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Scars Above – Recensione

Probabilmente, nella progettazione e realizzazione di Scars Above, disponibile all’acquisto sullo shop online di GameStop, devono aver partecipato numerosi amanti di fantascienza. Non si tratta solo del genere di appartenenza, della trama, dell’ambientazione nella sua globalità. Analizzando ogni singola componente di questo sparatutto in terza persona dalle discrete potenzialità, chiunque sia appassionato di sci-fi non faticherà ad individuare innumerevoli fonti d’ispirazione. Da Oblivion, film con Tom Cruise, ad Alien ed Elysium, diretto da Neill Blomkamp, senza dimenticare, parlando di videogiochi, Mass Effect e Returnal, sono numerosi i paragoni che si paleseranno nella mente dell’esperto, di chi mastica pane e viaggi spaziali da lungo tempo.

L’essere derivativo non rappresenta di per sé un problema. Tra navicelle aliene materializzatesi senza alcun preavviso nei cieli di un pianeta Terra del prossimo futuro, forme di vita create giocherellando con il DNA di esseri viventi di altri pianeti e una misteriosa creatura che di tanto in tanto si staglia minacciosa e giganteggiante sullo sfondo, Scars Above pare preferisca giocare con le citazioni, piuttosto che crearsi un’identità tutta sua.

Kate Ward, la coraggiosa scienziata di cui vestirete i panni, impiegherà ben poco tempo per imparare come si imbraccia un fucile non appena si ritroverà catapultata, senza troppi preamboli, sulla superficie di un pianeta extraterrestre, divisa dal resto della sua squadra, team di astronauti e studiosi, inviati per tentare un contatto con il sopracitato vascello spaziale materializzatosi chissà perché a pochi chilometri di distanza dalla superficie del nostro bel pianeta.

Senza entrare nel dettaglio di un plot tendenzialmente prevedibile, ma non per questo privo di colpi di scena e momenti relativamente emozionanti, Scars Above ha il grande pregio di saper creare un mondo immaginifico discretamente coerente ed affascinante. Sebbene per la maggior parte del tempo Kate si limiterà ad annotare sul diario di bordo le sue analisi su flora e fauna di questo pianeta misterioso, andando a creare un codex che potrete consultare ogni volta che vorrete, note vocali reperite nello scenario e i dialoghi con un ologramma semi-senziente che caratterizzano le poche e brevi cut-scene che intervallano l’azione sono più che sufficienti per dipingere i confini di un contesto narrativo vivo e caratterizzato quanto basta.

Venire a capo dei misteri che circondano l’avventura di Kate, già di per sé catapultata in un mondo a lei sconosciuto apparentemente senza motivo, rappresenta una motivazione più che sufficiente per raggiungere i titoli di coda, operazione possibile in non più di una ventina d’ore, longevità assolutamente in linea con produzioni di questo tipo.

Se la narrazione per sommi capi funziona, più per merito degli innumerevoli rimandi ad altre opere simili, che per spunti d’originalità degni di questo nome, anche sul piano visivo le similitudini si sprecano, innescando quasi un gioco di citazioni, più o meno dirette e volute, che quantomeno comproverà la preparazione e l’esperienza di ogni amante di fantascienza.

Da questo punto di vista, un po’ come per la trama, dipende molto dai gusti personali: chi vorrebbe vedere qualcosa di inedito resterà sicuramente deluso, chi apprezza la rielaborazione e riproposizione si godrà un’avventura derivativa, ma anche visivamente soddisfacente.

Soprattutto ai livelli di difficoltà più alti, si apprezza la varietà di approcci consentiti

L’art design, così come la godibilissima e suggestiva colonna sonora, deve moltissimo a Mass Effect e al già citato Oblivion. Alcuni paesaggi sembrano essere stati rubati ad Andromeda, mentre buona parte dell’attrezzatura di Kate sembra essere stata strappata di mano a Tom Cruise in persona.

Il risultato finale, anche in questo caso, è comunque più che discreto. Tutto già visto e sentito, certo, ma a ben vedere le fonti d’ispirazione sono state utilizzate alla grande, con il risultato che non mancano panorami ammalianti, creature terrificanti al punto giusto, strutture aliene suggestive.

L’estro artistico dei ragazzi di Mad Head Games è tra l’altro supportato da un discreto comparto grafico. Giocato su un PC di fascia alta, con tutti i parametri settati al massimo, abbiamo apprezzato i rarissimi cali di frame rate, una pulizia dell’immagine convincente, ambientazioni globalmente ben realizzate e ricche di dettagli. Purtroppo, non ci troviamo di fronte ad un tripla A capace di strabiliare. Il modello poligonale di Kate non è animato alla perfezione. Pop-up e bad collision sono all’ordine del giorno. Le animazioni facciali dell’eroina lasciano ampiamente a desiderare. Ciononostante, Scars Above si presenta sufficientemente in forma da non rendersi ingiocabile, non siamo mai incappati in glitch particolarmente gravi per dirne una, e per compiacere chi non vedeva l’ora di esplorare un pianeta alieno caratterizzato da vari biomi.

Se art design, trama e colonna sonora invogliano il videogiocatore ad intraprendere l’avventura proposta dagli sviluppatori, in termini prettamente ludici il titolo è senza mezzi termini controverso. Mostra indiscutibili potenzialità, ma spesso crolla sotto il suo stesso peso, continuamente proteso verso certe ambizioni, ma inconsapevole della fragilità della struttura su cui poggia.

Scars Above è uno sparatutto in terza persona vecchio stampo. Non ci sono coperture dietro cui ripararsi, né si viene costantemente approcciati da orde di nemici, quanto piuttosto da singoli o sparuti gruppi in grado di mettere in difficoltà l’agile Kate. Il level design è quanto di più lineare si possa immaginare, dal momento che le uniche biforcazioni presenti spesso conducono semplicemente ad un collezionabile, prima di chiudersi in un vicolo cieco.

Sono due le principali feature che animano e diversificano il gameplay della produzione. Da una parte abbiamo l’intensivo sfruttamento degli allineamenti elementali di armi e nemici. Kate recupererà in fretta quattro bocche di fuoco, ognuna delle quali si rivelerà particolarmente efficace in determinate occasioni e contro certe creature. I colori aiutano a capire il tipo di proiettile più efficiente e spesso e volentieri dovrete interagire con lo scenario in specifici modi sia per liberarvi la strada da qualche ostacolo, sia per creare trappole che elimineranno velocemente le minacce in avvicinamento.

Tra i pregi vale la pena citare anche le coinvolgenti boss fight

Il bestiario non è ampio come sperato, ma presenta sufficienti varianti da costringervi più e più volte a riadattare le strategie d’attacco. Dovrete sviluppare buoni riflessi, prepararvi a sostituire in fretta il fucile imbracciato, utilizzare la materia grigia per scovare il modo più efficiente per eliminare i nemici, vista anche la scarsità cronica di proiettili, soprattutto nella primissima fase dell’avventura.

L’altra feature che caratterizza il gameplay di Scars Above è l’alto numero di gadget che potrete utilizzare per salvarvi la pellaccia negli scontri a fuoco. Trattandosi per lo più di animali selvatici, incapaci di dare vita a raffinate strategie offensive, Kate potrà cavarsela più facilmente facendo leva sulla sua supremazia tecnologica.

Stando ben attenti a non consumare completamente la batteria, indicatore che consente l’utilizzo di questo genere di strumenti, potrete lanciare granate incendiarie, creare esche che attirino i nemici in un punto particolare, utilizzare congegni che rallentano il tempo entro una certa area. Da questo punto di vista Scars Above mette sul piatto davvero tante possibilità strategiche.

In combinazione con gli attacchi elementali, questi due elementi di gameplay donano molta profondità all’esperienza. Soprattutto ai livelli di difficoltà più alti, si apprezza la varietà di approcci consentiti, tanto più che lo skill tree di Kate, invero piuttosto contenuto a dire la verità, permette di specializzare ulteriormente l’avatar nel combattimento con le armi o nello sfruttamento dei gadget in suo possesso.

Tra i pregi, inoltre, vale la pena citare anche le adrenaliniche boss fight. Coinvolgenti ed impegnative al punto giusto, a patto di trovare la giusta strategia con cui affrontarle, ognuna di queste battaglie rappresenta uno dei picchi dell’ intera esperienza, vuoi per le dimensioni dello scontro, vuoi per i pattern delle offensive avversarie, vuoi per il lavoro di intuizione necessario per capire come fronteggiare e sconfiggere il brutto ceffo di turno, strategia che spesso prevede l’utilizzo creativo di uno dei gadget sopracitati.

Purtroppo, come anticipato, non tutto funziona al meglio. Sebbene non sia così difficile reperire munizioni in giro, letteralmente raccogliendole dalla vegetazione, non è raro restare a corto di proiettili. La non perfetta distribuzione dei checkpoint, la relativa popolosità di creature ostili in certi passaggi, rendono alcune sezioni dell’avventura inutilmente frustranti, tanto più che l’hit box dei punti deboli dei nemici non è sempre precisa, fattore che spesso vi costerà carissimo.

Anche il sistema di controllo non è esente da difetti. Per avere la meglio in certi scontri dovrete fare affidamento su un tempismo perfetto, strategia completamente vanificata da input che di tanto in tanto non vengono interpretati correttamente o sufficientemente in fretta.

Come detto, Scars Above tenta di creare un gameplay più raffinato e ricercato di quanto la stessa struttura ludica realizzata dagli sviluppatori gli consenta, con il risultato che certi passaggi sono semplicemente frustranti. Il gioco vorrebbe volare, ma di fatto è ancorato al suolo, un evidente limite di propriocezione che finisce per travolgere il videogiocatore, costretto a sopravvivere, in qualche modo, ad alcune fasi in cui la difficoltà proposta supera, pur di poco, le potenzialità del pur profondo gameplay.

Conclusioni

Derivativo, imperfetto, indubbiamente divertente. Scars Above, nei suoi momenti migliori, è uno sparatutto estremamente tattico, in cui sono richiesti riflessi pronti ed una più che discreta capacità di analisi per individuare punti deboli dei nemici e capire come sfruttare al meglio le conformità dello scenario.

La trama e l’art design, tutt’altro che originali, sono sufficientemente affascinanti per intrattenere a dovere l’utente, sebbene non dovrete aspettarvi chissà quale colpo di scena finale, né sarete testimoni di un’avventura diretta o scritta con chissà quali capacità.

Il gameplay, dal canto suo, per quanto si sforzi di essere profondo e vario, di tanto in tanto inciampa sui suoi stessi piedi, propinando al videogiocatore sezioni inutilmente frustranti tra numerosi nemici da tenere a bada, una scarsità cronica di proiettili, hit box non proprio precise e qualche problema al sistema di controllo.

Bisogna chiudere un occhio, di tanto in tanto, ma se siete appassionati di fantascienza e cercate un buon sparatutto in terza persona capace di trascinarvi sulla superficie di un pianeta alieno che cela un mistero, dovreste dare una chance a Scars Above. Tra dieci anni non ve lo ricorderete più, ma saprà comunque regalarvi una ventina di ore divertenti e godibili.

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