondo dei videogiochi (o almeno quelli che erano i videogiochi all’epoca), avendo lavorato con Richard Garriott sul design dei primi titoli della serie Ultima. La visione originale di Pondsmith si concretizzò nel primo volume di Cyberpunk: The Roleplaying Game of the Dark Future, pubblicato nel 1988, e fu subito un successo.

La distopia proposta dal gioco pesca a piene mani da quella che era la cultura pop dell’epoca: letteratura, cinematografia, fumetti. Tutto veniva mescolato come in un blender per offrire ai giocatori un cocktail mozzafiato accessibile a tutti; bastava avere una matita e un foglio di carta. Fu così che Cyberpunk e il suo seguito, Cyberpunk 2020, divennero dei veri e propri cult negli anni ’90, conquistando milioni di giocatori in tutto il mondo. In questo periodo crebbe la popolarità di personaggi come Johnny Silverhand, Saburo Arasaka, Morgan Blackhand e Adam Smasher: qualsiasi giocatore conosceva a menadito gli eredi dell’Arasaka o il rockerboy di Night City.

Cyberpunk 2077
Judy Alvarez, la conoscete, la amate. La amerete ancor di più.

Ora facciamo un passo avanti: è il 2013 e CD PROJEKT RED, lo studio dietro a The Witcher e The Witcher 2: Assassins of Kings, annuncia di star lavorando a un nuovo gioco, Cyberpunk 2077, seguito ufficiale dell’RPG di R. Talsorian Games (la casa editrice di Pondsmith, n.d.r.) ambientato 57 anni dopo gli eventi di Cyberpunk 2020. Fra i vecchi giocatori (me compreso) ci furono subito teorie, speculazioni e giubilo generale. Tuttavia, il gioco sparì dai radar poco dopo, fagocitato dall’hype generato da quel capolavoro che è The Witcher III: Wild Hunt.

Fu solo dal 2017 in avanti che si è iniziato a parlare concretamente di Cyberpunk 2077. Nel 2018 il gioco venne mostrato per la prima volta all’E3, lasciando a bocca aperta i giornalisti: da questo punto in avanti l’attesa e l’anticipazione crescono a dismisura fra i giocatori, i quali iniziano a divorare qualsiasi informazione riescano a reperire sull’universo di Cyberpunk. Nel 2019 il titolo sembra in ottima forma, Keanu Reeves calca il palco dell’E3 annunciando di essere l’interprete di Johnny Silverhand e viene rilasciata la prima data di uscita ufficiale, fissata per aprile 2020. Tutto sembra andare per il meglio. Lo sviluppo finale del gioco procede però con difficoltà, anche e soprattutto a causa della pandemia mondiale, che rallenta drammaticamente tutte le operazioni. Cyberpunk 2077 viene rinviato tre volte, prima a settembre, poi a novembre e infine alla fatidica data del 10 dicembre 2020.

Un gioco sul quale abbiamo discusso, ipotizzato, sognato e speculato per oltre otto anni

Ed è quindi arrivato il momento di parlare del gioco. Ad accoglierci in Cyberpunk 2077 c’è un menù che ricorda un po’ quello dei terminali visti in varie opere cinematografiche a tema, accompagnato da suoni elettronici e musica synth. Dopo aver sistemato qualche setting (abbiamo testato la versione PC), si parte avidamente di “Nuova Partita”, aspettandoci poi una parte che è quasi un rito in ogni gioco di ruolo che si rispetti: la creazione del personaggio. Il corpo di V, protagonista del gioco, può essere personalizzato in ogni sua parte, dai capelli ai tatuaggi, dagli occhi al cyberware. Le opzioni sono molte e varie, ed è apprezzabile che gli sviluppatori abbiano deciso di dare visibilità a parti del corpo solitamente non personalizzabili, come le unghie, i denti e persino gli organi genitali (sì, avete capito bene).

Ma l’aspetto fisico non è l’unica personalizzazione che andremo ad apportare a V. Il background del protagonista è più importante ancora del suo aspetto fisico, perché caratterizza e definisce quello che V è (o che era) prima di iniziare la sua nuova vita a Night City. Cyberpunk 2077 offre tre background differenti collegati a tre punti di inizio differenti in Night City. Le scelte possibili sono sono Nomad, Street Kid e Corpo. Ognuna di esse ha una peculiarità e una serie di conseguenze (tutte limitate all’ambito del ruolo e dei dialoghi, non collegate alle skill) sulla trama del gioco e sulle conoscenze di V. Un protagonista Nomad potrà ricevere aiuto da altri come lui, conoscerà bene le Badlands e avrà un istinto di sopravvivenza molto elevato; uno street kid saprà trattare meglio con le gang, conoscerà Night City e i suoi player; un Corpo sa come trattare con altri corporativi e come comportarsi nell’alta società di Night City.

Dopo aver pensato ad aspetto fisico e passato di V, arriva il momento “RPG” dove dovremo distribuire alcuni punti nelle caratteristiche base del personaggio. In Cyberpunk 2077 gli attributi sono cinque: Fisico, Intelligenza, Riflessi, Capacità tecnica e Freddezza. A prescindere dalle nostre scelte in fatto di aspetto o background, è questo che caratterizza l’evoluzione e la crescita di V e delle sue abilità; comunque di codesto aspetto ne riparleremo ancora più avanti.

Cyberpunk 2077
Non fatevi illusioni, qua le auto vanno comprate con eddies sonanti.

Finalmente Night City è a portata di monitor, e i primi passi nella città dei sogni sono inebrianti: le persone si muovono, vivono, parlano fra loro, mangiano ramen e si godono lo street food. Tutto sembra estremamente curato e reale, per non parlare della città stessa, che sa regalare scorci mozzafiato, sia di giorno che di notte. CD PROJEKT RED ha fatto un lavoro di design davvero notevole: Cyberpunk 2077 colpisce il giocatore con visuals di tutto rispetto, coadiuvate dall’illuminazione dinamica offerta dal ray tracing.

Per un giocatore del GDR originale come me è stato come ricevere un gioioso pugno (virtuale) in faccia: la città dei sogni appare esattamente come me l’ero immaginata nella mia adolescenza da giocatore di ruolo cartaceo, con un’estetica che strizza l’occhio alle recenti (e non) produzioni cinematografiche ma che ha una sua personalità molto marcata, in ognuno dei sei distretti (il settimo sono le badlands fuori dai confini cittadini) che la caratterizzano. Sono rimasto colpito da quanto Night City sia fedele alla sua controparte cartacea riuscendo comunque a evolverne la visione per rappresentare quel gap di 54 anni che c’è dalla “fine” di Johnny Silverhand nel 2023 fino al 2077.

Ma torniamo a noi. Voglio essere chiaro: questa recensione cercherà il più possibile di essere spoiler free, però dovrò (per forza di cose) darvi alcuni elementi per comprendere la valutazione sull’impianto narrativo del gioco.

Ci siete ancora? Bene. Il primo atto della storia ci “costringerà” a rimanere nel quartiere di Watson, una delle zone di Night City fra le più povere, ma che al contempo rappresenta un perfetto spaccato della vita nella città dei sogni: gang, fixer, night club, street food e chi più ne ha più ne metta. Qui, in un piccolo appartamento in un edificio fatiscente, V inizia la sua nuova vita, cercando di farsi un nome fra i pezzi grossi della città assieme a Jackie Welles. Quest’ultimo è un nerboruto omaccione che faceva parte di una gang, i Valentinos, e che per un motivo o per un altro (dipende dal background scelto) ora è un amicone del protagonista V.

Grazie all’aiuto di uno dei fixer più noti della città, V e Jackie prendono parte a quello che dovrebbe essere il colpo della loro vita, un “gig” (in gergo) che avrebbe superato qualsiasi altro lavoro: rubare un biochip quasi leggendario, chiamato Relic, dalla suite al Konpeki Plaza di Yorinobu Arasaka, figlio del centocinquattottenne Saburo Arasaka, CEO dell’Arasaka Corp e leggenda vivente. Inutile dirvi che le cose non vanno come pianificato, e che il colpo finisce in maniera drammaticamente diversa da quanto previsto dal gruppo. Certo, se avete visto i trailer passati avete già un’idea di cosa accadrà, ma il fulcro della questione è il drammatico cambiamento nella vita di V dopo questo incredibile colpo.

I primi passi nella città dei sogni sono inebrianti

Per motivi che non sto a spiegarvi a causa del rischio spoiler, V è costretto/a a inserire il biochip Relic nella sua testa, attivando quello che da 54 anni è prigioniero al suo interno: l’anima digitalizzata di Johnny Silverhand (qui il nostro approfondimento), un rocker famosissimo nonché uno dei cyberpunk più distruttivi della storia. Johnny è stato infatti una delle vittime del Soulkiller, un software letale in grado di “strappare” la coscienza dal corpo e digitalizzarla, dopo il suo assalto alla torre Arasaka di Night City. Un attacco entrato nella storia, dato che ha portato alla detonazione di una piccola testata nucleare che ha raso al suolo buona parte della città. Johnny è tornato ed è più arrabbiato che mai. Come se non bastasse, il software del Relic sta lentamente “sovrascrivendo” l’anima di V finché non rimarrà solamente la personalità di Silverhand. Per il protagonista del gioco inizia una incredibile corsa contro il tempo fatta di azione, momenti drammatici, tanta epicità e un finale esplosivo.

Sulla trama di Cyberpunk 2077 ci sarebbe da parlare per ore, ma per evitare spoiler cercherò di limitarmi ad alcuni punti fissi che vale la pena sottolineare: il rapporto tra Johnny Silverhand e V e il livello di scrittura più generale. Sul primo argomento è bene specificare che Silverhand è un vero e proprio co-protagonista, non un cameo né un NPC di poco conto: il legame con V rappresenta un pilastro fondamentale della trama di Cyberpunk 2077, sulla quale si basa sostanzialmente tutto il gioco.

Sicuramente l’esperienza personale di un attore del calibro di Keanu Reeves ha aiutato a rendere questo personaggio vivo, credibile ma soprattutto onnipresente, tanto da bucare lo schermo. L’alchimia che c’è tra V e Silverhand è qualcosa che ho visto raramente nel videoludo, e sono abbastanza sicuro nel dire che manderà in giubilo moltissimi giocatori. Per quanto riguarda invece la scrittura di quest principali e secondarie, voglio mettere in chiaro che si tratta del punto di forza di CD PROJEKT RED. La loro firma, insomma. Se le quest di The Witcher III erano interessanti, coinvolgenti e ben strutturate, in Cyberpunk 2077 questo standard viene portato su un gradino successivo, aumentando drasticamente il coinvolgimento da parte del giocatore e spesso intrecciandosi anche con il filone “principale” della trama, impattandolo direttamente. Devo dire che raramente mi è capitato nella mia carriera di recensore di vedere un prodotto narrativamente così complesso e sfaccettato: davvero un altro pianeta rispetto a quanto visto finora.

Cyberpunk 2077
Johnny Silverhand, in tutto il suo splendore ribelle

Passiamo adesso alle parti del gioco legate all’esperienza gameplay vera e propria. Il sistema di progressione del personaggio è stato classificato da CD PROJEKT RED come un’esperienza “fluida”. Ma cosa significa esattamente? Beh, in Cyberpunk 2077 non esistono classi (al contrario del gioco cartaceo), bensì diversi alberi della abilità basati sui cinque attributi base. Completando le missioni e abbattendo i nemici potremo salire di livello e guadagnare punti da spendere sia sulle caratteristiche base che sui perks offerti dagli alberi delle abilità: in questo modo possiamo creare il nostro personaggio cyberpunk esattamente come ce lo siamo sempre immaginato. Un ninja silenzioso e invisibile? Un tosto “solo” esperto in armi e munizioni? Un hacker spietato e velocissimo? O perché no, un mix di tutti e tre. Le possibilità sono moltissime: i perks sono circa 225, e alcuni possono essere sbloccati più volte per ottenere bonus maggiori.

Insomma, è davvero difficile che due run a Cyberpunk 2077 vadano allo stesso modo, e non solo a causa del background o delle scelte narrative, ma per l’evidente diversità di un V rispetto a un altro. C’è da dire che al primo impatto questi skill tree risultino un po’ confusionari, ma dopo qualche minuto ci si prende subito confidenza. Comunque, oltre all’esperienza del personaggio, in Cyberpunk 2077 esiste anche anche un sistema legato alla fama, che rappresenta quanto V sia conosciuto/a in Night City. Completando incarichi, V diventerà chiaramente più famoso/a, rispettato/a oppure temuto/a. Farsi un nome in città significa ottenere lavori migliori, ben remunerati, oltre che avere accesso alla merce di prima scelta da determinati venditori. Un altro elemento in comune con i GDR cartacei più giocati.

Il combat system e le armi più in generale sono un punto molto chiacchierato del gioco, il quale è stato oggetto in passato di diversi dubbi e perplessità. CD PROJEKT RED pare aver ascoltato molto attentamente il feedback che la stampa gli ha restituito per quanto riguarda i combattimenti corpo a corpo, che ora sembrano più fluidi e naturali, anche se non c’è nessun miracolo o innovazione. D’altronde stiamo parlando di Cyberpunk 2077 e non di Sekiro: i pugni e le armi da taglio fanno il loro dovere, risultando gradevoli nell’utilizzo e spesso soddisfacenti nella loro applicazione più truculenta.

Ben più goliardiche sono invece le armi da fuoco, che si suddividono in tre tipi diversi a seconda del loro utilizzo. Ci sono armi normali, smart gun che cercano i bersagli e fucili elettromagnetici che sfondano armature e barriere come se fossero di burro. Le armi da fuoco restituiscono un effetto realistico, nonostante siano frutto di fantasia, e interagiscono con i nostri perks e persino con il cyberware (alcune infatti necessiteranno di un upgrade cibernetico per offrire il loro massimo potenziale). Tutte le armi in Cyberpunk 2077 hanno un grado di rarità (comune, non comune, raro, epico, leggendario e iconico) e possono essere potenziate in una sezione dedicata al crafting all’interno del menù di gioco. In questo modo un’arma molto amata può diventare una compagna di avventura per più tempo, a patto di potenziarne gli attributi debitamente.

Le armi sono tante e varie. Non solo semplici spara proiettili, ma strumenti da usare in base a minacce differenti.

Per quanto goduriosi e gradevoli, gli scontri a fuoco non sono (e non devono essere) l’unico modo per risolvere le situazioni a Night City. Un V netrunner può infiltrarsi nel covo di una gang senza essere visto dalle telecamere, distrarre le guardie attivando dispositivi in remoto e abbattere un nemico particolarmente ostico spingendolo al suicidio. Insomma, le scelte offerte da Cyberpunk 2077 sono davvero tante, così come le situazione nelle quali incapperete nel vostro tour di Night City. A proposito di tour, che c’è di meglio che girare in auto per la città dei sogni?

Il sistema di guida di Cyberpunk 2077 è ben calibrato e restituisce un feedback diverso per ogni veicolo che andremo a provare. CD PROJEKT RED pare aver passato molto tempo a calibrare il sistema di guida del gioco, sia a livello di driving vero e proprio (il modello è molto vicino all’archetipo di un gioco arcade) sia per quanto riguarda il sound design dei veicoli, per fornire un’esperienza unica ogni volta che prenderemo in mano un volante (virtuale). Probabilmente le collisioni potrebbero essere gestite leggermente meglio, ma finora non ho avuto grossi problemi di sorta. Toglietevi comunque dalla testa l’idea di un approccio “in stile GTA” ai veicoli: per rubarli non vi basterà la pressione di un pulsante e per farli vostri non c’è nessuna mano di vernice. A Night City se volete una cosa ve la dovete comprare. O guadagnare.

Cyberpunk 2077 è su un altro pianeta

Siamo arrivati alla parte finale di questa recensione. Se avete seguito quanto ho scritto, vi sarete resi conto che c’è molto altro da scoprire nell’ultimo lavoro di CD PROJEKT RED e che per forza di cose non può essere raccontato in meno di ventimila caratteri. Quindi viriamo su di una breve analisi tecnica: io ho provato la versione PC, e grazie a un hardware molto performante ho potuto godere degli effetti di luce offerti dalla tecnologia RTX di NVIDIA, nonché del DLSS. Sul mio RIG, il gioco è sempre stato fluido e scorrevole. Nemmeno un calo di framerate, nemmeno nelle situazioni più concitate. Ho riscontrato però diversi bug, come armi rimaste sospese in volo dopo l’uccisione dei nemici, lip sync mancati e sedie invisibili, ma ci tengo a sottolineare che la versione da noi testata è priva della patch day one che tutti gli utenti riceveranno. Nonostante questi difetti, non ho riscontrato alcun bug game breaking in tutta la mia esperienza di gioco e nulla che abbia davvero potuto rovinare l’immersività offerta da Night City.

Un plauso in particolare va alla tecnologia JALI (Jaw and Lip Integration) che modifica le espressioni facciali in base all’idioma parlato e che più di qualunque gioco io abbia mai provato ha reso giustizia al doppiaggio italiano. Ed è proprio su quest’ultimo argomento che voglio spendere qualche parola, in quanto il nostro adattamento è davvero di altissimo livello, forse il migliore che abbia mai sentito: sono stati coinvolti grandi nomi legati al mondo del cinema, come Alessandro Rossi (voce di Arnold Schwarzenegger), Hal Yamanouchi (doppiatore di Ken Watanabe), Luca Ward e molti altri. Il risultato è qualcosa di davvero unico nel panorama videoludico nostrano.

Conclusioni

Cyberpunk 2077 è un lavoro monumentale. Rappresenta, senza giri di parole né mezzi termini, il nuovo paragone come miglior gioco di ruolo attualmente disponibile. Raramente mi sono imbattuto in un titolo in grado di riuscire ad arrivare ai massimi livelli in praticamente tutte le sue parti, dal gameplay alla trama, dal comparto grafico all’adattamento in lingua italiana. Questo titolo comprende tutto quello che vi aspettate da un gioco di ruolo di prossima generazione: immersività altissima, migliaia di scelte possibili e un mondo vivo e reattivo ai vostri stimoli. La storia di V, e di riflesso quella di Johnny, vi coinvolgeranno a tal punto da farvi rimanere con il chiodo fisso in testa per diversi giorni.

Ci sono dei piccoli difetti: qualche bug di troppo e forse qualche scelta di menù confusionaria, ma tutto appare insignificante rispetto alla grandiosità offerta da questo gioco, e ogni imperfezione scompare nelle luci al neon delle invitanti insegne di Night City. Davvero, le parole della mia recensione non sono sufficienti a illustrare la profondità di questo gioco: prendetelo, assolutamente, e godetevi il viaggio in una delle distopie più famose, terribili e al contempo affascinanti dei tempi moderni.

Cyberpunk 2077 sarà disponibile da GameStopZing per PS4, Xbox One e PC dal 10 dicembre.