Crymachina – Recensione

Crymachina è uno di quei progetti di stampo nipponico che, in tempi meno recenti, difficilmente lasciavano il Sol Levante per approdare in Occidente. Per fortuna, dietro al progetto di FuRyu Corporation c’è NIS America, publisher sempre pronto a consegnarci delle gemme videoludiche di tutto rispetto come Disgaea e Trails of Cold Steel.

Non sorprende dunque l’annuncio di Crymachina, un GdR d’azione ambientato in un futuro distopico in cui diverse forme di vita sintetiche, denominate come Deus Ex Machina, hanno in mente un solo e conciso obiettivo: ripristinare l’umanità com’era prima dell’avvento di una letale malattia e di un susseguirsi di guerre.

Si tratta di un gioco dalle tinte cupe e nostalgiche che sembrano quasi contrapporsi all’azione frenetica dei combattimenti, che per certi aspetti ci hanno ricordato NieR: Automata. Come vedremo, Crymachina è un gioco di ruolo d’azione particolare, con tantissimi dialoghi e che punta fortemente sull’empatia dei personaggi e sui risvolti di carattere psicologico.

Può un videogioco essere un elemento di riflessione? Assolutamente sì, e questo titolo ne è la prova, nonostante alcune scelte ludiche non sempre perfette.

Precisiamo inolre che la recensione potrebbe contenere qualche “piccolo spoiler” della trama.

Le vicende di Crymachina prendono piede in un futuro alternativo: l’umanità non ce l’ha fatta a causa di una pandemia non meglio identificata. Ci risveglieremo in una struttura spaziale nei panni di Leben Distel, una E.V.E. (coscienza umana in un corpo meccanico) con i ricordi di una ragazza di 17 anni, morta proprio a causa di quella malattia che ha spazzato via più del 20% della popolazione.

In realtà la pandemia era solo l’incipit di una Guerra Mondiale scatenata dalla scarsità di risorse, circa 2000 anni fa. Ma verso la fine di quei drammatici giorni, un gruppo di ricercatori lanciò nello spazio un’astronave con la speranza di preservare la propria specie. La nave era dotata di Deus ex Machina, forme di vita artificiali che hanno continuato ad evolversi al fine di far risorgere l’umanità.

Purtroppo però qualcosa non sta andando per il verso giusto: il primo organismo creato e sorvegliante dell’intero progetto, Propator, scompare improvvisamente creando di conseguenza una spaccatura tra tutti gli altri. Qual è ora il vero scopo della missione? Domande a cui troveremo una risposta solo proseguendo con l’avventura.

Già da queste piccole promesse, possiamo capire quanto la narrativa di Crymachina sia profondamente enigmatica, ricca di dubbi e incertezze: dopotutto diventare un essere umano comporta una bella responsabilità caratterizzata da un’esistenza colma di interrogativi.

Dunque, la protagonista della nostra storia è Leben, o almeno così sembra dai primi minuti di gioco. In realtà potremo indossare le “meccaniche vesti” di ben altre due protagoniste per guidarle alla ricerca della loro umanità: Mikoto Sengiku e Ami Shido.

La struttura ludica è ben delineata e assolutamente sequenziale. L’hub di gioco è composto da cinque schede con diverse voci e sottomenù, in cui poter settare i vari potenziamenti, equipaggiare nuove armi e avere l’accesso a nuove opzioni di dialogo con gli alleati. Queste ultime si rivelano fondamentali per il proseguimento dell’avventura, perché ci daranno accesso a nuovi livelli esplorabili in cui poter far man bassa di Cherubin (alcuni dei cattivoni di gioco).

La mancata possibilità di girovagare all’interno di Eden, di parlare con gli alleati nei panni di Lebel o compagne, non ci ha entusiasmato. L’immedesimazione viene così un po’ scemando e sembra tutto fin troppo automatizzato… ed è un vero peccato.

Dopo aver fatto conversazione al Tea Party (ebbene sì anche le E.V.E. bevono il tè) potremo sportarci al terminale trasporto dati e scegliere la prossima missione della modalità storia. Ogni livello completato ci ricompenserà con dei punti esperienza per poter accrescere le statistiche di un singolo personaggio e dei punti EGO da spendere per accrescere i sub-parametri o i programmi di supporto (ovvero abilità speciali da eseguire in combattimento). Inoltre, il completamento ci permetterà di ottenere anche degli oggetti di battaglia da equipaggiare alle nostre armi che sbloccheremo nel corso delle scorribande.

Il mondo di Crymachina è un valzer di luci colorate in un mondo dai toni cupi e misteriosi

Prima però di pensare ai livellamenti e vari equip, dobbiamo parlare del combat system che sembra strizzare fin troppo l’occhio ad altri esponenti del genere. Nei delineati livelli non troppo esplorabili, le nostre E.V.E. potranno saltare, correre, effettuare degli scatti e ovviamente scatenare tutta la potenza distruttiva delle loro armi.

Il combattimento avviene sostanzialmente dietro la pressione di un tasto, con uno incaricato per la parata (per rompere talvolta anche la guardia al nemico) e un altro per la schivata. Potremo anche arrecare lo stato “Weak” al nemico per renderlo vulnerabile al fine di lanciarlo in aria e colpirlo più duramente con una attacco speciale.

Non solo, ogni nostra eroina sarà equipaggiata di armamenti ausiliari attivabili dietro la pressioni dei dorsali del controller. I poteri che potremo scatenare in questo caso si comportano in modo diverso in base all’occasione: abbiamo optato maggiormente per quelli che sfiancavano il cherubin, ma le opzioni sono molteplici.

Queste armi possono essere ottenute nel sottomenù dell’hub principale “Code Analysis” e potenziati con oggetti speciali chiamati “Sentiments”, che conferiscono nuove abilità. In ogni caso starà a noi sceglierli con saggezza prima di scendere in campo. Da non sottovalutare nemmeno il “Combat Support Program”, ovvero un sottomenù attivabile in ogni momento che offre dei vantaggi provvisori come la ricarica dell’energia residua oppure il potenziamento di determinati attacchi.

A ogni modo, questa formula di progressione e, più in generale, di avanzamento della storia non ci ha pienamente convinto. Sembra tutto così schematico: effettua il briefing al Tea Party, spostati nel menù di potenziamento delle skills e scendi in campo. Il giocatore ha poca scelta e probabilmente non riesce a sentirsi il protagonista vero e proprio della storia.

Il sistema di combattimento, anche se fortemente ispirato ad altri capisaldi del genere, è frenetico, colorato e molto preciso: a essere onesti è molto appagante e per nulla complicato. Peccato però che i livelli siano molto brevi, con pochi avversari a schermo e soprattutto si terminano in massimo 20 minuti. Insomma, chi cerca sessioni di combattimenti avvincenti con tanta esplorazione, ne resterà un po’ deluso.

Crymachina si presenta con un combat system abbastanza solido e con una narrativa dai temi malinconici

Un altro aspetto che potrebbe generare qualche frustrazione risiede nel level up: ogni arena ci suggerirà il livello richiesto e, spesso e volentieri, saremo costretti a ripetere quelle già affrontate. Questa soluzione ci riporta indietro nel tempo, ai vecchi GdR in cui bisognava ritornare sui propri passi prima di affrontare il cattivone di turno. Potremo anche provare a scontrarci contro il boss, a patto di non arrabbiarsi quando comparirà la scritta Game Over a schermo.

Il mondo di Crymachina è un valzer di luci colorate in un mondo dai toni cupi e misteriosi. La storia è molto avvincente, ben scritta, ma la maggior parte dei dialoghi avvengono nella sala del tè rendendo le vicende poco dinamiche. Inoltre, la mancata localizzazione in italiano non renderà la vita semplice a tutti: i tanti testi a schermo potrebbero mandare in confusione coloro che hanno qualche perplessità riguardante la “lingua anglosassone”.

L’art design dei personaggi (e probabilmente degli elementi accessori) è di Rolua, un artista con uno stile originale che rende vivo tutto ciò che tocca. Il comparto sonoro è di buon livello anche se non raggiunge mai dei picchi di vera eccellenza.

Su Nintendo Switch abbiamo trovato un frame rate abbastanza solido, anche se la risoluzione a schermo non era sempre delle migliori: i personaggi e le arene a volte si presentavano molto sfocati, situazione che migliora leggermente giocando sullo schermo del TV.

Conclusioni

L’umanità potrà avere un’altra possibilità prima che sia troppo tardi? Questa è la domanda a cui si vuole dare risposta in Crymachina, il nuovo GdR d’azione distopico dal team giapponese FuRyu. Un progetto interessante, che ci fa riflettere sul significato della vita e sull’avere nuove chance per il genere umano.

Crymachina si presenta con un combat system abbastanza solido, una discreta personalizzazione, ma soprattutto con una narrativa interessante dai temi malinconici. Le iterazioni tra i vari personaggi sono convincenti, soprattutto quando si rievocano alcuni momenti emotivi prima dell’estinzione dell’umanità.

Bisogna tuttavia constatare che la formula generale non è delle migliori: passare dai dialoghi nella sala del tè alla selezione del livello rende il gioco poco dinamico e attrattivo nel lungo termine, senza contare che in questo modo si interrompe anche il ritmo. Non aiuta la mancata localizzazione nel nostro idioma, forse in questo caso indispensabile per essere raggiunto da una platea più vasta di videogiocatori.

Crymachina è un titolo per certi versi interessante e che potrebbe riservare una deliziosa esperienza ai giocatori più pazienti e intraprendenti.

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