Another Code: Recollection

Another Code: Recollection – Recensione

Il 2024 di Nintendo Switch si sta dipanando come un anno di transizione per la console, proponendo una serie di titoli sicuramente molto interessanti, ma non necessariamente “di prima fascia” al pari di quanto visto nel 2022 e nel 2023. Ad aprire le danze in questi 12 mesi troviamo Another Code: Recollection (acquistabile da GameStop, a questo link), un’avventura che riprende in un unico pacchetto due titoli dell’era Nintendo DS e Nintendo Wii un po’ di nicchia ma comunque amatissimi dal pubblico, ovvero Another Code: Two Memories e Another Code: A Journey into Lost Memories.

L’obiettivo di questa raccolta (carino il gioco di parole nel titolo, tra collezione e ricordo) è quello di recuperare uno dei franchise forse meno conosciuti dal pubblico moderno, aggiungendo così alla libreria della console – e in generale di Nintendo – un universo di gioco dalle caratteristiche decisamente diverse rispetto a quanto siamo stati abituati negli ultimi anni, le cui fondamenta poggiano nella realtà, ma con un tocco di sci-fi.

Entrambi i titoli sono infatti delle avventure a metà strada tra la novel e il puzzle game, capaci al tempo di mettere in luce le peculiarità dell’hardware su cui giravano. In particolare Two Memories è ricordato per il suo originalissimo utilizzo di tutte le funzioni di Nintendo DS ed è tuttora tra i giochi più apprezzati tra quelli della cosiddetta “Touch Generation”.

Per quel che concerne invece il sequel, uscito 4 anni dopo su un hardware decisamente più performante e che transitava dal touch ai sensori di movimento, la risposta fu decisamente più tiepida. Questo fu dovuto principalmente allo scemare dell’effetto novità (per la serie e per la console), ma anche per qualche passo indietro nel design dell’esperienza. Ma nel tempo il ricordo di A Journey into Lost Memories si è preservato, acquisendo nuovi estimatori.

Oggi Nintendo ha l’occasione di recuperare l’opera del talentuoso team Cing e di rinfrescarla smussandone gli spigoli, trasportando la storia di Ashley e della sua famiglia sulla sua console più popolare dai tempi, guarda caso, proprio di Nintendo DS.

L’approccio stilistico di questa collection è delizioso e spanne superiore agli originali

In prima battuta è da sottolineare che non stiamo parlando di una semplice remaster o “versione migliorata”, quanto piuttosto di un vero e proprio remake a tutto tondo, praticamente un gioco nuovo: dalla grafica ai controlli, dalla narrativa ai puzzle, ogni elemento è stato rivisto in modo corposo e chi ha giocato gli originali si troverà di fronte un’esperienza decisamente più nuova di quanto si potesse immaginare.

Il cambio di rotta è evidente pensando a quanto i primi titoli si muovessero su schermate fisse o sui binari, richiamando i grandi classici del PC in stile Myst, mentre in questa occasione al giocatore è stato concesso il lusso di vedere realizzato un mondo completamente 3D esplorabile in terza persona. Un passo avanti consistente a livello tecnico, non c’è dubbio, sostenuto da uno stile decisamente accattivante e finalmente privo dell’aspetto grezzo dei titoli di origine.

Non stiamo parlando di una semplice remaster o “versione migliorata”, quanto piuttosto di un vero e proprio remake a tutto tondo, praticamente un gioco nuovo

Alle novità gradite aggiungiamo anche il doppiaggio, totalmente assente nelle edizioni precedenti, che contribuisce a dare corpo e carattere ai personaggi, enfatizzando al tempo stesso gli snodi di trama e le situazioni cruciali. Se avete conosciuto Ashley e gli altri protagonisti della storia in passato, ritrovarli oggi con una propria voce e, conseguentemente, un’identità ancora più spiccato è sicuramente un punto a favore di questa nuova edizione.

Non si è lesinato neanche nel reimmaginare i personaggi e le ambientazioni. È molto evidente il lavoro compiuto per “modernizzare” il cast, si tratti di protagonisti o di comprimari. Tendenzialmente è la sola Ashley a rimanere molto fedele all’originale (così come Sayoko, la madre), mentre per il resto si è assistito a un rimescolamento che è andato ad affrontare fenotipi, fisionomie e stile, puntellando alcuni ruoli con cambi piuttosto appariscenti.

Il rapporto tra Ashley e D sostiene adeguatamente la storia (ed è carinissimo)

E così che voi siate giocatori di ritorno o del tutto novizi, Another Code: Recollection si presenta come un’avventura quasi totalmente nuova e atipica per la libreria della console, strutturata come un’unica lunga storia divisa in due atti, seguendo quindi il canovaccio dei due giochi originali. Non è infatti possibile affrontare i due titoli separatamente (iniziando dal secondo, per esempio), venendo generato un file di salvataggio unico che passa naturalmente da una storia all’altra.

Nel complesso parliamo di un’esperienza che si attesta intorno alle 12-15 ore a seconda della voglia del giocatore di ascoltare per intero il doppiaggio di ogni conversazione o esplorare ogni area di gioco alla scoperta dei collezionabili, che permettono di accedere a documenti extra. È stato svolto un ottimo lavoro per rendere sequenziali le due linee narrative, scremando di numerose sezioni ritenute superflue (in particolare per quel che concerne il secondo gioco) e armonizzando così due titoli sensibilmente diversi in un unico pacchetto, ma al tempo stesso la cosa va a evidenziare quanto siano distanti di due giochi concettualmente.

Another Code: Recollection si presenta come un’avventura quasi totalmente nuova e atipica per la libreria della console

In Another Code: Two Memories si affronta una doppia storia decisamente intima, che creando paralleli tra Ashley e il misterioso D permette non solo di progredire efficacemente nella storia, ma offre anche un percorso di crescita per la protagonista. In A Journey into Lost Memories invece ci viene offerta visione a più ampio respiro, che coinvolge tanti nuovi personaggi e si concentra per buona parte del tempo su eventi collaterali agli obiettivi di Ashley – scelta comprensibile, considerato che per la genesi avevamo già dato nel primo gioco – andando a spingere sulla storia della protagonista solo sul finale.

Anche a livello di design notiamo una piccola spaccatura: la prima metà dell’esperienza funziona decisamente bene a livello di progressione, inserendo Ashley in un contesto sconosciuto (la magione) e circoscritto, che viene sbloccato di sezione in sezione quasi fossimo in un Resident Evil. Potremmo dire che l’esplorazione stessa diventa parte degli enigmi, sinergizzando quindi il gameplay dei momenti di spostamento con i puzzle stessi. Nel secondo gioco invece tutto risulta un po’ più scollato, con Ashley trascinata a destra e a manca da eventi a volte di discutibile importanza, risultando in un’esplorazione per niente organica e vissuta come una pallina da tennis impazzita.

Sebbene i personaggi siano godibili e riusciti, e la storia interessante (seppur vincolata alla necessità di abbandonarsi in più occasioni alla sospensione dell’incredulità), non è però semplice premiare Another Code: Recollection nel suo complesso, non senza riserve quantomeno. Al netto dei paragoni con i titoli precedenti, superflui per i nuovi giocatori, abbiamo infatti tra le mani una produzione che soffre un po’ per quel che concerne ritmo e coinvolgimento, risultando a volte macchinosa e altre fin troppo guidata.

La nuova veste grafica e il doppiaggio offrono sì un maggiore grado di efficacia nel racconto, ma non trovano a sostegno una colonna sonora sufficientemente incalzante, la quale invece tende per buona parte del tempo a melodie piuttosto banali e decisamente fuori luogo in una produzione Nintendo. Sarebbe stata gradita anche un po’ più di personalità nella gestione dei dialoghi, che sfruttano le carinissime cornici a fumetto offrendo però scambi spesso molto stanchi e pieni di pause inspiegabili. Inoltre sono davvero carenti e ininfluenti le situazioni in cui ad Ashley è concesso di guidare la conversazione su alcune parole chiave, rendendo superfluo il mondo in cui il gioco le sottolinei e poi ci proponga quale scegliere per proseguire.

Lato enigmi, anche qui c’è da segnalare una situazione quantomeno “curiosa”, conseguenza del passaggio da due hardware estremamente peculiari nei controlli (Nintendo DS e Nintendo Wii) a uno che tende quanto possibile a seguire, in questo gioco, una certa tradizionalità: i puzzle e le sfide proposte sono davvero pochi come densità in proporzione agli elementi da novel e in generale lo sono meno rispetto a quanto ci si potesse immaginare da un titolo che, per sua natura, offrirebbe davvero tante occasioni per inserire questa o quella prova di abilità. Se a questo aggiungiamo l’opzione (facoltativa e accessibile/disattivabile in ogni momento) di visualizzare in modo palese la prossima destinazione o il successivo oggetto con cui interagire, con tanto di soluzione degli enigmi a disposizione, pare evidente che si sia cercato di dare forma più a una storia interattiva che a un vero gioco sfidante.

Uno degli enigmi più cervellotici del gioco. Magari ce ne fossero altri!

Non si è inoltre riusciti a compensare la creatività delle esperienze originali, che integravano ogni possibilità a disposizione nel gameplay (rimarrà sempre leggendario chiudere il DS per “timbrare” da uno schermo all’altro), proponendo delle sfide un po’ fiacche per quel che concerne l’uso dell’ingegno, chiamando in causa saltuariamente i motion control e affidandosi a più riprese sul classico “esplora la stanza per trovare l’informazione utile”. Colpevole massimo la seconda parte della storia, che diluisce ancora di più la proporzione trama/enigmi arrivando a concentrarsi nelle fasi finali sulla stessa prova di abilità ripetuta per troppe volte.

Another Code: Recollection non è però un brutto gioco, questo va detto, soprattutto per la sua capacità di mettere in scena una storia comunque deliziosa in cui i protagonisti riescono a lasciare il segno nonostante il limitato spazio di manovra. Ashley nella prima metà è una ragazzina in balia degli eventi e delle azioni degli adulti, vivendo la propria crescita personale in parallelo alla scoperta del passato della sua famiglia, mentre nella seconda metà riesce a mettere a frutto le proprie esperienze a favore di altre persone, valorizzando quanto accadutole in modo proattivo e positivo.

Da non sottovalutare anche l’empatia mostrata dalla Ashley adolescente, che al netto di tutti i suoi difetti e i capricci dell’età riesce a mostrarsi protettiva e premurosa verso i coetanei ma anche di supporto agli adulti, diventando anche il fulcro degli eventi finali. Da sottolineare come Another Code: A Journey into Lost Memories, seppur inferiore ad Another Code: Two Memories per trasporto e sinergia col cast, offra uno dei momenti emotivamente più potenti che si possano ricordare, capace di lasciare il segno indelebile in chiunque abbia almeno un briciolo di cuore.

Se andiamo quindi a pesare le qualità delle due diverse sezioni di gioco, sicuramente più convincenti in Two Memories, e ci lasciamo trasportare dall’intrigante idea alla base del viaggio nella memoria, è possibile comunque godersi questo remake realizzato da Arc System Works, sebbene negli anni il segmento delle avventure grafiche / novel sia maturato davvero moltissimo e a tratti si percepisca davvero il peso del tempo passato.

Conclusioni

Another Code: Recollection realizza il sogno di tanto giocatori che dopo il fallimento di Cing avevano perso le speranze di poter rivivere la storia di Ashley, offrendo così l’occasione di compiere un nostalgico salto nel passato e al tempo stesso proponendo ai possessori di Nintendo Switch un titolo molto peculiare nella sua libreria.

Delizioso per estetica e racconto, il titolo è manchevole per quella che è la sua componente da puzzle game, creando uno sbilanciamento nell’esperienza che porta ad affidare quasi esclusivamente alla storia il gravoso compito di coinvolgere il giocatore. Ne emerge quindi una proposta un po’ diluita della sua giocosità, che rimane comunque forte della sua narrativa originale.

E il gioco offre il suo meglio proprio se viene vissuto più come una visual novel leggera, disimpegnata per sfida e ritmo, piuttosto che come un’alternativa a classici come i titoli de Il Professor Layton. In conclusione, gli amanti dei titoli originali troveranno un modo sufficientemente diverso per rivivere il passato, mentre i nuovi giocatori potranno occupare piacevolmente qualche serata di gioco, tenendo sempre presente che il godimento finale sarà proporzionale alla propria tendenza a farsi trascinare dalla storia.

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