Ah, i Guardiani della Galassia: personaggi dei fumetti creati dalla mente di Dan Abnett e Andy Lanning che hanno conquistato il mondo con un mix di ironia e disagio, ben lontani dalla eroica perfezione degli Avengers e persino dallo spesso depressivo concetto di oscuri antieroi di gente come il Punitore o Venom. I guardiani erano e sono campioni del disastro, gente piena di problemi, legata al passato e alla nostalgia, che non disdegna qualche bella sbronza fra un giro su Knowhere e un arresto da parte dei Nova Corps. Star-Lord uno di noi, insomma.
Il nostro gruppo di eroi del disagio ha finalmente ricevuto un altro adattamento videoludico degno di nota, stavolta intessuto dalle sapienti mani di Square Enix ed Eidos, che avevano davvero bisogno di un successo dopo la difficile uscita di Marvel’s Avengers. Quindi via il multiplayer, via la cooperativa e diamoci dentro con un gioco totalmente single player con una storia accattivante e una colonna sonora davvero da paura.
Parlando dei Guardiani della Galassia di recente ho sentito qualcuno dirmi “finalmente un videogioco sui Guardians!”, dimenticando che un gioco su questa improbabile banda di eroi c’è già stato, sviluppato dalla sfortunata Telltale Games nel 2017. Ho voluto citare quest’altra iterazione nel franchise Marvel per un motivo preciso che vi sarà chiaro man mano che procederemo ad addentrarci nella recensione di questo gioco. Parto subito dicendo che Marvel’s Guardians of the Galaxy è bello, colorato, incasinato, problematico e affascinante: proprio come i suoi protagonisti. E ora vi spiego il perché.
Marvel’s Guardians of the Galaxy è un titolo d’azione e avventura, con qualche spruzzo di RPG qua e là, quel tanto che basta per rendere l’avventura di Peter Quill e soci più personale e memorabile. Nonostante la banda dei Guardiani sia composta da cinque membri (Gamora, Groot, Rocket, Drax e Star-Lord), noi controlleremo esclusivamente Quill, alias Star-Lord, l’unico umano del gruppo nonché sedicente leader di questa banda intergalattica di disadattati. Questo non significa che dovremo preoccuparci solamente di lui (e della sua crescita in-game) anzi: il rapporto con la squadra è il perno centrale dell’intera esperienza offerta da Marvel’s Guardians of the Galaxy, nonché il più prominente punto di forza dell’intera produzione Square/Eidos.
Ognuno dei guardiani è ritratto con una personalità estremamente fedele alla controparte cartacea vista nei comics americani (addirittura più della versione apparsa nei film di James Gunn per Marvel Studios), e il suo rapporto con Peter sarà deciso dalle innumerevoli interazioni che avremo durante l’avventura. Alcune risposte a scelte multiple ci daranno infatti la possibilità di influenzare ciò che gli altri membri della squadra pensano di Quill, altre cambieranno il corso della nostra personalissima avventura con i Guardiani. Insomma, il lato relazionale è probabilmente quello che ho apprezzato di più di questo gioco: i continui dialoghi, punzecchiamenti, le battute, le richieste di aiuto, i momenti tristi, la sensazione di cameratismo. Tutto molto ben realizzato.
Bello, colorato, incasinato, problematico e affascinante: proprio come i suoi protagonisti
Sì, perché l’alchimia fra i guardiani la fa da padrona durante tutta l’avventura. Esplorando un pianeta alieno è impossibile non ascoltare un racconto di Drax o l’ennesima battuta denigrante di Rocket, senza contare i favolosi “io sono Groot” di Groot. Quello che ho particolarmente gradito e il continuo scambio di battute fra i guardiani, sorprendentemente inerenti a quello che si sta facendo. Mi spiego meglio: penso di aver trovato un cunicolo segreto dove gli sviluppatori hanno nascosto un collezionabile? Bene, Rocket mi prenderà in giro dicendo che mi infilo in anfratti oscuri e lascio il gruppo da parte, Gamora risponderà a tono e poi tutti e quattro si preoccuperanno che io mi perda nella grotta e muoia in malomodo (affermazione non lontana dalla verità). Non dico che questa cosa non esista già in altri titoli, ma in Marvel’s Guardians of the Galaxy è contestualizzata molto bene e innegabilmente contribuisce a far calare il giocatore o la giocatrice nei panni di Star Lord. Devo però far notare che spesso molti degli scambi di battute fra i Guardiani giocano sul cliché della rivalità fra Rocket e Quill, esattamente come capitava nel gioco di Telltale Games. Che Rocket e Peter litighino va bene, ma che si arrivi sempre agli stessi epiloghi… Beh, è decisamente meno coinvolgente.
Per quanto riguarda la trama, questa è stata curata e sviluppata da veterani del mondo dei comics (come Dan Abnett, co-ideatore dei Guardiani, che ha lavorato per DC, Marvel, Warhammer 40’000 e sui film di Gunn), supervisionati da Bill Rosemann, vicepresidente del reparto creativo di Marvel Games. Sono passati 12 anni dalla guerra cosmica contro i chitauri, Peter ha lasciato i Ravager per cercare fortuna assieme ai nostri quattro eroi-mercenari, oramai in viaggio da qualche tempo. A corto di soldi e con la voglia di una nuova avventura, i Guardiani della Galassia iniziano a cercare un modo per arricchirsi nella zona di quarantena interdetta dai Nova Corps, i cosiddetti “poliziotti stellari” di Xandar. Il tutto per racimolare un po’ di unità e (perché no) sbronzarsi in una bettola di Knowhere subito dopo.
Chiaramente qualcosa va drammaticamente storto e una nuova minaccia spunterà fuori da questo casino, ma non vi dirò null’altro se non che la storia di Marvel’s Guardians of the Galaxy vale la pena di essere giocata. È divertente, è demenziale, è seria, è strappalacrime e a volte stupida. Insomma, lo stile dei guardiani, in tutto e per tutto. E poi, durante il viaggio, ci sono un sacco di easter egg e citazioni imperdibili: son quasi saltato dalla sedia vedendo la statuetta di Chewbacca della Kenner, un poster degli Slayer (chiamati Flayer nel gioco) il polsino di Steve Harris degli Iron Maiden e la confezione di HeroQuest (chiamato Herochase nel gioco) nella casa del Quill teenager.
L’alchimia fra i guardiani la fa da padrona
Sì ok, direte voi, la storia è buona e il rapporto fra i personaggi è divertente. Ma il resto del gioco com’è? Dunque, Marvel’s Guardians of the Galaxy è un action-adventure in terza persona, con ambientazioni più o meno lineari che si susseguono una dopo l’altra con il proseguire della trama. Ogni posto che visiteremo darà adito a battaglie, momenti dedicati all’esplorazione, dialoghi e piccoli puzzle facilmente risolvibili. Nulla di incredibile o di innovativo insomma. I momenti di combattimento sono invece il fulcro dell’esperienza prettamente ludica offerta dal gioco: in quanto leader dei Guardiani, sarà nostro dovere condurli incolumi fra le innumerevoli battaglie che dovranno affrontare. In termini di gameplay, questo si traduce in un ventaglio di comandi che possiamo impartire ai compagni: ognuno di loro ha un set di skill (con relativi cooldown) che possiamo attivare entrando nella Modalità Guardiani premendo L1/LB.
Tenete presente che senza ordini i nostri quattro compagni si comporteranno in maniera piuttosto semplice, non useranno le skill e attaccheranno senza infliggere danni ingenti agli avversari. Quindi è fondamentale prendere subito confidenza con questo sistema di combattimento, anche perché dopo un po’ le orde di nemici saranno davvero soverchianti e senza una buona strategia si finisce al creatore in men che non si dica. Fra l’altro, le skill dei Guardiani possono andare in combo fra loro e generare un casino pazzesco a schermo. Bellissimo.
E poi c’è l’adunata. Dopo aver riempito una barra dedicata, sarà possibile utilizzare questa mossa corale che farà immediatamente radunare la squadra. Una volta iniziato questo bizzarro team-up, i nostri disadattati esprimeranno dei pareri, si lasceranno andare a commenti o manifesteranno le loro paure. A quel punto avremo due scelte di dialogo. Se sapremo motivare il gruppo, tutti otterranno dei bonus. In caso contrario a ottenere il bonus sarà soltanto Star-Lord e il resto del gruppo ci manderà a quel paese. Devo dire che, benché sulla carta sia davvero interessante, l’adunata non è proprio una feature intuitiva: non si capisce mai bene cosa dire per attivare il bonus corale, e molto spesso l’adunata non serve a null’altro che rianimare i compagni caduti e prendersi insulti da tutti. Ma almeno è accompagnata da brani musicali che spaccano.
La storia è divertente, è demenziale, è seria, è strappalacrime e a volte stupida: in puro stile Guardians of the Galaxy
Al termine dei combattimenti riceveremo dei punti esperienza, elargiti dal gioco in base al livello di casino che abbiamo raggiunto durante gli scontri. Più concateneremo combo e azioni spettacolari, più esperienza il gruppo riceverà. Questo approccio lievemente ruolistico consente un po’ di personalizzazione alla propria esperienza di gioco, anche se è assente un vero e proprio sistema di progressione con skill tree definiti. Ma ci va anche bene così, poiché tutto è funzionale al gioco (e soprattutto non è un caos di menù e sottomenù come in Marvel’s Avengers) e all’avventura che intraprenderemo. Bellissima invece la possibilità di cambiare i costumi ai Guardiani, sbloccabili esplorando le aree di gioco (e se ve lo state chiedendo, sì, ci sono i costumi del MCU in Marvel’s Guardians of the Galaxy, sono fatti bene ma soprattutto sono liberi da microtransazioni). C’è anche una piccola sezione dedicata al crafting, alla quale possiamo accedere grazie a diversi banchi da lavoro posizionati in giro per le aree di gioco e sulla Milano. Con i rottami raccolti nei nostri viaggi è possibile potenziare le armi, il costume e qualcos’altro come salute e scudi. Anche qui, una feature non innovativa, che sa di già visto ma che tutto sommato non dispiace. Vale la pena anche solo per gli scambi di battute con Rocket (perché è lui a “creare” oggetti per Peter).
Non si può parlare dei Guardiani della Galassia senza citare almeno una volta la Milano, la loro astronave che prende il nome dall’attrice Alyssa e che è il vanto e l’orgoglio di Star-Lord e Rocket. La nave, ex veicolo Ravager, funge sostanzialmente da hub di gioco, un posto sicuro dove i nostri possono chiacchierare ed evolvere le loro relazioni. È qui che possiamo approfondire i legami con la ciurma e parlare di vari “souvenir” che troviamo in giro, magari legati al passato di uno o più personaggi. La Milano può anche essere guidata per brevi sezioni, ma non aspettatevi qualcosa tipo “accendo i motori e parto” perché i momenti in cui sarete davvero al volante della nave sono predeterminati e piuttosto brevi.
Il gameplay non è incredibile o innovativo, ma funziona
Spendiamo anche due parole per il comparto tecnico. La build del gioco che ho provato, su PlayStation 5, aveva qualche limitazione che (si spera) sarà assente al day one del gioco grazie all’intervento di una patch. Per inciso non ho potuto godere né del feedback aptico del DualSense (che non funzionava molto bene), né del supporto al Ray Tracing (una mancanza a mio avviso abbastanza importante). Per il resto, il gioco mantiene delle performance ottimali, e solo in pochissime occasioni ho visto cali di FPS. Il Dawn Engine, utilizzato per la costruzione di Marvel’s Guardians of the Galaxy, fornisce una fedeltà visiva soddisfacente e contribuisce all’immersività generale (guardate i peli di Rocket, ndr). Altro punto a favore del gioco riguarda le ambientazioni, davvero curatissime e ispirate: Knowhere sembra uno slum di una città cyberpunk, i panorami alieni e multiformi di Seknarf Nove stupiscono per diversità e contrasti, la nave di Ko-Rel è credibile e dall’aspetto vissuto e così via. Peccato che l’immersività sia stata a volte danneggiata da qualche bug: sono incappato in qualche artefatto visivo, come Gamora che rimane con la spada incollata alla mano mentre parla o un canale fognario che perde le texture. Si spera tuttavia che la patch al day one risolva questi problemi.
E non posso non citare l’incredibile colonna sonora di questo gioco, che eleva il mio personalissimo giudizio di almeno mezzo punto. E non solo perché in Marvel’s Guardians of the Galaxy c’è della musica leggendaria che ha ispirato più generazioni, ma anche perché quest’ultima è contestualizzata incredibilmente bene in situazioni di combattimento, ricordi e momenti difficili. Brani dei Kiss, degli Iron Maiden ma anche “musica da meme” come Never Gonna Give You Up di Rick Astley, The Final Countdown degli Europe e via dicendo vi terranno compagnia durante tutta l’avventura.
E oltre a queste grandi hit del passato è stato creato ad-hoc un gruppo di stampo anni ’80 chiamato Star-Lord dal senior Audio Director di Eidos-Montréal, che ha letteralmente creato un album da 10 tracce hard rock. Incredibile. La colonna sonora orchestrata invece comprende oltre sei ore di musica, è registrata negli Abbey Road Studios di Londra e lega alla perfezione l’intero comparto sonoro. Credo, senza timore di contraddittorio, che tutto questo lavoro rappresenti uno dei migliori mai visti per un gioco su licenza dal punto di vista dell’accompagnamento musicale (e sì, esiste una modalità per streamer che vi permetterà di non incappare in problemi legati ai diritti d’autore). Ottimo anche il lavoro dei doppiatori italiani, che riesce (incredibilmente) a non far rimpiangere la lingua originale con voci autoritarie e più variegate del solito (gli adattamenti nei videogiochi spesso riutilizzavano sempre gli stessi doppiatori). L’effetto tende a ricalcare le controparti cinematografiche dei Guardiani, strappando qualche sorriso nelle situazioni più ilari e rendendo molto bene anche in quelle drammatiche. Peccato per qualche problemino di lip sync qua e là.
Marvel’s Guardians of the Galaxy è un gioco che ho gradito molto. Non ci posso fare nulla: ho un debole per i “misfits”, gli emarginati e i disadattati. Ed Eidos-Montréal è riuscita nel difficile compito di dare a questi personaggi profondità e spessore insieme a un gameplay non certo rivoluzionario ma solido e convincente (e soprattutto funzionale all’avventura dei Guardiani). Alcune cose potevano essere fatte meglio? Probabilmente. Alcuni combattimenti sono troppo ripetitivi o punitivi? Può essere. Ma la storia, le ambientazioni, la musica di Marvel’s Guardians of the Galaxy mi hanno letteralmente staccato dalla poltrona, portandomi a escludere il mondo reale durante le mie sessioni di gioco e portandomi in un’altra galassia con Star-Lord, Gamora, Rocket, Groot e Drax. Quindi promosso, promosso e promosso. E spero davvero che Marvel’s Guardians of the Galaxy dimostri che c’è ancora bisogno di titoli single player che puntino su una narrazione solida e un’esperienza diversa dai proliferanti open-world o dai cooperativi online. E ora correte tutti a salvare la galassia a ritmo di Never Gonna Give You Up. Marvel’s Guardians of the Galaxy è acquistabile da GameStop Italia. |
Disclaimer: la recensione de Marvel’s Guardians of the Galaxy è stata redatta grazie a un codice PS5 inviatoci da Square-Enix e Koch Media.