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06 Dic 2021

Halo Infinite – Recensione

Si è fatto attendere e non poco Halo Infinite (basta un click qui per acquistarlo al volo), titolo che avrebbe dovuto accompagnare trionfalmente il debutto sul mercato di Xbox Series X e S, persino costretto a correre ai ripari dopo quel lungo video di gameplay dello scorso anno, passato (tragi)comicamente alla storia per il meme di Craig The Brute, che indispettì i fan, delusi da una veste grafica che di next-gen sembrava avere ben poco.

Tuttavia, a volte l’attesa può essere dolce. Soprattutto se si assapora, a poco a poco, la certezza di essere in procinto di mettere le mani su un FPS tutto d’un pezzo, chiamato a risollevare la saga dopo un episodio, Guardians, che non aveva convinto appieno, per usare un eufemismo.

Lo stuzzichino, che in realtà è un pasto completo, elargito da Microsoft qualche settimana addietro, ci riferiamo ovviamente al multiplayer gratuito rilasciato anzitempo e a sorpresa, ha avuto il doppio effetto di attestare la sicurezza del publisher americano sulle qualità della sua creatura, che ha di fatto debuttato senza roboanti proclami, e di rassicurare la fan base: Halo è tornato in grande forma, c’è da stare tranquilli.

Le ore accumulate con amici e non in questi giorni parlano abbondantemente da sole circa la qualità del comparto a più giocatori (ne scriveremo meglio nei prossimi giorni), ma il dubbio che principalmente assillava i veri fan era legato al single player, alla tanto decantata campagna che, a dire degli sviluppatori, avrebbe riportato Halo alle sue origini.

Del resto, se del primo capitolo tutti ricordano soprattutto le sezioni ambientate in ampi spazi, in immensi scenari in cui muoversi a piedi o a bordo di qualche mezzo, consegnando di fatto all’utente una moltitudine di approcci diversi, cosa avrebbe mai potuto esserci di meglio, per un revival dei bei tempi andati, se non una struttura open-world del level design?

Halo Infinite cross-play cross-progression

343 Industries, in questo senso, ha interpretato con estrema personalità questo concetto, dando sì estrema libertà di movimento al giocatore, senza per questo rinunciare a quella linearità che, di fatto, ha sempre caratterizzato la saga e il genere di appartenenza in generale. Laddove un GTA o un The Witcher, salvo rari casi, piegano le missioni alla conformazione della mappa, inscenandole nella stessa ambientazione in cui ci si muove per la maggior parte del tempo, Halo Infinite separa quasi nettamente i due elementi, riservando alla progressione della campagna delle location esclusive.

Il paragone più efficace, da questo punto di vista, è The Legend of Zelda: Breath of The Wild, con i Sacrari e i dungeon contrapposti all’immensa Hyrule, termine di confronto che torna alla memoria non solo perché ci si ritrova ad attraversare una gigantesca mappa per lo più immersa nella natura. L’approccio al gameplay, in termini generali, è infatti assolutamente similare. Master Chief entra in possesso dei quattro potenziamenti che gli facilitano la vita, almeno sulla carta s’intende, con la stessa rapidità con cui Link acquisisce le portentose abilità donategli dalla tavoletta Sheikah.

Come nel capolavoro di Nintendo, infatti, nelle sezioni propriamente open-world c’è lo stesso incentivo a sperimentare ad esplorare le nuove potenzialità del gameplay, ostentate sin dal prologo e rese possibili proprio dal level design ancor prima che dalle meccaniche ludiche in sé e per sé.

Ne viene fuori, globalmente, un’esperienza che si pone come una sorta di bignami del genere

Molto più che nel capitolo originale, Halo Infinite gioca con la verticalità in virtù dell’introduzione del rampino, vero protagonista dell’avventura. Nonostante si tratti di un item inflazionato e già visto all’opera in decine di altri videogiochi, dona un’impronosticabile profondità al gameplay, rendendo immediatamente qualsiasi altro capitolo della saga obsoleto, superato, statico. L’estrema rapidità con cui si ricarica, la possibilità di aggrapparsi a qualsiasi superficie, di attirare a sé bombe e armi, di sfruttarlo per stordire i nemici ed agganciarcisi per devastanti colpi melee, lo rendono uno strumento imprescindibile non solo per sopravvivere, soprattutto a livello di difficoltà Leggendario dove il gioco diventa un autentico incubo, ma anche, banalmente, per divertirsi davvero.

Zompare da un punto all’altro del campo di battaglia, non è esclusivamente coreografico, ma amplia a dismisura i possibili approcci di Master Chief. Sebbene non sia possibile eliminare silenziosamente ogni nemico che pattuglia una base, l’I.A. tende ad individuarvi con estrema facilità come classico nella saga, al solito attacco frontale e sfrontato, potrete preferire delle rapide sortite, utili anche a sparpagliare i nemici.

Strategia e tattica sono fondamentali, visto che anche al livello di difficoltà standard gli alieni che fronteggerete sapranno mettervi in difficoltà sia perché ben armati, sia perché puntualmente in schiacciante superiorità numerica. Brute, Grunt, Elite e compagnia bella sono ovviamente al loro posto e, complici un paio di new entry nel bestiario, sanno giocare alla grande di squadra, costringendovi costantemente a dare il meglio di voi, consapevoli che c’è sempre un cecchino appostato da qualche parte, un bombarolo che aspetta l’attimo di esitazione, un nemico con il sistema mimetico attivo che non vede l’ora di infilarvi una lama energetica tra le costole.

Halo Infinite

Oltre al rampino, per difendervi ed attaccare, sarà necessario sfruttare a dovere il Nucleo Scudo, che potenzierà per una manciata di secondi il sistema difensivo di John-117; il Sensore di Minaccia, un radar che vi permetterà di individuare qualsiasi alieno entro un determinato raggio d’azione; lo scudo portatile, fondamentale per tenere a bada il fuoco di sbarramento nemico; i Propulsori, che come facilmente ipotizzabile permetteranno allo space marine di schivare i colpi con un poderoso scatto in qualsiasi direzione.

Questo pacchetto di gadget, ovviamente potenziabili nel corso dell’avventura, andrà utilizzato in perfetta combinazione con l’ampissimo arsenale che reperirete sul campo. Ci sono tutte le bocche di fuoco classiche, più qualche interessante aggiunta come una carabina semi-automatica, un fulminatore particolarmente adatto contro gli scudi, una pistola che rilascia scariche elettriche.

Il gioco, in questo senso, fa di tutto per alimentare la vostra potenza di fuoco. Contenitori esplosivi da lanciare in ogni dove, torrette, mezzi, stazioni dove ricaricare i proiettili, bombe di ogni forma e dimensione: Halo Infinite vuole che spariate e che lo facciate di continuo, non lasciandovi praticamente mai a secco di proiettili.

Halo Infinite multiplayer

Non per questo è accondiscendente agli estremi, segno che c’è un lavoro di level e mission design encomiabile. L’esempio più efficace riguarda l’uso che si può fare dei Ghost o dei Banshee, mezzi che controbilanciano l’inferiorità numerica, ma che vanno utilizzati con condizione di causa: i primi sono efficaci ma non appena si abbandona il sentiero tracciato, bisogna fare i conti con le mortali asperità dello scenario, trappole in cui è facile incastrarsi e si diventa facile preda degli avversari. I secondi, utilissimi per attaccare dal cielo e muoversi con estrema libertà, oltre ad essere difficili da reperire, hanno una scarsa potenza di fuoco, fattore che vi costringerà a pericolose manovre di avvicinamento al suolo.

Da qualunque faccia la si guardi, la componente open-world di Halo Infinite è sostanzialmente perfetta. Quello realizzato da 343 Industries è la perfetta sala da giochi per l’amante della saga e degli FPS che potranno esplorare e combattere con estremo dinamismo e libertà. Certo, il control scheme è un po’ affollato, a volte per cambiare gadget si perde un secondo di troppo, ma il gunplay è talmente perfetto e soddisfacente che si è disposti a prenderci la mano un paio di sessioni più, pur di godere del turbinio di eliminazioni e missioni in cui vi troverete coinvolti.

A questo proposito, purtroppo, va mossa una piccola critica al gioco. È pur vero che c’è molto da fare in termini di attività secondarie, tra log da reperire, basi da riconquistare e temibili avversari da approcciare e sconfiggere, ovviamente dopo averli opportunamente scovati, ma la longevità generale del gioco non è sconfinata come si potrebbe immaginare sulle prime. Una ventina di ore massimo sono sufficienti per raccogliere tutti i potenziamenti possibili, contatore che scende alla metà se si considera la sola main quest.

Halo Infinite

A questo proposito, come accennavamo poco sopra, l’avventura principale rinuncia per lo più all’open-world per ambientare la maggior parte delle missioni all’interno delle strutture artificiali dello Zeta Halo. L’ambivalenza non è affatto disprezzabile, ma va da sé che in questa sequela di corridoi e arene vi sentirete più costretti, meno liberi di sfoderare il nuovo stile di combattimento ostentato all’aria aperta.

Fortunatamente, il sapiente lavoro di level design che contraddistingue anche queste zone dà vita a battaglie epiche, dove il margine d’errore si riduce ulteriormente e si esalta ancora di più il gunplay del gioco. C’è forse meno epicità in questi scontri, boss fight comprese, ma si assapora maggiormente la tecnica e la precisione richiesta per essere dei veri Spartan.

Ne viene fuori, globalmente, un’esperienza che si pone come una sorta di bignami del genere: dalla struttura classica, più lineare, a quella open-world, che il primo Halo stesso ha concorso a generare, in un viaggio di andata e ritorno che chiude un cerchio con maestria e precisione.

Halo Infinite rinviato 2021

Anche per questo motivo, stonano un paio di minuscole storture che mostra la campagna single player. Da una parte si lamenta una certa ripetitività degli scenari. Se sulla superficie di Zeta Halo il tutto è più digeribile, sebbene l’unico bioma presente tenda comunque a stancare sul lungo periodo, il pesante riciclo di corridoi e stanze delle strutture dei Precursori, da sempre un difetto della saga, rende particolarmente asfissianti, in termini di immaginario, certi passaggi.

L’altro difetto riguarda invece la trama. Da un capitolo del genere, difatti, ci saremmo aspettati ben altro pathos, ben altri personaggi secondari, ben altri risvolti. Per come si sviluppa la narrazione, Halo Infinite è difatti un gustosissimo preambolo ai futuri episodi, un intrigante antipasto che proietta la saga verso orizzonti al momento invisibili alla vista. Probabile che 343 Industries abbia piegato fin troppo la storia alla struttura open-world, garantendo e regalando coerenza all’end-game, o che stia effettivamente legittimando e anticipando l’impostazione da GaaS del gioco, lasciando che siano i futuri contenuti a definire meglio l’epopea di Master Chief.

Sta di fatto che la trama della produzione Microsoft soffre di quattro grandi pecche. La prima è che manca completamente un avversario che possa definirsi tale. Ci sono un paio di figure, non vogliamo fare spoiler, che si alternano sullo sfondo, ma nessuna di esse ha il carisma sufficiente, o l’autorità necessaria per incutere davvero timore. Secondo, la storia procede più attraverso registrazioni e testimonianze, che tramite l’azione vera e propria. Ripercorrendo a ritroso le ultime tappe di Cortana, si è fin troppo spesso passivi testimoni di ologrammi che spiegano o riproducono dialoghi già avvenuti o che sono spazialmente molto distanti da Master Chief, espediente utile a riunire le varie diramazioni narrative lasciate in sospeso, ma che di fatto alienano l’utente, tagliandolo fuori da qualsiasi coinvolgimento emotivo.

Halo Infinite

In terza battuta manca totalmente il senso d’urgenza che invece caratterizzava gli episodi passati. Sullo Zeta Halo si cerca qualcosa di cui non si sa, né si saprà, mai nulla. L’ennesima minaccia d’estinzione è un rumore di sottofondo che non prende mai realmente corpo. I nemici, come detto, sono per lo più macchiette. Infine, questo capitolo non fa proprio nulla per mettere a proprio agio i neofiti, incuriositi da questo lancio in pompa magna, per lo più su Xbox Game Pass, che si troveranno totalmente spaesati da una narrazione che inizia in medias res e che non si prodiga per aggiornare, o ricordare ai fan di lungo corso, su cosa sia successo prima. Una pecca non da poco per un capitolo che vuole riavvicinare il vecchio pubblico e attrarne di nuovo.

Nonostante tutto, è bene specificarlo, la trama è sufficientemente intrigante da tenere incollati allo schermo e da instillare il desiderio di vedere come andrà realmente a finire. Certo, non aspettatevi l’epicità di Halo Reach, per intenderci.

Halo è tornato in grande forma, c’è da stare tranquilli

Se sul piano sonoro c’è davvero poco da dire, se non che la soundtrack è semplicemente maestosa e fa il paio con effetti sonori ottimamente campionati, dal punto di vista grafico è giusto spendere due parole in più. Giocato su Xbox Series X, Halo Infinite è un titolo convincente, a tutti gli effetti next-gen. Se sotto il profilo della complessità poligonale e della pulizia di certe texture si ha l’impressione che si sarebbe potuto fare qualcosina di più, tempi di caricamento ridotti all’osso e un frame-rate che non perde un colpo in nessuna situazione, rendono onore all’hardware della console di punta di Microsoft. Certo gli amanti del fotorealismo troveranno il classico pelo nell’uovo, ma la scelta di concentrarsi sull’ottimizzazione, per quanto certi dettagli grafici vi lasceranno di stucco beninteso, è assolutamente condivisibile.

Conclusioni

Halo Infinite è il ritorno in grande stile di una grande saga. Pur senza stravolgere completamente la formula di gioco, rappresenta senza alcun dubbio una piccola evoluzione del genere degli FPS. La personale reinterpretazione del brand e degli open-world applicata agli sparatutto e operata da 343 Industries è pienamente convincente, destinata a segnare la storia e ad influenzare le future tappe delle gesta di Master Chief.

Il solito strepitoso gunplay si fonde meravigliosamente con la verticalità estrema dei cambi di battaglia e con i gadget su cui potrà contare lo Spartan. Il rampino, soprattutto, rappresenta una svolta non da poco, donando estrema vivacità ad un gameplay già di per sé piuttosto brioso.

Nonostante alcune missioni troppo lineari, nonostante una trama inaspettatamente zoppicante in certi passaggi, l’avventura sullo Zeta Halo vi delizierà dall’inizio alla fine, regalando scontri e battaglie che ricorderete a lungo.

Graficamente maestoso, Halo Infinite è a tutti gli effetti un titolo next-gen, nonché il degno approdo di John-117 in questa generazione di console. Non c’è un motivo al mondo per cui non dobbiate dargli una chance, non fosse altro perché il single player funge anche da ottimo allenamento in vista dell’altrettanto strepitoso multiplayer che, lo ricordiamo, è anche free-to-play.

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