Non si parla di altro da ieri pomeriggio: Microsoft acquisirà Activision, Blizzard, ma soprattutto King, la vera gallina dalle uova d’oro del pacchetto. E lo farà per 70 miliardi, spicciolo in più, spicciolo in meno. Una cifra allucinante, 10 volte quella già pazzesca con cui il colosso di Redmond si è portato casa Bethesda, circa 6 volte quella che un altro colosso, Take Two, ha sborsato di recente per acquisire Zynga, con quei 12 miliardi da record che parevano imbattibili e inconcepibili.
E invece guardate e imparate, o spendete, se ci riuscite. Ma chi se lo può permettere un esborso del genere? Un investimento, certo, peraltro a colpo abbastanza sicuro, visti gli introiti di un Candy Crush a caso, molto più succulenti sul lungo termine di qualsiasi vendutissimo Call of Duty. Un investimento per altro duplice: in primis c’è il guadagno, che resta sovrano, con i margini ancor più alti grazie alla disastrosa condizione dell’azienda e della scellerata gestione dell’uomo più odiato dell’industry, Bobby Kotick. Azioni dal valore più basso per via del terrore degli investitori, con tanto di pressioni di dipendenti e stampa che chiedono a gran voce le dimissioni del CEO, significa poter comprare il pacchetto completo a un prezzo più conveniente, per quanto comunque rischioso quando ci si avvicina ai pozzi avvelenati.
Se poi si coglie l’occasione per fare piazza pulita della feccia, con Spencer che ha già confermato di prendere completamente le redini una volta completata l’acquisizione (“entro l’anno fiscale 2023”, che può voler dire anche marzo 2024), allora non solo quell’investimento aumenta di valore di pari passo alle azioni che tornano a salire, ma si prendono due piccioni con una fava, passando ancora una volta per i “good guy”, i salvatori del gaming. Un guadagno in termini di PR che a volte vale più di 10, 100, 100000 di abbonamenti.
Ci tengo però a precisare una cosa, che è il punto focale, secondo me. E lo scrivo solo perché nella mia bolla social si è tirata in ballo Sony, come se fosse uno smacco al diretto competitor in ambito console (e solo in quello). O ancor più ingenuamente, come se questa fosse una risposta al rumoreggiato “Game Pass” del colosso giapponese, “Spartacus”. Certo, chi non ha 70 miliardi dimenticati nel taschino del giubotto invernale il lunedì, che può usare il martedì per comprare un’azienda multimilionaria?
La notizia è uscita ora, perché un report del Wall Street Journal ha rotto le uova nel paniere al reparto marketing di Microsoft, nulla di più. Sicuramente avrebbero atteso di avere qualche firma e conferma in più, o quantomeno un ok da parte di questo o quel garante statunitense, anche perché piano piano quello di MS sta diventando un vero e proprio monopolio (cosa mai positiva, non dimentichiamolo mai).
Ma soprattutto, Sony non fa nemmeno più parte dell’equazione. Anche perché non è ancora chiaro se e cosa farà Microsoft con quelle enormi IP che ha acquisito: renderle esclusive significa farsi nemica la comunque gigantesca platea PlayStation, magari non radicalizzata come un tempo, ma stracolma di die hard fans che ben poco accetterebbero un simile smacco (in particolare quando si parla di vere e proprie mascotte come Crash e Spyro); lasciarle uscire anche su PlayStation e Switch (1, 2, bis), significa far tutti felici e ricavare ancor più denaro, visti i pochi margini di guadagno diretto di un gioco senza microtransazioni che finisce sul Game Pass. Al massimo, come con Starfield, si punterà a nuove IP da rendere via via esclusive, salvo repentini cambi di strategia, da accettare volenti o nolenti quando si ha lo strapotere su questo o quel mercato. Ma il succo è che anche lasciando delle “briciole” al proprio presunto diretto competitor, Microsoft ci guadagna. Che competizione è?
Quello che sta giocando Microsoft è ormai un altro campionato, con altri concorrenti. Il guanto di sfida è stato lanciato nei confronti della già citata Take Two, che tra acquisizioni rumorose e silenziose, sta conquistando sempre più fette di mercato, e di Tencent, società d’investimento che ha tentacoli ovunque, dalla Epic di Fortnite alla Riot di League of Legends, dei Pantagruele strapieni di soldi pronti a rosicchiare ogni piccola e grossa azienda del gaming (e non solo).
Non so voi, ma a me un futuro in cui 3-4 colossi si spartiscono il mercato imponendo le loro regole, a noi utenti e ai loro studi creativi, fa un po’ paura. Ecco perché, per quanto importante, questa news porta con sé luci e ombre, come del resto ogni news di mega-acquisizione, sia chiaro.
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