Speciale 23 Ago 2022

Gamescom 2022, hanno ancora senso le fiere in presenza?

A poche ore dall’inizio della Gamescom 2022 è inevitabile porsi e riproporre lo stesso quesito che, nella nostra realtà quotidiana post-COVID, si presenta ciclicamente ad intervalli più o meno regolari e in qualche modo segna il limite, il confine, la soglia del vivere con passione e trasporto il mondo dei videogiochi. La domanda, semplice e diretta, è la seguente: le fiere in presenza hanno ancora senso?

Del resto, già in tempi non sospetti, Nintendo aveva progressivamente iniziato a perdere quel contatto con il pubblico che pur si era preoccupata di creare in anni di conferenze roboanti, annunci calcolati con il cronometro ed ingressi memorabili, come quello di Miyamoto armato di Master Sword per annunciare l’ennesimo capitolo di The Legend of Zelda. I Direct, per quanto la loro frequenza e la loro capacità di sintesi non ci dispiaccia affatto, hanno eliminato quel calore, quel clamore, quella fisicità capace di restituire la sensazione, o quanto meno l’illusione, anche in chi non si trovava effettivamente nella sala di turno, di essere realmente a pochi centimetri da Reggie Fils-Aime e dalla già amata nuova console portatile che fieramente stringeva tra le sue gigantesche mani.

Le urla incontenibili ad ogni annuncio, anche a quelli meno emozionanti; i momenti di puro imbarazzo, indimenticabile in questo senso la conferenza Konami all’E3 del 2010 (di cui vi consigliamo vivamente di godervi gli highlights); gli interminabili minuti passati a guardare grafici relativi ai dati vendita, erano parte del biglietto, parti del pacchetto definibili detestabili all’epoca, ma che oggi più che mai mancano.

Sì, mancano, perché complici le cattive acque in cui riversava già di suo la fiera losangelina, in evidente affaticamento già ben prima della recente pandemia globale, di fatto tocca proprio alla Gamescom 2022 inaugurare la nuova stagione di grandi eventi dedicati ai videogiochi (a questo link, tra l’altro, potete trovare un nostro speciale sui dieci highlights delle passate edizioni). Se le fiere nazionali sono riprese un po’ ovunque, la nostra redazione ha partecipato con estremo piacere al Rimini Joy, per esempio, poco più di un mese addietro, quella che ci apprestiamo a vivere sarà una manifestazione molto importante per il futuro di eventi di questo tipo.

Tutto, infatti, sembra lasciar presupporre che questo revival delle fiere in presenza avrà vita piuttosto breve. Sony e Nintendo mancheranno l’appuntamento in quel di Colonia e sempre più publisher sono reticenti nello spendere quantità notevoli di denaro per intrattenere il pubblico e stuzzicare la stampa con uno show dalla durata di una manciata di giornate.

Del resto, anche i giornalisti di tutto il mondo viaggiano sempre meno. I divertenti e opulenti press tour, in cui si giocava qualche ora al titolo in esame, a fronte di giornate spese a dedicarsi ad attività di ogni tipo, sempre organizzate e pagate dal publisher di turno, vengono ormai sostituiti da call su Discord, da hands-on in remoto, da codici beta.

Inoltre, non è affatto raro affidare ad un lapidario tweet qualche annuncio bomba, Sony in questo senso fa scuola, lasciando che siano le ricondivisioni, il chiacchiericcio sui social, le voci degli influencer a dare risonanza mediatica alla cosa. Una campagna marketing creata con poco, a fronte delle centinaia di migliaia di dollari necessarie per partecipare ed organizzare una fiera come l’E3.

C’è anche un altro fattore da considerare, sebbene si tratti di qualcosa che, oggi come oggi, non sembri particolarmente “minaccioso” per gli eventi su larga scala in presenza. Parliamo ovviamente dei metaversi, luoghi digitali ideali per, in un colpo solo, riunire folle, per quanto virtuali, risparmiando al contempo sui biglietti arei, sul catering, sugli affitti di sale e spazi. E se la prospettiva vi sembra totalmente irreale e bizzarra, vale la pena ricordarsi lo scalpore generato, ormai diversi anni fa, dal concerto di Trevis Scott su Fortnite.

Una cosa è certa: la voglia di manifestare e vivere in modo tangibile la propria passione c’è e ci sarà sempre

Viene insomma proprio da chiederselo: le fiere in presenza hanno ancora senso? Questa Gamescom 2022 ha senso?

La ragione dice di no. Certo che no, a fronte di evidenti risparmi ed innumerevoli preoccupazioni in meno a livello logistico e organizzativo. Il cuore, che è quello che inaspettatamente si impone in certe situazioni, afferma invece che manifestazioni del genere siano sempre utili, necessarie, rinvigorenti, in qualche modo etiche.

Gamescom 2022 lista compagnie

Sì, perché se il filtro mediatico del web ci ha forse resi insensibili, incapaci di comunicare realmente l’uno con l’altro, tocca al contatto visivo e fisico ricordarci che chi ama, realizza e pubblicizza un videogioco è pur sempre un essere umano come noi. Reimmergere non solo la testa, ma anche il corpo, nel nostro hobby preferito, incontrando persone più o meno note, vivendo a contatto con l’altro una passione comune, può aiutarci a comprendere le problematiche incontrate da un team di sviluppo durante la produzione di un gioco, ma anche aiutare gli stessi creativi ad immaginare e trovare soluzioni alternative e meccaniche ludiche inedite.

Una cosa è certa: la voglia di manifestare e vivere in modo tangibile la propria passione c’è e ci sarà sempre. Fiere come il Lucca Comics e la Milan Games Week difficilmente vedranno mai fine. Potranno trasformarsi, conosceranno certamente un’espansione virtuale, ma proporranno comunque al pubblico qualcosa di reale e che si estende su uno spazio fisico.

Il futuro di E3 e Gamescom, al contrario, proprio a causa della loro portata internazionale, sembra molto più incerto. Le stesse tematiche ambientaliste, valide e giuste più che mai, spingono affinché si limitino inutili ed eccessivi spostamenti da un capo all’altro del mondo, segno che fiere del genere iniziano ad essere anche concettualmente superate e relegate ad un mondo che non può (non deve?) più esistere.

Forse tra anni ci troveremo realmente nel metaverso ad assistere tutti insieme all’annuncio dell’ennesimo The Legend of Zelda, in una versione della Gamescom forse realmente aperta a tutti, ma innegabilmente più asettica.

Di sicuro, da (vecchi) appassionati, visitatori ed addetti ai lavori che hanno avuto la fortuna di calpestare lo showfloor della fiera di Colonia (più e più volte, tra l’altro), c’è grande speranza per l’andamento di questa Gamescom 2022. Perché sì, la testa è consapevole che certi eventi non abbiano più senso. Ma il cuore, ne vorrebbe altre dieci, cento, mille di fiere in presenza “come una volta”. Non fosse altro per correre il rischio di ritrovarsi, per una manciata di secondi, affianco a Hideo Kojima, in un bagno della Koelnmesse di Colonia (evento realmente accaduto a chi vi scrive).


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