Il primo avvio di The Pathless è piuttosto particolare. Dopo un pericoloso viaggio in barca verso i confini del mondo, la nostra Cacciatrice giunge su un’isola per scongiurare una maledizione. Al suo arrivo è chiaro che qualcosa è andato tremendamente storto: una gigantesca aquila è accasciata sul prato, in fin di vita. La nostra cacciatrice, armata di solo arco e frecce sembra essere l’unica speranza per questa terra in rovina.
L’aquila dalle sembianze divine decide di rinascere in un normale aquilotto, intenzionata ad aiutare la giovane cacciatrice nel suo viaggio. Il nostro viaggio in The Pathless, il nuovo titolo di Giant Squid, ha inizio così: non più nel mare come in Abzù ma su un’isola liberamente esplorabile e dai minimi riferimenti testuali.
Ed è così che inizia anche il mio di viaggio, perso tra i meandri di una foresta piena di occhi fluttuanti che mi osservano. Ci metto un po’ a capire che vanno colpiti con l’arco, e che ad ogni colpo perfettamente caricato la mia Cacciatrice guadagna un po’ di stamina per correre velocemente. Non so bene qual è il mio nemico o il mio prossimo obiettivo, finché esplorando e risolvendo i primi enigmi ambientali una voce non me lo suggerisce. Sembra provenire dal cielo, non vuole indicarmi una via ma suggerirmi alcune di quelle possibili.
Lo Sterminatore di dei ha maledetto gli abitanti dell’isola e le loro divinità, che ormai corrotte e furiose vagano per i loro regni seminando una tempesta di fiamme senza fine. Il nostro obiettivo è placare queste creature, ridare loro il senno e purificare l’Isola. Per farlo dovremo sfruttare una misteriosa maschera, che ci permette di vedere il mondo con occhi diversi.
The Pathless mi ha divertito, emozionato e commosso
Un po’ come la vista detective di Batman Arkham o l’istinto di Geralt in The Witcher 3, questa vista ci permette di scorgere i punti di interesse della mappa, che lampeggeranno di rosso. Questo è l’unico indizio che ci verrà fornito nella nostra esplorazione, lasciata completamente a discrezione del giocatore.
Per purificare la divinità dell’area sarà richiesto di attivare tre torri, sfruttando gli emblemi che otterremo risolvendo enigmi e esplorando i templi dell’isola. The Pathless in questo senso è incredibile: offre enigmi ambientali perfettamente coerenti con il gameplay di base. Le interazioni possibili alla fine sono limitate: abbiamo l’arco con cui scoccare frecce, e l’aquila che può spostare leve o portare pesi per attivare pulsanti a comando. Tra l’altro, non male il supporto al Dualsense, che restituisce ottime vibrazioni ma una performance altalenante dei trigger adattivi, non sempre convincenti.
Questi elementi vengono usato in svariati modi e a livelli sempre differenti e rendono The Pathless una continua sorpresa. Sempre coerente con se stesso, ma mai uguale. Ad esempio, bisognerà sfruttare l’arco per accendere torce, direzionando le frecce in modo che colpiscano i focolai da una giusta angolazione. Il tutto sempre con grande chiarezza, perché The Pathless non è mai frustrante ma lascia sempre un piacevole sapore di mistero.
The Pathless è un bellissimo gioco, oltre che una continua sorpresa
E così, tra un enigma e l’altro, mi prodigo ad attivare le torri e a proseguire nel mio viaggio di purificazione. Sparse qua e là nelle rovine di una civiltà perduta ci sono steli e spiriti ancora legati al reame terreno. Attraverso di loro scopro nuovi retroscena sull’Isola, sulle divinità e sui principi di creazione su cui si basa la mitologia di The Pathless.
Il mio viaggio attento è sempre ricompensato con qualcosa di utile, un nuovo tassello per arricchire la mia esperienza. Non c’è game over, ma il rischio di perdere i cristalli exp ottenuti esplorando. Un attrito non invadente, ma che provoca un senso di urgenza e attenzione verso la tempesta che si muove per l’area. Una scelta di design che, nemmeno a dirlo, ho apprezzato moltissimo.
The Pathless è un bellissimo gioco, ma è anche una grandissima esperienza visiva. Così, planando mantenuto dal mio aquilotto, pronto a inseguire la prossima tempesta che avrebbe custodito il boss, ho capito. The Pathless rievoca le stesse emozioni di Shadow of the Colossus, pur senza la sua tragica poetica. Il titolo di Giant Squid è piccolo, con pochi elementi ma tutti splendidamente incastrati. Le boss fight sono poche, ma dal grande splendore scenico e con una buona varietà nel gameplay. Gli enigmi non sono sempre impegnativi, ma quanto basta per dare una botta di serotonina al vostro cervello. Come lo fa planare mantenuti dall’aquila o spiccare il volo con le correnti ascensionali, spinti verso la prossima meta. The Pathless mi ha divertito, emozionato e commosso. Un grandissimo gioco, le cui qualità non possono essere misurate secondo le ore richieste per completarlo. Io ci ho messo circa 20 ore, ma possono essere molte meno se decidete di esplorare il minimo indispensabile, ma perché dovreste? The Pathless sarà disponibile in edizione fisica online e in negozio da Gamestop Zing. |
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