21 Set 2023

Mortal Kombat 1 – Recensione

I fan dei picchiaduro negli ultimi tempi stanno vivendo praticamente un sogno ad occhi aperti, potendosi godere in successione una tripletta di capolavori del genere che non ha precedenti: dopo Street Fighter 6 è infatti il turno di Mortal Kombat 1 (acquistabile da GameStop a questo link), a cui si aggiungerà a gennaio anche Tekken 8. Tanta roba nell’arco di poco più di 6 mesi!

E dopo aver decantato le qualità della produzione Capcom, è tempo quindi di “Mettere alla prova la nostra forza” con il nuovo titolo di NetherRealm Studios, che arriva sulle nostre console di nuova generazione (e Nintendo Switch) con l’obiettivo di confermare il processo di crescita intrapreso dal franchise nel 2011, con il reboot della serie.

Pochi, infatti, sembrano ricordare lo stato confusionario delle produzioni viste nell’era PS2, Xbox e GameCube, ostinatamente alla ricerca di una nuova visione al punto di trasformare il classico gameplay 2D in un pot-pourri di meccaniche 3D prese da Soul Calibur, Dead or Alive e soci, sfociando quasi nell’arena fighter per via delle meccaniche di cambio degli stili in corsa (grazie all’uso delle armi).

Mortal Kombat nel 2011 ha ripreso saldamente in mano il timone, andando a costruire un modello di gameplay strepitosamente fedele ai primi storici capitoli (quelli con gli con sprite digitalizzati) ma al tempo stesso molto frizzante e flessibile.

Prima con Mortal Kombat X e poi con Mortal Kombat 11, il team guidato da Ed Boon ha continuato a perfezionare i sistemi e introdurre nuove meccaniche (senza abbandonarne alcuna), trovando una formula di successo per quel che riguarda il pubblico, ma forse non in grado di ammaliare la community della scena competitiva.

Mortal Kombat 1 si presenta quindi con grandi aspettative e una discreta pressione, essendo costretto a fare bene per evitare di finire schiacciato dai due ingombranti colleghi.

Ricomincio da 1!

Premessa indispensabile per chi si fosse perso le puntate precedenti o non avesse letto la nostra mini-FAQ: questo Mortal Kombat 1 non è un mezzo reboot e mezzo remake come lo è stato Mortal Kombat 2011, ma è invece un vero e proprio sequel di Mortal Kombat 11. Potremmo dire Mortal Kombat 12 se non fosse che ormai nel mondo del videogioco abbiamo perso il controllo di titoli e numerazioni. Ma finché ci capiamo qualcosa, va bene così.

In questo nuovo capitolo ci viene raccontata la storia di un nuovo mondo, creato da zero dal buon Liu Kang, asceso a divinità per porre fine alla minaccia di Kronica e Shang Tsung. Questo mondo somiglia molto al precedente, ma è stato in qualche modo ritoccato per arginare le minacce rappresentate dagli individui che in passato hanno messo in crisi l’equilibrio tra la Terra e il Mondo Esterno.

In questo nuovo capitolo ci viene raccontata la storia di un nuovo mondo, creato da zero dal buon Liu Kang

Ciò si traduce in un’atmosfera sensibilmente diversa dal solito, decisamente più leggera e meno gravata dalla costante minaccia di incappare in una tragedia dietro ogni angolo. Il rapporto tra i due regni è leale e rispettoso, rendendo quasi assurdo l’appellativo di “Mortal Kombat” che viene apposto a identificare il torneo che celebra l’incontro tra le due realtà.

Ovviamente la storia non è mai il punto forte di un picchiaduro, ma come avviene da tempo nella serie, così come in tante produzioni WB Games, anche in questo caso non si è badato a spese per raccontare gli eventi della campagna. I personaggi sono strepitosi per carisma e identità, i dialoghi sono sempre serrati e sul pezzo e, a parte qualche piccolo inciampo nell’ultima parte, anche i vari eventi risultano tutti abbastanza coerenti e sufficientemente intriganti.

Chi ha seguito la storia dalle sue origini troverà in Mortal Kombat 1 una narrazione ricca di sfumature

Chi ha seguito la storia dalle sue origini troverà in Mortal Kombat 1 una narrazione ricca di sfumature, che recupera tantissimi personaggi appartenenti alla scena pre-reboot e li integra efficacemente con le figure più amate. Spiace un po’ vedere come il cambio di “universo” abbia eliminato dalle scene personaggi che si erano fatti valere nelle ultime due iterazioni, ma chissà cosa ci riserverà il futuro in questo senso? Il finale sfortunatamente non restituisce buone sensazioni in quell’ottica (vedere per credere).

A proposito di finale, nessuno spoiler sia chiaro, ma ci troviamo di fronte a un racconto decisamente meno conservatore del previsto, che supera le aspettative di un semplice restart e va a posare le basi per qualcosa di decisamente interessante. In ogni caso negli ultimi istanti di gioco qualsiasi fan della serie andrà in brodo di giuggiole, è una promessa.

Week-end con il morto 3

Indipendentemente dall’apprezzare o meno la narrativa (per me è stato uno spasso, seppur dopo un inizio lento), quello che conta alla fine è il gameplay. Mortal Kombat 1 incarna alla perfezione quello che è lo spirito della serie, creando un sistema di gioco all’apparenza piuttosto rigido e decisamente poco accessibile, che con un po’ di pratica risulta davvero divertente.

Alla base infatti troviamo un input dei comandi più “scolastico” che intuitivo, dove l’importante non è impattare correttamente e seguire il flusso, quanto piuttosto inserire le sequenze di tasti corrette. Ogni mossa speciale ha dei tempi di esecuzione piuttosto esigenti, ogni combo si spezza in un istante se non eseguita alla perfezione e in generale sono ben poche le scappatoie per i neofiti: o ci si allena, o si rischiano figuracce anche a livelli di difficoltà bassi – e non citiamo neanche i mostri dell’online.

Mortal Kombat 1 incarna alla perfezione quello che è lo spirito della serie

Come nei precedenti capitoli ritroviamo quindi la barra speciale per eseguire le mosse potenziate, che variano di effetto ed efficacia aggiungendo armor, effetti di lancio, cambi di posizione o trasformando del tutto il colpo, magari da diretto a proiettile. La stessa barra viene utilizzata per l’esecuzione della “combo breaker”, da utilizzare quando sotto pressione di una lunga combo e attivabile consumando tutte e tre le sezioni, e per lanciarsi velocemente in aria alla ricerca di una combo dopo un uppercut che punisce l’avversario.

La grande novità di Mortal Kombat 1 sono i combattenti Kameo, da selezionare come “spalla” del proprio personaggio principale. Questi si comportano come i classici “Assist” dei giochi in stile Versus (o per fare un esempio più recente, Dragon Ball FighterZ), e possono entrare in gioco per azioni difensive, di pressione offensiva o per intercettare il nemico.
Quanto a input occupano il posto delle vecchie (e rimosse) interazioni con gli ambienti, presenti in Mortal Kombat X e Mortal Kombat 11, mentre a livello tecnico sostituiscono egregiamente il sistema di varianti, che non riuscivano nel loro intento di creare varietà. Una volta individuata la combinazione migliore infatti, era difficile che qualcuno sperimentasse altrimenti, mentre qui sono davvero tantissime le opzioni a disposizione per completare il proprio arsenale di azioni, le quali aumenteranno col tempo con i nuovi pack di personaggi.

Il gameplay è davvero ricco di possibilità e risulta molto più interessante del predecessore

L’unico peccato di questo sistema davvero interessante è che, in linea con lo spirito punitivo del gioco, è di una rigidità disarmante. Al contrario di altri titoli che utilizzano personaggi Assist infatti, non è possibile chiamarli in causa mentre si eseguono comandi con il personaggio principale. O uno o l’altro, cosa che rende proibitivo l’apprendimento di combo che abbiano al loro interno l’azione di un personaggio Kameo. E anche senza considerare le combo, sono davvero tantissime le situazioni in cui chiamarli in gioco comporta un’attesa negli input che non è possibile cancellare in nessun modo. Si spera in un aggiornamento!

Detto questo, comunque, il gameplay è davvero ricco di possibilità e risulta molto più interessante del predecessore, anche a livello di sperimentazione. Tra la presenza dei Kameo e il ritorno del combattimento aereo, verrà sicuramente voglia di passare qualche ora ad allenarsi per comprendere tutte le opzioni a disposizione del nostro personaggio preferito (nel mio caso, Li Mei).

La grafica di Mortal Kombat 1 è semplicemente fuori di testa.

Ma dove possiamo scatenare le nostre abilità per crescere come combattenti (scusate, kombattenti) e migliorare? Oltre alla storia infatti non sono tantissime le modalità a disposizione. Ritroviamo, di ritorno dai precedenti titoli, le torri “standard”, sequenze di sfide di difficoltà e numero crescente che rappresentano a conti fatti il classico Arcade Mode del gioco, con tanto di filmato conclusivo che chiude la trama del singolo personaggio. A differenza di Mortal Kombat 11, però, questi finali si integrano nella narrativa canonica principale anziché servire come finali alternativi.

La modalità Invasioni invece è una novità di questo capitolo, che promette di offrire una serie di sfide stagionali a rotazione, con cui ottenere moneta di gioco, skin, accessori e via dicendo. Invasioni vede il giocatore affrontare mappe di gioco schematiche muovendosi di casella in casella per affrontare nemici di difficoltà crescente e spesso supportati da potenziamenti speciali (a cui controbattere con accessori dedicati e consumabili da acquisire dal mercante).

Nella modalità invasioni il gioco ci invita a partecipare ad un’avventura, ma non sembra di viverla

L’idea alla base è intrigante, anche per via dell’impegno estetico nella sua realizzazione, ma il ritmo letargico con cui si susseguono gli eventi e il poco controllo sugli spostamenti di mappa fanno pensare che forse si sarebbe potuto ottenere lo stesso risultato per il giocatore con una schermata unica e menù da selezionare. iI gioco ci invita a partecipare ad un’avventura, ma non sembra di viverla. Rimane comunque intrigante per le possibilità offerte dai vari modificatori e personalizzazioni, che mescolano le carte in modo piuttosto considerevole.

Inevitabile, dopo aver esplorato le possibilità del single player, verificare come se la cava il gioco online. Bene ma non benissimo, verrebbe da dire. Cominciamo segnalando la presenza del rollback netcode (ormai standard per il genere), che però non sembra essere sostenuto da un adeguato matchmaking.

Mortal Kombat 1 al momento non dispone di adeguati strumenti per filtrare i giocatori per tipologia/qualità di connessione

Mortal Kombat 1 al momento non dispone di adeguati strumenti per filtrare i giocatori per tipologia/qualità di connessione, costringendo in certe circostanze a ripetuti scontri tra sfidanti decisamente troppo distanti e appesantiti da una linea scadente, o a riproporre di continuo gli stessi rivali già incontrati poche partite prima.

Tutto si può sistemare, certo, ma dopo aver visto Street Fighter 6 è difficile accettare sistemi così limitati, che non prevedono neanche una vera e propria lobby per sfidare i presenti e che si limitano – con la modalità King of the Hill – a far affrontare i giocatori in ordine rigido, senza poter scegliere l’avversario. Non eccezionale anche la gestione delle classificate, prive di sfaccettature nei rankings.

Nella storia incroceremo anche rivali “speciali!

Ritorniamo ai lati positivi parlando di come – deo gratias! NetherRealm Studios abbia abbandonato le pratiche predatorie nella monetizzazione che piagavano Mortal Kombat 11. Sì, anche qui è presente uno shop e sì, anche qui si è obbligati a spendere soldi reali per acquistare alcune skin o equipaggiamenti, ma si rimane tranquillamente nella sfera della scelta personale, senza impattare sull’esperienza del giocatore.

Ora a ogni personaggio è associata una tabella di progressione, legata semplicemente all’aumento della “proficiency” con il personaggio stesso, con cui sbloccare alcuni elementi di gioco. Il tutto senza battle pass e senza missioni tediose e inutili da ripetere all’infinito, semplicemente utilizzando uno specifico personaggio in qualsiasi modalità.

Il tutto senza battle pass e senza missioni tediose e inutili da ripetere all’infinito

Sono comunque presenti delle missioni periodiche da completare, che consentono di accedere alle monete di gioco più interessanti, ma la cosa si può vivere davvero senza stress. Diciamo addio ai tempi delle torri a rotazione che richiedevano di attendere settimane per poter provare a conquistare un determinato oggetto per poi venire piallati da avversari potenziati oltre ogni briciolo di buon senso. Da questo punto di vista, a meno di cambi radicali in corsa, la produzione è decisamente promossa.

Per ultimo lasciamo l’aspetto forse più superfluo da trattare, ovvero la grafica. Abbiate pazienza, ma davvero c’è poco da dire: Mortal Kombat 1, su PC e sistemi current gen su cui la recensione si basa, è semplicemente perfetto visivamente, abbacinante per la qualità delle cutscene, sorprendente per scelte estetiche (bellissime le transizioni durante la selezione dei personaggi negli 1vs1), clamoroso nel passaggio tra scene prerender, tempo reale e gioco. Insomma, che dire? L’Unreal Engine 4 alla massima potenza è davvero “toasty”.

Abbiate pazienza, ma davvero c’è poco da dire: Mortal Kombat 1 è semplicemente perfetto visivamente

Plauso allo stile scelto dal team, che riesce a dare vita ad un iperrealismo capace di illustrare ogni dettaglio a schermo senza cacofonie cromatiche o confusione nei dettagli. Non è per niente una cosa scontata, indipendentemente dalla risoluzione a cui può giungere l’hardware e permette di godere di scontri sempre perfettamente leggibili anche su scenari (meravigliosi) ricchissimi di elementi di contorno, anche in profondità.

Di contralto verrebbe da dire che manca un po’ di brio nei menù e nell’interfaccia utente. Mortal Kombat 11 sbatteva in faccia un’estetica opulente, ricca di dettagli anche solo nella selezione delle modalità e ricca di elementi grafici estremamente ricercati all’interno delle stesse, come nel caso delle torri. Qui l’impressione è che la direzione intrapresa sia minimalista, con l’obiettivo di ridurre la confusione visiva per l’utente, mancando però dell’efficacia necessaria in fase di user experience. Ogni voce del menù è visualizzata allo stesso modo, con sottomenù dal testo minuscolo e altrettanto poco efficace messa in evidenza della selezione. Però funziona? Sì, e ce lo facciamo andare bene perché tanto, alla fine, si tratta solo di orpelli.

Johnny Cage. Il numero uno. Quanto è bello?

Alla fine dopo aver giocato a Mortal Kombat 1 l’impressione è di avere tra le mani un gioco un po’ grezzo sotto diversi punti di vista, che però eccelle sotto gli aspetti più importanti del gameplay e dell’immersione nel mondo di gioco. Sorprende la pochezza dell’online, fondamentale al giorno d’oggi, ma siamo piuttosto sicuri che col tempo tutto verrà sistemato.

Nel mentre è impossibile non sottolineare come, considerando l’intera scena dei picchiaduro competitivi, la serie Mortal Kombat continui imperterrita a offrire ai fan vecchi e nuovi una modalità storia esponenzialmente superiore ai concorrenti per impegno tecnico e dispendio di energie. Se amate la serie, la campagna vale buona parte del prezzo del biglietto. È bello vedere come NetherRealm non dimentichi mai come si debbano coccolare anche i giocatori meno smaliziati con il pad.

Forse ci si poteva attendere di più dal resto delle opzioni di gioco, che paiono in alcuni aspetti sacrificate, come se improvvisamente fossero mancate le risorse utili a completare come si deve il pacchetto. Perché le qualità del team di WB Games le conosciamo ed è davvero strano vedere così poca “ciccia” al lancio.

Conclusioni

Mortal Kombat 1 è un titolo fantastico, travolgente fin dai primi istanti grazie allo strepitoso impegno tecnico e artistico che il team ha riversato sul progetto. Se è vero che sono i primi 7 secondi a decidere se un nuovo incontro sarà mai amore, nel mio caso posso considerarmi già pronto con mazzo di fiori e cioccolatini davanti a casa di Ed Boon.

Al tempo stesso è innegabile come l’impegno richiesto al giocatore per trasformare in oro quanto proposto sia decisamente sopra la media, e qualche fan non troppo pratico con le combo potrebbe trovare approdi più rassicuranti in casa Capcom o Bandai Namco.

Eppure, al netto dei suoi difetti, Mortal Kombat 1 è davvero il titolo che aspettavamo: divertente, caciarone (e anche un po’ cafone), intrigante e sorprendente. Non raggiunge l’eccellenza per via dei limiti mostrati dal gioco online e la poca fantasia per le modalità di gioco, ma ha il potenziale per essere considerato in assoluto il miglior episodio del franchise.

Ci sono saghe che dopo tanti capitoli e sequel si sono perse in un bicchiere d’acqua, diventando irriconoscibili nel tentativo di inseguire un non ben definito “cambiamento”. In casa NetherRealm studios hanno i piedi per terra, e sembra abbiano ben chiaro cosa voglia il giocatore. E ancora una volta, è tempo di Mortal Kombat!

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