Non credo possano esserci obiezioni riguardo al fatto che il 2019 è stato l’anno della più recente svolta per il franchise di Call Of Duty. Il reboot di Modern Warfare, una delle saghe più riuscite del franchise, ha catapultato lo sparatutto Activision nuovamente nell’Olimpo dei grandi, dominando la scena con un multiplayer brillante e imponendosi sul mercato dei Battle Royale con l’appendice Warzone (diventato poi un titolo a sé stante), che ancora oggi è uno dei cavalli di battaglia di molti canali di streaming videoludici.
Visto lo straordinario successo raggiunto dal titolo, era lecito aspettarsi un seguito, che infatti è arrivato lo scorso anno. Modern Warfare 2 ha confermato la grande intuizione di Infinity Ward e al netto di qualche lacuna, più o meno grave, ha riscosso un generale consenso di critica e pubblico.
Inaspettatamente però, già nel 2023 è sopraggiunto il terzo capitolo della saga, che potete acquistare a questo link, a solo un anno di distanza dal precedente. Gli sviluppatori hanno sapientemente cavalcato l’onda della nostalgia dei fan di vecchia data, optando per includere nel pacchetto multiplayer tutte le mappe del Modern Warfare 2 del 2009 (considerato uno dei migliori capitoli di sempre) e dando la possibilità ai giocatori di importare tutti gli equipaggiamenti, le skin e gli oggetti sbloccati nella scorsa stagione. Non possiamo però esimerci dal guardare con sospetto quella che a tutti gli effetti è un’attenta operazione di riciclo che, seppur eseguita con una dovizia senza pari, porta alla luce la palese mancanza di nuovi contenuti in ambito multigiocatore, per non parlare della campagna single-player che subisce negativamente il passaggio di consegne tra Infinity Ward e Sledgehammer Games, sia in termini di durata che in termini puramente qualitativi.
La storia principale si apre in modo sorprendente, con il ritorno di un Makarov in forma smagliante, uno dei villain più iconici della saga che darà filo da torcere al Capitano Price e alla sua squadra. Nelle sue poco più di 4 ore, la trama principale di questo terzo capitolo si dipana senza troppi colpi di scena, alternando, com’è consuetudine, missioni di pura azione a missioni in chiave stealth. A queste si aggiungono le missioni con libertà d’azione, vale a dire dove il giocatore può scegliere in autonomia quali obiettivi completare prima, setacciando ampie aree esplorabili in cerca dell’equipaggiamento che più si adatta all’occasione.
Nonostante lo sforzo apprezzabile, queste missioni non lasciano il segno come ci si sarebbe aspettati, a causa anche del riutilizzo di luoghi già riproposti in Warzone che i giocatori più affezionati non faticheranno a riconoscere. Qui, forse più che nel multiplayer, si deduce una certa fretta, che possiamo quasi definire svogliatezza, da parte del team di sviluppo di proporre una campagna in fin dei conti molto anonima, senza guizzi né colpi di scena e dalla durata troppo breve per rimanere impressa nella nostra memoria. Insomma, una campagna non all’altezza di quello a cui ci ha spesso abituato Call Of Duty. Dopo Vanguard quindi, Sledgehammer Games continua a zoppicare in ambito single player e qui, nonostante potesse attingere a piene mani da un filone narrativo molto stimolante, si perde e lascia a bocca asciutta chi aveva sperato in una degna fine della trilogia.
Se da un lato la compagine single-player ci ha lasciato parecchio insoddisfatti, una volta tuffati nella mischia del multigiocatore, abbiamo presto riscontrato le sensazioni positive che ci aspettavamo. Sledgehammer Games non ha semplicemente riproposto le 16 location storiche di Modern Warfare 2, ma ha lavorato alacremente per smussare molti di quei difetti del precedente capitolo che i giocatori hanno sempre lamentato.
I giocatori di Modern Warfare 2 possono poi recuperare tutti i propri equipaggiamenti e le proprie skin
C’è ad esempio il ritorno dello slide cancel, manovra grazie a cui i giocatori possono muoversi in modo molto più fluido all’interno delle ambientazioni di gioco, senza interrompere le animazioni di scivolata o ricarica; c’è la possibilità di votare per la mappa in cui combattere; un time-to-kill molto più lungo rispetto al passato; ed infine l’attivazione di missioni giornaliere e settimanali, che se completate rilasciano ricompense esclusive. I giocatori di Modern Warfare 2 possono poi recuperare tutti i propri equipaggiamenti e le proprie skin, continuando a sbloccare contenuti sul Battle Pass in corso, scelta inaspettata, in netta contrapposizione rispetto agli anni passati, che dimostra forse in maniera inequivocabile quanto questo gioco sia stato originariamente pensato come una gigantesca espansione di MW2. Questo però non influisce sul divertimento, sul senso di immediatezza e sull’emozione di rigiocare all’interno di mappe che hanno fatto la storia non solo del franchise, ma degli sparatutto multiplayer in generale.
L’armeria rimane invariata, ma sempre necessaria per impostare in maniera dettagliata il nostro stile di gioco. Ogni più piccola parte dell’arma ha i suoi pro e i suoi contro e può essere modificata in base alle esigenze di ognuno: ovviamente con i contenuti trasferibili, si può ben immaginare quanto esponenzialmente aumentino le sperimentazioni e le possibilità dell’armeria, senza dubbio una delle più fornite di sempre.
Guerra e Tagliagole sono le uniche modalità nuove inserite in Modern Warfare III e non offrono particolari spunti rispetto ai grandi classici su cui la maggior parte dei giocatori metterà subito mano. Tagliagole nello specifico ci consente di combattere contro altre due squadre di tre giocatori con l’obiettivo da catturare una bandiera prima che scada il tempo, il tutto ovviamente senza possibilità di respawn.
Anche la modalità Zombi si rinnova, puntando in una direzione più open-world e più simile a DMZ, con la differenza che a riempire la nuova regione dell’Urzikstan saranno centinaia e centinaia di morti viventi. Ogni squadra di 3 giocatori ha l’opportunità di completare una serie di missioni a difficoltà crescente per aumentare il proprio bottino e allo stesso tempo la propria potenza di fuoco. Tra l’inizio della partita e l’estrazione finale, intercorre una contorta narrativa di fondo, che con tutta probabilità si districherà nel corso dei prossimi mesi e chissà se non verrà correlata a Warzone, magari con un evento dedicato. I presupposti per rendere Zombi una delle attrattive principali del titolo ci sono tutte, grazie alle grandi novità inserite, tuttavia non è da escludere che Sledgehammer Games inserisca in futuro una modalità più “classica”, in modo da accontentare anche i fan meno propensi al cambiamento.
Nessuna particolare innovazione dal punto di vista tecnico. Modern Warfare III rimane saldamente ancorato al motore grafico IW Next Gen, nonostante i costanti (e necessari) miglioramenti che riescono comunque a dare ad ogni incarnazione della saga un’adeguata freschezza visiva. In particolare per questo titolo non possiamo tralasciare la differenza delle ambientazioni in termini di grandezza e di profondità ed il maggior numero di dettagli ed oggetti con i quali è possibile interagire. Per non parlare della qualità delle espressioni facciali e più in generale, di tutti i modelli poligonali su schermo che ricordiamo, si muovono graniticamente a 60 frame per secondo.
Call Of Duty: Modern Warfare III poteva e doveva offrire di più in termini di contenuti. Laddove il comparto multiplayer e la sua spietata, ma rigenerante frenesia riesce comunque a soddisfare ogni genere di palato, l’assenza di ambientazioni inedite ed una generale esiguità contenutistica non sono fattori che possono essere ignorati. Onore al lavoro svolto sulla modalità Zombi e al coraggio di cambiare le carte in tavola, proponendo qualcosa di diverso ma di solidamente strutturato e appetibile al punto giusto, tanto da farci essere molto fiduciosi rispetto al prossimo futuro. Però il team di sviluppo cade inesorabile proprio sul suo tallone d’Achille, la campagna per giocatore singolo che sommariamente è brevissima, poco appassionante e piuttosto raffazzonata. Price, Ghost, Soap e tutta la squadra di Modern Warfare non riesce proprio a brillare in questa nuova incarnazione della saga e per quanto al centro di tutto venga collocata la minaccia più grande di sempre con il criminale più cattivo di sempre, il senso di una generale mediocrità è palpabile. Una vera occasione mancata: dato che si è preso così tanto dal multiplayer di un gioco uscito nel 2009, si poteva altresì attingere dalla medesima compagine offline, considerata all’unanimità come una delle più epiche, emozionanti e spettacolari avventure di Call Of Duty. Ad ogni modo, chi ha sempre amato e ama la serie di Activision per la componente multiplayer, in questo episodio avrà pane per i suoi denti, considerando soprattutto l’ormai prossimo rinnovamento di Warzone e la possibilità di importare i progressi e gli acquisti fatti in Modern Warfare II. |
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