Supermassive Games ci ha abituato a storie horror da cardiopalma, questo è sicuro. Ricordo ancora con netta chiarezza la mia esperienza con Until Dawn, e non solo per il cast d’eccezione. Ora lo studio del Surrey torna per il quarto capitolo della sua serie The Dark Picture Anthology: The Devil in Me, già preordinabile sullo shop online di GameStop. Ho avuto la possibilità di provare una DEMO del gioco, della durata di circa un’ora e dieci, nella quale ho conosciuto il cast principale e l’ambientazione (che conosco bene) del famigerato “Murder Castle” di H.H. Holmes, uno dei serial killer più famosi d’America.
Mi tocca, tuttavia fare una piccola ma doverosa premessa: da appassionato di criminologia conosco bene le vicende di “Holmes” (il cui vero nome era Herman Mudgett) e del suo diabolico castello. Tuttavia, l’horror di Supermassive si basa più che altro su una versione estremamente romanzata delle terribili vicende legate alla persona di Holmes, e non su fatti reali. Dopotutto, la versione più sensazionalizzata di Holmes ha contribuito a creare molte opere di intrattenimento, fino ad arrivare ai giorni nostri con questa nuova iterazione videoludica. Premesso questo, andiamo a scoprire insieme come è andata la passeggiata nel rinato “castello dell’omicidio” di Supermassive Games.
La storia, narrata dall’onnisciente Curatore, di The Dark Picture Anthology: The Devil in Me ha una premessa così semplice da risultare quasi un cliché del genere horror: una troupe televisiva vuole girare un’episodio di un documentario proprio in quella che sembra una ricostruzione perfetta del famigerato Murder Castle di H.H. Holmes. A invitare i nostri protagonisti è un tale Grantham Du’Met, sedicente miliardario e appassionato (direi fanatico) di Holmes. Un “fan sfegatato”, diciamo, che ha speso una fortuna per costruire una (in)accurata copia del World’s Fair Hotel in una piccola isola privata. Inutile dirlo, ma i nostri sono super entusiasti di poter girare in una location così bizzarra e iconica, specialmente il regista Charles Lonnit. E quindi si ritrovano cinque persone sole, in un edificio labirintico e terrificante dalla fama sinistra. Cosa potrà mai andare storto?
Supermassive Games ci ha abituato a storie horror da cardiopalma
In The Devil in Me controlliamo a turno cinque protagonisti: il regista Charles Lonnit (l’attore Paul Kaye), la conduttrice Kate Wilder (l’attrice Jessie Buckley), il cameraman Mark Nestor, la macchinista Jamie Tiergan e la fonica Erin Keenan. Tutti e cinque svolgeranno un ruolo attivo negli eventi che coinvolgono il rinato Murder Castle (anche in vista del comparto multigiocatore che però non ho potuto provare nella demo), e starà ai giocatori e alle giocatrici cercare di tenerli vivi il più a lungo possibile, in modo che sopravvivano al rinnovato castello degli orrori. Per farlo, avremo a disposizione nuovi elementi di gameplay introdotti per la prima volta in questo ultimo capitolo della serie The Dark Picture Anthology: tutti i nostri personaggi avranno a disposizione un (piccolo) inventario, oltre alla possibilità di correre e arrampicarsi.
L’inventario apre la possibilità per una più ampia rosa di puzzle ambientali, ora risolvibili grazie ai vari e differenti oggetti in possesso dei nostri protagonisti. Charles ha un accendino perché è un fumatore incallito; Erin porta con sé un microfono direzionale; Mark ha una fotocamera e un flash; insomma, avrete facilmente intuito che ognuno di questi oggetti sarà cruciale nel riuscire a tenere vivi i nostri malcapitati (oppure no, a seconda delle nostre scelte). Anche la possibilità di arrampicarsi introduce nuovi modi di vivere la verticalità per la serie: esplorare una delle tante stanze del World’s Fair Hotel diventa quindi più stimolante per il giocatore/la giocatrice, che dovrà tenere aperta la mente per possibilità impreviste. Quello che non funziona però è una certa legnosità nei controlli che sembra figlia di titoli vecchi oramai di una generazione. Probabilmente, da questo punto di vista, il team non ha fatto molti passi avanti rispetto al suo Until Dawn.
The Devil in Me ha una premessa così semplice da risultare quasi un cliché
Anche il senso di ineluttabilità degli eventi porta il giocatore a scontrarsi con momenti piuttosto lenti e stagnanti, in attesa del sempre più telefonato jump scare. Certo, alcuni momenti da brivido mi hanno davvero fatto balzare dalla sedia, ma purtroppo qualche scena sembrava terribilmente scontata, un po’ come se fosse uscita dalle decine di B-Movie horror che abbiamo visto nelle ultime decadi. Nulla di davvero terribile, sia chiaro: il gioco sembra estremamente valido e le performance attoriali convincono. Ed è per questo che dispiace vedere ancora qualche meccanica ancorata al passato, o far finta che sia normale trovare il foglio di una ricevuta in un armadietto in cantina, mentre la lettera precedente o successiva è conservata in un cassetto random in corridoio e la seguente in cucina. Insomma, i cliché vanno bene ma allontanarsi un po’ non fa male.
Concludo questa mia piccola prova parlando del rodato meccanismo di scelte/conseguenze che permea ogni momento saliente di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me. Come al solito possiamo scegliere le risposte dei nostri personaggi fra due alternative (e il silenzio è un’opzione valida), il che ci metterà su un binario diverso rispetto alla scelta opposta. In questo modo la storia si evolverà in maniera personalizzata e arriveremo a uno dei tanti finali pensati per il gioco. Anche qui non ci sono tanti stravolgimenti né particolari novità, ma va bene così: questa parte del gameplay è ben rodata e solida, e il pubblico ha già dimostrato di apprezzarla ampiamente.
Non manca molto al 18 novembre, giorno in cui The Devil in Me verrà rilasciato, chiudendo così la prima stagione dell’antologia The Dark Pictures. Sicuramente la produzione di Supermassive Games non deluderà, conquistando anche questa volta gli amanti dell’orrore. Come collana horror infatti, questa serie funziona: con episodi da 6/7 ore l’uno, altamente cinematografici, con la possibilità di giocare con amici, il successo è praticamente garantito. Resta da vedere quando si “svecchierà” qualche qualche meccanica oramai datata. Per il resto, tenetevi pronti per un bel giro al Murder Castle di The Devil in Me.
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