10 anni di Nintendo Direct
Editoriale 05 Nov 2021

Dieci anni di Nintendo Direct, cos’è cambiato?

Il format del Nintendo Direct è ormai parte integrante nel nostro modo di vivere il videogioco. Per un appassionato, attendere il fatidico annuncio sui canali social è diventato un rito pieno di entusiasmo. C’è chi elabora teorie, calcolando con una certa logica la cadenza dell’appuntamento digitale di Nintendo. Ma c’è anche un pubblico non esasperato che aspetta semplicemente i prossimi titoli da giocare su Switch.

In un modo o nell’altro, siamo tutti lì ad attendere il prossimo, grande Nintendo Direct. A volte ci deludono, lasciando un retrogusto amaro e sconsolato. Altre volte ci stupiscono, grazie alla grande intuizione della Grande N di svelare e rilasciare alcuni titoli in un breve lasso di tempo, come successo di recente con Metroid Dread, annunciato lo scorso E3 e disponibile da Ottobre.

Insomma, tra gioie e dolori il format di Nintendo non solo ora rappresenta la “normalità” per l’azienda, ma è stato anche adottato da altri player dell’industria, in forme e con risultati molto diversi. La pandemia ha aiutato certo, ma quello di Nintendo è una tipologia di evento digitale che ha compiuto ormai 10 anni. Dieci, lunghi anni, fatti di dirette, sperimentazioni, fallimenti e una costante evoluzione della formula.

Nintendo Direct 10 anni

Nonostante il successo senza precedenti di DS e Wii, sia 3DS che Wii U hanno iniziato il loro percorso con qualche incertezza. In un panorama videoludico in costante evoluzione, che era riuscito per la prima volta a parlare ad un pubblico di non videogiocatori, Nintendo dovette riadattarsi nuovamente. Il lancio zoppicante di 3DS obbligò Nintendo a correre ai ripari, con una presentazione live che delineasse meglio i piani della compagnia per il suo neonato hardware, anche in termini di software in arrivo.

Una conferenza tradizionale, molto simile a ciò che eravamo abituati a vedere durante l’E3. Una nutrita schiera di giornalisti e investitori nella platea, con un grande palco ad ospitare Satoru Iwata. Un appuntamento formale, incatenato in un modo di comunicare le informazioni estremamente tradizionale. Quasi metodico, nel suo dover parlare un po’ a tutti (ricordiamo tutti le terrificanti slide in power point piene di grafici e numeri). Satoru Iwata è sempre stato un pioniere, e nell’affacciarsi ad un mondo sempre più digitalizzato, nasceva per Nintendo anche un nuovo modo di comunicare con il pubblico.

Dal primo Direct, a oggi

Dopo un primo esperimento di successo, nacque una nuova diretta streaming (ma pre-registrata) chiamata “Nintendo 3DS New Information Internet Presentation”. Venne trasmessa solo in Giappone, il 21 Ottobre 2011, su Ustream e Nico Nico, il popolare broadcaster video nipponico. Fu solo a diretta iniziata che Satoru Iwata annunciò il nome “Nintendo Direct”, con quello che sarebbe poi diventato il nuovo motto della compagnia: “directly to you”. Direttamente a noi, il pubblico. Un nuovo modo di comunicare hardware e software, senza intermediari e con un totale controllo di come e quando farlo.

La prima trasmissione fu esclusivamente giapponese, ma non tardò ad arrivare la versione americana, con il buon Reggie Fils-Aime. L’ex presidente di Nintendo of America fece una piccola presentazione, svelando ben poche novità. Ma fu l’inizio di tutto, anche in Occidente. I due presidenti parlavano davvero direttamente con il pubblico, tanto da riferirsi a loro in svariati modi. La più celebre è senza dubbio quella dove Reggie si riferisce, sorridendo, a chi non ha ancora acquistato un 3DS con “cos’avete che non va?”.

Nintendo Direct speciale

Un percorso che porterà questo tipo di comunicazione sempre più lontano dagli schemi prestabiliti e istituzionali di una corporazione. Lo stesso Iwata, negli anni, svilupperà un linguaggio e una forma sempre meno ingessata, dando vita a veri e propri meme della community e a siparietti con Reggie, Miyamoto e Shibata. Il contatto con il pubblico diventava sempre più intimo e partecipe, privo di sovrastrutture. Come dimenticare il Direct dell’anno di Luigi, o il Digital Event E3 del 2014, con la sfida tra Reggie e Iwata.

Tutto era perfettamente scandito in Direct dal minutaggio variabile, che rinunciavano ad essere dei giganteschi carrozzoni promozionali per concentrarsi sui giochi, nella loro forma pura e semplice. Niente flash, niente plateali dimostrazioni di forza. Così è stato per Breath of the Wild, ma anche per Nintendo Switch, al tempo del suo “inaspettato” annuncio.

Negli ultimi due anni, in piena pandemia mondiale, tutta l’industry ha dovuto riadattarsi. Il modello comunicativo tradizionale non avrebbe più funzionato, senza uno spazio fisico dove farlo. Se Nintendo era già pronta a questa evenienza, non lo si può dire per gli altri. Sony, Microsoft, EA, Ubisoft e tanti altri hanno battuto la strada delle conferenze digitali, con risultati altalenanti. Se Sony con i suoi State of Play riprendeva in tutti i sensi l’idea di Nintendo, altri non riuscivano a scollarsi di dosso quell’aura da show patinato, con ritmi dilatati e tante chiacchiere.

Nintendo direct 10 anni speciale

Con la scomparsa di Iwata, anche Nintendo ha dovuto ripartire da zero. La pandemia è stata per la casa di Kyoto l’occasione per fare un passo indietro, rivedere il format e cambiare il modo in cui si gestisce la “cultura dell’hype”. Una costruzione delle aspettative più controllata, ma senza rinunciare al fattore sorpresa, imprescindibile per questo genere di eventi.

Il tono è familiare, anche se la presenza di Yoshiaki Koizumi non riesce a restituire la stessa genuina atmosfera di Iwata. Tutti hanno raccolto in qualche modo l’eredità del leggendario presidente, senza mai riuscire ad eguagliarlo. Nonostante i fallimenti e gli strafalcioni dell’era Wii U, Nintendo non ha mai smesso di seguire quella visione. Dopo 10 anni, c’è ancora tanto da imparare. Anche per la stessa Nintendo.


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