News 23 Ott 2012

Dishonored – La Recensione

Dopo Arx Fatalis e Dark Messiah of Might & Magic, così come una comparsata nello sviluppo di Bioshock 2, Arkane Studios, sotto l’imponente egida del titano Bethesda, si riaffaccia sul panorama internazionale con un titolo attesissimo quanto promettente: un’inedita ambientazione, un’originale mix di azione e approccio stealth e poteri magici fuori dal comune basteranno per farci gridare al capolavoro? Corvo Attano è pronto a strabiliarci con i suoi giochi pirotecnici, la sua maschera di terrore e la sua insaziabile sete di vendetta. Che il complotto abbia inizio!

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Lo ameranno: gli amanti dei titoli stealth, chi è in cerca di nuove IP e non della solita minestra riscaldata
Lo odieranno: i giocatori troppo poco pazienti, i fanatici delle grafiche ultra realistiche
E’ simile a: Thief, Bioshock, è Metal Gear Solid in epoca vittoriana (!)

Titolo: Dishonored
Piattaforma: Xbox 360 / PS3 / PC
Sviluppatore: Arkane Studios
Publisher: Bethesda
Giocatori: 1
Online: Assente
Lingua: Italiano

Assassini Post-Nucleari…non ci facciamo mancare davvero nulla!

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L’amore ai tempi dell’olio di balena…

La lealtà non sempre paga. Lo sa bene il nostro protagonista, privato del suo onore e della fiducia guadagnata con il sudore della fronte e con un disinteresse per la sua stessa vita in grado di fargli portare a termine ogni compito. Quello più complesso però, quella prova che la vita offre sempre nel momento meno opportuno, cioè quando la debolezza sovrasta la propria forza interiore, finisce sempre col fallire. Di ritorno da un’ardua missione fuori dalle mura di una Dunwall divorata dalla peste, ad accoglierlo c’è un’atroce sorpresa. Niente trombe e tappeti rossi: di rosso c’è solo il sangue della sua illustre protetta, l’Imperatrice, mentre la piccola Lady Emily, sua figlia e diretta erede al trono, viene rapita sotto il nostro sguardo impotente.

La rapida quanto sospetta ascesa al potere del CapoSpia non sembra esattamente dovuta ad anni di dure fatiche ed estenuante gavetta….

Uno spregevole complotto ha trasformato il glorioso Lord Protettore Corvo Attano in un vile, un “disonorato”, un fuggiasco la cui unica ambizione è quella di sfamare con il suo lercio cadavere i peggiori topi di fogna. Solo un gruppo di “amici” gli evita di marcire in prigione, aiutandolo nella sua caccia all’onore perduto e agli ignobili assassini della figura regia che non è riuscito a difendere. La maschera che gli copre il volto e i poteri offerti da un’entità extra-terrena saranno i nostri migliori alleati, i quali, insieme al nostro istinto, renderanno il nostro eroe l’arma definitiva. La splendida trama di Dishonored, accompagnata dai numerosi diari e libri che troveremo nei posti più disparati, è ricca ed appagante, tra colpi di scena, un’ambientazione folle ed originale e momenti lugubri e tremendamente atmosferici, mescolando una città distopica, complotti e le contraddizioni sociali tipiche di un’ipotetica società vittoriana un po’ steampunk, un po’ misticheggiante. Superlativa.

L’olio di balena è prezioso tanto per l’economia di Dunwall, quanto per la nostra nobile arte assassina: i serbatoi che lo contengono, infatti, possono essere usati come armi esplosive, oppure possono essere rimossi per terminare l’alimentazione di speciali muri elettrici e sorta di primordiali generatori Tesla, i quali possono anche essere usati a loro volta contro i nemici.

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Corvo Attano > Jack lo Squartatore

La sensazione di muoversi ed agire di soppiatto, senza il bisogno di polverizzare ogni singolo personaggio presente su schermo, è sempre “da brivido”. Il piacere di sfuggire ai nemici silenziosamente, insultando la loro intelligenza e i loro sensi, è impagabile, studiando l’ambiente, ogni movimento, ogni singolo dettaglio. Solo un titolo dalla forte impronta “stealth” è in grado di offrire un simile spettro emozionale, ed è un peccato che siano sempre più rari i titoli appartenenti a questa categoria. Un punto a favore di Dishonored, sopratutto dal punto di vista degli amanti del genere, è certamente l’appartenere alla categoria citata, ma non solo. Bollarlo come mero clone di un Metal Gear Solid o uno Splinter Cell, o magari di un glorioso Thief, sarebbe ingiusto. Il leitmotiv del titolo targato Arkane Studios è, infatti, la libertà d’approccio: ci sentiamo in vena di rumorosi sgozzamenti, azioni plateali e bombe pirotecniche? Ci ritroveremo non pochi agguerritissimi nemici ma, hey, ce la siamo cercata noi. I nostri passi fanno rima con “silenzio” e la nostra ombra è impalpabile, volendo al massimo stordire qualche guardia quando necessario? La cara pellaccia ne sarà felice. Il ricco gameplay di Dishonored parte da una visuale in prima persona e una base da FPS: nella mano destra avremo la nostra fida lama, mentre dalla nostra sinistra un discreto numero di armi e poteri speciali. Pistola, balestra con varie tipologie di darti (classici, incendiari e narcotizzanti), granate e mine potranno essere alternate alle incredibili abilità magiche di Corvo, che ci permetteranno, ad esempio, di traslare il nostro corpo verso un punto prefissato, di invocare un folto gruppo di ratti necrofagi, di spazzar via i nemici o di possedere roditori, pesci o persone. Per sbloccare nuovi poteri o potenziare quelli già ottenuti, dovremo usare le Rune, potenti artefatti nascosti negli enormi livelli che esploreremo, le quali potranno essere scovate più facilmente grazie ad un disturbante e pulsante cuore meccanico che avremo fin da subito nel nostro inventario, un inventario arricchito dalle diavolerie di Piero Joplin, inventore e nostro fornitore ufficiale di armi, proiettili ed elisir. Insieme alle rune, anche gli Amuleti d’Ossosaranno da cercare: utilissimi talismani da equipaggiare a nostro piacimento e dagli effetti più disparati, dall’aumento della vita a quello della velocità.

L’utile potere Visione Oscura ci permetterà di studiare l’ambiente (e di non lasciarci sfuggire alcun succulento oggetto)

Dishonored è diviso in varie e lunghe missioni, da svolgere in specifiche zone di Dunwall: in alcuni casi ci troveremo nelle stesse location, ma con nuovi luoghi da esplorare e con gli effetti delle nostre scelte precedenti da affrontare. Ogni nostro gesto infatti avrà pesanti conseguenze sulla trama, ma anche sul comportamento dei nemici e sulle stesse quest da svolgere: la succitata libertà d’approccio si rispecchia non solo nella scelta di massacrare chiunque sul nostro cammino (che porterà ad un finale più “cupo” e ad un maggior numero di nemici e schifosi ratti) o di proseguire col favore delle ombre, ma anche in scelte cruciali che stravolgeranno l’esito della missione in corso e di quelle successive. Non sarà tutto “bianco o nero”, ma anche opzioni “ibride”, che porteranno a sviluppi che vi invoglieranno ad iniziare un nuovo savegame per sapere come andrà a finire: vi basti pensare che in gran parte dei casi avremo degli obiettivi da sterminare, ma esisterà sempre un’opportunità non letale, che implicherà il portare a termine compiti per nostri alleati “fortuiti”, i quali si sporcheranno le mani per noi o che ci offriranno utili consigli per risolvere la situazione senza spargimenti di sangue. Ogni missione, quindi, avrà un buon numero di possibili soluzioni, estendendo in maniera spaventosa la rigiocabilità.

L‘esplorazione sarà una componente importante per gustare Dishonored in maniera completa, ma non fondamentale: anche qui, starà a noi scegliere se andare “dritti come una spada”, seguendo unicamente l’indicatore della main quest, o se perderci tra i vicoli e le case diroccate di Dunwall, sfruttando buchi nel muro e finestre mal chiuse, per vedere se c’è qualche succoso tesoro da sgraffignare, combinazioni di casseforti da cercare nei modi più disparati (col proseguire dell’avventura diventeranno sempre più complesse da cercare, quanto appaganti), per cercare i messaggi “segreti” di cui è disseminato l’intero gioco (con indicazioni di sfortunati briganti o confessioni di ricchi ed annoiati nobili) oppure per compiere azioni “extra”, che ci offriranno sporadicamente dei trofei/achievement, o semplicemente del bottino, le quali verranno segnalate nel “report” di fine missione insieme alle monete scovate e a rune/amuleti recuperati.

Alcuni dei “weirdos” che popolano Dishonored, totalmente a loro agio in situazioni al limite del grottesco…

Riguardo le monete, saranno utili per acquistare l’equipaggiamento da Piero, e potranno essere trovate oltre che praticamente “ovunque” (sotto i materassi, sui tavoli, sulle librerie, ovunque!), ci verranno attribuite trovando i numerosi oggetti sparsi per il livelli, dai succosissimi lingotti, alle ampolle di olio di balena: questo è però uno dei problemi di Dishonored a mio parere, ovvero la pressoché inutile presenza dell’inventario. Saranno moltissimi gli oggetti con cui potremo interagire, ma salvo chiavi e proiettili/dardi, gli altri oggetti scovati serviranno semplicemente ad aumentare il numero delle nostre monete, mozzando l’ottima interazione con l’ambiente circostante.

Le location saranno ampie, ma scordatevi la libertà dei free-roaming: in compenso non avremo i soliti e noiosi corridoi tipici degli FPS, con porzioni di città mastodontiche alternate a claustrofobiche fogne e casupole in rovina dotate di tubi e cornicioni su cui muoversi, permettendoci di seguire tragitti inusuali ed perfetti per non farci scoprire dagli astutissimi nemici. Il nostro spirito d’osservazione sarà il nostro asso nella manica, sia quando dovremo capire come accedere a zone specifiche, sia durante fughe rocambolesche, optando per questa o quella porta, per un balcone sul quale “teletrasportarci” o meditando se possedere ratti o pesci per muoverci indisturbati in scappatoie ad hoc. Dovremo davvero esplorare e, soprattutto, controllare accuratamente le varie location in cui ci troveremo, alla ricerca di un piccolo buco in cui infilarci, una leva da attivare, o un modo creativo per eliminare i nemici!

Il sapiente mix di azione stealth, classica base FPS condita con attacchi melee e poteri soprannaturali diventa una vera bomba a contatto con l’elevata libertà offerta dagli sviluppatori, i quali sacrificano elementi come l’interazione con l’inventario o la facoltà di spaziare in livelli sconfinati in favore di un approccio story-driven ma profondamente influenzato dal giocatore e dalle sue scelte, tanto nei dialoghi quanto nelle azioni vere e proprie. Più “free” di un “free-roaming”, più appagante dei soliti FPS, più visionario dei classici (e sempre più rari) stealth game.

I “Piangenti” contornano coerentemente l’atmosfera del titolo, già di per sé asfissiante e desolante, con i loro ripugnanti attacchi, gli assalti in massa e la pena che si prova nel mutilarli senza rispetto alcuno della loro primavera umana.

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Soffrire di musofobia e non saperlo!

Potrete nascondervi quanto vi pare, ma i segugi delle guardie imperiali saranno davvero difficili da seminare…per non parlare dei Tall Boy. Da quell’altezza non sarà semplicissimo scovarvi, ma se ciò dovesse accadere, preparate la vostra miglior strategia di combattimento, o il vostro miglior piano B.

Dishonored è come un diamante. E’ prezioso, ma è pur sempre dotato di molteplici lati da cui può essere ammirato, alcuni dei quali però possono nascondere le imperfezioni che si celano sul retro. Non a caso, il lavoro svolto con l’Unreal Engine 3 offre varie sfaccettature e punti di vista che non mi permettono di giudicare così positivamente l’aspetto puramente grafico. Le texture (vi ricordiamo che la versione testata è quella per Xbox 360 – NdR) sono infatti estremamente grezze e sporche: da lontano sembreranno coloratissime e fulgide, salvo poi far storcere il naso ad uno sguardo attento, data una realizzazione davvero approssimativa, mentre i volti degli NPC, per quanto caricaturali, sembrano a tratti provenienti da un dipinto di Renoir, salvo poi venir divorati da imperfezioni nel resto del corpo. Ci pensa però l’intero stile artistico del titolo a risollevare le sorti del gioco, con location atmosferiche piene di lugubri anfratti pullulanti di orribili ratti e abiti che catturano perfettamente il periodo al quale il team si è ispirato, influenzati però dalla visione distopica che arricchisce ulteriormente l’originalità del titolo, tra rudimentali ascensori, ville e torbide fogne unite a nemici meccanici, sacerdoti con maschere da Oni, le classiche guardie con divise ottocentesche o i ripugnanti “piangenti“, pestiferi cittadini pronti ad infettarvi. Convincenti le animazioni, tra la telecamera volutamente “barcollante” che cattura appieno i movimenti nervosi di Corvo, così come quelle dei nemici, dalle smorfie del loro volto dopo un brutale sgozzamento all’espletamento di bisogni fisiologici (distrazioni che gli costeranno davvero caro!), fino alle ronde o alle chiacchierate tra guardie sui loro progetti personali. L’unica legnosità evidente la si nota afferrandoun oggetto “trasportabile”, dai mattoni alle bottiglie (utili per distrarre i nemici): scordatevi una mano che afferra coerentemente un oggetto, in quanto verranno posizionati al centro dello schermo e mossi goffamente con il nostro personaggio.

Per quanto possa essere appagante l’approccio puramente stealth, una bella colata di piombo fumante fa sempre un certo effetto.

Non sempre brillante l’IA, almeno a livello Normale, per quanto comunque superiore alla media del panorama videoludico odierno: a volte i nemici saranno davvero un po’ troppo sensibili alle nostre azioni, mentre in qualche occasione basterà camminare accovacciati per passare inosservati anche a pochissimi metri dalla guardia di turno. In compenso i comportamenti degli avversari saranno davvero realistici: una guardia eliminata che lascia una zona scoperta non farà allertare un collega, ma lo spingerà a sostituirlo, complicando ulteriormente i vostri silenziosi spostamenti; in combattimento invece, mi hanno colpito le reazioni agli attacchi con l’arma bianca: se in qualsiasi FPS l’attacco melee è un colpo sicuro al 100%, Arkane ha una visione tutta sua, portando i nemici a schivare agilmente la nostra lama o a pararla, spingendoci a premere rapidamente il grilletto destro per poter vincere il duello scaturito dalla resistenza avversaria, mentre molto importante è anche la nostra parata, in grado di salvarci in più di un’occasione. Aumentando la difficoltà, gli hardcore gamer troveranno davvero pane per i loro denti, con nemici davvero reattivi e pronti a vanificare ogni nostra velleità da ninja o da Rambo: Trial & Error e l’ottimo sistema di salvataggio che ci permetterà di salvare la partita in ogni istante saranno le nostre migliori armi, contro un’IA davvero sadica. Peccato solo che gli NPC “neutrali” non reagiscano in alcun modo ai nostri poteri, limitandosi semplicemente a delle esclamazioni di stupore, smorzando quell’imitazione della realtà tanto ricercata dal team.

Splendide le musiche d’accompagnamento, in grado di arricchire ulteriormente l’atmosfera ricreata senza invadere con pomposità fini a se stesse, così come il doppiaggio in italiano degli altri personaggi: “gli altri”, in quanto il nostro anonimo Corvo perde l’occasione di guadagnarsi un ruolo nell’Olimpo delle mascotte facendo scena muta e nascondendosi dietro una maschera di terrore, mostrando i muscoli ma preferendo la discrezione.

Nel Golden Cat troveremo due importanti obiettivi da eliminare…insieme ad un’esercito di “esperte” donzelle e qualche ratto.

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Scegli attentamente, Lord Protettore ormai decadente…

Fortuntamente Dishonored non ha alcun comparto multiplayer. Rompendo gli schemi e staccandosi dalla fiera delle forzature che tanti titoli offrono, Arkane si limita a garantire una solidissima campagna single player talmente ben architettata e profonda da spingerci a rigiocarla provando tantissimi approcci, scelte e difficoltà differenti. Una volta completato, sentirete l’irrefrenabile bisogno di iniziare una nuova partita, compiendo azioni differente dal precedente playthrough e studiando i possibili effetti sulla trama. La longevità stessa è relativa: giocandolo da FPS, massacrando in maniera sbrigativa ogni singola forma di vita in Dunwall, allora lo potrete definire “troppo breve”. Giocato con un approccio ibrido (come ho fatto io: stealth quando possibile, ma costretto a sfoggiare una “volgare dimostrazione di potenza” all’ennesimo reload) supererà tranquillamente la decade di ore, mentre alla difficoltà maggiore, senza allertare/massacrare/stordire praticamente alcun nemico ed esplorando a fondo ogni singolo cm quadrato del titolo, preparatevi a superare le 20 ore.

TU sarai il prossimo a finire giù nel fiume, amico.

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In conclusione…

Una boccata d’aria fresca accompagna l’uscita di Dishonored: pur mescolando molteplici ed evidenti influenze, il team riesce ad offrirci un titolo unico con un protagonista misterioso (e silenziosamente carismatico) dotato di incredibili poteri e sangue freddo collocato in un mondo distopico simile ad una società vittoriana parallela, in cui scienza e misticismo si fondono per permetterci di gustare un’insolita e mai banale trama, così come un ricchissimo gameplay dalle molteplici sfumature e possibilità di approccio. I corridoi dei classici FPS sono ora degli ampi livelli in cui sfoggiare uccisioni creative o brillanti fughe garantite dall’oscurità, mentre l’esplorazione, non obbligatoria, ci ricompenserà con qualche enigma da risolvere, bottini e utilissimi potenziamenti. La longevità altalenante e un comparto grafico atipico ma decisamente non all’altezza delle geniali meccaniche di gioco, così come un’IA non sempre brillante e ad alcune lievi imperfezioni tecniche, non permettono il raggiungimento dello status di “capolavoro”, ma se questo fosse solo l’inizio di una potenziale e gloriosa serie, difficilmente la definirei un’occasione mancata. E’ comunque un titolo assolutamente valido che merita una prova, soprattutto da chi rimpiange quell’innovazione ormai esausta e ristagnante nell’industry odierna.

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Secondo Parere by Roberto “demon_rp” Pasanisi

Ammetto che, quando ancora era in sviluppo, ho faticato un po’ prima di “inquadrare” questo Dishonored, ed ho visto la luce solo dopo averlo avuto tra le mani. L’idea di uno stealth game in prima persona è abbastanza intrigante, specie perché è un genere che non si vede spesso su console.

Il plot della trama è abbastanza semplice e forse anche abbastanza abusato se vogliamo dirla tutta.

Anche il gameplay, nonostante sia di tutto rispetto, risulta a prima vista vagamente già visto, ma questa potrebbe anche essere una sorta di impressione. Del resto, quando si fa il nome Bethesda, si pensa subito a Skyrim nell’ultimo periodo, e per giusta deduzione, immaginare l’idea di un mix tra uno dei migliori giochi di ruolo sul mercato e un Metal Gear Solid magari (uno dei più noti stealth game), non poteva che far sbavare copiosamente noi poveri giocatori assetati di sangue.

All’inizio forse il gioco risulta un pochino piatto, probabilmente per via della trama che al principio, come abbiamo già detto, non è nulla di eccezionalmente originale; ed a parte la modalità furtiva che è abbastanza sfiziosa per il suo adeguamento automatico all’ambiente, non ci sono punti particolarmente interessanti (NdR: i piranha travestiti da topi sono impressionanti, e fanno pure senso, dieci secondi netti per mangiare due uomini).

Il tutto però subisce un’impennata quando il protagonista comincia ad acquisire ed a poter usare i suoi particolari poteri. Da lì le cose cominciano a farsi interessanti, ed il titolo mostra il meglio di sé. Il più utile tra questi secondo me, è di sicuro il teletrasporto, tecnica di assassinio comunque già vista per esempio in Shinobido 2: Revenge of Zen, titolo per PSVita di qualche tempo fa, ma che anche in Dishonored fa sempre la sua porca figura.

La possibilità di usare i poteri poi, moltiplica maggiormente le possibilità che si hanno nell’affrontare alcune situazioni del gioco, che però alla fine si risolvono in un “al mio segnale entro e faccio un macello”, oppure in un “non fate rumore che di là dormono i miei”. Due approcci semplici e diametralmente opposti, ma che comunque spronano il giocatore a completare più volte il titolo per mettere alla prova le proprie qualità da ninja (?!?). Quanto appena detto inoltre, sopperisce in qualche modo all’eccessiva mancanza di libertà che si può notare durante le missioni, ovviamente Dishonored non è proprio un free-roaming eh… E’ decisamente più limitato, e la cosa si vede.

A mio avviso comunque, il titolo è sicuramente da giocare ed anche rigiocare con piacere, e non vi negherò che grazie alla feature che permette al protagonista di spiare dal buco della serratura delle porte, anche i voyeur saranno accontentati. L’idea è ottima e la realizzazione non è per niente male. Per come la penso io, Dishonored può essere una bella sorpresa per molti giocatori, quindi al posto vostro, una possibilità gliela darei. Stay tuned.

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