metroid-dread-immagine-in-evidenza-gamesoul
18 Ott 2021

Metroid Dread – Recensione

Metroid Dread è una sorta di monito che la saga lancia a sé stessa, l’ammissione, candida e lampante, che il genere generatosi da una costola dell’episodio capostipite del brand, pubblicato oltre trentacinque anni fa, ha un disperato bisogno di una svolta, di una scossa, di una sana rinfrescata. Se non in termini globali, dove ibridazioni ed estro creativo di team più o meno conosciuti ai più ci hanno regalato innumerevoli capolavori nel corso degli anni, quantomeno nell’economia interna del brand della Grande N, IP che a ben vedere stava e sta tuttora attraversando una fase piuttosto delicata.

Se Metroid Prime 4 è fermo ai box da tempo immemore, anche la declinazione in salsa 2D, esclusi i remake Zero Mission e Samus Returns, latitava sui nostri schermi da quasi vent’anni, tanto è passato da Fusion, pubblicato su Game Boy Advance.

I Metroidvania, per dirla in altri termini, hanno prosperato alla grande, anche in assenza di uno dei padri fondatori del genere che con questa nuova avventura, in esclusiva per Nintendo Switch, diciamolo senza girarci troppo attorno, non è certo riuscito a reinsediarsi autorevolmente sul trono. Metroid Dread tenta, riuscendo solo in (buonissima) parte, dimostrandosi insospettabilmente pigro dove ha sempre ben figurato, riuscendo comunque a regalarci un’avventura degna della saga, ed ampiamente meritevole di essere giocata soprattutto dagli amanti delle sfide, giocando furbescamente d’esperienza, come un atleta, non più nel fiore degli anni, che con qualche trucchetto e un po’ di maestria riesce comunque a battere l’avversario.

Sia chiaro, non stiamo parlando di una produzione deludente, né che mostra il fianco ad aspre critiche, rivolte ad un particolare ambito. Parliamo, semplicemente, di un capitolo lievemente sottotono, che coesiste nell’ecosistema di una saga che ci ha sempre abituati all’eccellenza assoluta.

Dopo quanto vissuto in prima persona con Metroid Fusion, eventi che vengono ben riassunti nell’intro del gioco, rendendo commestibile e comprensibile Dread anche ai neofiti, l’efficientissima Samus Aran è stata inviata dalla Federazione Galattica verso il pianeta ZDR, dove è stato individuato il letale Parassita X, minaccia biologica che potrebbe spazzare via la vita nell’intero universo.

Le premesse narrative sono simili a quelle di qualsiasi altro episodio con protagonista la cacciatrice di taglie più letale della Via Lattea e sebbene la regia digitale delle brevi scene d’intermezzo non sia sempre all’altezza della situazione, né i dialoghi con l’I.A. della nave di Samus dimostrano chissà quale abilità di scrittura degli sceneggiatori, la trama riserva diversi colpi di scena per i veterani di Metroid. La conclusione, inoltre, chiude in modo soddisfacente il cerchio aperto oltre trentacinque anni fa, svelando ulteriori dettagli che ampliano la lore dell’universo finzionale della saga.

Metroid Dread, insomma, punta forte sull’intreccio, proponendo le stesse soluzioni narrative che da sempre contraddistinguono, nel bene e nel male, lo stile delle avventure di Samus Aran. Non aspettatevi chissà quali introspezioni psicologiche, né di assistere a scene non interattive particolarmente adrenaliniche o spettacolari. Al tempo stesso, tuttavia, sobbalzerete più e più volte dalla sorpresa prima dei titoli di coda.

Dove la produzione Nintendo non ci ha affatto convinti è nella direzione artistica, a tratti pigra, certamente poco ispirata, tutt’altro che innovativa. Il riciclo di asset in certi scenari è più che evidente; la varietà di nemici è relativamente contenuta, fattore che come vedremo influenza anche il gameplay; la soundtrack passa inosservata, senza brani in grado di affascinare l’utente e di incrementare la suggestione degli scenari esplorati. Il 2.5D scelto per l’occasione, se dona a Samus un aspetto convincente e splendido (il suo modello poligonale è davvero ben realizzato e meravigliosamente animato), sul televisore di casa non rende affatto al meglio, mostrando texture sgranate e, in generale, un’immagine piuttosto sporca.

Sfida costante e continua si trova copiosamente nei due aspetti che rendono grande ed appassionante Metroid Dread, ovvero level design e boss fight

Molto meglio sul display della console stessa, soprattutto su Nintendo Switch Lite e OLED dove schermo più piccolo da una parte, maggior profondità dei colori dall’altra, favoriscono il gioco di chiaroscuri che caratterizza molte sezioni. Peccato che non appena lo sguardo si sposta sui fondali, non appena ci si sofferma sul design delle creature che abitano ZDR (compresi i temibili EMMI, su cui ci dilungheremo a breve), si lamenta una certa povertà d’inventiva generale, soprattutto se memori di quanto offerto ai tempi di Super Metroid e Metroid Fusion.

Lo stile grafico adottato può piacere, certo, la fluidità garantita è sempre massima, le animazioni lasciano a bocca aperta, ma è innegabile che anche considerando la varietà di scenari proposti, la fantasia scarseggi.

Anche in termini di gameplay, il discorso è relativamente controverso. Dove Metroid Dread fa il Metroid, tutto procede meravigliosamente, pur senza grosse sorprese. Non appena lascia il sentiero battuto, vengono a galla alcune problematiche.

I già citati EMMI rappresentano, sulla carta, la tanto agognata boccata d’aria fresca di cui la saga avrebbe tanto necessitato, esperiente narrativo che non solo introduce meccaniche ludiche inedite, ma che influenza anche il mood, il feeling della produzione Nintendo.

Questi corazzatissimi robot, difatti, sette in tutto, pattuglieranno delle zone della mappa ben specifiche, costringendo Samus a muoversi di soppiatto per non farsi scoprire. Imbattibili, se non dopo aver raccolto uno specifico e temporaneo power-up, rappresentano in tutto e per tutto il fattore terrore a cui il titolo stesso del gioco fa riferimento.

L’intento di introdurre, anche in termini emotivi, qualcosa di completamente sconosciuto per la serie, è indubbiamente lodevole. Peccato che il gameplay proprio in queste fasi mostri diversi limiti, quasi si trattasse di sezioni inserite forzatamente e mal amalgamate al resto dell’esperienza. Fatto salvo per l’invisibilità, altro potere che Samus potrà utilizzare per una manciata di secondi, mancano controffensive di qualsiasi tipo per contrastare l’avanzata degli EMMI che, non appena capteranno la vostra presenza, vi inseguiranno senza sosta. Non c’è un modo per nascondersi realmente, né l’I.A. che guida i robot traccia rotte predeterminate e costanti così da permettere all’utente di raggirare il pattugliamento in qualche modo.

Correre a perdifiato inseguiti da un nemico imbattibile regala certo momenti al cardiopalma, ma costringe spesso e volentieri a frustranti dietro-front, a sortite dove il fattore fortuna e il semplice caso giocano un ruolo preponderante.

Metroid Dread è un capitolo più che degno della saga Nintendo, ma al contempo è ben lontano dalla perfezione

Non è l’unica problematica che sporca Metroid Dread. L’altra novità del gioco, difatti, è la parata, mossa che se attivata con tempismo non solo vi permetterà di non subire danni, ma anche di eliminare in un colpo solo il nemico di turno. Anche in questo caso si tratta di un’idea interessante, che tuttavia non è inserita nel migliore dei modi nell’economia di gioco. Se da una parte dona ulteriore ritmo ad un’avventura che già di per sé si dimostra piuttosto incalzante, dall’altra tende ad appiattire la maggior parte degli scontri. Una volta imparati i pattern offensivi di creature e automi che pattugliano la mappa, è sufficiente attendere il momento adatto per sbarazzarsi di qualsiasi minaccia in un colpo solo. Divertente le prime volte, ma alla lunga ripetitivo e poco stimolante per chi cerca una sfida costante e continua.

Sfida costante e continua che invece, a ben vedere, si trova copiosamente negli altri due aspetti che rendono grande ed appassionante Metroid Dread, ovvero level design e boss fight. In questi due ambiti, dove Metroid torna a fare il Metroid, si evince tutta la maestria di MercurySteam.

Lo scenario, come da tradizione, si conferma un ginepraio di cunicoli da scovare, congegni da attivare e porte da sbloccare non prima di aver recuperato il potenziamento necessario al compito. Più che in passato, pur senza indicatori chiari e precisi, è il gioco stesso a suggerire la successiva tappa, scelta di design che se inorridirà i puristi, alla prova dei fatti si rivela una concessione efficace per stimolare l’esplorazione e coinvolgere anche chi non è solito intrattenersi con questo genere di produzioni.

Maggiori sono i poteri in proprio possesso, più difficile diventa trovare il modo per raggiungere un power-up o capire come si sblocca l’ambientazione successiva. Per quanto complesso e difficile, il gioco non bara mai in questo senso, lasciando sempre in giro almeno un indizio per capire come e dove trovare la strada giusta.

Se amate la saga (o il genere dei metroidvania), Metroid Dread non vi deluderà

Discorso simile per le difficili boss fight, titanici scontri che vi metteranno a dura prova, sia in termini di pura abilità con il pad, sia per quanto riguarda la comprensione dei punti deboli e della conseguente tattica offensiva da utilizzare per mandare al tappeto le gargantuesche creature che vi sfideranno. Senza volervi rovinare la sorpresa, vi basti sapere che vivrete battaglie davvero intense e che superarle vi regalerà immense soddisfazioni.

Conclusioni

Se amate la saga Nintendo, o il genere dei metroidvania, per gli intensi scontri con i boss di fine livello e per come riesca a proporre complicati ed intricati scenari in termini di level design, Metroid Dread non vi deluderà. Per la complessità di alcune soluzioni, per come certi sentieri si intersecano tra loro, l’episodio per Nintendo Switch è tra i più brillanti dell’intera saga. Il ritmo d’azione concitato (basta guardare quanto corra Samus), unitamente alla difficoltà di alcuni scontri, EMMI esclusi, donano ulteriore carattere ad un’avventura che non vi annoierà mai nella decina di ore circa in cui vi terrà impegnati.

Purtroppo non siamo di fronte ad una produzione perfetta o che eccelle in ogni suo ambito. Artisticamente vi ritroverete tra le mani un lavoro insufficiente per gli standard a cui ci ha abituati la saga. Scenari troppo ripetitivi ed una soundtrack senza mordente impediscono a questo episodio di affascinare l’utente come seppero fare i predecessori. Anche tecnicamente si sarebbe potuto fare sicuramente di più. Se le animazioni lasciano a bocca aperta, sul televisore l’immagine non brilla affatto per pulizia.

Anche le novità introdotte non si amalgamano alla perfezione con il gameplay. La parata diverte sulle prime, ma finisce per appiattire i combattimenti. Le sezioni in cui attraversare il territorio del EMMI, invece, sono frustranti e troppo dipendenti dal fattore fortuna.

In definitiva, Metroid Dread è un ottimo rappresentante del genere ed un capitolo più che degno della saga Nintendo. Al tempo stesso, tuttavia, è ben lontano dalla perfezione e non rappresenta affatto il punto più alto toccato dalla stessa.

Potete acquistare Metroid Dread sullo shop online di GameStop!

 

Recensioni in evidenza

Tutte le recensioni